Ispettori tecnici e retorica istituzionale

Ispettori tecnici e retorica istituzionale

di Mario Maviglia

Recentemente il CSPI (Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione) ha espresso il previsto parere sullo schema di decreto ministeriale avente per oggetto “Modalità di esercizio della funzione tecnico-ispettiva”. La bozza ministeriale trasmessa al CSPI intende aggiornare la funzione tecnico-ispettiva adeguandola ai cambiamenti che sono intervenuti rispetto al precedente decreto 1046/2017 riguardante il medesimo oggetto.

Quando si leggono atti ufficiali come quello in questione la prima sensazione che prova chi è addetto ai lavori ed ha fatto questo mestiere per decenni è di profondo sconforto. Sulla carta infatti viene disegnata una figura professionale di grande spessore, e di estrema utilità per innalzare la qualità del nostro sistema scolastico. E infatti nell’Allegato 1 della bozza di decreto si afferma che “La funzione tecnico-ispettiva, esercitata dai dirigenti tecnici, concorre alla realizzazione dei compiti di istruzione e di formazione delle istituzioni scolastiche; orienta le strategie di innovazione e di valutazione del sistema scolastico, anche nella prospettiva internazionale; realizza l’attività ispettiva di supporto dei processi formativi e di assistenza tecnico-didattica a favore delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado; svolge attività di studio, ricerca e consulenza tecnica.” E il documento prosegue sottolineando il coinvolgimento della dirigenza con funzione tecnico-ispettiva nel processo di innovazione che connota la Scuola come “motore del Paese”, una dirigenza che in quanto “espressione di alta professionalità in ambito educativo, pedagogico e didattico [contribuisce ad] accrescere i livelli di apprendimento degli studenti e allinearli a standard internazionali (…) Il corpo ispettivo contribuisce alla Scuola ‘affettuosa’, inclusiva, al servizio della persona, impegnata a prendere in carico le fragilità e a ridurre divari sociali, culturali, economici. Tali processi di cambiamento esigono ruoli tecnici capaci di attivare strategie di coesione, confronto e coordinamento con le istituzioni scolastiche e, più in generale, con le istituzioni pubbliche, i territori e la società civile.”

Se un osservatore straniero dovesse leggere queste pagine si farebbe un’idea quasi idilliaca della funzione tecnico-ispettiva italiana. In fondo abbiamo una tradizione letteraria che ci consente di edulcorare la realtà in modo mirabile. La situazione reale è ovviamente molto diversa da come viene dipinta e infatti il CSPI nel suo parere in modo alquanto prosaico e realistico non manca di sottolineare che “per la realizzazione degli obiettivi richiamati nello schema di decreto, l’attuale organico di centonovanta dirigenti tecnici, previsto dal DPCM 166/2020, sia del tutto insufficiente e considera indispensabile procedere ad un ampliamento dell’organico.” Come non essere d’accordo!

Quando ho iniziato a fare l’ispettore, nel 1991, la pianta organica degli ispettori contava 696 unità; quando sono andato in pensione, nel 2018, gli ispettori in pianta organica erano 190, ma in realtà quelli di ruolo erano meno di 40. C’è da chiedersi come può uno sparuto gruppo di ispettori (per quanto di “alta professionalità”) far fronte a tutti gli ambiti di intervento richiamati dalla bozza di decreto: – Sostegno alla progettazione e supporto ai processi formativi; – Supporto al processo di valutazione e autovalutazione; – Supporto tecnico-didattico-pedagogico; – Supporto tecnico-scientifico per le tematiche ed i processi definiti dall’Amministrazione; – Accertamenti ispettivi. In Francia gli ispettori (che sono circa 2000, leggasi duemila) si occupano quasi esclusivamente di valutazione del personale docente, e in altri Paesi europei si occupano esclusivamente di valutazione delle scuole con una dotazione organica comunque superiore a quella del nostro Paese. Ecco perché questo decreto, una volta ufficializzato, sarà destinato a rimarcare ancora una volta la distanza tra un dichiarato roboante e altisonante e un agito dispersivo e tutto sommato inconcludente.

Tutto ciò appare comunque coerente con un disegno politico-istituzionale complessivo imperante nel nostro Paese e caratterizzato da una forte resistenza a promuovere e mettere in atto serie politiche di valutazione e controllo, soprattutto nell’ambito del settore pubblico. In tale contesto, gli ispettori rappresentano, loro malgrado, la foglia di fico che cela l’incapacità/non volontà della classe dirigente di istituire un vero servizio ispettivo, autorevole, autonomo e imparziale. La bozza di decreto ci offre una visione della funzione ispettiva basata sulla finzione. La realtà è costituita da quei 190 dirigenti tecnici in pianta organica che se dovessero lavorare alacremente non riuscirebbero a coprire in modo serio nemmeno uno dei cinque ambiti individuati dalla bozza di decreto. Il resto è vuota retorica.