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Graduatorie d’istituto docenti, scelta delle sedi entro il 4 aprile

da La Tecnica della Scuola

Graduatorie d’istituto docenti, scelta delle sedi entro il 4 aprile

L.L.

Con nota prot. n. 7062 del 14 marzo 2016 il Miur ha comunicato l’apertura delle funzioni Polis per la trasmissione del modello B; il modello B1 per i Licei musicali e coreutici è cartaceo.

Le funzioni sono già aperte e saranno disponibili fino alle ore 14 del 4 aprile.

Sono esprimibili le sedi per il conferimento delle supplenze riferite all’a.s. 2015/2016.

Gli aspiranti non precedentemente iscritti nelle graduatorie di istituto potranno scegliere le istituzioni scolastiche della provincia in cui è ubicata la Scuola alla quale hanno inoltrato il modello di domanda A3.

È possibile anche richiedere la sostituzione di una o più sedi da parte di docenti già iscritti nelle graduatorie di qualsiasi fascia per insegnamenti diversi da quelli per i quali si chiede l’inserimento in II fascia aggiuntiva, ai soli fini dell’inserimento nella II fascia aggiuntiva per la finestra temporale del 1° febbraio 2016. In particolare, le sedi già espresse ad inizio triennio possono essere cambiate, esclusivamente, con sedi nelle quali sono presenti gli insegnamenti per i quali si chiede l’inserimento nella finestra temporale del l febbraio 2016.

La scuola capofila precedentemente scelta può essere sostituita tra le preferenze, ma rimarrà comunque, per tutta la durata del triennio, referente della trattazione della posizione dell’aspirante.

Non sono tenuti a presentare istanza di scelta delle sedi i docenti che intendano confermare tutte le istituzioni scolastiche espresse negli anni scolastici precedenti.

Per i Licei musicali e coreutici il modello B1 dovrà essere invece trasmesso, entro il medesimo termine, in modalità cartacea (tramite raccomandata A/R o consegna a mano con rilascio di ricevuta) o in formato digitale (via PEC), ad uno dei Licei musicali e/o coreutici indicati nel modello B, il quale inoltrerà copia della domanda agli altri Licei musicali e/o coreutici.

Viaggi di istruzione, arrivano i chiarimenti sulle responsabilità dei docenti

da La Tecnica della Scuola

Viaggi di istruzione, arrivano i chiarimenti sulle responsabilità dei docenti

L.L.

Dopo una nota che ha fatto molto discutere e alla quale è allegato il Vademecum elaborato dalla Polizia stradale, il Miur risponde con alcune faq alle richieste di chiarimento.

In particolare, il Ministero, nel ribadire la validità della precedente Circolare n. 291 del 14 ottobre 1992, precisa che non è attribuita nessuna nuova responsabilità ai docenti accompagnatori in merito all’organizzazione dei viaggi di istruzione e che i controlli di cui parla il documento della Polizia stradale sono già normalmente effettuati dalla scuola.

Di seguito le faq del Miur:

La nota prot. n. 674 del 3 febbraio 2016 attribuisce nuove responsabilità ai docenti accompagnatori in merito all’organizzazione dei viaggi di istruzione?
No, la nota non attribuisce nuove responsabilità ai docenti e dirigenti scolastici. In particolare, per quanto attiene agli accertamenti circa lo stato dei mezzi di trasporto, si tratta di documenti e verifiche che la scuola è tenuta a richiedere alla società di trasporti che viene di volta in volta individuata.

I docenti hanno la responsabilità sulla condotta del conducente?
Il Vademecum realizzato dalla Polizia Stradale, che il MIUR ha trasmesso alle scuole con la nota prot. n. 674/2016, ribadisce le responsabilità in capo al conducente che deve mantenere, per tutta la durata del viaggio, un comportamento che non esponga a rischi le persone trasportate. In questo caso, la responsabilità della condotta è solo del conducente medesimo e la verifica dell’idoneità alla guida dello stesso ricade sulla società dei trasporti per la quale presta servizio. Non è compito quindi del personale docente o del dirigente scolastico l’accertamento di detta idoneità. Il Vademecum elaborato dalla Polizia stradale effettua un puntuale riepilogo degli obblighi previsti dalle norme di condotta, e invita gli insegnanti a segnalare alla Polizia medesima, in una dimensione di esercizio di senso civico, eventuali comportamenti considerati a rischio dei quali dovessero avere testimonianza diretta (come ad esempio parlare al cellulare, ascoltare musica con auricolari, bere alcolici o mangiare alla guida, ecc.).

La nota prot. n. 674 del 3 febbraio 2016 annulla o sostituisce la precedente circolare prot. n. 291 del 14.10.1992?
La nota prot. n. 674 del 3 febbraio 2016 non sostituisce ed annulla la validità della precedente circolare prot. n. 291 del 14.10.1992. La circolare del ’92 infatti riguarda diversi aspetti dell’organizzazione delle visite di istruzione: le finalità didattiche, la differenziazione dei diversi tipi di viaggi di istruzione, il richiamo alle modalità di partecipazione dei docenti accompagnatori, etc, ed infine la scelta del mezzo di trasporto e dell’agenzia di viaggio. Si tratta di una circolare onnicomprensiva che affronta l’organizzazione della visita di istruzione sia sotto il profilo didattico che tecnico.

Prima di intraprendere un viaggio o una visita di istruzione e sempre obbligatorio darne comunicazione o richiedere l’intervento della Polizia stradale?
No non è obbligatorio né comunicare la partenza o richiedere l’intervento preventivo. Chi finora si rivolgeva alla Polizia Locale può continuare a farlo. La nota informa che c’è la possibilità di rivolgersi anche alla Sezione di Polizia Stradale più vicina alla scuola e richiedere l’intervento della stessa per un controllo del mezzo di trasporto e la verifica dell’idoneità del veicolo e del conducente la mattina, prima della partenza, in caso sorgano dubbi sulla regolarità degli stessi.

La richiesta del controllo del mezzo di trasporto e la verifica dell’idoneità del veicolo e del conducente da parte della Polizia stradale va fatta solo per viaggi di istruzione superiori ad un giorno?
No la richiesta di intervento della Polizia stradale può essere fatta anche qualora il viaggio di istruzione sia di una sola giornata.

Come posso richiedere l’intervento della Polizia stradale?
In caso di necessità l’intervento andrà richiesto telefonicamente utilizzando il numero di emergenza (112 – 113). La compilazione e l’invio del modulo 2, allegato alla nota, alla sezione della Polizia Stradale della provincia dove ha sede la scuola, non va utilizzato per richiedere l’intervento della Polizia Stradale, ma per segnalare il viaggio e agevolare la programmazione dei controlli lungo l’itinerario, che saranno effettuati a campione.

Viaggi di istruzione e FAQ

Viaggi di istruzione e FAQ

di Cinzia Olivieri

 

Alle contestazioni seguite alla Nota Miur del 03.02.2016, Prot. N. 674 (Viaggi di istruzione e visite guidate) il Miur risponde utilizzando nuovamente lo strumento delle FAQ.

Prescindendo dal valore normativo di tali indicazioni, richiamate comunque dalla Nota prot.n. 2059 del 14 marzo 2016 , qualche dubbio resta.

 

In primo luogo è precisato che la nota del 2016 non attribuisce nuove responsabilità ai docenti ed ai dirigenti scolastici giacché “In particolare, per quanto attiene agli accertamenti circa lo stato dei mezzi di trasporto, si tratta di documenti e verifiche che la scuola é tenuta a richiedere alla società di trasporti che viene di volta in volta individuata”.

È evidente che se il dirigente (la “scuola”) “è tenuto” a chiedere tali documenti si configura un preciso obbligo a suo carico.

La CM 291/1992 aveva già indicato analiticamente le attestazioni da richiedere, ora aggiornate ed integrate. Tuttavia è chiaro che non tutti i documenti possono essere agevolmente ed esaustivamente nella disponibilità al momento dell’individuazione della ditta da parte del dirigente. Comunque una “verifica empirica” richiede un esame contestuale.

 

I docenti accompagnatori certamente non hanno la responsabilità sulla condotta del conducente, che è dello stesso ed indirettamente della società dei trasporti per la quale presta servizio. Ma se si afferma che “Non è compito quindi del personale docente o del dirigente scolastico l’accertamento di detta idoneità” in quanto il Vademecum allegato alla Nota 03.02.2016 invita solo “gli insegnanti a segnalare alla Polizia medesima …eventuali comportamenti considerati a rischio dei quali dovessero avere testimonianza diretta (come ad esempio parlare al cellulare, ascoltare musica con auricolari, bere alcolici o mangiare alla guida, ecc.)” tuttavia esso si esprime ancora in termini di obbligo affermando che “Nel corso del viaggio gli accompagnatori dovranno prestare attenzione al fatto che il conducente di un autobus non può assumere sostanze stupefacenti, psicotrope (psicofarmaci) né bevande alcoliche, neppure in modica quantità”. Per l’effetto se i docenti non sono responsabili della condotta del conducente lo diventano della vigilanza sullo stesso.

 

La Faq n. 3 precisa che “La nota prot. n. 674 del 3 febbraio 2016 non sostituisce ed annulla la validità della precedente circolare prot. n. 291 del 14.10.1992. La circolare del ’92 infatti riguarda diversi aspetti dell’organizzazione delle visite di istruzione: le finalità didattiche, la differenziazione dei diversi tipi di viaggi di istruzione, il richiamo alle modalità di partecipazione dei docenti accompagnatori, etc, ed infine la scelta del mezzo di trasporto e dell’agenzia di viaggio. Si tratta di una circolare onnicomprensiva che affronta l’organizzazione della visita di istruzione sia sotto il profilo didattico che tecnico.”

La CM 291/92 aveva indubbiamente un contenuto più ampio disciplinando: finalità (art. 2); tipologia dei viaggi (art. 3); Destinatari (art. 4); Destinazioni (art. 5); Organi competenti (art. 6); Durata dei viaggi e periodi di effettuazione (art. 7);  Docenti accompagnatori (art. 8); Scelta del mezzo di trasporto, dell’agenzia, della ditta di trasporti (art. 9); Assicurazione contro gli infortuni (art. 10); Altri aspetti finanziari (art. 11); Cenni riepilogativi sulla documentazione (art. 12), ma proprio per questo, come sopra menzionato, contemplava già analoghi aspetti di sicurezza che ora si integrano e perciò modificano.

Ad ogni buon conto, per la verità, la CM 291/92 era già stata superata dalla nota 11 aprile 2012 n. 2209 che aveva esplicitato: “(…)  nel richiamare le istituzioni scolastiche alla priorità di garantire la tutela dell’incolumità dei partecipanti, …. A decorrere dal 1° settembre 2000, il “Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche”, emanato con il D.P.R. 275/1999, ha configurato la completa autonomia delle scuole anche in tale settore; pertanto, la previgente normativa in materia …. costituisce opportuno riferimento per orientamenti e suggerimenti operativi, ma non riveste più carattere prescrittivo.

 

Infine è chiaro che se la richiesta di intervento della polizia stradale non è obbligatoria, certo essa è giustamente sollecitata e dunque la mancanza implica una assunzione di responsabilità nella scelta

M. D’Ignazio, Pacunaimba

Michele D'Ignazio_Pacunaimba_RizzoliTitolo: Pacunaimba – L’avventuroso viaggio di Santo Emanuele
Autore: Michele D’Ignazio
Illustrazioni: Silvia Mauri
Editore: Rizzoli
Pagine: 230
Anno di pubblicazione: 2016

Santo Emanuele è il giovane aiutante del sindaco di Lancastre, un tipo eccentrico e truffaldino. Le elezioni sono imminenti, il paese è in subbuglio e, per essere rieletto, il primo cittadino ha bisogno del prezioso voto di un lontano parente di Santo Emanuele, disperso da anni nel grande Brasile. Con la testa che torna sempre alla dolcissima collega Mara, l’ingenuo e sprovveduto impiegato si imbarca in un avventuroso viaggio all’insegna della meraviglia e il Brasile, tra gli imponenti alberi del mato e le baracche di fango e di lamiera delle favelas, si rivela uno specchio magico che riflette un’immagine nuova di Santo Emanuele, molto diversa da quella che ha sempre visto.

Dall’autore di Storia di una matita un romanzo magico e visionario che intreccia poesia e comicità e ci regala il racconto di un viaggio straordinario da un sud Italia sospeso tra cielo e mare a un Brasile selvaggio e seducente.

Nota 15 marzo 2016, Prot. n. 2060

Ministero dell’Istruzione, dell’ Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione

 

Agli Uffici Scolastici Regionali

LORO SEDI

 

all’Intendenza Scolastica per la Lingua Italiana di

BOLZANO

 

all’Intendenza Scolastica per la Lingua Tedesca di

BOLZANO

 

all’Intendenza Scolastica per la Lingua Ladina di

BOLZANO

 

alla Provincia di Trento Servizio Istruzione

TRENTO

 

alla Sovrintendenza Agli Studi per la Regione Autonoma della Valle D’Aosta

AOSTA

 

Nota 15 marzo 2016, Prot. n. 2060

OGGETTO: Giornata del dono e Concorso “Donare, molto più di un semplice dare”

15 marzo Organico ATA nelle 7e Commissioni

Le 7e Commissioni del Senato e della Camera, l’8, il 9 ed il 15 marzo, esaminano lo schema di decreto ministeriale recante regolamento concernente la revisione dei criteri e dei parametri per la definizione delle dotazioni organiche del personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola, a decorrere dall’anno scolastico 2015-2016.

(7a Camera, 15.3.16) Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, avverte che, poiché non vi sono obiezioni, accoglie la richiesta di attivazione dell’impianto audiovisivo a circuito chiuso. Comunica altresì che è stata depositata una proposta di parere da parte del gruppo SI-SEL.

Simona Flavia MALPEZZI (PD), relatrice, illustra una proposta di parere favorevole con 3 condizioni e una osservazione.

Gianluca VACCA (M5S) apprezza il lavoro svolto dalla relatrice, che ha inserito nella proposta di parere considerazioni ascrivibili al suo gruppo. Non può però che annunciare il voto contrario del MoVimento 5 Stelle, in quanto contesta la ratio dell’atto, che risiede nell’esclusiva volontà di effettuare dei tagli prima ancora di realizzare un monitoraggio della situazione esistente. Sottolinea, quindi, la cronica insufficienza di personale ATA negli istituti scolastici.

Annalisa PANNARALE (SI-SEL) ricordato che il suo gruppo ha presentato una proposta di parere alternativo, lo illustra (vedi allegato 1). Evidenziata con rammarico l’assenza di un rappresentante del Governo, ringrazia tuttavia la relatrice per lo sforzo compiuto, in particolare con la previsione – espressa nella seconda condizione della proposta di parere – di uno sblocco del turn over del personale cessato dal servizio. Il predetto personale ha assunto, negli ultimi anni, compiti determinanti nel sistema scolastico ed educativo. Il processo di digitalizzazione peraltro ha poco a che fare con le funzioni svolte dai collaboratori scolastici, e una riduzione del personale ATA si potrebbe realizzare solo dopo un monitoraggio delle effettive esigenze di servizio e un aggiornamento del personale. Rileva, infine, che si dovrebbe invece dar corso a un piano assunzionale, essendo disponibili circa 10.000 posti in questo comparto.

Mara CAROCCI (PD) chiede alla relatrice di specificare – nella prima condizione – che dovrà essere monitorata anche la funzionalità delle nuove tecnologie digitali introdotta a supporto dell’attività delle segreterie scolastiche, affinché si verifichi che queste siano un effettivo ausilio e non un intralcio per gli addetti alle stesse.

Simona Flavia MALPEZZI (PD), relatrice, concorda con la collega Carocci, pur evidenziando che l’introduzione di nuove tecnologie digitali è necessaria per evitare alcune disfunzioni nei processi lavorativi, che hanno anche portato a ritardi nel pagamento degli stipendi di taluni docenti supplenti. Rileva poi che la razionalizzazione delle risorse umane non è rivolta ai collaboratori scolastici, bensì agli addetti alle segreterie e al personale tecnico. Ricorda altresì che la Ministra Madia, rispondendo recentemente al question time alla Camera, ha assicurato che, dopo il monitoraggio, si tornerà ad assumere personale ATA, in considerazione delle effettive esigenze a livello regionale.

Maria MARZANA (M5S) contesta i tagli che si vogliono attuare ancor prima dell’introduzione della digitalizzazione. Ricorda poi che vi sono circa 900 persone che svolgono – anche da 25 anni – mansioni di segreteria nelle istituzioni scolastiche e che sono state assunte con contratti di collaborazione coordinata e continuativa: chiede quindi che questi lavoratori siano assunti dal MIUR a tempo indeterminato. Chiede alla relatrice di inserire nel parere un’ulteriore condizione che faccia riferimento a questo aspetto.

Simona Flavia MALPEZZI (PD), relatrice, non ritiene di poter accedere alla richiesta della collega Marzana, ricordando che i lavoratori da lei richiamati erano stati destinati a prestare la loro opera – anche presso le segreterie delle scuole – attraverso l’intermediazione delle province. Presenta quindi una riformulazione della sua proposta di parere che recepisce l’osservazione della collega Carocci.

La Commissione approva.

Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, avverte che si intende pertanto preclusa la votazione sulla proposta di parere alternativo presentata dai deputati del gruppo SI-SEL.


 

PARERE APPROVATO

  La VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione),
visto lo schema di decreto ministeriale recante regolamento concernente la revisione dei criteri e dei parametri per la definizione delle dotazioni organiche del personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola, a decorrere dall’anno scolastico 2015/2016 (atto n. 276);
udito il dibattito delle sedute dell’8, 9 e 15 marzo 2016, ai cui contenuti si rinvia per intero;
sentiti, altresì, i chiarimenti del Governo nella seduta del 9 marzo 2016;
ritenuto che la definizione della pianta organica del personale Amministrativo, Tecnico e Ausiliario della scuola sia un passaggio decisivo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche, soprattutto nell’ottica dell’organico dell’autonomia istituito con legge n. 107 del 2015;
condiviso l’obiettivo di modernizzare gradualmente le segreterie, attraverso un investimento nelle tecnologie digitali, per cui si è già peraltro avuto uno stanziamento di 10 milioni di euro, nella legge di stabilità 2015;
ribadita la necessità di un monitoraggio che consenta di verificare l’attuale stato delle segreterie scolastiche;
valutato che permangono profili critici in ordine alle sostituzioni, dal momento che il personale ATA non può essere sostituito per assenze di qualunque durata, fatta eccezione per le scuole con organico inferiore a quattro unità, e che per i collaboratori scolastici le sostituzioni non sono consentite per assenze fino a dieci giorni;
visti la restante normativa di riferimento e i criteri di calcolo esposti nella documentazione trasmessa dal Governo,

esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti condizioni:
1) sia garantito il monitoraggio sulla progressiva introduzione e sul materiale funzionamento delle tecnologie digitali e, in particolare, sulla loro effettiva efficacia nelle segreterie scolastiche, in modo tale da consegnarne gli esiti entro l’inizio del nuovo anno scolastico;
2) sia riavviato il turn over sul cessato servizio per la parte di organico che non viene eliminata e siano assicurate le sostituzioni sui posti resi vacanti per l’assunzione di funzioni di direttore dei servizi generali amministrativi (DSGA);
3) siano assicurate le sostituzioni dei collaboratori scolastici, posto che si tratta di un ambito non interessato dal processo di digitalizzazione, per assenze anche inferiori a dieci giorni, soprattutto nelle scuole cosiddette pluri-plessi o distanti fra loro;

e con la seguente osservazione:
si verifichino le discrepanze numeriche tra la stima minima della consistenza organica degli assistenti amministrativi complessiva, derivante dai nuovi criteri e parametri – che risulta pari a circa 52 mila e 600 unità –, e quella prevista nello schema di decreto interministeriale diramato con nota 20965 del 15 luglio 2015 (che la fissa a circa 46 mila e 800 unità).


 

(7a Camera, 9.3.16) Giancarlo GIORDANO (SI-SEL) chiede che non si proceda nella giornata odierna all’espressione del parere.

Luigi GALLO (M5S) concorda con la richiesta del collega Giordano.

Simona Flavia MALPEZZI (PD), relatrice, concorda sulla necessità di procedere ad ulteriori approfondimenti.

La sottosegretaria Angela D’ONGHIA, con riferimento ad alcune osservazioni svolte nella seduta di ieri conferma, intanto, che il rispetto del contingente dei posti assegnati è un presupposto valido in termini generali. Assicura poi che il Ministero sarà particolarmente attento nel monitoraggio del processo di digitalizzazione negli istituti scolastici. Comunica inoltre che, a breve, sarà riattivato il turn over del personale e che si sta valutando se ci siano margini che consentano al Ministero la copertura per le sostituzioni di personale amministrativo chiamato nella funzione di direttore dei servizi generali e amministrativi. Con riferimento, poi, alle supplenze assicura l’attenzione del Governo su questa problematica. Assicura infine che fornirà una risposta sui dati oggi richiesti ad integrazione di quanto già trasmesso alla Commissione.

Simona Flavia MALPEZZI (PD), relatrice, chiede che si approfondisca anche la questione concernente il personale cessato dal servizio al termine dell’anno, al fine del necessario turn over.

Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, domanda al Governo se possa dare assicurazioni che il provvedimento non sarà adottato prima che la Commissione si sia espressa, sia pure con qualche giorno di ritardo.

La sottosegretaria Angela D’ONGHIA, lo assicura.

Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell’esame ad altra seduta.

(7a Camera, 8.3.16) Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, avverte che, poiché non vi sono obiezioni, accoglie la richiesta di attivazione dell’impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Simona Flavia MALPEZZI (PD), relatrice, espone che lo schema di decreto viene adottato sulla base della legge di stabilità 2015. Questa è intervenuta in materia di personale ATA e ha previsto la revisione dei criteri e dei parametri per la definizione delle dotazioni organiche di tale personale, al fine di conseguire, dall’anno scolastico 2015-2016, risparmi di spesa. In particolare, l’obiettivo da conseguire, a decorrere dall’anno scolastico 2015-2016, consiste in una riduzione del numero di posti pari a 2.020 unità, collegata al processo di digitalizzazione dei procedimenti amministrativi affidati alle segreterie scolastiche, e in una riduzione di spesa pari a 50,7 milioni di euro. Aggiunge che la revisione di questi criteri e parametri per stabilire quante persone sono in organico è regolata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 119 del 2009, ai sensi del quale, in particolare, la consistenza numerica complessiva delle dotazioni organiche del personale ATA è definita a livello nazionale, in base ai criteri previsti nello stesso regolamento e secondo i parametri di calcolo previsti dalle tabelle ad esso allegate. Rileva poi che la consistenza numerica complessiva è ripartita in dotazioni organiche regionali, sentita la Conferenza unificata, con riguardo alle specificità degli ambiti territoriali interessati, avendo cura degli altri elementi indicati quali, ad esempio, i fenomeni migratori, le distanze e i collegamenti fra le scuole situate nei comuni montani e nelle piccole isole. Aggiunge che il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale ripartisce la dotazione organica regionale in dotazioni organiche provinciali e determina le dotazioni organiche di istituto, assicurando, comunque, il rispetto della dotazione organica regionale, anche – se necessario – mediante deroga ai medesimi criteri e parametri.
Precisa che lo schema in esame sostituisce alcune delle tabelle del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 119 del 2009, ossia quelle relative alle istituzioni scolastiche del primo e del secondo ciclo. Non sono, invece, variate le tabelle relative ai convitti nazionali e agli educandati femminili. Nell’articolato, una novità è costituita dalla previsione che la consistenza numerica complessiva del personale ATA è determinata, secondo i parametri di calcolo contenuti nelle (nuove) tabelle, annualmente per l’anno scolastico 2015-2016 e ogni tre anni, con eventuale revisione annuale, a decorrere dall’anno scolastico 2016-2017. Osserva che si tratta di una novità che sembrerebbe scaturire dall’articolo 1, comma 14, della legge n. 107 del 2015 cosiddetta «Buona scuola» che prevede l’indicazione del fabbisogno relativo ai posti del personale ATA nel Piano dell’offerta formativa, divenuto ora triennale.
Segnala quindi che le tabelle, che stabiliscono il contingente organico del personale ATA da assegnare in ragione del numero di alunni, devono essere analizzate alla luce delle note di cui sono corredate, che recano ulteriori disposizioni utili per la definizione delle dotazioni organiche, di cui (solo) alcune applicabili «nel rispetto del contingente dei posti assegnati». Al riguardo, chiede al Governo un chiarimento, dal momento che il rispetto del contingente dei posti assegnati sembrerebbe un presupposto valido in termini generali.
Aggiunge che la relazione illustrativa sottolinea che, ai fini della riduzione richiesta dalla legge di stabilità 2015, si è ritenuto di intervenire sul profilo professionale di assistente amministrativo, e non di assistente tecnico, in ragione della progressiva automatizzazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi affidati alle segreterie scolastiche. Per la stessa ragione, si è ritenuto di prevedere le riduzioni per le scuole più grandi (in particolare, si tratta delle scuole con più di 600 alunni), le quali, pur avendo un maggior numero di alunni, sono in grado di assicurare, comunque, la presenza di un più ampio numero di unità di personale, anche in caso di assenza di alcune di esse. Inoltre, evidenzia che, al fine di mitigare gli effetti conseguenti alle riduzioni dei posti, si è adottata una modalità di calcolo che ha tenuto conto, oltre che del numero degli alunni e delle sedi, anche del numero di alunni diversamente abili.
Analizzando – sulla base dei dati forniti dalla relazione tecnica – gli effetti della revisione dei criteri e parametri, evince che, per ciò che riguarda le istituzioni scolastiche del primo ciclo, essa comporta una riduzione di 576 assistenti amministrativi (che interessa le scuole con più di 1.300 alunni) e di 1.468 collaboratori scolastici (che interessa le scuole con più di 1.100 alunni). Quanto alle scuole secondarie di II grado, la revisione comporta una riduzione di 589 assistenti amministrativi (che interessa le scuole con più di 600 alunni), di cui 314 nei soli istituti tecnici, istituti professionali e licei artistici, e di 430 collaboratori scolastici (che interessa le scuole con più di 600 alunni), di cui 175 nei soli istituti tecnici, istituti professionali e licei artistici. Complessivamente, la riduzione riguarderebbe, dunque, 3.063 unità. Tale riduzione è, tuttavia, in parte compensata – sempre in base alla relazione tecnica – dall’incremento, cui accennava prima, disposto in relazione al numero degli studenti diversamente abili, pari a 1.043 unità di collaboratore scolastico. Complessivamente, dunque, si ha una riduzione di 2.020 unità, di cui 1.165 assistenti amministrativi e 855 collaboratori scolastici, corrispondente all’obiettivo indicato dalla legge di stabilità 2015.
Desidera – in conclusione – ribadire che il taglio di risorse umane è concepito in parallelo con la progressiva introduzione dell’uso della tecnologia digitale, che assicura risparmi di tempo e maggiore uniformità di prestazioni e controllo sulle operazioni amministrative. Tanto ciò è vero che sono stanziati di 10 milioni di euro per la digitalizzazione delle segreterie.
Ritiene che sarebbe quindi utile chiedere al Governo un impegno a monitorare l’effettiva progressione della digitalizzazione (che – tra l’altro – era stata disposta già dal decreto cosiddetto Profumo).
Osserva inoltre che – sebbene ridotto come da legge – il personale ATA è pur sempre necessario nelle realtà in cui è presente e, pertanto, resta aperto il tema delle assenze e delle sostituzioni. Rileva che, ad oggi, il personale amministrativo e tecnico non può essere sostituito per assenze di qualunque durata (con esclusione delle scuole con organico inferiore a 4 unità) e che, per i collaboratori, le sostituzioni non sono consentite per assenze fino a 10 giorni.
Ritiene dunque che occorra chiedere al Governo di assumere impegni affinché il personale amministrativo possa essere sostituito in caso di lunghe assenze e che – per la parte di organico che non viene eliminata – sia riattivato il turn over sul cessato servizio e vengano effettuate le sostituzioni nei casi di personale amministrativo chiamato nella funzione di direttore dei servizi generali e amministrativi. Sarebbe anche necessario che venissero effettuate le sostituzioni dei collaboratori anche per assenze inferiori ai 10 giorni per le scuole «pluri-plessi» o distanti tra loro, come il tipico caso delle scuole di montagna. Si riserva di presentare una proposta di parere al termine della discussione.

Dopo interventi sull’ordine dei lavori di Maria MARZANA (M5S) e Giancarlo GIORDANO (SI-SEL), Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, chiede se il Governo sia in grado di rispondere alle sollecitazioni della relatrice.

Il sottosegretario Gabriele TOCCAFONDI chiede che a tal fine l’esame sia rinviato.

Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, rinvia il seguito dell’esame ad altra seduta.

(7a Senato, 9.3.16) Riferisce la relatrice Elena FERRARA (PD), la quale fa presente che il provvedimento in esame modifica i criteri per l’assegnazione del contingente di personale ATA, a decorrere dall’anno scolastico 2015-2016 in corso, per conseguire risparmi di spesa. La legge di stabilità 2015 ha infatti stabilito una riduzione del numero dei posti ATA pari a 2.020 unità, per un risparmio di 50,7 milioni di euro a decorrere dal 2015-2016, tenuto conto del generale processo di digitalizzazione e di incremento dell’efficienza dei processi lavorativi. Fa presente comunque che la consistenza numerica complessiva delle dotazioni organiche del personale ATA è determinata annualmente per il 2015-2016 e con cadenza triennale, salvo eventuale revisione annuale, a decorrere dall’anno scolastico 2016-2017.
Passando ad illustrare il contenuto del decreto, rende noto che esso realizza una maggiore riduzione di posti per il profilo professionale di assistente amministrativo e non di assistenti tecnici, in ragione della progressiva automatizzazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi affidati alle segreterie scolastiche, tanto più che la stessa legge di stabilità 2015 ha stanziato, per il 2015, 10 milioni di euro per la digitalizzazione dell’attività delle segreterie delle scuole. Rileva inoltre che l’Amministrazione ha scelto di intervenire negli istituti di grandi dimensioni specialmente in merito al primo ciclo atteso che, pur avendo un numero maggiore di alunni, essi sono in grado di assicurare la presenza di un più ampio numero di unità di personale anche in caso di assenza, cosa difficile per le scuole piccole, in cui potrebbe venir meno la continuità amministrativa. Segnala comunque la possibilità di deroghe per le scuole di montagna o per quelle con più plessi o sedi.
La legge di stabilità 2015 – prosegue la relatrice – ha anche previsto che detta riduzione di posti avvenisse nel rispetto degli obiettivi di cui all’articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008. Tra questi, è menzionato l’incremento del rapporto alunni/docenti ma tenendo conto delle necessità degli alunni diversamente abili. Facendo proprio tale principio, l’Amministrazione ha deciso, per il profilo professionale di collaboratore scolastico, di mitigare gli effetti delle riduzioni: dunque, oltre al criterio del numero di alunni e delle sedi, si è tenuto conto anche del numero di alunni diversamente abili.
Esaminando le Tabelle allegate allo schema di decreto, la relatrice sottolinea che per il profilo di assistente amministrativo, nelle scuole del primo ciclo (Tabella 1), fino a 1.300 alunni non si opera alcuna riduzione di personale. Sopra i 1300 alunni e fino a 1.900 si opera una riduzione di una unità che, moltiplicata per il numero di scuole rientranti in queste soglie numeriche, porta ad un totale di 576 assistenti amministrativi in meno. Per il secondo ciclo (Tabella 2), la relazione tecnica separa gli istituti tecnici, professionali e i licei artistici dagli altri licei, illustrando due prospetti. Ad ogni modo, ella riferisce che tanto per i licei, quanto per tecnici, professionali e licei artistici, la riduzione opera per le scuole che hanno lo stesso range numerico di alunni (tra 600 e 700, tra 1.000 e 1.100, tra 1.200 e 1.300 e tra 1.800 e 1.900). Il totale di assistenti amministrativi in meno è di 589. In questo caso però reputa poco chiara la progressione effettuata, in quanto, a differenza del primo ciclo, non si opera una riduzione per tutte le “grandi” scuole sopra una certa soglia, ma solo per alcune, ad esempio, non vi sono riduzioni per la fascia di alunni 1.700-1.800, o 1.500-1.600.
In merito ai collaboratori scolastici, fa presente che per il primo ciclo (Tabella 1) il decremento di una unità interviene solo per le scuole sopra i 1.100 alunni e fino a 1.900, per un totale di 1.468 posti in meno. Per il secondo ciclo (Tabella 2, sempre distinguendo, da un lato, i licei e, dall’altro, i tecnici, professionali e licei artistici), la riduzione di un posto si ha per scuole sopra i 1.100 e fino a 2.000 alunni, mentre per le scuole sopra i 2.000 e fino a 2.200 alunni vengono eliminati due posti di collaboratore. Il totale delle riduzioni è di 430 per il secondo ciclo. Nel ricordare che il numero di collaboratori scolastici va incrementato in ragione della presenza di alunni diversamente abili (per ogni gruppo da 40 alunni disabili), osserva come occorrerebbero 1043 posti in più. Sottraendo tale numero dalle riduzioni complessive per tutte le scuole del primo e secondo ciclo, si ottiene che l’effettivo contingente di collaboratori scolastici in meno, anziché essere 1898, risulta 855.
Dà indi conto dei pareri espressi dalla Conferenza unificata e dal Consiglio di Stato, evidenziando che la Conferenza unificata si è pronunciata negativamente, per diverse ragioni. Anzitutto sono state lamentate l’assenza di dettagli sull’impatto territoriale delle riduzioni del personale e la penalizzazione per le Regioni che hanno compiuto il dimensionamento. Invocando maggiore gradualità, le Regioni stesse hanno fatto presente che nelle note alle Tabelle, stabilite dalla legislazione vigente, vi è anche il parametro del numero di plessi, che impone un incremento di collaboratori scolastici al crescere del numero di sedi staccate. Potrebbero dunque essere previste, a giudizio della relatrice, ulteriori deroghe, anche nei casi di presenza di minoranze linguistiche. E’ stata peraltro ritenuta insufficiente la soglia di 40 alunni diversamente abili oltre la quale è aumentato il numero di collaboratori scolastici, in quanto in caso di necessità sarebbero gli enti locali a dover fronteggiare le emergenze.
Il Consiglio di Stato, prosegue la relatrice, ha eccepito che il provvedimento interviene ad anno scolastico in corso, benché sia prevista l’immediata entrata in vigore: ha ipotizzato dunque che esso sia una mera “fotografia” della situazione dell’organico di fatto. Ha condiviso altresì le preoccupazioni degli enti locali circa un possibile aggravio per dette Amministrazioni nel caso di bisogno di assistenza per gli alunni diversamente abili. In ultima analisi, ha ravvisato un certo squilibrio nel riparto della riduzione dei profili di assistente amministrativo e collaboratore scolastico tra primo e secondo ciclo, le cui eventuali motivazioni non risultano comprensibili.
Avviandosi alla conclusione, reputa indispensabile assicurare un apparato amministrativo funzionante e adeguatamente formato, specie nei ruoli dirigenziali come quelli dei direttori dei servizi generali e amministrativi (DSGA). Si chiede poi come l’informatizzazione abbia inciso sulla razionalizzazione del personale, tanto più che – ribadisce – sono state stanziate apposite risorse nel 2015. Occorre quindi a suo avviso un effettivo monitoraggio sui cambiamenti indotti dai diversi metodi di lavoro a seguito della digitalizzazione.
Accenna infine al tema delle supplenze, che devono essere garantite sia per il personale amministrativo che per i collaboratori scolastici. Ritiene infatti che la normativa vigente che non prevede sostituzioni per lunghe assenze finisca per mettere in difficoltà la gestione delle scuole, come dimostrano i reiterati appelli al riguardo avanzati anche dai dirigenti scolastici.

Il sottosegretario Angela D’ONGHIA assicura che il Governo tiene in elevata considerazione il tema del personale ATA e che verrà compiuto un monitoraggio sulla digitalizzazione. In proposito preannuncia che potrebbero esserci degli esuberi, tali da compensare il provvedimento in titolo. Rende peraltro noto che potrebbe essere riattivato a breve il turn over.

Nessuno chiedendo di intervenire in discussione generale, il PRESIDENTE dichiara chiusa tale fase procedurale.

La relatrice Elena FERRARA (PD) illustra uno schema di parere favorevole con osservazioni, pubblicato in allegato.

La seduta, sospesa alle ore 15,25, riprende alle ore 15,30.

Su tale proposta di parere prende la parola il senatore TOCCI (PD), il quale rileva criticamente l’assenza nel provvedimento di riferimenti alla “Buona scuola”, quasi come se esso prescindesse dai contenuti della legge n. 107 del 2015. Detta legge ha invece un impatto rilevante sugli organici di servizio, considerate le incombenze amministrative in essa previste, anche per quanto concerne la stessa conoscenza delle innovazioni introdotte. Cita ad esempio le ricadute sulle segreterie scolastiche derivanti dalle attività di rendicontazione del bonus insegnanti.
Dopo aver ricordato che sussiste tuttora una percentuale di sedi vacanti per quanto concerne i dirigenti scolastici, in quanto non è stato ancora bandito il relativo concorso, precisa che nella summenzionata legge n. 107 era previsto il potenziamento dei docenti per progetti, ad esempio, sulla dispersione scolastica o per l’apertura pomeridiana delle scuole. Si interroga pertanto sulle modalità con cui tale obiettivo si concilia con la riduzione del personale ATA, tenuto conto che quest’ultimo concorre al funzionamento delle scuole.
Si dichiara pertanto perplesso circa il metodo seguito per l’elaborazione del provvedimento, che sembra prescindere dalla politica governativa. Né può essere trascurato a suo giudizio il parere contrario espresso dalla Conferenza unificata sui possibili aggravi per gli enti locali. Dopo aver richiamato a sua volta le osservazioni del Consiglio di Stato, giudica valido l’obiettivo della digitalizzazione, anche se esso non determina immediatamente la possibilità di una riduzione del personale, tenuto conto della necessaria formazione richiesta. Domanda pertanto al Governo di esplicitare la correlazione tra la diminuzione degli organici e i risultati della digitalizzazione.
Ravvisa conclusivamente un atteggiamento burocratico che rischia di inficiare i contenuti stessi della legge n. 107.

La senatrice PETRAGLIA (Misto-SEL) ravvisa profonde criticità nel testo e domanda le ragioni della fretta con cui lo si sta esaminando. Riallacciandosi alle considerazioni del senatore Tocci sulla cosiddetta “Buona scuola”, ricorda che la legge n. 107 ha trascurato proprio il personale ATA, mentre sarebbe stato opportuno prevedere le relative assunzioni.
Chiede peraltro maggiori dettagli sulla digitalizzazione delle scuole e sulle modalità attraverso cui essa si sostanzia in una riduzione del contingente degli ATA, tanto più che si registrano ad oggi delle lacune proprio nel personale amministrativo. Dopo aver stigmatizzato le pesanti riforme della scuola attuate dai passati Governi, domanda altresì in che modo il personale soprannumerario delle province che dovrebbe confluire nei ruoli ATA impatta sulle riduzioni previste dal testo in titolo, come peraltro richiesto anche in alcuni atti di sindacato ispettivo presentati presso l’altro ramo del Parlamento.
Si interroga inoltre sul rapporto tra il taglio disposto dal testo in esame e l’incremento delle iscrizioni nelle scuole, sottolineando peraltro come la legge di stabilità 2015 avrebbe dovuto essere attuata da tempo. Ritiene del resto che l’atto abbia di per già sé prodotto effetti devastanti nelle scuole, considerato che si applica nell’anno in corso.
Occorrerebbe inoltre a suo avviso capire quale sarà la sorte dei precari ATA, per cui sollecita alcune audizioni delle organizzazioni sindacali. Dopo essersi soffermata anche sulla necessità di nominare i direttori dei servizi generali e amministrativi, invoca infine un confronto con il Governo sugli aspetti descritti.

La senatrice BLUNDO (M5S) ritiene che il provvedimento ratifichi scelte risalenti nel tempo pur inserendosi in una realtà nuova; si domanda peraltro se il Governo sia in grado di valutare le ricadute di leggi, tra cui la n. 107, che ha elaborato in modo a suo avviso eccessivamente frettoloso, come dimostrano le difficoltà interpretative riscontrate anche dal personale della scuola.
Giudica peraltro assurdo procedere ad una votazione sullo schema di parere nella giornata di oggi, in quanto occorre una riflessione ulteriore anche sugli effetti che i tagli produrrebbero in termini di vigilanza e di maggiore flessibilità nella apertura pomeridiana delle scuole.
Dopo aver sottolineato che, attualmente, i docenti inidonei vengono impiegati nelle segreterie anziché nei laboratori, deplora il taglio del contingente ATA per conseguire risparmi di spesa, sottolineando che dette somme sarebbero potute derivare dalla scelta di internazionalizzare i servizi svolti nelle scuole, tenuto conto che l’attuale esternalizzazione costa invece circa 450 milioni di euro.
Sollecita dunque un monitoraggio concreto sulla realizzazione della digitalizzazione, atteso che risulta che molte scuole non abbiano neanche la copertura della rete e i docenti devono provvedere con mezzi propri. Chiede dunque di rinviare l’esame per comprendere meglio la situazione attuale, al fine di compiere scelte che possano fare bene alla scuola pubblica.

La senatrice PUGLISI (PD) ritiene condivisibili molte considerazioni avanzate che peraltro trovano spazio nello schema di parere illustrato dalla relatrice. In proposito, chiede di inserire nelle premesse un accenno alla importanza strategica del personale non docente, anche in funzione della attuazione della legge n. 107. Ciò con riferimento soprattutto alla apertura pomeridiana delle scuole e agli ulteriori compiti che vengono assegnati alle segreterie scolastiche, tra cui ad esempio la rendicontazione dei progetti europei.
Nega comunque che gli inidonei vengano impiegati nelle segreterie, in quanto essi devono essere occupati nelle biblioteche scolastiche salvo diverse richieste da loro provenienti.
Suggerisce infine di inserire un’osservazione che richiami l’esigenza di assicurare il personale ATA per rendere possibile una maggiore flessibilità nell’apertura delle scuole anche il sabato, qualora lo provvedano i piani triennali dell’offerta formativa.

La relatrice Elena FERRARA (PD) ringrazia tutti i commissari per i suggerimenti avanzati e riformula lo schema di parere, modificando le premesse, inserendo l’osservazione n. 4 e anche una condizione.

Il PRESIDENTE fa presente che il termine per l’espressione del parere scade il 14 marzo. Ferma restando la possibilità di richiedere una proroga del suddetto termine al Presidente del Senato, ritiene che il nuovo schema di parere proposto dalla relatrice risponda a tutte le sollecitazioni descritte e dunque si possa procedere alla votazione nella giornata odierna. Domanda dunque l’orientamento dei Capigruppo su tale ipotesi, fermo restando che se la relatrice ritenesse utile un rinvio, sarebbe disponibile a procedere in tal senso.

La senatrice PUGLISI (PD) reputa che la relatrice abbia accolto tutte le proposte e dunque un rinvio dell’esame sarebbe poco proficuo. Dichiara dunque il voto favorevole del suo Gruppo.

Si associa il senatore CONTE (AP (NCD-UDC)), che ringrazia le relatrice per aver accolto l’indicazione circa il monitoraggio per il prossimo anno scolastico. Ritiene dunque che si possa procedere alla conclusione dell’esame e dichiara il voto favorevole del suo schieramento.

La senatrice PETRAGLIA (Misto-SEL) ribadisce le proprie perplessità sulla conclusione dell’esame nella giornata odierna, giudicandola una forzatura, tanto più che nell’altro ramo del Parlamento la maggioranza ha avanzato la richiesta di proroga.
Nel reputare assai grave il contenuto del provvedimento, che lascia inevase numerose questioni, sollecita il Governo ad esplicitare le scelte che hanno indotto al licenziamento di tale personale ATA, prendendo dunque atto che non c’è la volontà di compiere un approfondimento ulteriore. Dichiara perciò il voto contrario del suo Gruppo.

Dopo che il PRESIDENTE ha accertato la presenza del numero legale ai sensi dell’articolo 30, comma 2, del Regolamento, la Commissione approva lo schema di parere favorevole con osservazioni e una condizione, riformulato dalla relatrice (pubblicato in allegato).


PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La Commissione, esaminato, ai sensi dell’articolo 19, comma 10, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e dell’articolo 1, comma 334, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, lo schema di decreto ministeriale in titolo,

considerato che il provvedimento in esame modifica i criteri per l’assegnazione del contingente di personale ATA, a decorrere dall’anno scolastico 2015-2016, per conseguire risparmi di spesa, atteso che la legge di stabilità 2015 ha stabilito una riduzione del numero dei posti ATA pari a 2.020 unità, per un risparmio di 50,7 milioni di euro a decorrere dal 2015-2016;

tenuto conto che tali disposizioni sono connesse al generale processo di digitalizzazione e incremento dell’efficienza dei processi lavorativi, per cui si è deciso di realizzare una maggiore riduzione di posti per il profilo professionale di assistente amministrativo e non di assistenti tecnici, in ragione della progressiva automatizzazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi affidati alle segreterie scolastiche, tanto più che la stessa legge di stabilità 2015 ha stanziato, per il 2015, 10 milioni di euro per la digitalizzazione dell’attività delle segreterie delle scuole;

rilevato altresì che si è scelto di intervenire negli istituti di grandi dimensioni atteso che, pur avendo un numero maggiore di alunni, sono in grado di assicurare la presenza di un più ampio numero di unità di personale anche in caso di assenza, cosa difficile per le scuole piccole;

considerata l’importanza del personale non docente nel funzionamento delle autonomie scolastiche previsto dalla legge n. 107 del 2015, sia per le funzioni amministrative sia per l’impegno dei collaboratori scolastici in merito ad una maggiore flessibilità di apertura degli edifici scolastici;

considerato che occorre comunque garantire la continuità amministrativa in caso di assenza prolungata del personale ATA;

preso atto che la legge di stabilità 2015 ha anche previsto che detta riduzione di posti avvenisse nel rispetto degli obiettivi di cui all’articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, tenendo conto delle necessità degli alunni diversamente abili;

apprezzato che, facendo proprio tale principio, l’Amministrazione ha deciso, per il profilo professionale di collaboratore scolastico, di mitigare gli effetti delle riduzioni, valutando, oltre al criterio del numero di alunni e delle sedi, anche il numero di alunni diversamente abili;

osservato che, in base alle tabelle allegate, nelle scuole del primo ciclo e secondo ciclo, per il profilo di assistente amministrativo la riduzione complessiva è pari a 1.165 unità, mentre per i collaboratori scolastici la riduzione effettiva è pari a 855 unità;

preso atto che lo schema di decreto stabilisce che la consistenza numerica complessiva delle dotazioni organiche del personale ATA è determinata annualmente per il 2015-2016 e con cadenza triennale, salvo eventuale revisione annuale a decorrere dall’anno scolastico 2016-2017;

manifestata preoccupazione per il parere negativo reso dalla Conferenza unificata, in quanto è stato paventato il rischio che gli enti locali si facciano carico di coprire eventuali emergenze connesse ai bisogni degli alunni diversamente abili;

valutato inoltre il parere del Consiglio di Stato, che ha eccepito che il provvedimento interviene ad anno scolastico in corso, e ha ravvisato un certo squilibrio nel riparto della riduzione dei profili di assistente amministrativo e collaboratore scolastico tra primo e secondo ciclo;

esprime parere favorevole con le seguenti osservazioni:
1. si reputa necessario un chiarimento sulle note riportate in ciascuna tabella, tenuto conto che esse recano ulteriori disposizioni utili per la definizione delle dotazioni organiche, di cui solo alcune applicabili “nel rispetto del contingente dei posti assegnati”;
2. si ritiene indispensabile assicurare le sostituzioni del personale amministrativo in caso di lunghe assenze o quando è chiamato a svolgere la funzione di direttore dei servizi generali e amministrativi (DSGA) e, per la parte di organico che non viene eliminata, riattivare il turn over sul cessato servizio;
3. in considerazione delle risorse stanziate nel 2015 per l’informatizzazione delle segreterie scolastiche, si chiedono al Governo maggiori dettagli sull’impiego di tali fondi nonché un impegno a monitorare l’effettiva progressione della digitalizzazione;
4. si reputa indispensabile che vengano effettuate le sostituzioni dei collaboratori scolastici anche per assenze inferiori ai dieci giorni per le scuole pluri plessi o distanti fra loro e per garantire eventuali necessità di apertura delle scuole in orari più flessibili, compresa la giornata del sabato se prevista nei piani triennali dell’offerta formativa;

e con la seguente condizione:

a. venga svolta una opportuna revisione annuale delle dotazioni organiche del personale ATA per l’anno scolastico 2016-2017 a fronte del monitoraggio di cui all’osservazione n. 3, specificando l’effettiva connessione tra la contrazione del suddetto personale e l’informatizzazione delle strutture amministrative.

Concorso scolastico “Vorrei una legge che…”

Concorso scolastico “Vorrei una legge che…”
Ecco le dieci scuole che parteciperanno alla cerimonia di premiazione al Senato.

Categoria Scuola primaria

Istituto comprensivo “P. Serafini – L. Di Stefano” di Sulmona (AQ)

Direzione Didattica VIII Circolo Don Milani – Plesso Alfonso Gatto di Salerno

Istituto Comprensivo “61 Sauro-Errico-Pascoli” di Napoli

Direzione Didattica Statale “Ciampino II” di Ciampino (RM)

Istituto Comprensivo Sondrio Centro – Scuola Primaria “F. S. Quadrio” di Sondrio

Categoria Scuola secondaria di I grado

Istituto comprensivo via Ormea 6 di Roma

Istituto comprensivo “Gianuario Solari” di Loreto (AN)

Istituto comprensivo “Giovanni Padalino” di Fano (PU)

Istituto comprensivo di Volterra – Scuola Secondaria di I grado “Guido Donegani” di Montecatini Val di Cecina (PI)

Scuola secondaria di primo grado “Don Vincenzo Meo” di San Vito dei Normanni (BR)

Il Miur non risponde per l’infortunio in palestra se l’alunno si fa male «a freddo»

da Il Sole 24 Ore

Il Miur non risponde per l’infortunio in palestra se l’alunno si fa male «a freddo»

di Andrea Alberto Moramarco

Se l’alunno si fa male nell’ora di educazione fisica, durante la partita di pallavolo disputata «a freddo», non può pretendere dall’Amministrazione scolastica il risarcimento del danno subito solo perché l’insegnante non ha fatto svolgere agli alunni gli esercizi di riscaldamento. Non può esserci, infatti, nessun collegamento causale tra il mancato stretching e un infortunio, che può verificarsi in ogni momento indipendentemente dal riscaldamento muscolare. Questo è quanto emerge dalla sentenza 897/2016 della Cassazione.

Il caso
Protagonista della vicenda è una ragazza, all’epoca dei fatti frequentante l’ultimo anno di liceo, la quale nell’ora di educazione fisica, durante lo svolgimento di una partita di pallavolo, era caduta per terra provocandosi una distorsione al ginocchio. L’alunna, in seguito, ha citato in giudizio l’istituto scolastico ed il Miur chiedendo il risarcimento dei danni subiti, in quanto la caduta doveva essere ritenuta riconducibile alla mancata esecuzione degli esercizi di riscaldamento. Il Tribunale condannava in primo grado il Ministero, riconoscendone la responsabilità per l’accaduto, mentre in appello il verdetto veniva rovesciato. Per la Corte d’appello, infatti, mancava il nesso di causalità tra la mancata esecuzione degli esercizi di riscaldamento e la caduta per terra della ragazza. In particolare, i giudici di merito avevano affermato che «appare improprio fare derivare una probabilità significativamente maggiore del verificarsi di dette lesioni dal mancato svolgimento degli esercizi di riscaldamento, posto di una caduta durante il gioco può verificarsi in ogni momento e per una serie di ragioni e ciò anche ad una giocatrice che sia perfettamente riscaldata».

Non c’è collegamento tra la caduta ed il riscaldamento
Non arrendendosi, la ragazza si rivolge in Cassazione dove chiede ai giudici di legittimità di riconsiderare il ragionamento della Corte d’appello sulla prova e sul nesso causale. Per l’alunna, infatti, la dimostrazione della colpa dell’insegnante – e quindi del Miur – risulterebbe dalle testimonianze dei compagni di classe, secondo cui «per prassi, l’insegnante di educazione fisica non faceva eseguire il riscaldamento prima della partita di pallavolo, né forniva alle allieve adeguate istruzioni sulle precauzioni da adottare nell’affrontare una partita “a freddo”».
La Cassazione, tuttavia, conferma la decisione dei giudici di merito e non prende in considerazione gli argomenti della ricorrente in quanto volti ad una rilettura dell’apprezzamento in fatto della vicenda, esclusa nel giudizio di legittimità. In sostanza, per la Corte, i giudici di merito non sono incorsi in nessuna violazione ed hanno fornito una motivazione logica e priva di vizi, avendo negato – sulla base della relazione del consulente tecnico chiamato dal giudice – la sussistenza del nesso causale tra il mancato stretching ed il danno subito a seguito della caduta.

La nuova scuola dei vecchi supplenti

da Corriere della sera

La nuova scuola dei vecchi supplenti

Nonostante le assunzioni, i docenti precari sono ancora 105 mila. Le scelte degli istituti

La scuola è ancora malata di «supplentite», con la giostra dei precari che cambiano classe e istituto. Nonostante le promesse del governo la guarigione sembra ancora lontana. Anche quest’anno, dopo 86.076 assunzioni (tanti sono stati i neoimmessi in ruolo), le scuole continuano a funzionare grazie ai supplenti. E se l’anno scorso erano 118.172, ora sono pochi meno: 105.395. Un esercito di precari alle prese con la lotteria dello stipendio pagato a singhiozzo.

«B asta con la supplentite», con la giostra dei precari che ogni anno cambiano classe e istituto. Lo slogan renziano che ha accompagnato la riforma della «Buona Scuola» fin dagli esordi era anche una delle promesse più attese da prof, genitori e studenti che speravano in un po’ di continuità. E invece anche quest’anno, 86.076 assunzioni dopo (tanti sono stati i neoimmessi in ruolo con la legge 107), le scuole continuano a funzionare grazie ai supplenti. Se l’anno scorso erano 118.172, adesso sono pochi meno: 105.395. Un esercito di precari per i quali si è ripetuta la lotteria dello stipendio pagato a singhiozzo nel rimpallo di responsabilità fra Miur e Mef.
Perché ancora così tanti? In parte per la falsa partenza della riforma che ha permesso agli assunti fuori provincia e regione (quelli della fase B, concentrati per lo più al Sud) di restarsene vicino a casa almeno un altro anno barattando in cambio ancora la supplenza. In questo modo però, il loro posto (circa 7 mila per la maggior parte al Nord) è stato coperto da un supplente. Si rimanda così di un anno la stabilizzazione reale delle cattedre con ognuno al proprio posto. Ma il prossimo settembre si preannuncia ancora più caldo di quello passato. Perché tra poco partirà anche il piano straordinario di mobilità, con la possibilità per ogni docente di chiedere il trasferimento in una scuola diversa da quella assegnata. E riparte così il toto cattedre, con il rischio di aumentare il ricorso ai supplenti.
Ma il problema di fondo è stato il disallineamento fra domanda e offerta: i profili dei precari storici non corrispondevano ai posti disponibili. E così oltre 15 mila cattedre sono rimaste scoperte. Ci penserà (forse) il prossimo concorso a colmare i buchi: 63.712 i posti in palio, con 200 mila candidati. Il bando è stato pubblicato con tre mesi di ritardo, la scadenza è fissata per il 30 marzo. Ma altri ritardi si stanno accumulando e la prova scritta prevista per aprile potrebbe slittare. Chissà perciò i vincitori quando riusciranno davvero a salire in cattedra.
Intanto il primo dicembre scorso nelle scuole sono arrivati anche i docenti dell’ultima tornata di assunzioni, la fase C che assegna ad ogni istituto oltre 47 mila prof per rafforzare il proprio insegnamento. Ma la maggior parte delle scuole non ha ricevuto gli insegnanti chiesti: abbondano i prof di diritto ed economia, di storia dell’arte, musica e ginnastica ma mancano quelli di matematica e lingua. Nei licei che avevano chiesto un docente di informatica, ne è arrivato uno di diritto, o in quelli che puntavano sull’inglese si sono dovuti «accontentare» di psicologia. Le scuole hanno dovuto quindi riscrivere di sana pianta i Pof, i piani di offerta formativa, per riadattarli ai nuovi arrivi, che però nel peggiore dei casi finiscono a fare i tappabuchi.
Ma in Italia la Buona Scuola c’è già e la creatività di presidi e consigli d’istituto si è sbizzarrita trovando soluzioni innovative. Come al liceo Mamiani di Roma, dove un prof di economia, al suo debutto in classe dopo 20 anni al ministero delle Finanze, è stato messo a parlare di spread e mercati finanziari.

«Ci hanno assegnato esperti in materie che qui non esistono»
«Ci hanno dato insegnanti abilitati per materie che nella nostra scuola non esistono». Barbato Vetrano, preside di uno dei più antichi istituti professionali per meccanici di Torino, il Dalmazio Birago, arrivato da poco dalla Campania, ha scoperto una realtà che funziona e sforna tecnici con ottime prospettive di lavoro. Quando ha chiesto la quota di insegnanti di cui il suo istituto aveva bisogno per le attività di potenziamento («nove in tutto, soprattutto per le materie pratiche che caratterizzano il nostro indirizzo, dalla meccanica alle tecniche di manutenzione», spiega), se ne è visti assegnare solo sei e con competenze diverse: «Tre insegnanti di italiano, diritto e sostegno e tre di area artistica». Non si è perso d’animo e ha pensato a come mettere a frutto, per cinque giorni a settimana, 18 ore al giorno, le competenze dei neoarrivati, evitando di «parcheggiarli» in aula professori. «Su mille iscritti — dice — abbiamo 300 ragazzi di origine straniera, facciamo un lavoro importante anche sul piano dell’integrazione». Con gli insegnanti in più, ha intensificato le lezioni di italiano per chi aveva maggiori difficoltà e ha studiato un progetto per coinvolgere i ragazzi più difficili («ce ne sono diversi con cui dobbiamo adottare sanzioni disciplinari») attraverso l’arte e progetti per la socializzazione. «Certo, abbiamo sacrificato qualche ora di officina. Ma ci arrangiamo, come sempre».

«Per spagnolo costretti a chiamare una ex tirocinante»

Finite le assegnazioni ed esaurite tutte le graduatorie c’è un elenco «altri» in cui un preside può annotarsi contatti per le emergenze-supplenti, a prescindere dai titoli. Ha la sua lista anche Aldo Domina, preside all’istituto Cardarelli-Massaua di Milano con elementari e medie. «E per fortuna avevo salvato anche il numero di una ragazza spagnola che aveva svolto da noi il tirocinio. Subito arruolata», dice il dirigente. Che riassume così il suo bilancio dell’operazione «potenziamento»: «Chiesti 7, assegnati 4 perché 3 erano per il sostegno e la graduatoria è vuota. Preziosi, ma non coprono tutte le aree che avevamo richiesto». Racconta allora come si è organizzato: «Ci mancavano prof per spagnolo e matematica, introvabili qui come i maestri elementari e gli specialisti di sostegno. Ho verificato anche con le scuole di zona, come prevede la 107, niente. Allora, di nuovo, caccia i supplenti. Alla fine ci siamo salvati con gli elenchi interni». Spiega il preside: «Abbiamo una lista della “messa a disposizione”, con i laureati che hanno comunicato la disponibilità e lì ho trovato un insegnante di matematica». Quell’elenco però era vuoto per spagnolo. «In questi casi possiamo chiamare chiunque, perché in classe qualcuno dobbiamo mandare. Così ho risolto con l’ex tirocinante». «E per le elementari — dice —. Tanti di noi stanno chiamando anche i laureandi dalle facoltà di Scienze della formazione

«Hanno reclutato in base al diritto non al fabbisogno»

Come un serpente che si morde la coda: «Altro che eliminare le supplenze, il “potenziamento” dell’organico ci ha portati a nominare sostituti in posti che dovevano servire a incrementare l’offerta formativa». Sulla carta, all’Iis Mattei di Fiorenzuola (Pc), 55 prof titolari e 30 supplenti a coprire cattedre rimaste scoperte dopo le immissioni in ruolo, per il potenziamento sono stati assegnati 12 insegnanti. «Ma ne sono arrivati solo 5 — racconta Mauro Monti, 62 anni, preside da nove —. Sono una novità positiva: li utilizziamo per coprire aree in cui eravamo in emergenza, coordinare l’alternanza scuola-lavoro, l’italiano per gli stranieri, l’aiuto a studenti in difficoltà. Non sono però arrivati i docenti di sostegno che avevamo chiesto; una professoressa non ha preso servizio perché in maternità; altri cinque sono stati dirottati sulle scuole medie, che avevano più bisogno. E abbiamo dovuto nominare supplenti perché i titolari, quasi tutti, hanno preferito completare l’anno dove avevano iniziato a prestare servizio a settembre». «Comunque — dice Monti — mettere in ruolo i docenti che han maturato diritti in questi anni non corrisponde a coprire i fabbisogni: dalle mie parti sono entrati di ruolo tanti docenti di lettere, disegno e diritto, mentre c’era fame di ingegneri o professori di matematica». E sul futuro c’è incertezza: «Si passa agli ambiti territoriali, anche lì, ancora tutto da definire».

«Il personale di potenziamento? Copre le ore buche»

Il preside Antonio Lattanzi lo riconosce: «Certo che se capita l’emergenza, il docente del potenziamento lo metto a fare il supplente, d’altronde entro i 10 giorni la legge non mi permette di assumere un supplente vero e io devo far andare avanti la scuola». Però, gli insegnanti che sono arrivati alla sua Mazzini-Pasini all’Aquila non sono quelli che il Consiglio d’istituto aveva richiesto. «Avevamo bisogno — dice Lattanzi — di una madrelingua inglese, di un docente di informatica e uno di arte». La lotteria dei prof invece ha assegnato un insegnante di educazione fisica, uno di musica e uno di italiano. «Abbiamo dovuto cambiare il nostro Pof, il piano dell’offerta formativa con i servizi della nostra scuola: alle famiglie non possiamo promettere qualcosa che non siamo in grado di garantire». Nel 2015, le scuole di Pof ne hanno dovuti preparare due: uno per l’anno di transizione 2015-2016, l’altro per il triennio 2016-2017-2018, quando la «Buona Scuola» sarà a regime. E così intanto il docente di musica lavora con i bimbi delle elementari che debuttano nel coro e studia un progetto musica con gli alunni con disabilità. Progetti per asilo ed elementari anche per l’insegnante di motoria. «Non li lascio in panchina — sorride il preside —, qualcosa da fare glielo trovo». Ma «diventa anche quello un impegno aggiuntivo al nostro carico di lavoro che con la riforma è ogni giorno più pesante».

«Chieste 4 maestre: nessuna è arrivata o è stata sostituita»

P er la sua scuola elementare, la preside Lidia Mangani aspettava 4 maestre. Invece, sospira, «non ne ho vista neanche una: formalmente hanno preso servizio il primo dicembre, appena sono state nominate, ma subito dopo sono arrivati congedi parentali di vario tipo che di fatto hanno vanificato il potenziamento e qui non è arrivato nessuno; non ho potuto chiedere neanche dei sostituti perché non sono previsti». Succede all’Istituto comprensivo Pinocchio-Montesicuro di Ancona: 6 scuole dell’infanzia, 4 primarie e 3 medie. Il problema, dice la dirigente, «è che questa storia dell’organico di potenziamento è un mezzo fallimento: è molto utile avere degli insegnanti in più, ma alla fine diventa più importante averli in pianta stabile, con la possibilità di sostituirli in caso di assenza». Cosa che invece non è prevista dalla legge. E così nessuno verrà al posto delle 4 maestre. «E non so se mai arriveranno visto che provengono da Calabria e Campania e chiederanno il trasferimento». Piuttosto, si chiede la Mangani, «perché dal potenziamento è stata esclusa la scuola dell’infanzia? Proprio dove servirebbero maestre in più». Alla media invece sono arrivati 2 nuovi prof, solo che al posto di italiano e area scientifica, la preside ha avuto un docente di educazione fisica e uno di musica. «Ho fatto di necessità virtù», dice la Mangani. Il prof di ginnastica lavora a un progetto alle elementari, «l’altro potenzia la musica a primaria e medie».

«La vera priorità sono gli insegnanti di sostegno»
A ll’alberghiero Margherita di Savoia (Bat, Barletta—Andria—Trani), la sfida è partita e l’arbitro ha fischiato il calcio d’inizio. Il dirigente, Pasquale Sgaramella, che tiene in campo 1.013 studenti e 130 insegnanti, deve giocare con il miglior schieramento possibile una partita faticosa. Non ha, è vero, supplenti annuali («tutte le cattedre sono state occupate durante le varie fasi delle immissioni in ruolo», spiega); proseguono però al ritmo di 7-8 alla volta i contratti per supplenze brevi (consentite dalla legge 107, dopo i primi 10 giorni di assenza, ndr ). E i giocatori in più, quelli del potenziamento, rischiano di rimanere in panchina. Nel Piano dell’Offerta formativa triennale abbiamo dato priorità all’inclusione: a scuola ci sono 80 studenti diversamente abili. Abbiamo chiesto insegnanti di sostegno e docenti per incrementare le ore di laboratorio e le lezioni tecnico-pratiche, per noi fondamentali, oltre a insegnanti specializzati in lingue straniere. Ma i giocatori entrati in campo non corrispondono alla squadra ipotizzata: ci sono due docenti di discipline giuridico-economiche, uno di disegno e storia dell’arte («da noi non esiste»), uno di educazione fisica, uno di trattamento testi e dati. «Abbiamo dovuto chiamare dei supplenti. E soprattutto non sappiamo cosa sarà per il prossimo anno. Se non ci daranno il personale dovremo ripensare tutto il Pof triennale daccapo».

Il Global Teacher Prize 2016 ad una prof palestinese che insegna la non violenza

da La Tecnica della Scuola

Il Global Teacher Prize 2016 ad una prof palestinese che insegna la non violenza

È una donna palestinese, Hanan Al Hroub, la vincitrice del premio da un milione di dollari messo in palio dalla Varkey Foundation per il prof più bravo al mondo.

La comunicazione è giunta da Papa Francesco, in un messaggio video proiettato a Dubai, in occasione della cerimonia di premiazione voluta dall’organizzazione non-profit ideatrice del riconoscimento che ha lo scopo di accendere i riflettori sulla figura del docente e sul suo ruolo strategico nella società contemporanea.

“Mi congratulo con l’insegnante Hanam Al Hroub che ha vinto questo prestigioso premio per l’importanza – ha detto Papa Francesco – da lei data all’aspetto ludico nell’educazione dei bambini. Un bimbo ha il diritto di giocare. E parte dell’educazione è insegnare ai bambini come giocare perché si impara a socializzare attraverso i giochi. Una popolazione che non è ben istruita a causa della guerra o per ragioni analoghe è una popolazione in decadenza. Questo è il motivo per cui desidero dare risalto alla nobile professione dell’insegnante”.

Nel presentare Hanan al-Hroub, gli organizzatori dell’evento hanno sottolineato che la docente, in servizio alla Samiha Khaleel Girl’s School di Ramallah, ha adottato un particolare metodo di insegnamento focalizzato sulla non violenza: la sua formazione passa, invece, attraverso il gioco e il metodo di relazione con gli studenti con problemi di comportamento originati sempre da forme collegate alle violenze.

Giannini lancia il Premio nazionale insegnanti: le candidature in primavera

da La Tecnica della Scuola

Giannini lancia il Premio nazionale insegnanti: le candidature in primavera

Dopo l’annuncio del Corriere della Sera dei giorni scorsi, è arrivato quello ufficiale del Miur: l’Italia istituirà un Premio nazionale degli insegnanti.

A dirlo, con un video, è stato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, nella giornata della proclamazione del vincitore del ‘Global Teacher Prize’, il premio internazionale divenuto noto come ‘Nobel’ dei docenti.

Il ministro ha tenuto a ricordare che “gli insegnanti hanno un ruolo determinante. Il loro compito è la missione più speciale: quella di educare le nuove generazioni a contribuire ad una società migliore”.

Poi ha detto: “il Global Teacher Prize da alcuni anni porta i diversi Paesi, e quindi la comunità educativa mondiale, a parlare dei temi della scuola e del valore del ruolo degli insegnanti”.

Per questo, prosegue Giannini, “istituiremo in Italia, per la prima volta, primi tra i paesi europei, il nostro Premio nazionale, che si collegherà ai principi che abbiamo inserito nella riforma ‘Buona Scuola’: l’innovazione didattica, la valutazione, la premialità, la necessità di una formazione continua, che è un diritto più che un dovere di tutti coloro che entrano in classe ogni mattina e che hanno nelle loro mani la responsabilità di accompagnare il processo di crescita non solo culturale, ma soprattutto interiore di quelli che diventeranno i cittadini di domani”.

Il Premio nazionale nasce dal Memorandum di Intenti siglato con la Varkey Foundation, organizzazione non-profit ideatrice del Global Teacher Prize che quest’anno ha avuto fra i 50 finalisti anche la docente italiana Barbara Riccardi. Il Premio italiano, come quello internazionale, ha lo scopo principale di accendere i riflettori sulla figura del docente e sul suo ruolo strategico nella società contemporanea.

Le candidature per il Premio nazionale saranno aperte in primavera. I docenti non potranno candidarsi da soli ma dovranno essere candidati. Chiunque potrà proporre un nome: un altro membro della comunità scolastica, le famiglie, gli studenti. Una commissione indipendente di esperti di alto livello, individuata dal Miur e dalla Fondazione, sceglierà i 5 vincitori, che riceveranno un budget (50.000 euro al primo, 30.000 agli altri 4) da utilizzare esclusivamente per realizzare progetti all’interno delle loro scuole.

Il Miur ricorda che “si tratta, infatti, di un premio all’insegnante, ma nell’ottica della valorizzazione del Iavoro in squadra con gli altri docenti e della capacità di innovare la propria comunità scolastica. I 5 docenti parteciperanno al Global Teacher Prize 2017 a cui si potrà comunque accedere anche senza aver preso parte all’edizione nazionale”.

L’Italia, attraverso una delegazione guidata dal Miur, ha partecipato attivamente, in questo fine settimana, ai panel e ai dibattiti del “Global Education & Skills Forum” di Dubai, incentrato sul futuro dell’Istruzione e nel corso del quale viene consegnato il Global Teacher Prize. Erano presenti esponenti del Miur, dell’Invalsi, dell’Indire, dell’Università, imprenditori e associazioni impegnati in progetti nel settore dell’istruzione. L’Italia è entrata a far parte anche dell’Alliance for teachers, gruppo di lavoro internazionale che produrrà entro un anno un documento con proposte per la valorizzazione del ruolo del docente nel mondo.

“Concludo congratulandomi veramente e sentitamente con tutti quegli insegnanti, migliaia, che in tutto il mondo hanno aderito a questa edizione del Global Teacher Prize. Anche la nostra candidata italiana ha avuto un ottimo risultato e quindi va anche a lei il mio pensiero. Ma soprattutto il mio pensiero va a tutta la comunità degli insegnanti italiani che dal prossimo anno avranno anche questa occasione per dimostrare il loro attaccamento, la loro dedizione quotidiana alla scuola e quindi allo sviluppo di una società migliore”.

Renzi sui precari: tutti assunti nella loro regione, i sindacalisti li hanno malconsigliati

da La Tecnica della Scuola

Renzi sui precari: tutti assunti nella loro regione, i sindacalisti li hanno malconsigliati

“Quelli che dicevano ‘ci deporteranno’ sono stati assunti tutti nella stessa regione”: non passerà inosservata la dichiarazione del premier Matteo Renzi del 12 marzo.

Parlando alla scuola di formazione politica del Pd, il presidente del Consiglio è voluto tornare sull’argomento delle circa 87 immissioni in ruolo attuate attraverso la riforma della scuola approvata la scorsa estate.

“Ci sono poveri cristiani – ha aggiunto Renzi – che non hanno fatto domanda perché consigliati così da alcuni sindacalisti e sono rimasti a spasso”.

Non è nostro costume entrare nel merito dei concetti espressi dai politici. Non possiamo però esimerci dal ricordare che nella fase B del piano straordinario di assunzioni, ben 7mila immessi in ruolo (su circa 9mila) hanno dovuto lasciare la propria provincia. In gran parte spostandosi dal Nord al Sud. In qualche caso, però, anche a parti inverse.

Mentre nella fase C, quella del “potenziamento”, in effetti quasi tutti i 48mila assunti sono stati collocati (sempre dall’algoritmo ministeriale) nella provincia di residenza o comunque quella indicata tra le prime in ordine decrescente attraverso il sistema on line predisposto dal Miur.

La dinamica, ricordiamo, ha anche fatto discutere, visto che tanti precari davanti in graduatoria sono stati costretti a scegliere sedi lontane. Mentre gli ultimi hanno trovato posto in provincia.

Ora, se alcuni sindacalisti hanno spiegato ai lavoratori precari (spesso ‘anta’ con figli piccoli e problemi familiari) degli altissimi rischi cui sarebbero andati incontro nel presentare la propria candidatura all’immissione in ruolo, nel senso che sarebbero potuti incorrere in un trasferimento lontano da casa (cosa poi realmente avvenuta con la fase B e che potrebbe ancora accadere con i trasferimenti legati agli ambiti territoriali), crediamo non sia corretto dileggiarli pubblicamente.

Il premier avrebbe bene a specificare, nel corso del suo intervento del 12 marzo, che quasi tutti i precari immessi in ruolo ad un passo da casa o dalla sede prescelta, sono stati quelli dell’ultima tornata di stabilizzazioni. Quella che ha sorriso anche alla moglie Agnese.

Crescita intelligente? Impossibile senza la scuola

da tuttoscuola.com

Crescita intelligente? Impossibile senza la scuola

 di  Enrico Seta (*)

“La missione più importante del sistema educativo è preparare i giovani per il mercato del lavoro”. Lo ha scritto recentemente Dirk Van Damme  Direttore del Centre for Educational Research and Innovation (CERI) presso l’OCSE di Parigi.  Nel contesto italiano, per quel che pensiamo, diciamo e facciamo sulla scuola, l’affermazione può apparire quasi blasfema. Eppure una prima macroscopica questione da affrontare nel nostro Paese è quella del progressivo scollamento tra istruzione/formazione e mercato del lavoro. Ma non soltanto, abbiamo un basso livello di dotazioni tecnologiche e, salvo lodevoli eccezioni, il digitale viene visto, anche da alcuni operatori dell’istruzione, come una minaccia.

Siamo partiti da qui, ma soprattutto dalla tradizionale difficoltà del nostro Paese di guardare al “medio termine”, dal fatto che  siamo abituati a modellare le scelte di policy sulla domanda del presente per lanciare una delle proposte e illustrare una delle Tesi del rapporto 2016 di italiadecide che sarà presentato lunedì prossimo presso la Camera dei deputati alla presenza del Capo dello Stato e della ministra Marianna Madia. Ci siamo soffermati, quest’anno sulle sfide della società digitali e certamente una di questa deve essere saper rispondere alla domanda che esprimono i giovani che oggi entrano nel percorso educativo e che  tra qualche anno dovranno misurarsi con l’organizzazione del lavoro in uno scenario competitivo e in continua evoluzione.

Se ricerca, istruzione e imprese non collaborano non ci sarà alcun effetto persistente e, l’obiettivo dell’alternanza scuola/lavoro posto con forza dalla Riforma Giannini che mostra la volontà di cambiare le cose, potrebbe restare lettera morta.

Alternanza con il lavoro e digitalizzazione della scuola, sono dunque necessari.  Coniugare alternanza e digitalizzazione può rappresentare il filo conduttore di una riforma da cui ci si attende molto, ma che potrebbe anche partorire il classico topolino se non verrà rapidamente riempita di contenuti, di iniziative concrete, di energia espansiva.

Ma digitalizzare la scuola non significa soltanto usare lavagne interattive e computer in classe, ma confrontarsi e utilizzare e scambiare dati e informazioni e in ciò può essere d’aiuto, se si trovano professori sensibili e dirigenti sensibili, ai quali l’autonomia scolastica permette di modificare l’offerta formativa non soltanto per la qualità delle opzioni offerte, ma anche per le modalità di programmazione e per flessibilità oraria. Nella riforma Giannini questo è scritto, ma ora bisogna tradurre quella visione in azione costante e quindi in provvedimenti e scelte ordinate secondo un criterio gerarchico e con scadenze non irrealistiche, assicurando con continuità l’adeguato supporto politico.  La sede è  l’attuazione del Piano per la Scuola Digitale, pubblicato dal MIUR lo scorso ottobre. Un documento che prende il posto di una precedente piattaforma ministeriale assai carente e che testimonia quindi un’apertura e una disponibilità nuove, per lo meno nelle stanze del MIUR. Bisogna fare evolvere quel Piano in un vero e proprio Masterplan della Scuola Digitale.

Non mancheranno le difficoltà, dovute in gran parte a dati oggettivi. Perché non sia una riforma “di facciata”, dovrà mettere in crisi i sistemi di formazione degli insegnanti, la formazione dei curricula, i sistemi di valutazione, il modello di lezione, gli stessi ambienti fisici. E poi se esiste una dimensione specificamente scolastico-educativa del tema delle competenze, declinata nei vari livelli di istruzione, esiste anche il dato che la società digitale è un potente fattore di sollecitazione del lifelonglearning. Misurarsi con le competenze richieste dalla società digitale è una sfida che si ripropone per tutta la vita e che mette in discussione la tradizionale compartimentazione fra sedi del processo educativo (formazione del capitale umano) e sedi della vita sociale e della produzione (creazione di valore). E infatti la sfida delle competenze digitali mette immediatamente in discussione processi, istituzioni e metodi della formazione professionale – i cui assetti istituzionali sono del tutto inadeguati e vengono opportunamente rivisitati anche dalla riforma costituzionale in itinere – oltre che i confini stessi fra scuola e lavoro.

Ministero, insegnati, dirigenti, sindacati, stakeholder, tutti chiamati alla stessa sfida. Vincerla è dare un futuro migliore ai nostri giovani, ma anche a tutto il nostro Paese.

 

(*) curatore rapporto 2016 italiadecide. “Italiadigitale. 8 tesi per l’innovazione e la crescita intelligente”