Buonascuola e studenti nel cammino della ricerca

BUONASCUOLA IO E TE FACILITATORI DEGLI STUDENTI NEL CAMMINO DELLA RICERCA

CANTO 437 La BUONASCUOLA ci vede, non più come dispensatori di un sapere già fatto (<<retorica delle conclusioni>> direbbe lo Schwab), ma come docenti facilitatori −simili a Caronte− che accompagnano gli studenti in un luogo dove non c’è appagamento bensì inquietudine, quella sana inquietudine che mai ci rende sazi ma sempre ci spinge sul cammino della ricerca.

 

Nella BUONASCUOLA mai più lo stillicidio degli incarti delle briciole dei saperi delle più diverse discipline, da ingoiare sotto la minaccia del coltello delle riprovazioni più offensive della dignità della persona umana.

Incarti meticolosamente preparati con il bilancino delle ore e dei minuti dai docenti delle diverse discipline secondo una tabella oraria che non ha rispetto alcuno del buongusto dei nostri giovani studenti.

Io e te, amico mio e della ventura, saremo la brigata di sala la più attenta possibile a soddisfare le esigenze dei clienti studenti.

Tutto sarà a misura delle loro esigenze, dei loro gusti, dei loro tempi, delle loro risorse.

O, se tu preferisci, io e te saremo le guide CAI per i nostri studenti esploratori, estremamente rispettosi delle loro personali curiosità.

<<Lo stupore per il mondo, ciascuno lo ha conosciuto in una fase della prima infanzia. Ciò che per un adulto è già diventato abitudine e normalità, per il bambino è fonte di meraviglia. Il domandare radicale è proprio del bambino, così come della filosofia>>[1].

Scrive Platone nel Teeteto: <<Ed è proprio del filosofo essere pieno di meraviglia, né altro cominciamento ha il filosofare che questo essere pieno di meraviglia>>.

Il domandare radicale del bambino!

Sacro rispetto!

Sono essi, i nostri studenti che fanno domande.

E ne fanno tante.

E noi le consentiamo.

Le favoriamo.

Le stimoliamo.

Ma…

Io e te non daremo mai risposte!

Nemmeno alle domande tante volte poste.

Docenti vagabondi[2] io e te siamo!

Noi saremo soltanto facilitatori: <<Soltanto il docente, nel suo ruolo di facilitatore del processo dialogico, può aprire un varco e mettere a fuoco questioni e problematiche che appaiono indistinte o confuse, sollecitare chiarificazioni, esempi, argomentazioni, definire criteri, favorire l’autonomia di pensiero e l’impowerment delle risorse personali e del gruppo… Il docente facilitatore, simile a Caronte, accompagna i naviganti in un luogo dove non c’è appagamento bensì inquietudine, quella sana inquietudine del vivere che mai ci rende sazi ma sempre ci spinge sul cammino della ricerca>>.

Ricordate?

Il docente imprime le conoscenze: <<Il maestro si astenga dal dare dimostrazioni che in quella tenera età non sarebbero intese. Si limiti ad imprimer bene nelle menti degli scolari le definizioni e le regole>>[3].

Io e te non insegniamo.

Nulla imprimiamo nelle menti dei nostri studenti.

Il docente fa lezione.

Noi leggiamo solo LA DISFIDA DI BARLETTA.

E ai nostri studenti proponiamo la lettura del mondo.

Del mondo vicino e lontano.

Nello spazio e nel tempo.

Nelle sue voci e nei suoi suoni.

Nei suoi colori e nelle sue forme.

Nei volti degli uomini di tutte le terre, di tutti i continenti, di tutti i popoli, di tutte le fedi, di tutte le culture.

Di tutto il WEB.

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

[1] http://www.rivistadidattica.com/filosofia/filosofia_20.htm

[2] TENUTA U., Il docente vagabondo ( http://www.edscuola.it/archivio/didattica/vagabondo.html ).

[3] LOMBARDI F.M., I Programmi per la scuola elementare dal 1850 al 1985, La Scuola, Brescia, 1987, pp. 49-50.