La “Rete” e i suoi nemici I

La “Rete” e i suoi nemici
Per un’analisi argomentata: la prima risposta

di Luigi Manfrecola

 

La prima nostra risposta l’affidiamo subito al senso comune, recapitandola per posta prioritaria.

La seconda la consegneremo domani, mediante riflessioni filosofiche.

La terza la recapiteremo per via ordinaria, incartandola con stracci psicologici e sociologici.

Sul quotidiano Repubblica, edito appena ieri, due e più pagine sono state dedicate alla questione della POST- VERITA’ o della “surrettizia” informazione veicolata dalla RETE e finalizzata a costruire quella tendenziosa realtà che i tedeschi denominerebbero ” pos-fattuale”.

Come se non bastasse, in qualche sito filosoficamente ambizioso, è apparsa una dotta disamina che ha chiamato in causa personaggi illustri: da Lyotard ad Heiddeger, fino a Popper ed oltre…

Per legittima difesa, sono apparse sul Blog di Grillo correlate tesi difensive, a denunzia del tentativo evidente di avviare una campagna denigratoria a tutto danno della RETE e delle “bufale” diffuse con tale mezzo in linea. Cosa che ha indotto il nominato Grillo a segnalare, più o meno legittimamente, una subdola volontà di CENSURA: idea non tanto peregrina!

E’ evidente che un’informazione libera e capillarmente diffusa diviene incontrollabile da parte delle oligarchie economiche che governano e controllano i mass-media , costruendo, plagiando e indirizzando il pensiero di massa. E’ altresì vero che, all’interno di questa realtà magmatica, si può infiltrare chiunque e diffondere false e tendenziose notizie per le ragioni più varie. Sta di fatto che una propaganda sistematica e faziosa si disvela come tale assai presto e da sola, proprio per quella deriva oltranzista che la contraddistingue . Se c’è una caratteristica che distingue la RETE è quella di favorire le aggregazioni di appartenenza, costruendo degli “sfiatatoi” per ogni tipo di malcontento che possa essere condiviso da più soggetti. Il che, in assoluto, non può definirsi un male e se, un male fosse, sarebbe un male necessario .Certamente viene a porsi il problema di un possibile sacrificio della VERITA’! Ma di quale VERITA’?

Non certo di quella finta verità costruita nelle Redazioni asservite al Potere, pericolose assai più di ieri in questo mondo globalizzato nel quale mille specchi sapientemente sincronizzati, sanno replicare all’infinito la stessa immagine ,virtualmente costruendo” Verità” (ed il carattere minuscolo non è casuale) addomesticate agli interessi di pochi. Potremmo, a questo punto, spingerci a discutere l’assunto filosofico che sta a base delle tesi culturalmente contrabbandate come vincenti, segnalando fraudolentemente che ogni verità è soggettiva, secondo la DERIVA ERMENEUTICA. Oppure potremmo invocare la tesi del Lyotard che denunziava il tramonto delle antiche certezze, inventandosi un nefasto Post-modernismo che è divenuto utile strumento nelle mani di politici mistificatori. Potremmo perfino spingerci a contestare il principio stesso di VERIFICABILITÀ popperiana, da intendere come misura di certezza, per contrapporvi l’antico criterio della EVIDENZA CARTESIANA come unica connaturata garanzia e misura di orientamento umano…Perché, per quanti sforzi faccia il Dominus Politico e gli Spin-Doctors (mi si perdoni l’oscuro neologismo, ma questi pseudo – intellettuali vanno combattuti con le loro stesse armi…) che lo sostengono, è PROPRIO l’evidenza della miseria e dell’ingiustizia sociale, della corruzione, degli egoismi di classe, di un Potere reso fine a se stesso, ciò che ferisce la pelle dei cittadini e le rende sensibili ad una VERITA’ FATTUALE che li schiaffeggia e ne morde le carni. Potremmo… ma non lo facciamo qui, per adesso. Argomenteremo domani le nostre tesi sul piano filosofico, anche perché oggi abbiamo promesso di volare basso per sfiorare da vicino la verità dei fatti, molto banalmente, per dire e ribadire che è inutile arzigogolare sulla ” post-verità ” per confondere le acque. La VERITA’ vera esiste, è sotto gli occhi di tutti, è nello stomaco di chi non può nutrirsi e non riesce a nutrire i propri figli per effetto d’una “politica” indecorosa, posta arrogantemente al servizio degli avidi e oltraggiosi interessi di pochi.

Mi si potrebbe rispondere che la povertà è endemica quanto la storia stessa dell’Uomo, che questi discorsi sfiorano l’Utopia… Ebbene, risponderei che le ingiustizie passate non legittimano quelle presenti e future e che, almeno in passato, si chiamavano le cose col loro nome. E si chiamava Censura ciò che era tale, e si chiamava “equità” quella richiesta d’attenzione che qualcuno ha voluto definire “invidia sociale”. Per queste ed altre ragioni che, come abbiamo preannunziato, analizzeremo domani, il tentativo di imporre vincoli alla libertà d’espressine in RETE è destinato al fallimento, con buona pace dei giornalisti ben pensanti e ei loro padroncini.