XI Edizione del Concorso Nazionale “In memoria di Olga”

La Società Astronomica Italiana, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Dipartimento dell’istruzione – Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione, nell’ambito del Protocollo d’Intesa MIUR/SAIT, in sinergia con la Città Metropolitana di Reggio Calabria ed in collaborazione con il Centro Italiano Femminile provinciale di Reggio Calabria, indicono la

XI Edizione del Concorso Nazionale “In memoria di Olga”

Scuola, trasferimenti bloccati per i docenti: 5 anni obbligatori nella regione di assunzione

da Il Messaggero

Scuola, trasferimenti bloccati per i docenti: 5 anni obbligatori nella regione di assunzione

Ipotesi federale: I prof all’amministrazione locale? La Leha: “Sì ma ci vuole un accordo”

Prendere una cattedra e impegnarsi a tenerla per almeno 5 anni, potrebbe essere questa la misura adottata dal Parlamento per mettere un freno alle richieste di trasferimento dei docenti che, ogni anno, usufruiscono della mobilità per tornare a casa. Sono decine di migliaia gli insegnanti della scuola italiana trasferitisi da una regione all’altra per lavorare. Soprattutto si tratta di docenti delle regioni meridionali che, assunti al Nord, cercano appena possibile di rientrare. Lasciando però scoperte altrettante cattedre nelle scuole del Nord. Un problema che finora non ha trovato soluzione, a cui sta lavorando da tempo però il comparto scuola della Lega.

La chiave, secondo il senatore Mario Pittoni, attuale presidente della commissione cultura in Senato e responsabile scuola per la Lega, sarebbe il cosiddetto domicilio professionale. Una norma che verrà a breve presentata in Parlamento con un disegno di legge. Il progetto della Lega punta ai concorsi regionali, gestiti dagli Uffici scolastici regionali. Vale a dire che ogni regione calcola la necessità di docenti da assumere e poi mette a bando i posti. A quel punto i docenti faranno domanda ma prima dovranno prendere il domicilio professionale nella regione scelta per la candidatura. Si parla di domicilio e non di residenza, come sembrava si potesse fare in un primo momento, perché la residenza presa come requisito avrebbe rappresentato un punto debole del ddl, in quanto ritenuto incostituzionale. Il domicilio invece non coincide con la residenza abitativa: vale a dire che un docente può scegliere di candidarsi ovunque, impegnandosi però a prendere lì il domicilio e a restarci per i primi 5 anni.
GLI STIPENDI
Si parte quindi da concorsi regionalizzati: un modo anche per dare uno stop alle trasferte e ai trasferimenti: «Se non altro spiega il senatore Pittoni – perché gli attuali stipendi non consentono di gestire trasferte di centinaia di chilometri da dove hai affetti e interessi. E con la Buona scuola la questione coinvolge ormai trasversalmente docenti di tutte le latitudini. La nostra proposta per i prossimi concorsi, dopo la fase transitoria per stabilizzare, prevede candidati liberi di scegliere in quale regione eleggere il proprio domicilio professionale: una norma europea già recepita dall’Italia. Per poi confrontarsi alla pari con gli altri iscritti nella stessa regione. Il vincolo dei 5 anni è al momento una proposta da discutere, alla fine gli anni potrebbero anche scendere a tre. Ma l’obiettivo resta quello di evitare continui spostamenti».
L’AUTONOMIA
A proposito di legame contrattuale tra docente e territorio di assunzione, in questi giorni nel mondo della scuola si parla molto dei possibili risvolti del processo per l’autonomia amministrativa e legislativa avviato da molte regioni del Nord. In base all’autonomia le Regioni avrebbero campo libero su vari ambiti, tra cui la scuola, e dunque potranno gestire gli organici, prevedendo anche fondi ad hoc per organici aggiuntivi in base alle necessità. «Il feralismo sta sicuramente a cuore alla Lega – ammette Pittoni – ma si tratta di un percorso complesso da portare avanti con un accordo Stato-Regioni».
IL TEMPO PIENO
Per agevolare intanto il rientro a casa dei docenti del Sud, la Lega sta pensando ad una sorta di piano di rientro potenziando il tempo pieno al Sud: oggi in Italia dei circa 2 milioni 800mila studenti di scuola elementare sull’intero territorio nazionale solo un milione scarso usufruisce del tempo pieno, e tra questi il 58% si trovano al Nord, appena l’11% al Sud e il 4% in Sardegna e Sicilia. Aumentando il tempo pieno nelle regioni meridionali si creerebbero posti di lavoro nelle scuole del Mezzogiorno.
Lorena Loiacono

Studiare innovazione in Europa? Belgio, Uk e Germania al top. Male l’Italia

da Il Sole 24 Ore

Studiare innovazione in Europa? Belgio, Uk e Germania al top. Male l’Italia
di Francesca Barbieri

C’è poca innovazione nell’università europee, non ce ne è per nulla in quelle italiane. A dirlo è il ranking appena pubblicato da Reuters, «Top 100 innovative universities» che incorona invece le università americane presenti in otto delle prime dieci posizioni.
A svettare sul gradino più alto del podio è per il quarto anno consecutivo, l’Università di Stanford, grazie soprattutto al flusso costante di brevetti e ricerca, che sono spesso citati a livello accademico in tutto il mondo. Le recenti ricerche di Stanford includono diverse scoperte nel campo dell’intelligenza artificiale, tra cui la messa a punto di nuovi sistemi di telecamere per guidare a distanza e di simulatori capaci di prevedere potenziali interazioni farmacologiche prima di testare nuovi farmaci sugli esseri umani.

Il Massachusetts Institute of Technology si colloca al secondo posto nella lista, e l’Università di Harvard al terzo posto, l’Università della Pennsylvania è quarta con l’Università di Washington a completare la top five.
Per trovare la prima università europea nelle prime dieci posizioni bisogna scendere al settimo posto, dove si piazza la Katholieke Universiteit Leuven, che si trova nelle Fiandre. Si tratta della più antica università del Belgio, ma che vanta programmi innovativi per i poco più di 40mila studenti di cui circa 7mila internazionali. Ottavo nel ranking è l’Imperial College di Londra, mentre 12esimo si clasifica il Federal Institute di tecnologia di Losanna (Svizzera).
Il più grande mover sulla lista stilata da Reuters in collaborazione con Clarivate Analytics eche si basa su diversi indicatori, tra cui i depositi di brevetti e le citazioni di documenti di ricerca è l’Università di Manchester, che ha guadagnato ben 27 posti dal n. 80 al n. 53, in gran parte grazie alla ricerca sul grafene, uno dei materiali più resistenti sulla Terra, ma anche estremamente leggero, flessibile e altamente conduttivo e che potrebbe rivelarsi un ingrediente estremamente importante per le future innovazioni nell’elettronica, nell’energia, nei trasporti e in altre industrie.
La Germania ha aggiunto due università alla Global Top 100 nel 2018, e la classifica di Reuters mostrato che le università tedesche hanno guadagnato più di qualsiasi altro Stato in Europa.

I risultati nel mondo
Nel complesso, gli Stati Uniti continuano a dominare il ranking, con 46 università tra le prime 100; Germania e Giappone sono al secondo posto tra i paesi con le migliori prestazioni, con nove università ciascuna. La Corea del Sud ha otto università; Cina, Francia e Regno Unito ne hanno 5 ciascuna; la Svizzera ne ha 3; Belgio, Canada, Israele e Paesi Bassi ne hanno 2, e Danimarca e Singapore ne hanno 1 ciascuna. Considerato su base regionale, il Nord America ha 48 università tra le prime 100, l’Europa ha 27, l’Asia ne ha 23, e il Medio Oriente ne ha 2. Non ci sono università tra le prime 100 situate in Africa, Sud America o Oceania.

LA TOP 10 EUROPEA DELLE UNIVERSITA’ PER L’INNOVAZIONE

1 KU Leuven (Belgio)
2 Imperial College London (Regno Unito)
3  Federal Institute of Technology in Lausanne (Svizzera)
4 University of Cambridge (Regno Unito)
5  University of Erlangen Nuremberg (Germania)
6 University of Oxford (Regno Unito)
7  Technical University of Munich (Germania)
8 University College London (Regno Unito)
9 Swiss Federal Institute of Technology Zurich (Svizzera)
10 University of Manchester (Regno Unito)
Fonte: Reuters

 

Maestri, basta un mini colloquio

da ItaliaOggi

Maestri, basta un mini colloquio

Le regole del nuovo concorso per i precari di Bussetti: lezione simulata e orale di 15 minuti

Alessandra Ricciardi

Una lezione simulata, che l’aspirante docente si è preparato a casa e che replica davanti alla commissione senza che questa possa interferire, per una durata «al massimo di 30 minuti». E poi una prova orale con gli esaminatori, al massimo di «15» minuti. E il concorso, di questo si tratta, si intende superato. Il reclutamento dei nuovi maestri della scuola materna ed elementare è servito.

A scrivere le regole della selezione straordinaria è stato il ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, in un decreto che nei prossimi giorni andrà in Gazzetta ufficiale e che ItaliaOggi ha letto. Più che una selezione una sanatoria, per quanti hanno lavorato già nella scuola dell’infanzia o primaria per almeno due anni negli ultimi otto con il diploma magistrale, conseguito prima del 1999, oppure con la successiva laurea in scienza della formazione primaria (una minoranza, questi ultimi).

Sono circa 70 mila, secondo fonti informali, gli interessati potenziali a fare istanza di partecipazione. Obiettivo: entrare nella graduatoria di merito regionale da cui, fino a esaurimento, saranno assunti tutti nella misura del 50% dei posti disponibili per le graduatorie concorsuali. Per le prove, è previsto un punteggio al massimo di 30 punti, per i titoli, in cui è predominante la valutazione degli anni di servizio, si arriva a 70.

Il regolamento attua il decreto dignità di Luigi Di Maio, con cui il governo è stato chiamato a risolvere il caso scatenatosi nella scuola a seguito delle sentenze della magistratura amministrativa che prima aveva ammesso in graduatoria utili per le assunzioni degli ultimi anni anche i semplici diplomati e poi aveva detto, in sede di ultima istanza, che no, il diploma non bastava e andavano licenziati.

Davanti alla protesta degli assunti con contratto a tempo indeterminato o con supplenza, tutti in campagna elettorale, dalla Lega a M5s al Pd, si sono impegnati a trovare una riparazione per il danno subito. E la riparazione arriva con la selezione ad hoc di Bussetti. Vista la struttura delle prove e dei punteggi, salvo casi eccezionali, tutti coloro che hanno titolo dovrebbero considerarsi dentro. Basta portare pazienza ed aspettare che con i pensionamenti si liberino i posti necessari.

Concorso straordinario infanzia e primaria, assunzioni dal 1° settembre 2019

da Orizzontescuola

Concorso straordinario infanzia e primaria, assunzioni dal 1° settembre 2019
di redazione

La procedura concorsuale per la scuola dell’infanzia e primaria, riservata  ai diplomati magistrale entro l’a.s. 2001/02 e ai laureati in SFP, è ormai ai nastri di partenza con la bozza del decreto, che ne disciplinerà lo svolgimento, già vagliata dal CSPI.

Concorso straordinario infanzia e primaria, CISPI: no diploma linguistico, esonero servizio commissari

Concorso straordinario Infanzia e Primaria, punteggi e titoli. La bozza di Decreto

Graduatorie entro luglio 2019

L’articolo 10 della bozza di decreto prevede che, dopo  la valutazione della prova orale e dei titoli, la commissione proceda alla compilazione della graduatoria di merito straordinaria regionale.

Entrano in graduatoria, non essendo la prova orale selettiva, tutti coloro i quali hanno partecipato alla procedura.

Le graduatorie vanno approvate entro il mese di luglio 2019:

Le graduatorie, approvate con decreto dal dirigente preposto all’USR entro il 30 luglio 2019, sono trasmesse al sistema informativo del Ministero e sono pubblicate nell’albo e sul sito internet dell’USR, nonché sul sito internet del Ministero.

Immissioni in ruolo

La data indicata nella bozza di decreto è indicativa del fatto che le immissioni in ruolo, laddove vi sia disponibilità di posti, vanno effettuate dal 1° settembre 2019.

Come avverranno le immissioni

Il 50% dei posti sarà assegnato, annualmente, alle graduatorie ad esaurimento e il restante 50% ai concorsi. Qualora si esauriscano le GAE i posti residui si aggiungono a quelli destinati ai concorsi.

I concorsi a cui è destinata questa quota sono, prioritariamente, il concorso 2016 (inclusi coloro che abbiano raggiunto il punteggio minimo) e successivamente, qualora residuino posti, il concorso straordinario e il nuovo concorso ordinario con quote del 50% ciascuno. Qualora si esaurisca anche la graduatoria del concorso straordinario i posti residui si assegnano al nuovo concorso ordinario. Assunzioni infanzia e primaria: concorso 2016, concorso straordinario e ordinario

Concorso straordinario Infanzia e Primaria, punteggi e titoli. La bozza di Decreto

Settimana corta, Tar: sì anche con meno di 200 giorni di lezione annui

da Orizzontescuola

Settimana corta, Tar: sì anche con meno di 200 giorni di lezione annui
di Avv. Marco Barone

Una famiglia faceva ricorso al TAR del Veneto per chiedere l’annullamento della delibera n. 9 del 10 novembre 2017 del Consiglio d’Istituto dell’-OMISSIS- che ha determinato l’articolazione dell’orario settimanale delle lezioni adottando la “settimana corta” in luogo delle sei ore scelte dai genitori all’atto dell’iscrizione dei propri figli all’inizio del triennio presso la -OMISSIS- “ -OMISSIS-”.

Il fatto

Il ricorrente, dopo aver ricostruito i dati normativi pertinenti (art. 21, comma 7-8 e 9 L. 15 marzo 1997 n. 59; art. 1 d.lgs. 31 marzo 1998 n. 112; art. 74 d.lgs. 16 aprile 1994 n. 297; art. 5 d.P.R. n. 275/1999) ha evidenziato che la determinazione del calendario scolastico è di competenza regionale, ai sensi dell’art. 138 d.lgs. n. 112/1998 che non può operare in contrasto con i limiti stabiliti dall’art. 74 d.lgs. n. 297/1994 che stabilisce in 200 giorni il numero minimo dei giorni di lezione; proprio tale ultima norma, ad avviso del ricorrente, è risolutiva nella soluzione della questione in esame.

Il numero minimo di giorni di lezione legislativamente previsto comporta, anche tenuto conto della norma che stabilisce il monte ore di lezione per ciascuna scuola, la strutturazione del calendario e conseguentemente dell’orario su sei giorni settimanali, mentre qualora il numero minimo di giorni di lezione fosse riferito ad una calendarizzazione su cinque giorni settimanali il monte ore di ciascuna scuola sarebbe ampiamente superato. Ciò sta a significare che il calendario scolastico, e prima di esso la norma di riferimento, è stabilito con riferimento ad un articolazione su sei giorni settimanali anziché cinque.

Il ricorso verrà respinto con delle argomentazioni puntuali che toccano più sfere che meritano di essere riportate. Come da sentenza del 02/08/2018 N. 00842/2018 del TAR per il Veneto.

Autonomia organizzativa della scuola e calendario scolastico

“Quanto all’infondatezza, giova evidenziare che dal chiaro tenore dell’art. 5, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275 (<<3. L’orario complessivo del curricolo e quello destinato alle singole discipline e attività sono organizzati in modo flessibile, anche sulla base di una programmazione plurisettimanale, fermi restando l’articolazione delle lezioni in non meno di cinque giorni settimanali e il rispetto del monte ore annuale, pluriennale o di ciclo previsto per le singole discipline e attività obbligatorie>>) si ricava che rientra nell’autonomia organizzativa della scuola la scelta tra l’orario su cinque o sei giorni settimanali, fermo restando che quella in cinque giorni è considerata l’articolazione minima.

In altri termini, alle Istituzioni scolastiche è riconosciuta la facoltà di adottare tutte le forme di flessibilità ritenute opportune e funzionali alle esigenze didattiche, attraverso la pianificazione modulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina ed attività, ferma restando l’articolazione delle lezioni in non meno di cinque giorni settimanali ed il rispetto del monte ore annuale o pluriennale del ciclo previsto per le singole discipline ed attività obbligatorie (cfr. T.A.R. Abruzzo, Pescara, sez. I, 22 maggio 2018, n. 166).”

La normativa vigente non impone alle scuole una particolare articolazione settimanale delle lezioni

“Con il secondo motivo di gravame il ricorrente censura la violazione dell’art. 74 D.Lgs. N. 297/1994 capo V PUNTO 3 e art. 7 punto 3 e 5. Secondo il ricorrente, atteso che “allo svolgimento delle lezioni sono assegnati almeno 200 giorni”, se dalle giornate del calendario scolastico stabilito dalla Regione (mediamente 270 giorni annuali) togliamo le domeniche, le festività obbligatorie, i giorni di sospensione obbligatoria delle lezioni determinate dal Ministero dell’Istruzione, i giorni effettivi di lezione sono di poco superiori ai 200 giorni; se con la settimana corta togliessimo tutti i sabati il risultato sarebbe di circa 170 giorni effettivi di lezione (se non addirittura meno) all’anno e di conseguenza nettamente inferiore rispetto al minimo consentito.

L’inammissibilità discende dal fatto che in presenza di gravame interposto avverso atti di natura programmatoria, come nella specie, la giurisprudenza amministrativa richiede che parte ricorrente dimostri in concreto in qual modo l’attività amministrativa censurata rechi un pregiudizio immediato, attuale e concreto nella sfera giuridica di chi propone l’azione (cfr. cit. T.A.R. Abruzzo, Pescara, sez. I, 22 maggio 2018, n. 166). La censura, comunque, si rivela infondata, atteso che – come condivisibilmente chiarito dalla citata sentenza T.A.R. Liguria, sez. II, 21 gennaio 2016, n. 59 – il numero minimo di giorni di lezione legislativamente previsto comporta, anche tenuto conto della norma che stabilisce il monte ore di lezione per ciascuna scuola, la strutturazione del calendario e conseguentemente dell’orario su sei giorni settimanali.

Risulta, infatti, agevolmente intuibile che ove il numero minimo di giorni di lezione fosse riferito ad una calendarizzazione su cinque giorni settimanali il monte ore di ciascuna scuola sarebbe ampiamente superato; in definitiva, il calendario scolastico, e prima di esso la norma di riferimento, è stabilito con riferimento ad una articolazione su sei giorni settimanali anziché cinque. Tuttavia, la stessa sentenza pacificamente conclude nel senso che è concesso alle singole Istituzioni scolastiche la facoltà, pienamente rientrante nell’autonomia scolastica, di strutturare un orario settimanale su cinque giorni; ritiene il Collegio che tale scelta non implica alcuna violazione del predetto parametro – numero di giorni – (proprio nel presupposto che detto parametro è fondato su una articolazione su sei giorni settimanali, anziché cinque).

In altri termini, la normativa vigente non impone alle scuole una particolare articolazione settimanale delle lezioni, limitandosi a prevedere la “distribuzione minima” in cinque giorni alla settimana e lasciando loro la possibilità di scegliere discrezionalmente tra “settimana corta” (che non incide, violandolo, sul termine minimo di 200 giorni di lezioni) e “settimana lunga”.

Non è concepibile una “paralisi” del potere di “aggiornamento della programmazione”

“Infondata è pure la doglianza concernente il fatto che il Piano dell’offerta formativa consegnato alle famiglie non prevedeva l’adozione della c.d. settimana corta; ed invero, come risulta dal combinato disposto degli artt. 3 (come sostituito dall’art. 1, comma 14, della legge 13 luglio 2015, n.107) e 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, l’articolazione settimanale degli orari delle lezioni non rientra nel “contenuto proprio” del Piano dell’offerta formativa. Inoltre, in disparte l’assorbente ragione di infondatezza sopra evidenziata, la censura in esame muove da una premessa erronea: ed invero, atteso che il piano triennale dell’offerta formativa è rivedibile annualmente (cfr. cit. art. 3 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275 come sostituito dall’art. 1, comma 14, della legge 13 luglio 2015, n. 107: <<1. Ogni istituzione scolastica predispone, con la partecipazione di tutte le sue componenti, il piano triennale dell’offerta formativa, rivedibile annualmente […]>>) nessuna aspettativa potrebbe formarsi in ordine alla “stabilità” (tale da sostanziare uno stato di immodificabilità) nel tempo del Piano medesimo. In altri termini, non è concepibile una “paralisi” del potere di “aggiornamento della programmazione” che consente alla scuola di assicurare la costante adeguatezza tra gli strumenti organizzatori e le esigenze del servizio e dei suoi utenti.”

Validità delibera e firma

“Con il quinto motivo il ricorrente censura la nullità della delibera n. 9 del 10 novembre 2017, in quanto priva di firme autentiche e della relata di pubblicazione. Per il ricorrente è, infatti, nullo il provvedimento amministrativo che manchi degli elementi essenziali, che è viziato da difetto assoluto di attribuzione, che è stato adottato in violazione o elusione del giudicato, nonché negli altri casi previsti dalla legge.

Il motivo è infondato. Nel documento depositato dalle parti resistenti sono presenti – in calce al verbale del Consiglio d’Istituto del 10 novembre 2017 – le sottoscrizioni del segretario e del presidente. In ordine al documento depositato da parte ricorrente in data 12 luglio 2018 (delibera n. 9 del Consiglio d’Istituto del 10 novembre 2017), è ben vero che difettano le sottoscrizioni del segretario e del presidente; tuttavia, in adesione ad un costante orientamento giurisprudenziale, il Collegio ritiene che non solo la non leggibilità della firma, ma anche la stessa autografia della sottoscrizione non possono costituire requisiti di validità dell’atto amministrativo, ove concorrano elementi testuali, emergenti anche dal complesso dei documenti che lo accompagnano, che permettono di individuare la sua sicura provenienza (come risulta nel caso in esame); in conclusione l’atto amministrativo esiste come tale allorché i dati emergenti dal procedimento amministrativo consentano comunque di ritenerne la sicura provenienza dall’Amministrazione e la sua attribuibilità a chi deve esserne l’autore secondo le norme positive, salva la facoltà dell’interessato di chiedere al giudice l’accertamento dell’effettiva provenienza dell’atto stesso dal soggetto autorizzato a firmarlo (cfr. T.A.R. Campania, Napoli, sez. VII, 3 maggio 2018, n. 2960; T.A.R. Campania, Napoli, sez. VIII, 8 novembre 2017, n. 5245); pertanto la censura in esame deve essere, anche per questa via, disattesa. (…)”

Sul difetto di cronologia delle pagine, omissis e firme degli atti consegnati ai sensi della 241/90

Il ricorrente, in particolare, contesta che nella documentazione consegnatagli e relativa all’accesso agli atti manca la cronologia delle pagine, mancano le firme e sono presenti cancellature ed omissis

Le ipotesi di nullità dei provvedimenti amministrativi hanno carattere tassativo e, come stabilito dall’art. 21-septies, della legge 7 agosto 1990, n. 241 e ss. mm. ed ii., si verificano nei casi di mancanza degli elementi essenziali, di difetto assoluto di attribuzione, di violazione o elusione del giudicato, nonché negli altri casi espressamente previsti dalla legge (cfr. Cons. Stato, sez. V, 10 gennaio 2017, n. 45; Cons. Stato, sez. V, 4 maggio 2015, n. 2237; T.A.R. Lazio, Roma, sez. I quater, 5 maggio 2017, n. 5440).

In particolare, la c.d. nullità strutturale (per difetto, dunque, degli elementi essenziali) si verifica tutte le volte in cui l’atto amministrativo sia privo dei requisiti necessari per poter essere giuridicamente qualificato come tale, sulla scorta di un raffronto meramente estrinseco rispetto al paradigma legale (cfr. T.A.R. Lombardia, Milano, sez. II, 3 aprile 2018, n. 876). Orbene, fermo quanto sopra già detto in ordine alla mancanza di sottoscrizione (e che deve pertanto qui intendersi ribadito), il difetto di cronologia delle pagine può al più assumere valore di mera irregolarità, perché non idonea ad incidere sul contenuto concreto dell’atto, al pari delle cancellature ed omissis (che possono essere state utilizzate come tecnica di tutela della riservatezza) che non incidono in alcuna misura sui profili “strutturali” dell’atto.”

Esami di Stato II grado alunni disabili: prove, rilascio diploma e pubblicazione esiti

da Orizzontescuola

Esami di Stato II grado alunni disabili: prove, rilascio diploma e pubblicazione esiti
di Nino Sabella

Il decreto legislativo n. 62/2017, che ha novellato l’esame di maturità, dedica l’articolo 20 agli studenti disabili certificati.

Vediamo in questa scheda cosa prevede il decreto in merito allo svolgimento degli esami da parte dei suddetti alunni.

Ammissione all’esame

I requisiti di ammissione sono i medesimi di quelli previsti per tutti gli altri studenti, per cui gli alunni disabili  certificati sono ammessi all’esame se in possesso dei seguenti requisiti:

  • aver frequentato per almeno tre quarti del monte ore annuale personalizzato;
  • aver conseguito la sufficienza (6) in tutte le discipline, fatta salva la possibilità per il consiglio di classe di ammettere, con adeguata motivazione, chi ha un voto inferiore a sei decimi in una disciplina o in un gruppo di discipline valutate con un unico voto;
  • aver conseguito la sufficienza in condotta.

Tra i requisiti di ammissione, previsti dal D.lgs. 62/2017, vi sono anche la partecipazione alle prove Invalsi e lo svolgimento dell’alternanza scuola-lavoro nel triennio. Tali requisiti sono stati prorogati al 2019/2020 dalla legge n. 108/2018.

Prove d’esame

Le prove d’esame e il valore delle stesse, ossia se siano o meno equipollenti, sono stabiliti dal consiglio di classe all’interno del Piano Educativo Individualizzato.

La commissione d’esame, sulla base della documentazione fornita dal consiglio di classe, relativa alle attività svolte, alle modalità di valutazione e all’assistenza prevista per l’autonomia e la comunicazione,  predispone una o più prove differenziate.

Prove equipollenti

Se le prove differenziate hanno valore equipollente a quelle ordinarie (secondo quanto indicato nel PEI), le stesse determinano il  rilascio del titolo di studio conclusivo del secondo ciclo di istruzione.

Nel diploma finale non viene fatta menzione dello svolgimento di prove differenziate.

Per la predisposizione, lo svolgimento e la correzione delle prove d’esame, la commissione può avvalersi del supporto dei docenti e degli esperti che hanno seguito lo studente  durante l’anno scolastico.

La commissione può stabilire che il candidato disabile svolga la prova in un lasso di tempo differenziato rispetto ai compagni.

Prove non equipollenti, mancato svolgimento di uno o più prove, assenza agli esami

Nel caso in cui il candidato disabile svolga prove non equipollenti a quelle ordinarie o non partecipi all’esame o non svolga una o più prove, lo stesso non consegue il titolo di studio ma un’attestazione di credito formativo.

La predetta attestazione riporta gli elementi informativi relativi all’indirizzo e alla durata del corso di studi, alle discipline comprese nel piano di studi e alla durata oraria complessiva destinata a ciascuna delle valutazioni, anche parziali, riportate in sede di esame.

L’indicazione dello svolgimento di prove differenziate è riportata soltanto nell’attestazione e non nelle tabelle pubblicate all’Albo dell’istituto.

100 milioni di euro di tagli alla scuola?

da La Tecnica della Scuola

100 milioni di euro di tagli alla scuola?
Di Pasquale Almirante

Secondo il segretario del Partito Democratico, Maurizio Martina, l’esecutivo vuole tagliare 100 milioni di euro alla scuola, «la metà per depotenziare l’alternanza scuola lavoro».

Ridistribuzione delle risorse?

Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha risposto alle critiche, dicendo che «la manovra va ancora definita bene nei dettagli» e che non ci sono tagli ma una «ridistribuzione delle risorse», parole che però lasciano intravvedere nuvole all’orizzonte.

La verifica

Per questo dir@agi.it ha elaborato una sorta di verifica sui documenti ufficiali, pervenendo ai risultati che per lo più anche questa testata ha pubblicato, ma dandoli come ipotesi, considerando che di definitivo non c’è nulla.

In ogni caso, fa sapere agi.it: “le indicazioni della Nota di aggiornamentosono però principalmente un elenco di intenti. Nel testo si leggono frasi  come «si interverrà sull’istituto dell’alternanza scuola-lavoro al fine di rendere i percorsi il più possibile orientativi e di qualità, rispondenti a standard di sicurezza elevati e coerenti con il percorso di apprendimento dello studente interessato, anche relativamente al territorio di riferimento. In tal senso il monte ore globale verrà ridefinito in base al percorso scolastico».

Non si conoscono i dettagli

Proprio la riduzione del monte ore globale – come citato da Martina – sarebbe la responsabile principale dei tagli di spesa all’istruzione. Sull’ammontare effettivo della riduzione però non si conoscono ancora i dettagli.

Secondo le indiscrezioni di alcuni quotidiani, il taglio del monte ore porterebbe a un risparmio di circa  50 milioni di euro.

Da dove provengono queste cifre?

Non è chiaro da dove provengano queste cifre – non contenute nella Nota di aggiornamentoal Def – ma probabilmente sono una stima a partire dal fondo di 100 milioni di euro citato in precedenza. Se le ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro fossero per esempio dimezzate il taglio si aggirerebbe proprio intorno ai 50 milioni.

Riassumendo, precisa agi.it: “Il documento non contiene però cifre esatte sulle conseguenze economiche delle politiche future in tema di istruzione. Nel testo sono infatti presenti solo alcune linee guida.

Se le anticipazioni dei mesi scorsi del ministro dell’Istruzione Bussetti diventassero realtà, molto probabilmente si avranno risparmi per la scuola di un valore simile a quello citato da Martina. Ma è ancora presto per poter parlare semplicemente di «tagli» o di una «redistribuzione di risorse».

Attendere per sapere le cifre esatte

Per avere le cifre corrette, è necessario infatti aspettare i finanziamenti della Legge di bilancio che sarà presentata a fine anno e i dettagli del Decreto in materia di istruzione, che normerà con maggior precisione le misure del governo sulla scuola per i prossimi anni.

Per il momento si parla solo di linee programmatiche e di dichiarazioni in interviste o interventi parlamentari”.

Intesa Garante-Miur per le garanzie agli studenti

da La Tecnica della Scuola

Intesa Garante-Miur per le garanzie agli studenti
Di Pasquale Almirante

Fra le attività previste dal protocollo d’intesa siglato dal ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, e dalla Garante per l’infanzia, Filomena Albano, che punta anche a promuovere la diffusione della cultura della legalità e l’educazione a un uso consapevole del digitale e dei social, ci sono: diffondere la cultura e la conoscenza dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e la cultura della mediazione. Promuovere la divulgazione, nelle scuole, della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Migliorare l’attuazione delle “Linee guida per il diritto allo studio delle alunne e degli alunni fuori dalla famiglia di origine” e delle “Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio dei ragazzi adottati”, realizzando anche iniziative di formazione dedicate per gli insegnanti.

Ascoltare i ragazzi

«I nostri ragazzi trascorrono buona parte della loro giornata a scuola – ha detto il ministro Bussetti – e i docenti devono essere in grado di ascoltarli, di rintracciare eventuali segnali di disagio, di essere punto di riferimento saldo per i giovani». «Da qui l’importanza di questo protocollo», ha aggiunto Bussetti, che «mette al centro anche il rapporto tra scuola e famiglia che vogliamo rilanciare e rafforzare, nell’interesse dei nostri ragazzi».

Garantire i diritti degli alunni

Soddisfatta anche la Garante Albano, secondo la quale «la firma del protocollo rappresenta un importante passo nel comune impegno di Autorità garante e Miur affinché i diritti di bambini e ragazzi si diffondano attraverso la scuola e nella scuola». «Mediazione, legalità, consapevolezza digitale, inclusione, prestazioni sociali rappresentano campi nei quali educazione e diritti si intersecano realizzando valori di portata universale» ha aggiunto la Garante, sottolineando che «questo accordo consente infatti di portare nelle aule, per un periodo prolungato, azioni che contribuiscono a far sì che i diritti siano di tutti. Non uno di meno».

Venerdì 12 ottobre studenti in piazza: “ribalteremo il governo del cambiamento”

da La Tecnica della Scuola

Venerdì 12 ottobre studenti in piazza: “ribalteremo il governo del cambiamento”
Di Pasquale Almirante

Venerdì 12 ottobre scatta la prima mobilitazione studentesca nazionale contro Cinque Stelle e Lega al governo: “Serve una scossa!” lo slogan scelto per l’iniziativa, con hashtag #agitiamoci, organizzata dalla Rete della Conoscenza (un network nazionale cui aderiscono l’Unione degli Studenti e Link – Coordinamento Universitario).

Miglia di studenti in tutta Italia

Da tutta Italia migliaia di studenti medi, delle superiori e gruppi universitari scenderanno in piazza per protestare contro l’esecutivo e chiedere un “vero cambiamento”, appunto una “scossa”, nel settore istruzione: “Scendiamo in piazza in tutta Italia perché vogliamo smascherare i bluff dei Ministri che parlano di sicurezza e innovazione per le nostre scuole ignorando le vere condizioni delle studentesse e degli studenti. La scuola pubblica fa acqua da tutte le parti. Bloccheremo le città e agiteremo il paese: Salvini e Di Maio state attenti, il 12 ribalteremo il vostro governo del cambiamento”, avverte la Rete.

Ma ogni anno è così

La protesta contro il governo è un appuntamento fisso ormai e non c’è inizio d’autunno senza manifestazioni, seguite magari da occupazioni o autogestioni degli istituti.

Quella di domani era stata già annunciata il 10 settembre, quando le scuole ancora non avevano riaperto.

Le rivendicazioni degli studenti

Le rivendicazioni degli studenti sono chiare: “Ancora troppi silenzi e nessuna risposta sui disastri della legge 107, dalla riforma dell’Esame di stato all’alternanza scuola-lavoro; non esiste un piano reale di finanziamento sull’edilizia scolastica: ancora nel 2018 ci crollano i soffitti in testa, pretendiamo la messa in sicurezza degli edifici, spazi aperti e di qualità; non esiste la garanzia del diritto allo studio: la dispersione scolastica è un cancro del nostro Paese e troppi studenti e studentesse sono costretti ad abbandonare il loro percorso: pretendiamo un reddito di formazione per tutti che abbatta le disuguaglianze e che ci garantisca di vivere le nostre scuole e la nostra città senza che siano le barriere economiche e sociali a decidere sul nostro futuro e sulle nostre aspettative; non esiste alcun tipo di tutela nei percorsi di alternanza scuola-lavoro che troppo spesso si sono rivelati dannosi, costosi, non formativi e utili solo a farci lavorare gratuitamente magari da enti privati che distruggono le nostre città: pretendiamo un Codice Etico che ci tuteli e che garantisca i nostri diritti e che proibisca alle aziende e agli Enti Privati collusi con la mafia o colpevoli di disastri ambientali di lucrare sulla nostra formazione”.

Le città coinvolte

Circa trenta le città coinvolte da cortei e manifestazioni: a Torino è previsto un corteo da Piazza Arbarello dalle 9; a Milano corteo dalle 9 da Piazza Garibaldi; a Pisa corteo dalle 9 da Piazza Guerrazzi; a Roma corteo dalle 8 dalla Piramide Cestia (Piazzale Ostiense); a Napoli mobilitazione dalle 9 a Piazza Garibaldi; a Bari corteo da Piazza Umberto dalle 9; a Cosenza da Piazza Loreto dalle 9. Ma mobilitazioni, flash-mob e momenti di proteste sono previsti anche a Catania, Lecce, Caserta, Campobasso, L’Aquila, Bergamo e Monza.

Dispersione scolastica, Bussetti: “Così affronterò il problema”

da La Tecnica della Scuola

Dispersione scolastica, Bussetti: “Così affronterò il problema”

Infanzia e adolescenza: Miur e Agia firmano intesa per promuoverne i diritti

da Tuttoscuola

Infanzia e adolescenza: Miur e Agia firmano intesa per promuoverne i diritti 

Diffondere la cultura e la conoscenza dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e la cultura della mediazione. Promuovere la divulgazione, nelle scuole, della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Migliorare l’attuazione delle “Linee guida per il diritto allo studio delle alunne e degli alunni fuori dalla famiglia di origine” e delle “Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio dei ragazzi adottati”, realizzando anche iniziative di formazione dedicate per gli insegnanti. Sono alcune delle attività previste dal Protocollo d’intesa siglato lo scorso 9 ottobre a Roma dal Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, e dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, che punta anche a promuovere la diffusione della cultura della legalità e l’educazione a un uso consapevole del digitale e dei social. Ne dà notizia il Miur in una nota.

“I nostri ragazzi trascorrono buona parte della loro giornata a scuola. I docenti devono essere in grado di ascoltarli, di rintracciare eventuali segnali di disagio, di essere punto di riferimento saldo per i giovani. Da qui, l’importanza di questo Protocollo, che segna una rinnovata e rafforzata collaborazione fra questo Ministero e l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza”, dichiara Bussetti. “I temi cardine dell’intesa – prosegue il Ministro – mettono al centro anche il rapporto tra scuola e famiglia che vogliamo rilanciare e rafforzare, nell’interesse dei nostri ragazzi”.

“La firma del Protocollo rappresenta un importante passo nel comune impegno di Autorità garante e Miur affinché i diritti di bambini e ragazzi si diffondano attraverso la scuola e nella scuola” commenta la Garante Albano. “Mediazione, legalità, consapevolezza digitale, inclusione, prestazioni sociali rappresentano campi nei quali educazione e diritti si intersecano realizzando valori di portata universale. Questo accordo consente infatti di portare nelle aule, per un periodo prolungato, azioni che contribuiscono a far sì che i diritti siano di tutti. Non uno di meno”.

Stipendi insegnanti, Bussetti: ‘Nessuna riduzione. Rimedierà la legge di bilancio’

da Tuttoscuola

Stipendi insegnanti, Bussetti: ‘Nessuna riduzione. Rimedierà la legge di bilancio’

Meno 300 milioni di euro. A questa cifra ammonterebbero i tagli ai redditi destinati al personale scolastico previsti nel Def, unica cifra che interessa la scuola presente nel documento e che è possibile trovare alla voce “Dati di consuntivo”. Stipendi ridotti in vista dunque, ma il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, in un’intervista a LaStampa rassicura: “Nessun taglio “.

“Non ci sarà nessuna riduzione degli stipendi per il personale docente – dichiara Bussetti a Flavia Amabile, giornalista de LaStampa -. Questo nonostante il fatto che il precedente governo avesse previsto tagli alla retribuzione che avrebbero raggiunto i 29 euro al mese in meno per i docenti di minore anzianità e gli Ata a partire da gennaio prossimo”.

Eppure nel Def si legge chiaramente che i redditi da lavoro dipendente nella pubblica amministrazione si ridurranno in media dello 0,4% nel biennio 2020-21, tanto che i sindacati hanno già affermato che non accetteranno stipendi ridotti. “La legge di bilancio, su mia proposta, rimedierà al problema – chiarisce il Ministro – stanziando le risorse che servono per evitarlo”.

Nota 12 ottobre 2018, AOODGOSV 17639

Ai Direttori generali e ai Dirigenti preposti agli Uffici scolastici regionali
LORO SEDI
All’Intendente Scolastico della provincia di
BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca
BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua località ladine
BOLZANO
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione per la Provincia di
TRENTO
Al Sovrintendente agli studi della Valle D’Aosta
AOSTA
Ai Dirigenti Scolastici delle Scuole di ogni ordine e grado
LORO SEDI
e, pc.
Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Al Capo Ufficio Stampa
SEDE

Nota 12 ottobre 2018, AOODGOSV 17639

Oggetto: Seminari territoriali per la divulgazione del Documento MIUR Orientamenti per l’apprendimento della filosofia nella società della conoscenza e il confronto sulle proposte avanzate nell’anno scolastico 2018-2019.


#Erasmusdays

#ERASMUSDAYS: due giornate per scoprire e raccontare Erasmus+ in 37 paesi

Il 12 e 13 ottobre oltre 70 eventi in Italia e 1.400 in Europa

Firenze, 10 ottobre 2018 – Il 12 e 13 ottobre arrivano le Giornate Erasmus, con una serie di eventi in Italia e in tutti Paesi europei. A raccontare il Programma saranno i protagonisti di esperienze di mobilità e progetti: scuole, università, associazioni culturali, cooperative sociali, centri per la formazione e l’educazione degli adulti, enti locali. Sono istituti e realtà che hanno accolto l’invito dell’Agenzia nazionale Erasmus+ Indire a organizzare un evento Erasmus, per dare visibilità al Programma e avvicinare il territorio alle opportunità europee.

Gli #Erasmusdays nascono dalla collaborazione tra l’Agenzia Erasmus+ Indire e l’Agenzia Erasmus+ in Francia in occasione delle celebrazioni per i 30 anni del Programma Erasmus e diventano un appuntamento annuale europeo, con oltre 1.400 eventi in programma in 37 diversi in Europa e oltre. L’edizione 2018 ha ricevuto l’Alto Patrocinio del Parlamento europeo e della Commissione europea.

In Italia sono molte le città coinvolte, da Udine a Catania, passando per Brescia, Belluno, Forlì, Parma, Bologna, Reggio Emilia, Imperia, Pisa, Firenze, Latina, Roma, Ancona, L’Aquila, Pescara, Salerno, Sassari, Foggia ecc.

Sono in programma oltre 70 eventi tra conferenze, mostre fotografiche, momenti di formazione per insegnanti, tavole rotonde e momenti più informali con flash-mob, mostre digitali e aperitivi europei.

Spazio anche a tante storie, soprattutto nelle scuole che ogni anno accolgono con grande entusiasmo l’invito a partecipare; storie raccontate da studenti ad altri studenti di diversi Istituti e diversi livelli scolastici, o tra studenti europei che stanno vivendo un’esperienza di mobilità grazie al Programma. Molti eventi sono aperti al pubblico e rappresentano un’occasione per capire cosa significhi realizzare un progetto Erasmus+, e quanto da un’esperienza Erasmus scaturisca un momento di incontro e di crescita per individui e istituzioni.

In questa edizione si registra una presenza importante dell’ambito educazione degli adulti. Si segnala la mostra digitale EPALE Europa – la piattaforma per l’apprendimento degli adulti, che viene presentata oggi a Parigi (10 ottobre) durante la Conferenza stampa europea #ErasmusDays. Con immagini di fotografia artistica ogni paese racconta un progetto EDA; rappresenta l’Italia il progetto “Overseas del CPIA di Bari, racconto fotografico dell’identità migrante.

Le celebrazioni proseguono oltre i confini nazionali all’Acropoli di Atene dove avrà luogo la Conferenza internazionale “The Cultural Heritage in the Mediterranean Europe: a Contact of Culture in Time” organizzata dall’Agenzia Erasmus+ greca in collaborazione con  l’Agenzia Erasmus+ Indire con gli interventi di rappresentanti delle Università di Bari e di Bologna.

Hashtag ufficiale dell’evento: #ERASMUSDAYS.

Gli ERASMUSDAYS organizzati in Italia sono online a questo link.

Per esplorare tutti gli eventi è disponibile la mappa europea degli Erasmusdays  a cura dell’Agenzia francese Erasmus+.