Spunta il middle manager

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

I soldi per il rinnovo del contratto di lavoro, stanziati nella legge di Bilancio, saranno utilizzati per il merito e per incrementare i compensi dei docenti che collaborano con il dirigente scolastico. Che diventeranno middle manager. E l’avere rivestito questo incarico costituirà requisito essenziale per accedere al concorso per i dirigenti scolastici. Lo prevede l’atto di indirizzo politico istituzionale per il 2021 emanato dalla ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, il 4 gennaio scorso. Secondo quanto risulta a Italiaoggi, e linee guida sono già state invitate alla Funzione pubblica, dove è fermo l’atto di indirizzo per il rinnovo del contratto. La funzione docente sarà organizzata su base gerarchica.

I percorsi di carriera si articoleranno su due canali. Il primo riguarderà la funzione docente in senso stretto. Che non sarà più paritaria. Perchè gli importi delle retribuzioni saranno collegati al cosiddetto merito. E un secondo canale, basato sul conferimento di incarichi fiduciari da parte del dirigente scolastico, che consisteranno nello svolgimento di compiti su delega del preside.

Le risorse per finanziare la carriera e lo sgravio degli oneri dei dirigenti scolastici saranno tratte dai finanziamenti stanziati per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di docenti e Ata. L’avviso della titolare del dicastero di viale Trastevere si inquadra in un filone culturale che parte dal disegno di legge Aprea (AC953 del 12 maggio 2008) che prevedeva la suddivisione della carriera in tre step, docente iniziale, ordinario ed esperto, la cui progressione avrebbe dovuto essere «fondata su modalità e su criteri di valutazione basati sul merito professionale» applicati discrezionalmente dal dirigente scolastico.

Un disegno al quale si collega idealmente la legge 107/2015, emanata durante il governo Renzi e tuttora in vigore. Che prevede la corresponsione di erogazioni ai docenti sulla base di valutazioni adottate dal dirigente scolastico e a seguito dello svolgimento dei cosiddetti incarichi di staff. Che vengono assegnati a docenti ai quali il dirigente delega lo svolgimento di parte della propria prestazione dirigenziale.

Sia le erogazioni collegate al merito che quelle relative agli incarichi di staff rientrano nel cosiddetto compenso accessorio: emolumenti che vengono versati a parte rispetto allo stipendio in senso stretto e solo ad alcuni.

Dunque, se l’orientamento della ministra Azzolina sarà trasfuso nell’atto di indirizzo governativo, che darà il via al tavolo negoziale per il rinnovo del contratto di lavoro, le risorse saranno utilizzate solo per incrementare i fondi per lo straordinario e non per aumentare lo stipendio. Particolare attenzione sarà rivolta alla dirigenza scolastica. Che sarà sgravata di buona parte dei propri oneri tramite la creazione di quello che, nell’atto di indirizzo, viene chiamato «middle management». E cioè tramite la creazione di figure intermedie tra la docenza e la dirigenza.

Un tentativo in tal senso, peraltro, era già stato fatto nel comparto ministeri con l’istituzione della vicedirigenza: una qualifica alla quale avrebbero potuto accedere funzionari laureati in possesso di determinati requisiti.

La norma che lo prevedeva, però è stata abrogata (art. 17-bis del decreto legislativo 165/2001). Il modello del middle management, peraltro, è mutuato dall’impresa privata, laddove il middle manager è una figura che si colloca tra gli operai e il top manager. Secondo le intenzioni della ministra Azzolina, potranno accedere a questa qualifica: «docenti capaci, per esperienza, professionalità e vocazione, di gestire attività complesse formalmente delegate, tra quelle di competenza del dirigente scolastico», si legge nell’atto di indirizzo, «anche al fine di determinare nuove e più compiute professionalità che possano successivamente concorrere al ruolo della dirigenza scolastica con un bagaglio di esperienza organizzativa e di sensibilità amministrativa maturato in tale nuova area professionale».

In buona sostanza, dunque, sembrerebbe delinearsi un nuovo sistema di reclutamento dei dirigenti scolastici basato essenzialmente sulla cooptazione: non più una selezione concorsuale su base paritaria, ma una sorta di progressione interna alla quale avranno accesso solo i docenti individuati dai dirigenti scolastici come collaboratori.

Il processo di cooptazione, peraltro, è già in nuce nel sistema attualmente vigente. Che prevede l’attribuzione di una maggiorazione di punteggio ai docenti-collaboratori ai fini del concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici. Con l’avvento della nuova disciplina, però, l’avere svolto incarichi fiduciari conferiti dai dirigenti costituirà un requisito essenziale per accedere alla dirigenza scolastica. Si tratta, peraltro, di una innovazione che dovrà necessariamente passare attraverso una modifica legislativa.

Anche perché il reclutamento dei dirigenti scolastici già fa eccezione rispetto alle altre qualifiche dirigenziali della pubblica amministrazione, alle quali si può accedere direttamente dall’esterno e solo una parte dei posti (non più del 50%) può essere riservata ai candidati già dipendenti della stessa amministrazione.