La denatalità fa tornare le pluriclassi, proteste: ridurre il numero minimo di alunni. Per docenti e Ata organici bloccati fino 2026, ma poi…

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Il forte calo di nascite degli ultimi anni sta cominciando a produrre effetti pesanti anche all’interno delle scuole, con sempre più istituti e classi destinate ad estinguersi per scarsità di iscritti, ma anche con organici del personale che alla lunga potrebbero ridursi soprattutto nei piccoli centri (la garanzia di mantenere l’attuale assetto numerico varrà solo fino al 2026). Del resto, è stato l’Istat qualche tempo fa a dichiarare che nel 2050 ci saranno cinque milioni di italiani in meno, tra i quali due milioni di giovani: è come se in meno di 30 anni scomparissero tutti gli abitanti della Sicilia.

Ma agli oltre 100.000 iscritti in meno l’anno a scuola, si sommano pure gli innalzati “tetti” Gelmini, di quasi tre lustri fa, con la formazione delle classi che al di sotto di determinati numeri diventa quasi impossibile attivare. E a pesare c’è anche la decisione presa dal Governo Meloni di avviare un mini-dimensionamento dopo quello maxi figlio della Legge 81 del 2009.

Denatalità e norme ferme a diversi anni fa, come più volte sottolineato dall’ex ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchimolto più preoccupato di questo che delle classi pollaio, stanno costringendo gli Uffici scolastici a negare la formazione diverse classi. In alcuni casi si è arrivati a produrre delle pluriclassi, ovvero corsi di studio con alunni che hanno età diverse e che quindi frequentano più corsi di studio. Come è accaduto in questi giorni a Castelvecchio Subequo, un Comune della provincia dell’Aquila di appena 832 abitanti: la scuola è stata risparmiata, ma l’evidente calo delle iscrizioni, associato alle norme tutt’altro che “malleabili”, ha costretta i decisori dell’amministrazione ad autorizzare per il prossimo anno scolastico, il 2024/25, solo una pluriclasse prima/terza media. La quale verrà frequentata in tutto da 18 alunni.

Da sabato 6 aprile, gli alunni hanno disertato in massa la scuola. E lunedì 8 aprile i sindaci del comprensorio – Castelvecchio Subequo, di Secinaro, Gagliano Aterno, di Molina Aterno, di Castel di Ieri e Goriano Sicoli – , assieme ad alcune decine di genitori, si sono dati appuntamento davanti ai cancelli dell’istituto comprensivo per gridare tutta la loro rabbia, sotto forma di sit-in, per quello che reputano un vero e proprio “smantellamento della scuola media locale”.

“Non siamo un mondo a parte, ma siamo parte del mondo”, hanno detto sindaci e familiari degli alunni: lo hanno ribadito in un lungo incontro svoltosi in mattinata con Paola Ruscitti, la dirigente scolastica del Comprensivo di Raiano, alla quale hanno manifestato le loro ragioni.

“Abbiamo bisogno che le istituzioni stiano dalla parte dei nostri ragazzi affinché realizzino i loro sogni e le loro aspirazioni nei modi costituzionalmente sanciti”, hanno quindi spiegato dal comitato spontaneo dei genitori.

“Siamo al fianco delle famiglie e siamo pronti e disponibili ad interloquire con gli organi di Governo competenti affinché si prestino le necessarie attenzioni a motivazioni di carattere socio ambientale e non meramente numeriche. È arrivato il momento di cambiare la legge attraverso riforme strutturali”, hanno chiosato i sindaci. Per il prossimo anno scolastico, tuttavia, senza un intervento politico o la mediazione di istituzioni di rilievo, molto difficilmente si riuscirà a sdoppiare la pluriclasse da 18 alunni.

Il 31% dei ragazzi tra i 18 e 24 anni non studia e al Sud si esce prima dal sistema di istruzione del Nord: i dati Istat sul 2022

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Nel 2022, in Italia, il 31% dei giovani tra i 18 e i 24 anni non partecipa ad alcun corso di istruzione o formazione, contro il 20,2% della media europea. Il tasso di partecipazione a attività formali, quelle cioè che rilasciano un titolo di studio o una qualifica professionale, per i giovani in questa fascia di età è, dunque, del 49%: ben 15,3 punti percentuali in meno rispetto a quello medio europeo (64,3%).

Più basso – rispetto a quello europeo – anche il tasso di partecipazione ad attività non formali (42,2% contro il 47,6%). A fotografare la situazione i dati diffusi oggi dall’Istat e riportati da AnsaL’uscita precoce dal sistema di istruzione nel Sud risulta più frequente che al Nord: tra i 18-24enni, il 13,6% è già uscito da un percorso formativo pur avendo conseguito solo un diploma di scuola secondaria di I grado, quota che nel Nord si attesta a poco più dell’8%. Nel Mezzogiorno è tuttavia più alta, rispetto al Nord, la partecipazione ai corsi formali di istruzione: 8,2% contro il 7%.

A pesare è anche il livello di istruzione dei genitori

Negli ultimi 12 mesi si registra invece che, nella fascia di età compresa tra i 18 e i 34 anni, coloro che sono impegnati in un percorso di istruzione terziaria in Italia sono il 25% al Centro, il 22,3% al Sud e il 20,4% a Nord-est. A pesare sulla possibilità che i giovani escano da un percorso di istruzione e formazione è anche il livello di istruzione dei genitori: se i genitori hanno un diploma di scuola secondaria di I grado il rischio di fuoriuscita è del 24%, mentre cala ad appena il 3% se uno dei genitori possiede un titolo terziario. A frenare la partecipazione ai corsi di formazione sia formali che non formali è, invece, soprattutto l’assenza di motivazione, che si attesta, per la fascia tra i 18 e i 24 anni, al 67,4%: leggermente inferiore alla media europea del 69%.

Anche tra i giovanissimi (18-21 anni) si conferma questo trend. In media, tra i 18-21enni, quasi il 21% non si forma né lavora: nel Mezzogiorno la percentuale sale al 29,8%. La percentuale, invece, di coloro che non si formano è del 27,5% (29,7% dei maschi e il 25,1% delle femmine): di questi meno di un quarto si dichiara occupato. Se si considerano i ragazzi appena più grandi (22-26 anni) la quota di chi non si forma e non lavora scende, invece, al 17,6%, mentre cresce il tasso di quelli che non sono inseriti in alcun percorso formativo (38,3%). Tra i 27 e i 34 anni, invece, non è più in formazione il 54,9%, con una forbice molto ampia tra Nord e Sud (rispettivamente il 50,4% e il 61,5%).

La probabilità di laurearsi è maggiore se i genitori sono laureati

Come abbiamo scritto qualche giorno fa l’istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, INAPP, ha di recente evidenziato come la probabilità di laurearsi sia maggiore se i genitori sono laureati. È del 12% la probabilità di laurearsi se i genitori hanno la licenza media, tra i figli dei laureati è il 75%, oltre il 30% in più dei coetanei di famiglie svantaggiate.

Un ruolo decisivo sembra aver avuto la pandemia: l’incidenza di bambini e ragazzi deprivati tra i figli di non diplomati è aumentata di quasi 5 punti percentuali: da 11,2% del pre-Covid a 10,4% nel 2021.

Altro dato comparativo rilevante In merito ai dati Invalsi, 215 è il punteggio ottenuto in italiano dagli studenti di terza media di condizione socio-economica-culturale alta, ovvero oltre 30 in più dei coetanei di famiglie svantaggiate, 183,7.

Invalsi, presentati i risultati degli studenti italiani al Questionario Europeo ICCS 2022

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Il 5 aprile l’Invalsi ha presentato i risultati italiani del Questionario europeo dell’Indagine IEA ICCS 2022.

Il Questionario, introdotto per la prima volta nell’edizione ICCS 2009, è stato sviluppato per misurare gli aspetti dell’educazione civica e alla cittadinanza considerati rilevanti nel contesto europeo. Questi includono partecipazione politica, cambiamento climatico, sviluppo economico sostenibile, migrazione, nonché i sistemi economici dei Paesi europei.

Nell’edizione 2022 è stato inserito anche il focus sull’impatto del COVID-19 sulla democrazia e sulla cooperazione a livello europeo.

Il Rapporto Europeo ICCS 2022 illustra i risultati del Questionario europeo somministrato agli studenti dei 18 Paesi comunitari e delle due Entità subnazionali che hanno preso parte all’Indagine ICCS 2022.

Sul canale Youtube di Invalsiopen è possibile rivedere la presentazione dei risulatti in un webinar.

Roberto Ricci, Presidente INVALSI, ha introdotto gli interventi delle relatrici:

  • Laura Palmerio, Responsabile Area Indagini internazionali
  • Sabrina Greco, National Research Coordinator IEA ICCS
  • Valeria Damiani, Professoressa Associata LUMSA

Teachers’ Forum

In occasione del turno italiano di Presidenza del Sistema delle Scuole Europee, il Ministero dell’Istruzione e del Merito e il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, con il supporto logistico della Scuola per l’Europa di Parma, hanno organizzato la prima edizione del Teachers’ Forum, un evento di respiro europeo che si terrà nei giorni 8 e 9 aprile 2024 presso l’Auditorium “David Sassoli” della Scuola per l’Europa di Parma.

L’evento riunirà rappresentanti dei 27 Stati Membri del Sistema delle Scuole Europee e della Commissione Europea, direttori e vice-direttori delle Scuole Europee, dirigenti scolastici italiani, ispettori, studenti, genitori e soprattutto insegnanti delle Scuole Europee e italiane.

La Presidenza italiana ha infatti posto tra le priorità strategiche la valorizzazione dei docenti, il cui sviluppo professionale rappresenta la chiave per un’educazione sempre più inclusiva e di qualità.

Il Teachers’ Forum si propone inoltre come l’inizio di un dialogo tra il sistema delle Scuole Europee e i sistemi scolastici nazionali, un’opportunità unica per i partecipanti di condividere le loro esperienze, idee e best practices sull’educazione plurilingue e interculturale, sull’inclusione, sullo sviluppo sostenibile, sui valori europei, sulla cultura democratica e sull’intelligenza artificiale.

Rinomati esperti nazionali ed europei interverranno per approfondire questi temi cruciali per il futuro dell’istruzione in Europa, temi che saranno poi discussi e approfonditi anche attraverso workshopbasati su progetti di successo realizzati nelle Scuole Europee.

Professioni pedagogiche ed educative

Il 9 aprile 2024 Il Senato approva definitivamente il ddl n. 788 recante disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali licenziato dalla 7a Commissione, il 13 marzo, con mandato al relatore a riferirne in Aula nel medesimo testo approvato in prima lettura dalla Camera.