A.I. e la questione coscienza. Prolegòmena 1
di Gabriele Boselli
Sono stato, anzi sono, un maestro di scuola elementare. Un maestro di quelli, “unici” di prima della controversa riforma degli anni ’90 in cui -salvo che in poche scuole- con i “moduli” e i tests oggettivistici di valutazione degli apprendimenti andarono in frantumi nel pensare e nel conoscere delle scuole ampie capacità d’ intuizione dell’Intero. Sono un maestro “unico” che porgeva/porge agli alunni e ai colleghi coscienza e intelligenza dei nessi che collegano tutti gli esseri, gli oggetti e le pagine materiali e immateriali dei mondi che costituiscono il mondo.
I maestri “unici”, quelli che ancora siedono in cattedra come i colleghi in congedo, continuano sempre il loro studio ad ampio raggio dell’intero panorama culturale e scientifico, panorama irriducibile in ristretti ambiti disciplinari. Ogni disciplina, da sola, è errata. Negli ultimi anni mi sono occupato delle fondazioni epistemologiche dell’Intelligenza Artificiale, una rivoluzione di immense conseguenze su tutte le forme del sapere, della vita e del lavoro dell’uomo.
Dirò di seguito di come i programmi dell’intelligenza artificiale e generativa pongano in termini nuovi le antiche questioni della conoscenza e in particolare della coscienza. Sono pure questioni eminentemente pedagogiche, di pedagogia come, gentilianamente, scienza filosofica.
Inizio da alcune questioni che -da buon “maestro unico” volto all’Intero come nella vecchia scuola elementare- cercherò di dibattere nelle puntate successive. Le prime che argomenterò sono di carattere che potrebbe apparire fondamentale; sono invece fondazionali (tendenti a costituire fondazioni oscillanti, mutevoli per natura e intensità, sviluppantesi per vettori multipli) e operazionalizzabili nella generalità delle discipline. Le seconde potrebbero esser messe in atto nel mondo dell’istruzione, dalla scuola dell’infanzia all’università e agli istituti di ricerca.
Questioni generali
Che conoscenza sarebbe quella che non emanasse da una coscienza umana?
L’Intelligenza Artificiale di una macchina potrà davvero essere cosciente ovvero, (Faggin, 2022) costituirsi in uno stato quantistico puro (matematicamente rappresentabile) irreplicabile e irriducibile?
Vi sono omologie -o magari qualcosa di più- tra strutture della sintassi ordinaria e le architetture dei microprocessori?
E tra dinamiche della memoria dei viventi (umani e non) e memorie dinamiche artificiali, es. RAM? In che senso quel che il computer, manipolatore simbolico ad alta velocità attraverso reti neurali, produce ulteriorità di conoscenza?
L’assemblaggio a divergenza a controllo debole (“creativa”) di n. pagine aggiunge qualcosa di nuovo al patrimonio intellettuale dell’umanità?
Si potranno sviluppare algoritmi di esercizio e sviluppo dell’intuizione e della gamma emozionale? I nuovi computer potranno eludere gli attuali fattori inibitivi dello sviluppo delle scienze (Boselli, 2020)?
Gli imminenti computer quantistici -non più inanimati come gli attuali- troveranno negli spazi sub- atomici di indeterminazione varchi per quelle capacità di intuizione e magari di emozione sinora non accessibili anche per i più potenti fra i computer attuali (macchine con funzioni semplicemente computazionali)?
G. Boselli voce Conoscere in AAVV Per un lessico di pedagogia fenomenomologica, EricKson 2005
G. Boselli Inibizioni del novum in Encyclopaideia – Journal of Phenomenology and Education. Vol.24, n.56, 2020
F.Faggin Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura, Mondadori 2022
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