Competenza: un concetto multiforme

Competenza: un concetto multiforme

di Enrico Maranzana

Il concetto di competenza è stato introdotto nell’ordinamento scolastico da molti decenni ma, solo in questi ultimi tempi, ha assunto rilevanza e centralità. Il fatto che sia stata necessaria una sollecitazione dell’Europa per innescare questo cambiamento di prospettiva è carico di significato.

L’innovazione ha generato un acceso dibattito che si è concentrato sulla ricerca di analogie, differenze, conflitti tra una scuola orientata alle conoscenze e un’altra che mira alla promozione di competenze.

Questo scritto vuole illuminare le ragioni che hanno impedito l’univoca interpretazione del termine “competenza”.

Beni culturali e loro funzioni: gli orti botanici

Beni culturali e loro funzioni:  gli orti botanici

di Anna  Marra  Barone

 

Al  fine di  ricercare  i possibili  rapporti tra beni culturali e funzione educativa della  scuola,  ho ritenuto opportuno  riflettere innanzitutto su che cosa si debba intendere per «bene culturale ».  E questo perché non tutti gli studiosi sono d’accordo sul significato da attribuire ad esso: alcuni  tendono ad allargare il concetto di bene culturale fino ad abbracciare anche ciò che appartiene alla cultura materiale, altri, invece, preferiscono continuare a mantenere il campo ristretto alle sole arti maggiori.

Da questo diverso modo di intendere « il bene culturale» deriva, di conseguenza, anche la diversa concezione di che cosa si debba catalogare e tutelare e quale sia il luogo più adatto  alla  conservazione. In generale, si tende verso una concezione allargata, in quanto si parte dal presupposto che la  “Cultura rappresenta un attributo di tutto quanto il territorio, per cui non può continuare a sussistere la distinzione tra «l’eccezionalità  di  beni da conservare rigorosamente e la normalità di un territorio da non sottoporre a tutela»”.

Al contrario, si avverte sempre  piu’ la necessità di articolare i diversi tipi di beni culturali e di garantire la loro tutela mediante una normativa globale ed organica che sia capace di collegare i diversi elementi che caratterizzano culturalmente un territorio.

Ci si sforza anche di conservare il bene culturale nel contesto ambientale di provenienza, contrariamente a quanto veniva fatto in passato, allorquando si cercava di conservare i beni nelle località più grandi e di maggiore importanza.

Come si vede, si tende in generale a considerare il bene culturale come  «un elemento di qualificazione e di lettura storica del territorio», sia esso mobile o immobile, e si avverte sempre più chiaramente l’esigenza di proporre una tutela dei beni culturali che non sia solo di tipo conservativo, ma anche di tipo promozionale, tesa cioè a valorizzare i beni stessi e a promuoverne l’azione di stimolo culturale ed educativo.

 «In effetti, a cosa servono i parchi nazionali, le riserve naturali, i musei scientifici, gli orti botanici, se non vengono utilizzati per divulgare la conoscenza della natura ed aiutare a leggere ed interpretare la realtà storica ‘del territorio in cui essi si trovano? Perché vengono spesi i denari che queste istituzioni annualmente  incassano,  se esse non “producono” cultura?» .

In una prospettiva che vede affermarsi l’ambiente come esperienza educativa ed i beni culturali come risorse formative, la scuola potrebbe  profondamente rinnovarsi non tanto nei contenuti, quanto nei metodi e, in particolare,  nella  operativita’ della ricerca. “Se si  saprà stimolare tutte le capacità espressive, comunicative e conoscitive dell’alunno e si  favorirà nel tempo  l’acquisizione delle specifiche competenze linguistiche, scientifiche, storiche, matematiche, fisiche,  ecc,”sarà possibile individuare nella scuola un autentico ed efficace rinnovamento.

Purtroppo, molto spesso, sia a livello di insegnanti  che di strutture divulgative (parchi, musei, orti botanici ecc.), si registra una pressoché totale impreparazione all’uso corretto  di tali risorse. Per esempio, sono pochi i musei italiani che vantano una organizzazione didattica pienamente  rispondente a finalità pedagogiche. Senza dire poi    del pregiudizio diffuso che il museo debba essere necessariamente archeologico, storico o artistico, e della profonda ignoranza che regna circa l’esistenza dei musei scientifici e tecnici e di tutte quelle istituzioni similari, quali gli orti botanici ed i parchi naturali (i cosidetti musei vivi), molti dei quali  sono del tutto ignorati.

Il metodo che meglio risponde a queste esigenze culturali ed educative è il metodo della ricerca. Ma ricerca   vuol significare  fondamentalmente  modifica proprio del rapporto docente/discente:  abbandono da parte del docente della posizione frontale e assunzione  della funzione di promozione, di guida, di animazione. “ Si devono guidare gli alunni e non imporre loro la verità”( Georges, CharpaK. 1992- Premio Nobel per la Fisica).

E questo vale per  tutti i livelli scolastici, compreso quello della scuola primaria (la ricèrca quale “strumento”per potenziare la creatività del fanciullo).Ma ricerca vuole significare soprattutto il passaggio da un sapere solo «prefabbricato», acquisito passivamente dal discente, ad un sapere  in parte da fare, da costruire, da elaborare insieme, docenti e discenti..

In una prospettiva che vede affermarsi l’ambiente come «esperienza educativa» ed i beni culturali come «risorse formative», la scuola potrà  profondamente rinnovarsi non  tanto nei contenuti, quanto nei metodi.  Si tratta di introdurre  nella didattica  operativa  una ricerca «che sappia  stimolare tutte le capacità espressive, comunicative  e  conoscitive dell’alunno consentendo, al tempo stesso,  l’acquisizione delle specifiche competenze linguistiche, scientifiche, storiche, matematiche,  fisiche, ecc.».

Nel caso del museo, per esempio, gli oggetti in esso raccolti, al di là del loro valore estetico ed artistico, sono da riguardarsi come testimonianze  storiche atte à ricostruire il profondo tessuto culturale della comunità.  E sotto l’aspetto più specificamente didattico-operativo,  una  visita al museo o all’orto botanico o al giardino zoologico, deve essere vista e considerata  parte integrante del normale curricolo, in quanto vengono trattate  le  stesse tematiche o gli stessi problemi che si stanno sviluppando o si devono sviluppare a scuola (funzione attiva).

Le visite guidate, comunque, devono essere sempre programmate e puntualmente curate dai docenti, soprattutto sul piano didattico, al fine di evitare che esse si riducano  ad una visita globale, generica ed approssimativa

 

L’orto botanico, un «Museo Vivo»

In questi ultimi anni si tende a porre in grande risalto l’importanza didattica dei «musei vivi» che possono esercitare, in campo naturalistico, la stessa funzione esplicata in campo sperimentale dai musei tecnici e scientifici  (ricordiamo tra questi ultimi il museo L. Da  Vinci di  Milano, nelle cui sale è rappresentata tutta la storia del lavoro dell’uomo nel quadro dell’intero sviluppo della nostra civiltà tecnico-industriale).

Tra i «musei vivi» rivestono una fondamentale importanza gli orti botanici  che, sorti per la maggior parte come «orti dei semplici» ( che raccoglievano piante medicinali), sono chiamati  oggi a svolgere funzioni didattiche e divulgative in quanto consentono  la conoscenza diretta di un gran numero di varietà di piante che vengono osservate nel loro habitat naturale o ricostruito artificialmente come tale.

In Italia ci sono circa 25 Orti botanici annessi alle Università ed alcuni orti extrauniversitarii, che costituiscono un notevole potenziale culturale che aspetta  solo di essere utilizzato (purtroppo, ancora oggi, gli orti botanici o vengono ignorati dai più o, peggio ancora, vengono confusi con i parchi e i giardini).

«È noto invece che, per accordi internazionali (Copenaghen 1974), gli Orti Botanici, alla pari dei Giardini  Zoologici,   sono inclusi nella Museilogia  Scientifica, in quanto sedi di collezioni che, se pure viventi, vengono mantenute per conservarle nel tempo e renderle disponibili per lo studio e l’educazione

Le funzioni e le attività svolte da tutti gli orti botanici si possono così riassumere:

1)    Insegnamento universitario per gli studenti delle facolta’ di Agraria, Veterinaria, Farmacia.

2)    Ricerca scientifica pura ed applicata.

3)    Educazione naturalistica, in quanto accostano i giovani al mondo vivente delle piante e li iniziano alla comprensione dei problemi naturalistici e scientifici.

4)    Protezione della natura, in quanto provvedono alla ricostruzione ed alla conservazione  di lembi di paesaggi naturali locali e custodiscono specie rare in via di estinzione.

5)    Richiamo turistico

Come si vede, l’orto botanico rappresenta un notevole bene culturale, “ un museo vivente”, che svolge funzioni importanti nel campo sociale, in quanto la sua attività non è limitata alla didattica e alla ricerca universitaria, ma interessa l’istruzione di tutti e a tutti i livelli scolastici.

 

L’ Orto botanico di Napoli. Cenni  storici  

Prima ancora che esistesse un vero orto botanico (privato o universitario), aveva grande notorietà a Napoli il Parco Reale  fondato da Alfonso II di Aragona sulla collina di Poggio Realee e  distrutto con la caduta del Regno  degli Aragonesi (1525).

Questo parco era molto famoso non solo per la bellezza e la ricchezza di specie vegetali coltivate (in particolare, medicinali ed ornamentali), ma anche per gli usi sçientifici a cui veniva adibito. .

La prima notizia riguardante la fondazione di un vero Orto Botanico a Napoli si fa risalire alla seconda metà del Cinquecento. Tra la fine.del Cinquecento e l’inizio dell’Ottocento, fiorirono a Napoli numerosi piccoli  orti botanici privati ad opera di çittadini, a volte anche insigni uomini di scienza  come il. Pinelli,  il. Della Porta, e il  Cirillo.

Il primo orto botanico pubblico  napoletano sorse nel 1682 per opera della Pia Casa della SS. Annunziata alla Montagnola, che ne affidò poi  le cure al medico e semplicista Tonmaso  Donzelli.

Instancabile fautore del nuovo grande orto botanico fù  Michele  Tenore (1780/1861) che, dopo aver lavorato nell’orto pubblico di Monteoliveto  sotto la guida del prof. Petagna e nell’orto privato del Principe di Risignano, aveva preso coscienza della necessità di istituire  un orto botanico di maggiore ampiezza e di più efficiente funzionalità. Con tenacia   riusci a superare notevoli difficoltà e ad ottenere nel 1807 un Decreto Reale, a firma di Giuseppe Bonaparte, con cui si espropriavano terreni ai piedi della colIina di Capodimonte per l’istituzione di «un Real Giardino di piante per la istruzione del pubblico  e per moltiplicarvi  le spezie utili alla salute, all’agricoltura ed all’industria”.

L’orto botanico di Napoli fu aperto al pubblico  il 18 maggio 1809  ma fu completato, nella sua struttura architettonica, nel 1818.  Alla direzione dell’orto botanico rimase per 51 anni il fondatore Michele Tenore che condusse  l’orto  ad uno splendore e ad una notorietà mai più eguagliati. A Tenore successe  il Direttore  Guglielmo che accentuò le ricerche su piante di interesse agricolo e le sperimentazioni  nel campo della microscopia. Il successivo Direttore, Federico  Delpino, svolse una notevole attività biologica in gran parte ispirata da studi eseguiti nell’orto botanico stesso. A Delpino successe  Fridiano Cavara che, creando una «Stazione sperimentale  per le piante “officinali», intuì l’importanza scientifica, economica e sociale dei problemi  legati allo sviluppo dell’ erboristeria. Al Cavara successe nel 1930  Biagio Longo, uomo di energiche  capacità organizzative, che intensificò l’attività svolta dalla stazione sperimentale e portò a terrmine il  nuovo edificio dell’orto botanico, iniziato sotto  la guidà dello stesso Cavara.

Durante la seconda guerra mondiale l’orto botanico fu ripetutamente bombardato e per due anni fu occupato dalle truppe alleate  per cui, coloro che si succedettero alla Direzione dell’orto, e  precisamente G. Catalano e V. Giacomini, dovettero iniziare una paziente opera di restauro e di ricostruzione delle parti danneggiate.. Ed infatti, nonostante tutti i guasti subiti e le notevoli carenze legate alla  manutenzione delle strutture e alla conservazione del decimato patrimonio di piante, l’orto botanico di Napoli, diretto dal 1959 dal prof. Aldo Merla, conserva ancora la sua  imponenza e la sua regale bellezza.

L’orto botanico di Napoli si è inserito molto dignitosamente tra i «musei viventi», come risulta confermato dal numero altissimo di alunni di scuola  media e istituti superiori  che si sono recati in visita all’orto botanico in questi  ultimi anni.  E proprio per far fronte a questa crescente richiesta di servizi, dal 1983 in poi  sono stati  organizzati nell’orto botanico di Napoli  corsi di aggiornamento per Insegnanti di Scienze e, dal  1986, i corsi di formazione sono stati estesi anche ad insegnanti delle altre province della Campania, con risultati pienamente soddisfacenti..

14 marzo Domande Commissioni Esami di Stato

Il termine del 9 marzo 2012, previsto dalla CM n.15 del 31 gennaio 2012, relativa alla formazione delle commissioni di esame di Stato del secondo ciclo, per la presentazione on line delle domande per commmissari/presidente di commissione di esami di Stato viene prorogato al 14 marzo 2012, ore 18.00, con la Nota 7 marzo 2012, Prot. 1428.

Contestualmente vengono prorogati:

  • al giorno 19 marzo 2012 l’apertura delle funzioni SIDI di gestione dei modelli ES-1 (precedentemente prevista per il giorno 14 marzo);
  • al giorno 5 aprile 2012 il termine (precedentemente previsto per il 31 marzo 2012) entro il quale i dirigenti scolastici devono verificare e convalidare le istanze trasmesse on line e trasmettere agli Uffici territoriali l’elenco alfabetico riepilogativo degli aspiranti che hanno presentato il modello ES-1, nonchè l’elenco degli esonerati e l’elenco dei docenti che abbiano omesso di presentare la scheda, indicandone i motivi.

Nota 14 marzo 2012, Prot. n. AOODGPER. 1891

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per il Personale scolastico

Ufficio II

 

Alla DIREZIONE GENERALE per gli STUDI, la STATISTICA e i SISTEMI INFORMATIVI

Ufficio III

S E D E

 

e, p.c.:

 

Al DIPARTIMENTO PER L’ISTRUZIONE

S E D E

 

Oggetto: DD.DD.GG. 13.7.2011 e 14.7.2011 – Concorso Dirigenti Scolastici – Richiesta proroga funzioni dichiarazione possesso titoli.

 

Con nota prot. n. AOODGPER.1012 del 14 febbraio u.s. questa Direzione Generale indicava la data del 16 marzo 2012 come termine finale per la dichiarazione dei titoli delle procedure concorsuali in oggetto tramite la funzionalità nell’ambito dell’applicativo Istanze On Line.

 

A seguito di richieste pervenute per le vie brevi dagli Uffici Scolastici Regionali, che manifestano l’esigenza di una proroga della funzionalità suddetta, si chiede lo spostamento del termine finale al 30 marzo 2012.

 

Il Direttore Generale

F.to Luciano Chiappetta

Decreto Ministeriale 14 marzo 2012, n. 31

Il Ministro dell’Istruzione, Dell’Università e della Ricerca

VISTO il decreto legge 16 maggio 2008, n.85 convertito con modificazioni dalla legge 14 luglio 2008, n.121 e, in particolare, l’art.1, comma 5;

VISTO il decreto 22 ottobre 2004, n.270  ” Modifiche al regolamento recante norme in materia di autonomia didattica degli atenei, approvato con decreto del Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n.509

VISTO il Regolamento concernente ” Definizione della disciplina dei requisiti e delle modalità della formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado, ai sensi dell’art.2, comma 416 della legge 24 dicembre 2007, n.244″ di cui al decreto 10 settembre 2010, n.249 e, in particolare gli articoli 3, comma 2 , lettera b)  e  5, commi 1 e 2;

VISTO l’art.15 del richiamato D.M. 10 settembre 2010, n.249 e, in particolare il comma 4;

VISTO il D.M. 4 aprile 2011, n. 139 di attuazione al predetto D.M. n.249/2010;

VISTA la rilevazione sul fabbisogno di personale docente nelle scuole secondarie di I e di II grado per ciascuna classe di abilitazione, maggiorato nel limite del 30 per cento in relazione al numero di pensionamenti previsti, effettuata dalla Direzione generale per il personale scolastico, pari a complessivi 4.626 posti per il TFA per la scuola secondaria di primo grado e 5.659 posti per il TFA per la scuola secondaria di secondo grado;

VISTA la nota in data 5 agosto 2011 n.81 della Direzione generale, lo studente e il diritto allo studio, con cui sono state fornire indicazioni alle Università in ordine alle modalità e termini per formulare le proposte di istituzione e attivazione dei corsi di TFA relativi a ciascuna classe di abilitazione, rispettivamente per l’insegnamento nella scuola secondaria di I e di II grado, previa acquisizione del parere favorevole del rispettivo  Comitato regionale di coordinamento integrato con il Direttore dell’Ufficio scolastico regionale;

VISTA la nota della Direzione generale, lo studente e il diritto allo studio, del 12 settembre 2011 n. 241 con cui gli Atenei sono stati invitati ad indicare per ciascuna classe di abilitazione la propria offerta formativa in rapporto alle capacità ricettive in termini di disponibilità di studenti iscrivibili ai corsi di TFA;

VISTA l’offerta formativa proposta da ciascun Ateneo rispettivamente pari a complessivi 7.239 posti per il TFA per la scuola secondaria di I grado e 19.125 posti il TFA per la scuola secondaria di II grado;

CONSIDERATO che relativamente al TFA per la scuola secondaria di I e di II grado la predetta offerta risulta complessivamente superiore al citato fabbisogno e concentrata  su alcune classi di concorso e carente per altre;

CONSIDERATO di dover tener conto della dimensione delle classi, della loro articolazione adeguata alla organizzazione e alla fruibilità  dei corsi di TFA ;

RITENUTO di correlare le proposte di TFA per la scuola secondaria di I e di II grado presentate dagli Atenei con il fabbisogno del sistema istruzione ai sensi di quanto sopra riportato;

RITENUTO, sulla base della compiuta istruttoria, di determinare per l’anno accademico 2011-2012 la programmazione a livello nazionale del Tirocinio Formativo Attivo per l’insegnamento nella scuola secondaria di I e di II grado;

RITENUTO di dover disporre la ripartizione dei posti stessi tra le università;

VISTI  i pareri del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione in data 30 dicembre 2011e del Ministro dell’economia e delle finanze in data 24 febbraio 2012, previsti dall’art. 5 del DM n. 249/10;

D E C R E T A:

Art. 1

  1. Per l’anno accademico 2011/2012, i posti disponibili a livello nazionale per le immatricolazioni al Tirocinio Formativo Attivo per l’insegnamento nella scuola secondaria di I grado sono pari a complessivi 4.275 posti, definiti in ambito regionale per ciascun Ateneo e nel numero indicato per singola classe di concorso di cui alla Tabella A allegata, che costituisce parte integrante del presente decreto.
  2. Per l’anno accademico 2011/2012, i posti disponibili a livello nazionale per le immatricolazioni al Tirocinio Formativo Attivo per l’insegnamento nella scuola secondaria di II grado sono pari a complessivi 15.792, definiti in ambito regionale per ciascun Ateneo e nel numero indicato per singola classe di concorso di cui alla Tabella B allegata, che costituisce parte integrante del presente decreto.

Il presente decreto è in corso di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

Roma, 14 marzo 2012

IL MINISTRO
F.TO FRANCESCO PROFUMO