L. Moccafighe, Ombra mai fu

Luca Moccafighe, Ombra mai fu

di Maurizio Tiriticco

E’ il titolo di un bel lungo racconto di Luca Moccafighe, che anni fa ci aveva regalato un lungo saggio “Nella curva dell’essere, dalla vita e dal pensiero di Benjamin Fondane”, ebreo moldavo, esule in Francia, poeta, filosofo e cineasta, autore di opere capitali su Rimbaud e Baudelaire, per i tipi di Stampa Alternativa, Viterbo.

Dall‘“Ombra mai fu” riporto due brani, a mio parere significative chiavi di lettura del nuovo scritto.

“Durante un giorno della vendemmia, qualche anno più tardi, quando i due fratelli erano ormai sulla soglia dell’adolescenza, la madre fece una scoperta spaventosa: né Bernardo né Celeste possedevano l’ombra, era ben evidente quando questi stavano sotto la luce del sole, né per terra né su qualsiasi altra superficie a loro prossima. La donna lo scoprì in maniera casuale durante una pausa in cui tutti si stavano dissetando con acqua fresca e, sebbene fosse molto turbata, non fece parola ad anima viva di quella terribile constatazione. Ma da quel momento non fece altro che portare in sé, nei momenti di veglia, il presagio di un’altra imminente sciagura”.

Ed ancora: “In una domenica estiva accadde l’insolito fatto, quello che fece iniziare la contesa. I due fratelli si trovavano seduti nel cortile di casa, all’ombra, dato il caldo soffocante. Entrambi cercavano di smaltire il cibo eccessivo, ed il vino ancora più eccessivo, consumato durante il pranzo domenicale… I due, seduti uno accanto all’altro sullo scalino basso della porta d’entrata, erano entrambi assopiti, vuoi per la calura, vuoi per il vino, vuoi per il cibo, quando, come trovatosi in un temporale improvviso, Bernardo ebbe un sussulto, un tremito tipico di chi sta dormendo e si risveglia involontariamente, uno spasmo che lo fece guardare per terra, sulla ghiaia rovente. Vide una sola ombra, esattamente a metà fra lui e suo fratello, e gridò: “Celeste! Celeste! Svegliati! Ma è la mia o la tua quell’ombra?”

Insomma, “i due si ritrovarono a discutere di un qualcosa che pareva sciocco e di poco conto, ma che comunque aveva un suo fondamento: l’ombra c’era, ma era una sola, quasi una menomazione inspiegabile; e bisognava stabilire non tanto le cause del di quel fatto peculiare, ma piuttosto a chi fosse da assegnare”.

Quali le cause di questo insolito fenomeno? A chi rivolgersi? Forse al parroco del paese! Ma all’insolita ed apparentemente assurda richiesta che cosa risponde il parroco? “Mi state prendendo in giro? Se siete venuti a perder tempo, ve ne potete anche tornare nella vostra valle; io ho parecchie faccende da sbrigare”. Ma Celeste insiste: “Dato che vi occupate di cose strane, di cose che non si vedono, ma che esistono, potreste dirci se, secondo il vostro parere di ministro di Dio, se quest’ombra appartiene a me o a mio fratello?”. Chiara e convincente la risposta del parroco: “Io mi occupo di cose che non si vedono; invece questa si deve ed io non so come aiutarvi”.

I due fratelli decidono allora di rivolgersi alla scienza e vanno da un medico. Parla Bernardo: ”Noi due non abbiamo un’ombra per uno come tutte le persone; ne abbiamo una in due: questa sta esattamente a metà fra di noi e non siamo in grado di capire di chi sia, se mia o sua”. Il dottore riflette e poi, dopo una lunga e scientificamente fondata disquisizione, così conclude: “Dato il caso che mi avete presentato, non vedo altra soluzione che effettuare un taglio col bisturi sul petto prima e, qualora non risultasse nulla, bisogna passare alla circonferenza del capo per vedere se riusciamo ad individuare l’origine del vostro disturbo”. Ma poi, “se il taglio non dovesse avere successo, un giorno di dirà che Bernardo o Celeste Spauratordi saranno stati martiri della medicina e fautori del progresso”.

Il taglio non convince i due fratelli! Il racconto procede e i due fratelli non cessano di andare incontro a nuove avventure e di constatare che l’ombra è una e sempre una. Ma infine, come nella Storia, quella con la S maiuscola, il fratricidio! Per una partita a carte giocata, ovviamente, in una squallida osteria. “Vennero fuori le accuse di barare. Volarono parole grosse, uscirono i coltelli. Fu Celeste ad avere la peggio, e il fratricida Bernardo, sebbene ferito anch’egli ma vivo, si diede alla fuga correndo verso il bosco per poi far perdere le proprie tracce. Nessuno nel Paese lo vide più né ebbe notizie di quel disgraziato”.