Diplomati magistrale, il 7 luglio 50 udienze di merito. Intanto la politica è ferma

da Orizzontescuola

Diplomati magistrale, il 7 luglio 50 udienze di merito. Intanto la politica è ferma

di redazione

“Mentre noi stiamo portando avanti le nostre classi e i nostri alunni sono spaventati all’idea di perderci l’anno prossimo, il 7 luglio sono state fissate 50 udienze di altrettanti ricorsi, per un primo blocco di centinaia di licenziamenti” racconta a La Stampa Giulia Bertelli, coordinatrice del movimento delle maestre per CUB Scuola.

“La situazione è ferma – prosegue la maestra nell’intervista – in questo momento il ministero ci sta dicendo che è la politica a doversi occupare di noi”. E la politica, come si sa, in questi giorni, è in attesa del nuovo Esecutivo.

La notizia che per il 7 luglio sono calendarizzate 50 udienze di merito non fa certo dormire sonni tranquilli i diplomati magistrale. Tuttavia va detto che molto probabilmente non si tratta di meriti relativi a ricorsi prodotti tra il 2014 e il 2016. Potrebbe invece trattarsi dell’atto finale di ricorsi promossi nel 2017, per i quali la cautelare non aveva previsto l’inserimento nelle Graduatorie ad esaurimento. Potremo essere più precisi nelle prossime settimane.

E’ già realtà invece il licenziamento (revoca del contratto a tempo indeterminato e iscrizione in II fascia delle graduatorie di istituto) di 17 maestre a Pistoia, in seguito al pronunciamento della Corte d’Appello di Firenze.

“Il Governo – spiega una nota del coordinamento – non ha affrontato la drammatica situazione di decine di migliaia di maestre abilitate, lasciandole nelle mani della magistratura portando ad una conseguenza inevitabile: il licenziamento”.

Valutazione scuole, compilazione/aggiornamento RAV dal 14 maggio al 30 giugno. Nota Miur

da Orizzontescuola

Valutazione scuole, compilazione/aggiornamento RAV dal 14 maggio al 30 giugno. Nota Miur

di redazione

Il Miur, con nota n. 7985 dell’11 maggio 2018, ha comunicato la riapertura delle funzioni per la compilazione/aggiornamento del Rapporto di autovalutazione per l’a.s. 2017/2018.

Riallineamento RAV-PTOF

L’Amministrazione ricorda che con la nota n. 2182 del 28 febbraio 2017, sono stati ridefiniti i tempi del procedimento di valutazione, previsti dal DPR n. 80/2013 e declinati nella Direttiva n. 11/2014, al fine di armonizzarli con quanto previsto dalla legge n. 107/2015, in particolare con l’introduzione del  Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF).

Al fine suddetto, vi è stato un prolungamento del triennio previsto
per lo svolgimento delle fasi in cui si articola il procedimento di valutazione delle scuole (autovalutazione, valutazione esterna, azioni di miglioramento, rendicontazione sociale), collocando la Rendicontazione Sociale  allo scadere del triennio di vigenza del  PTOF, ossia nell’a.s. 2018/2019.

Rendicontazione sociale

All’inizio del prossimo anno scolastico, sarà messo a disposizione delle scuole un modello unico e saranno fornite apposite indicazioni, in modo da favorirne la redazione.

RAV

Il RAV, come negli anni scorsi, potrà essere aggiornato, rivedendo le analisi effettuate e procedendo, solo se necessario, alla revisione delle priorità, dei traguardi e degli obiettivi di processo previsti. Ciò è, dunque, necessario in presenza di cambiamenti sostanziali, alla luce di nuovi dati nonché delle osservazioni dei Nuclei esterni di valutazione, se la scuola è stata oggetto di visita.

Una novità, relativa all’aggiornamento o alla compilazione ex novo, riguarda la pubblicazione delle tabelle e/o dei grafici che, diversamente dagli anni scorsi, verrà affidata alla scelta di ogni scuola. Sarà dunque la scuola a decidere quali tabelle e/o grafici pubblicare attraverso una intenzionale selezione.

Definizione  modello RAV specifico per
ogni contesto e tipologia di istituzione scolastica

L’Invalsi, entro il mese di dicembre 2018, fornirà al Miur un Rapporto dettagliato del lavoro di autovalutazione svolto dalle scuole tramite il RAV. Ciò al fine di qualificare al meglio il procedimento di autovalutazione, dopo i primi anni  di applicazione, in previsione della nuova triennalità.

Tramite il Rapporto, in particolare, ci si propone di rendere  il procedimento di valutazione più snello, aggiornato alle novità normative degli ultimi anni e corrispondente alle peculiarità delle singole scuole.

Indicazioni in attesa del Rapporto Invalsi

In attesa di una definizione del modello RAV adatto per ogni specificità scolastica, l’Amministrazione fornisce le seguenti indicazioni:
  • Gli Istituti di istruzione secondaria superiore con pluralità di indirizzi o Istituti Omnicomprensivi elaborano un unico RAV e, per quanto possibile, recuperano la specificità dei propri indirizzi/cicli integrando gli indicatori RAV con indicatori autonomamente definiti e/o evidenziando tale caratteristica nella motivazione dei giudizi assegnati per ciascuna area, ove necessario;
  • I Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA) sono esonerati dalla stesura del RAV, in attesa dei risultati della sperimentazione in atto coordinata dall’INVALSI, finalizzata alla definizione di strumenti e procedimenti di autovalutazione corrispondenti alle peculiarità dell’offerta formativa dei CPIA;
  • Le scuole che sono state oggetto di processi di dimensionamento e hanno acquisito un nuovo codice meccanografico svolgono ex novo il lavoro di analisi e di autovalutazione.
  • Per la Scuola dell’infanzia è in atto una sperimentazione nazionale del RAV condotta dall’INVALSI, rivolta ad alcune scuole individuate sia mediante campionamento statistico casuale sia mediante auto-candidatura, che prevede entro il termine del corrente anno scolastico la validazione dei questionari per l’acquisizione dei dati e nel corso del prossimo anno scolastico la compilazione online del RAV.
  • Per l’Istruzione e formazione professionale è in atto una sperimentazione coordinata da un Comitato tecnico scientifico istituito presso l’INVALSI che, secondo quanto previsto dall’art. 2 del D.P.R. 80/2013, proporrà delle linee guida per il procedimento di autovalutazione e valutazione dell’istruzione e formazione professionale da adottare d’intesa con la Conferenza unificata previo concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Tempistica

La piattaforma per l’aggiornamento del RAV sarà disponibile dal 14 maggio al 30 giugno 2018.

Qui la guida per supportare le scuole nelle operazioni legate al processo di revisione.
Clicca qui per accedere alla Piattaforma.

Esami di Stato I grado, docenti religione cattolica in commissione ma non possono interrogare

da Orizzontescuola

Esami di Stato I grado, docenti religione cattolica in commissione ma non possono interrogare

di redazione

L’insegnante di religione cattolica, come già riferito, farà parte della Commissione dell’esame conclusivo del primo ciclo di istruzione.

Esami Stato I grado, docenti di religione cattolica in Commissione

La novità, introdotta dal decreto legislativo n. 62/2017, ha suscitato non poche polemiche, soprattutto, per le difficoltà organizzative che si creeranno, considerato che i docenti di religione svolgono servizio in numerose classi e non sempre dello stesso istituto.

Quale ruolo?

Pur essendo presenti in commissione, i succitati docenti non potranno interrogare, come sostenuto anche dallo Snadir:

“A questo punto, fermo restando il fatto che l’idr non può interrogare sulla materia religione in quanto il D.Lvo 297/1994 art.309, comma 4 stabilisce che religione non è materia di esame, riteniamo però che egli possa/debba intervenire – così come fa durante gli scrutini per gli avvalentisi – per offrire al consiglio di classe il proprio contributo ai fini di una migliore e quanto più completa valutazione sulla personalità, l’impegno, e la prova complessiva d’esame dell’alunno: nessuno potrà vietarglielo.”

Il divieto, dunque, discende dalla previsione del D.lgs. n. 297/94, articolo 390 – comma 4, secondo cui la religione cattolica non è materia d’esame:

4. Per l’insegnamento della religione cattolica, in luogo di voti e di esami, viene redatta a cura del docente e comunicata alla famiglia, per gli alunni che di esso si sono avvalsi, una speciale nota, da consegnare unitamente alla scheda o alla pagella scolastica, riguardante l’interesse con il quale l’alunno segue l’insegnamento e il profitto che ne ritrae.

Anche la Flc Cgil è intervenuta al riguardo, evidenziando quanto suddetto e spingendosi oltre. Secondo il sindacato, infatti, i docenti di IRC, considerato il loro particolare status e la normativa di riferimento, non possono essere presenti in Commissione: E’ evidente come questo particolare status del docente di IRC non ne renda possibile o addirittura obbligatoria la presenza all’esame di stato del primo ciclo. Pertanto, il sindacato chiede l’intervento del Miur, al fine di mettere ordine alla confusione normativa che si è creata, indicando alle scuole che i predetti insegnanti non possono partecipare agli esami.

Assegno nucleo familiare sospeso dal 1° luglio se non si presenta nuova domanda su NoiPA

da Orizzontescuola

Assegno nucleo familiare sospeso dal 1° luglio se non si presenta nuova domanda su NoiPA. Il modello e le nuove Tabelle

di redazione

L’assegno per il nucleo familiare viene sospeso automaticamente a decorrere dal 1° luglio 2018 da parte della Ragioneria Provinciale dello Stato. Per evitare l’interruzione bisogna presentare nuovamente domanda.

Il personale interessato ha ricevuto o riceverà un apposito messaggio nell’area riservata di NoiPA con l’invito al rinnovo della domanda.

Domanda

La nuova domanda riguarderà l’assegno per il nucleo familiare per il periodo 01 luglio 2018 – 30 giugno 2019.

Nella domanda bisognerà indicare

1) il reddito familiare complessivo, percepito nell’anno 2017, desumibile dalla dichiarazione dei redditi 2018;

2) i redditi a tassazione separata, indicati nella Certificazione Unica 2018 ;

Alla domanda andrà altresì allegata, copia di un documento di riconoscimento in corso di validità del richiedente e del coniuge.

Modulo

lI modulo per la richiesta dell’assegno nucleo familiare potrà essere scaricato dal Portale NOI PA accedendo dal menù: →DOCUMENTAZIONE → MODULISTICA →PERSONE→ MODELLO 2018 REDDITI 2017.

Se il modello non dovesse ancora essere disponibile, sarà caricato a breve. C’è tempo fino al 30 giugno per presentare la domanda.

Importo

L’importo dell’assegno dipende dai seguenti tre elementi:

  • il numero dei componenti della famiglia;
  • il reddito del nucleo familiare;
  • le fasce di reddito stabilite dalla legge.

Scarica le nuove tabelle con gli importi spettanti in base ai succitati elementi.

Graduatoria interna: la continuità del servizio si valuta prima del triennio

da La Tecnica della Scuola

Graduatoria interna: la continuità del servizio si valuta prima del triennio

Empowering eTwinning Schools: Leading, Learning, Sharing

A Roma la prima conferenza europea sulle Scuole eTwinning
Dal 14 al 16 maggio riuniti 250 dirigenti scolastici per rafforzare il ruolo degli istituti della community

Dal 14 al 16 maggio si terrà a Roma la Conferenza tematica europea eTwinning “Empowering eTwinning Schools: Leading, Learning, Sharing”, in programma al Centro Congressi Trevi. 250 dirigenti scolastici provenienti da tutta Europa, oltre a esperti nazionali e comunitari si incontreranno per identificare, riconoscere e promuovere gli elementi che caratterizzano una Scuola eTwinning. Il nuovo riconoscimento della community eTwinning ha l’obiettivo di valorizzare e promuovere quegli istituti che attuano un curricolo per competenze e una didattica per progetti fortemente connotata dall’uso di Internet e di tecnologie digitali, con un’attenzione particolare alla sicurezza (eSafety).

Il riconoscimento è stato inaugurato nell’anno scolastico 2017/18 ed ha visto un totale europeo di circa 1200 istituti premiati, tra questi, oltre 200 scuole sono italiane, dato che segna il record per il nostro paese.

L’incontro è organizzato dall’Unità italiana eTwinning, in collaborazione con l’Unità centrale eTwinning di Bruxelles, la Commissione europea e l’Agenzia nazionale Erasmus + INDIRE. Sono in programma gli interventi di Patricia Wastiau, consulente di ricerca per European Schoolnet, Paul Downes, professore associato e Direttore del Centro sugli svantaggi educativi nella Dublin City University e Angelo Paletta, professore al Dipartimento di Scienze Aziendali all’Università di Bologna. Spazio anche ad alcuni ricercatori INDIRE con sessioni formative su innovazione dell’apprendimento e degli spazi educativi, leadership scolastica e miglioramento organizzativo.

Molto ampia la rappresentanza europea, con dirigenti in arrivo da Armenia, Austria, Azerbaijan, Belgio, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Islanda, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Malta, Moldova, Norvegia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubbliche Ceca e Slovacca, Romania, Serbia, Slovenia, Spagna, Svezia, Turchia, Ucraina.

Cos’è una scuola eTwinning: l’etichetta eTwinning School” riconosce il lavoro delle scuole impegnate nel realizzare le politiche educative comunitarie attraverso la community. Nelle scuole eTwinning vengono stabilite nuove forme di relazioni professionali fra colleghi, basate sulla condivisione e sul mentoring tra pari, con l’intento di sperimentare approcci innovativi nell’insegnamento. eTwinning incoraggia questi istituti a diventare un modello per altre scuole sia a livello locale che nazionale. In Italia sono oltre 60.000 gli insegnanti iscritti alla community eTwinning, per 20.600 progetti di collaborazione realizzati dal 2005.

Atto di indirizzo 14 maggio 2018, AOOUFGAB 39

Atto di Indirizzo 14 maggio 2018, AOOUFGAB 39

Aggiornamento 2017 al Piano nazionale anticorruzione – Sezione Università approvato con Delibera ANAC 22 novembre 2017, n. 1208


Dai codici etici, alla figura del responsabile anticorruzione. Dalla trasparenza nella gestione delle risorse destinate alla ricerca, alla prevenzione dei conflitti di interessi che possono determinarsi quando il personale docente o della ricerca ha incarichi anche all’esterno. Sono alcuni dei temi affrontati nell’Atto di indirizzo in materia di anticorruzione che è stato inviato oggi agli Atenei e agli Enti di ricerca. Il documento arriva a valle dell’aggiornamento del Piano Nazionale Anticorruzione, approvato con apposita delibera lo scorso novembre, che, per la prima volta, contiene una sezione dedicata all’Università. Sezione attraverso la quale l’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) ha invitato il MIUR a raccomandare alle Università (e, per quanto compatibile, agli Enti di ricerca) l’adozione di misure per contrastare fenomeni di corruzione, di cattiva amministrazione e di conflitto di interessi. Il documento è da oggi disponibile sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ed è stato inviato ai rettori delle Università, ai presidenti degli Enti di ricerca vigilati dal MIUR, al Presidente dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca).

“L’Atto di indirizzo che emaniamo è frutto di un lungo lavoro che abbiamo portato avanti in questi mesi con l’ANAC. Lavoro che ha visto anche il coinvolgimento, in appositi tavoli tecnici, durante la stesura del Piano Nazionale Anticorruzione dei rappresentanti del mondo universitario (CRUI e CUN), degli studenti, dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR)”, dichiara la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli. “È stato fatto un percorso importante e di grande rilievo, che offre una linea comune di intervento al sistema accademico su un tema particolarmente sensibile come quello dell’anticorruzione, della trasparenza. Aver inserito le università nell’aggiornamento del Piano Nazionale Anticorruzione – prosegue Fedeli – è stata una scelta precisa, in linea con le politiche di rilancio e innovazione del nostro sistema accademico e della ricerca portate avanti dal Governo uscente. Il tassello che riguarda la trasparenza, l’assunzione di responsabilità, la corretta gestione dei procedimenti amministrativi è fondamentale. Con le linee che offriamo agli atenei sarà possibile da un lato valorizzare la parte migliore dell’Università e il suo contributo allo sviluppo del Paese, dall’altro intervenire su alcune criticità applicative di istituti normativi di rilevante portata”.

L’Atto di indirizzo è suddiviso in tre parti: la prima, contiene una ricognizione degli interventi richiesti da ANAC che esigono provvedimenti di tipo regolatorio, di rango legislativo/normativo o amministrativo; la seconda, contiene una ricognizione degli interventi richiesti da ANAC direttamente alle Università; la terza, riguarda gli “Istituti di particolare interesse per il sistema universitario e della ricerca”, in materia, in particolare, di situazioni di possibile conflitto di interessi, cui ha dato il proprio contributo l’ANAC come previsto dall’aggiornamento del Piano Nazionale Anticorruzione.

Fra i punti chiave del documento (in allegato) la necessità di proseguire gli sforzi già messi in campo dal MIUR per rendere sempre più accessibili i fondi per la ricerca superando la frammentarietà del quadro dei finanziamenti e di governance attualmente esistente. Sarà sollecitata anche la partecipazione di tutti i docenti universitari all’albo ‘Reprise’ dei valutatori dei progetti di ricerca, per ampliarne il numero e garantire quindi una rosa molto più ampia di esperti da poter coinvolgere. Per il reclutamento dei docenti universitari si ricorda la sollecitazione dell’ANAC a favorire le procedure concorsuali aperte agli esterni. ANAC e MIUR, si legge sempre nell’Atto di indirizzo, predisporranno apposite linee guida per orientare e promuovere un nuovo ciclo di codici di comportamento/etici da parte delle Università. Sarà rivista la disciplina che regola le Università telematiche per renderla più rispondente alle caratteristiche del settore e al contempo omogenizzarla con quella relativa alle Università tradizionali. Indicazioni sono date anche in merito al responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza: per tale ruolo va garantita l’indipendenza dalla sfera politico-gestionale. La terza parte del documento è infine dedicata, in particolare, al tema delle incompatibilità e delle attività esterne dei docenti delle Università, con lo scopo di offrire, per la prima volta, un regime di azione omogeneo fra gli atenei che fino ad oggi si sono mossi in modo diverso anche a causa di difficoltà interpretative della legislazione vigente. Attività di consulenza, esercizio di attività libero-professionali, titolarità della partita IVA, attività negli enti senza scopo di lucro sono fra gli argomenti trattati. Con l’invito finale agli atenei ad adeguare i regolamenti interni recependo le indicazioni contenute nell’Atto di indirizzo.

Nota 14 maggio 2018, AOODGPER 22975

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico – Ufficio III
Reclutamento del personale docente ed educativo

Agli Uffici Scolastici Regionali
Loro Sedi
Agli Ambiti Territoriali Provinciali
Loro sedi

Nota 14 maggio 2018, AOODGPER 22975

OGGETTO: D.D.G. n. 784 del 11 maggio 2018. Integrazione graduatorie di istituto del personale docente, in attuazione del D.M. 3 giugno 2015 n. 326 e del D.M. 23 aprile 2018 n. 335.

  • Decreto Ministeriale 23 aprile 2018, AOOUFGAB 335
    Integrazione graduatorie di istituto del personale docente
  • Decreto Dipartimentale 11 maggio 2018, AOODPIT 784
    Attuazione delle disposizioni di cui al decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 3 giugno 2015, n. 326

Manuale “Funzione Gestione certificazioni FSE a costi standard”

Fondi Strutturali Europei – Programma Operativo Nazionale “Per la scuola – Competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020. Fondo Sociale Europeo (FSE).
Apertura funzione per l’inserimento delle certificazioni a costi standard (CERT_S).

Prot. 10716 del 14 maggio 2018

 

FIRST​® LEGO® League Italia 2017/2018

Una selezione di oltre 30 squadre di giovani ‘scienziati’ della ​FIRST​® LEGO® League Italia 2017/ 2018 al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca premiate per i loro progetti scientifici.

Lunedì 14 maggio 2018 presso la Sala Aldo Moro del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca oltre cento ragazzi vengono ricevuti dal Direttore Generale Ordinamenti scolastici e valutazione sistema nazionale istruzione del MIUR ​Maria Assunta Palermo ​e dal Dirigente Uff 1° DGOSV-MIUR​ Giacomo Molitierno​, seguendo la tradizione della manifestazione mondiale dove alcuni selezionatissimi team sono invitati direttamente alla Casa Bianca.

Alla cerimonia intervengono ​Massimo Esposito​, Dirigente Tecnico DGOSV – MIUR, e​ Giuseppe Brauner ​per la CASIO che premia i primi quattro team con una calcolatrice grafica per ciascun partecipante; ​Anna Brancaccio,​ Dirigente DGOSV – MIUR e coordinatrice assieme a Nello Fava della giuria scientifica che ha selezionato le squadre; la direttora ​Alessandra Cattoi​, ​Stefano Monfalcon ​e ​Nello Fava ​per la Fondazione Museo Civico di Rovereto.

Ospiti alla premiazione ​Augusto Vitale​, Ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità, e​ Simone Pirrotta​, Program Manager dell’Agenzia Spaziale Italiana del Dipartimento di Esplorazione e Osservazione dell’Universo.

Nell’ambito delle oltre cento squadre che hanno partecipato alla ​FIRST​® LEGO® League Italia 2017/ 2018 HydroDynamicSM, un ​comitato scientifico​ formato dai giudici della manifestazione (ricercatori, docenti, scienziati) e un rappresentante del MIUR, ha selezionato 31 dei più interessanti progetti scientifici presentati dai 151 team partecipanti. L’​ACQUA​ è stato il grande tema di attualità su cui hanno lavorato i ragazzi, trovando soluzioni ai problemi legati all’utilizzo, alla mobilitazione, alla tutela di una risorsa tanto preziosa e fragile come quella idrica.

Le squadre premiate sono il team ​FLL71 RoGiRobot di Pedara (CT) ​per la realizzazione di un dispositivo elettronico che possa segnalare i guasti e le anomalie riscontrate nello sciacquone dei bagni a cassetta​, FLL69 ToioRobot di Vittorio Veneto (TV) ​con la progettazione di una boa intelligente per il monitoraggio delle acque del fiume Meschio​ ​con raccolta dati automatizzata​, FLL132 Acquallego di Arzignano (VI) ​con un progetto che prevede diversi interventi di recupero dell’acqua piovana​ ​e​ FLL 57 BIG LEGO 9 di Roma ​con una soluzione per migliorare il monitoraggio della qualità delle risorse idriche.
I team sono stati selezionati tra i 151 (più di 2500 ragazzi) che hanno partecipato alla ​FIRST​® LEGO® League Italia edizione 2017/18, una competizione a squadre di robotica e scienza che mette a confronto i ragazzi di tutto il mondo (250 mila quest’anno) su tematiche di forte impatto ecologico e sociale, che devono affrontare con la mentalità del ​problem solving​ attraverso la robotica a mattoncini targata LEGO e la loro creatività con un progetto scientifico originale in tema, seguendo anche regole di condivisione e ​fair play​, e privilegiando la comunicazione scientifica.
Organizzatore per l’Italia di questa manifestazione mondiale è la ​Fondazione Museo Civico di Rovereto​, che anche grazie a questa competizione è accreditata dal MIUR a valorizzare le eccellenze fra gli studenti italiani nel campo della robotica, forte dell’esperienza nell’​Educational Robotics​ maturata molto prima che diventasse uno strumento didattico riconosciuto dai più.
La premiazione è organizzata dal MIUR con la Fondazione Museo Civico di Rovereto, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Presidi.

La ​FIRST​® LEGO® League​ è un concorso mondiale ideato da ​FIRST​ (For Inspiration and Recognition of Science and Technology) e LEGO®.
Operational partner per l’Italia​ La Fondazione Museo Civico di Rovereto
Regional Partner 2017/2018​: Scuola di Robotica di Genova,​ ​Scuola di Ingegneria – Università di Firenze, Officine Leonardo Onlus di Napoli, l’Istituto Salesiano Bearzi di Udine con Udine Science Center e l’Istituto Tecnico Archimede di Catania.
Sponsor Nazionali:​ Trentino Sviluppo – Polo della Meccatronica, Dolomiti Energia, BIM dell’Adige. Con il sostegno del MIUR, della Provincia Autonoma di Trento e del Comune di Rovereto
FIRSTR​ ​LEGOR​ ​ L​eague Italia Fondazione Museo Civico di Rovereto Borgo S. Caterina, 41 Rovereto (Tn) www.fondazionemcr.it – fll-italia.it museo@fondazionemcr.it – fll@fondazionemcr.it ufficio stampa: ​comunicazione@fondazionemcr.it

GIURIA SCIENTIFICA 2018
Coordinamento e supervisione:
Anna Brancaccio
MIUR Direzione Generale Ordinamenti Scolastici e Autonomia Scolastica Nello Fava
Referente Fondazione Museo Civico di Rovereto
Donata Loss
Rappresentante del Comune di Rovereto nella Commissione di indirizzo della Fondazione CARiTRO
Emanuele Menegatti
Docente di Robotica presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione – Università degli studi di Padova
Mario Rusconi
Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma e Lazio
Piera Levi Montalcini
Presidente dell’Associazione Rita Levi-Montalcini
Francesca Carloni
Docente di Scienze e operatrice della Fondazione Museo Civico di Rovereto
Fiorella Operto
Presidente Scuola di Robotica di Genova
Sonia Dal Vacchio
Docente di Informatica presso l’I.T.I. Renato Elia Castellamare di Stabia (Na)
Giovanni Nulli
Ricercatore su coding e robotica educativa presso INDIRE

AA.VV., Parole ostili

In libreria e nelle scuole italiane “Parole ostili”, il primo libro edito dal Salone Internazionale del Libro di Torino in collaborazione con Laterza e con il sostegno dell’Associazione Parole O_Stili e il MIUR.

10 scrittori per 10 racconti, ispirati ciascuno a un principio del Manifesto della comunicazione non ostile.

Il libro verrà presentato il 14 maggio al Salone Internazionale del Libro di Torino e il 6 giugno a Trieste, in occasione della seconda edizione di Parole O_Stili.

Dal 14 maggio il MIUR renderà disponibile per i docenti una copia gratuita dell’ebook scaricabile dal sito www.generazioniconnesse.it
Loredana Lipperini (a cura di)
Tommaso Pincio – Giordano Meacci – Giuseppe Genna – Diego De Silva – Helena Janeczek – Alessandra Sarchi – Fabio Geda – Nadia Terranova – Christian Raimo – Simona Vinci
Parole ostili 10 racconti
Collana: i Robinson / Letture Prezzo: 15 euro ISBN 9788858131879 Pagine 186
Maggio 2018 – 10 scrittori per 10 racconti, ciascuno liberamente ispirato a un principio del Manifesto della comunicazione non ostile: arriva in libreria, e nelle scuole italiane, “Parole ostili – 10 racconti”, il libro edito da Laterza e dal Salone internazionale del Libro di Torino, a cura di Loredana Lipperini e nato dalla collaborazione tra il progetto “Parole O_Stili” e il MIUR.

Raccontare, commentare, confrontarsi, conoscersi, accogliere, comprendersi: la rete fa tutto questo essenzialmente con le parole. Parole che talvolta feriscono, denigrano, danneggiano. Le parole, quindi, sono importanti, hanno un potere enorme.

A partire da queste riflessioni, nelle pagine di “Parole ostili – 10 racconti” alcune fra le voci più interessanti della narrativa contemporanea – Tommaso Pincio, Giordano Meacci, Giuseppe Genna, Diego De Silva, Helena Janeczek, Alessandra Sarchi, Fabio Geda, Nadia Terranova, Christian Raimo, Simona Vinci – riflettono sull’uso del linguaggio in rete, attraverso lo strumento del racconto.

Dal 14 maggio il MIUR renderà disponibile per tutti i docenti di ogni ordine e grado una copia gratuita dell’ebook, insieme a 10 schede didattiche per lavorare con il libro in classe. Sarà possibile scaricare il libro e i materiali sul sito www.generazioniconnesse.it previa registrazione e inserimento del codice promozionale ricevuto attraverso una circolare dedicata.

Lo scopo? Dare una risposta concreta al bisogno di affrontare le tematiche dell’ostilità̀ in rete attraverso strumenti d’azione concreti. A partire da pochi, basilari principi come ‘Virtuale è reale’ (dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona), ‘Le parole hanno conseguenze’ (so che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi) o ‘Prima di parlare bisogna ascoltare’ (nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura).

“Le parole hanno un peso, spesso possono far male. Siamo in un tempo – ha dichiarato la Ministra Valeria Fedeli – in cui ogni affermazione è gridata, esagerata, amplificata anche dai social e dalla Rete. Ben vengano, quindi, progetti come quello dell’associazione no profit ‘Parole O_Stili’ che ha redatto il ‘Manifesto della comunicazione non ostile’. Dieci punti, dieci principi di stile che mirano a ridurre, arginare e combattere i linguaggi negativi che si espandono facilmente nel web. Un decalogo che ha dato lo spunto per questo libro, pubblicato anche col patrocinio del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Il MIUR già da tempo collabora convintamente con “Parole O_Stili”: i dieci principi del Manifesto sono già entrati nelle scuole e sono stati adottati dalle insegnanti e dagli insegnanti e dalle classi. Perché siamo convinti che il ruolo della scuola sia essenziale. Dalla scuola si comincia: si formano cittadine e cittadini, si insegna l’uso della Rete e si mostrano le libertà che essa concede ma sempre nel rispetto degli altri. Studentesse e studenti, native e nativi digitali devono trovare nella scuola un’occasione di crescita e sviluppo anche nella consapevolezza del linguaggio”.

“Questa raccolta di racconti è frutto di un’inedita alleanza che unisce il sostegno del MIUR, la convinta adesione del Salone Internazionale del Libro di Torino e della casa editrice Laterza, l’associazione Parole O_Stili, la curatrice e i dieci autori che hanno accettato la sfida di lavorare sui principi del Manifesto. Una sfida magnifica, resa possibile grazie a tutti coloro che – leggendo, ragionando, immaginando – hanno partecipato a questo percorso. E dunque, a tutti, grazie”, dichiara Rosy Russo, Presidente dell’Associazione Parole O_Stili.

Attraverso il sostegno al progetto “Parole O_Stili”, il Salone internazionale del Libro di Torino ha fatto propria la riflessione sulla cura del linguaggio e sulla sua importanza basilare per una pacifica convivenza civile.

“Se oltre all’uso della lingua ciò che ci distingue dalle altre specie è il possesso del libero arbitrio (o perlomeno di un arbitrio non del tutto precluso), allora usare le parole per evolverci o tornare a essere dei bruti è il nostro banco di prova quotidiano. Perché una nostra parola può essere un attentato contro la specie. Preferisco vederla in un altro modo: in qualunque parola che pronunciamo può nascondersi, ogni giorno, il segreto della nostra liberazione”, dalla prefazione di Nicola Lagioia, Direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino.

Nel libro ogni principio del Manifesto della comunicazione non ostile diventa un racconto immaginato da ciascun autore. E ogni racconto un mondo noto o un universo da scoprire, accogliente o pauroso. Futuri possibili anticipati dal nostro presente o che svelano ciò che nel presente passa inosservato e che tuttavia condiziona e regola il nostro modo di essere e di interagire con gli altri. Alcuni racconti mettono alla prova il lettore, altri ci accarezzano, nessuno dà certezze. Perché la letteratura non risponde alle domande, ma ne pone di nuove. E il porsi domande rende più consapevole chi legge: non è per questo che scriviamo e leggiamo, del resto?

La storia da cui parte tutto, da cui traggono origine le dieci storie raccolte nel libro, è quella del Manifesto della comunicazione non ostile, 10 princìpi di stile nati per per ridurre, arginare e combattere i linguaggi negativi che si propagano facilmente in Rete. Nato dal lavoro collettivo di oltre cento professionisti della comunicazione, il Manifesto esprime una duplice volontà:
. Lanciato a Trieste nel febbraio 2017, in pochi mesi si diffonde non solo in Italia, ma in tutta Europa, e viene tradotto in 17 lingue. Oggi è al centro di un grande e ambizioso progetto di educazione collettiva promosso dall’Associazione Parole O_Stili, impegnata nella sensibilizzazione ed educazione contro l’ostilità delle parole online e offline.

Sono numerose le iniziative che, negli ultimi mesi, si sono sviluppate intorno al Manifesto, dalla comunicazione tra Pubblica Amministrazione e cittadini, alla comunicazione d’impresa, a quella politica. In particolare, grazie a una stretta collaborazione con il MIUR, i dieci princìpi del Manifesto sono entrati nelle scuole, e sono stati adottati dagli insegnanti e dalle classi in tutta Italia. Tutte le iniziative sono consultabili su: paroleostili.com

La presentazione del libro si terrà in occasione della seconda edizione di Parole O_Stili, in programma il giorno successivo, che vedrà un’ampia community di esperti della Rete, giornalisti, comunicatori, politici, giuristi e altre professionalità provenienti da tutta Italia riunirsi nuovamente a Trieste giovedì 7 giugno.

A partire dal quinto principio del manifesto, “Quando le parole sono un ponte”, filo conduttore della giornata, il programma si aprirà con una sessione plenaria per poi proseguire con una serie di panel di approfondimento, dedicati a giornalismo, social media e scritture, parole come ponti, politica, business, scuola ed educazione, disinformazione, PA, fact-checking e fake news, per affrontare il tema in tutte le sue sfumature fra esperienze, settori e stili diversi.

Programma e iscrizioni su: http://paroleostili.com/seconda-edizione-2018/ rendere la Rete un luogo migliore, meno violento, più rispettoso e civile e responsabilizzare ed educare gli utenti a praticare forme di comunicazione non ostile

A Trieste, il 6 e 7 giugno per Parole O_Stili
Dopo il Salone Internazionale del Libro a Torino, il libro verrà presentato a Trieste mercoledì 6 giugno alle ore 18 al Caffè San Marco. Interverranno Annamaria Testa, esperta di comunicazione, blogger, saggista, Rosy Russo, Presidente dell’Associazione Parole O_Stili, e i due autori Alessandra Sarchi e Tommaso Pincio.

La curatrice
Loredana Lipperini, giornalista e scrittrice, collabora da anni con le pagine culturali de “la Repubblica” e conduce Fahrenheit su Radio 3 Rai. Dal 2004 scrive sul blog www.lipperatura.it. Tra i suoi libri: Ancora dalla parte delle bambine (2008), Non è un paese per vecchie (2010) e Di mamma ce n’è più d’una (2013) per Feltrinelli; Morti di fama (con Giovanni Arduino, 2013) per Corbaccio; il racconto per ragazzi Pupa (2014) per Rrose Sélavy; L’arrivo di Saturno (2017) per Bompiani. Per Laterza ha pubblicato “L’ho uccisa perché l’amavo”. Falso! (con Michela Murgia, 2013) e Questo trenino a molla che si chiama il cuore. La Val di Chienti, le Marche, lungo i confini (2014).

Gli autori

Diego De Silva è nato a Napoli nel 1964. Tutti i suoi libri sono pubblicati da Einaudi.

Fabio Geda è nato a Torino, dove vive. Si è occupato per anni di disagio minorile. Ha pubblicato diversi romanzi tra cui Nel mare ci sono i coccodrilli (Baldini&Castoldi, 2010), Se la vita che salvi è la tua (Einaudi, 2014), Anime scalze (Einaudi, 2017) e la saga Berlin (Mondadori, 2015-2017) scritta insieme a Marco Magnone.

Giuseppe Genna (Milano, 1969) è autore di numerosi romanzi, principalmente editi da Mondadori e di cui alcuni pubblicati all’estero, tra cui Dies Irae (2006), Hitler (2008) e il recente History (2017).

Helena Janeczek è nata a Monaco di Baviera nel 1964 in una famiglia ebreo-polacca, risiede in Italia da oltre trent’anni. Dopo aver esordito con un libro di poesie edito da Suhrkamp, ha scelto l’italiano come lingua letteraria per le opere di narrativa Lezioni di tenebra (Guanda, 1997), Cibo (Mondadori, 2002), Le rondini di Montecassino (Guanda, 2010). Il suo ultimo romanzo La ragazza con la Leica (Guanda, 2017) ha vinto il Premio Bagutta. Ha co-fondato «Nazione Indiana» (www.nazioneindiana.com), uno dei primi blog letterari italiani. Vive a Gallarate con un figlio e due gatti.

Giordano Meacci (Roma, 1971) ha pubblicato il reportage narrativo Improvviso il Novecento. Pasolini professore (minimum fax, 1999, 2015), il saggio Fuori i secondi. Guida ai personaggi minori (Rizzoli, 2002), la raccolta di racconti Tutto quello che posso (minimum fax, 2005) e il romanzo Il Cinghiale che uccise Liberty Valance (minimum fax, 2016). Con Claudio Caligari e Francesca Serafini ha scritto Non essere cattivo (2015); e con Francesca Serafini Principe libero (2018). Da settembre 2017 conduce su Rai Radio 3 La lingua batte.

Tommaso Pincio (Roma, 1963) è autore di vari romanzi tra cui Un amore dell’altro mondo (Einaudi, 2002), Cinacittà (Einaudi, 2008) e Panorama (NN editore, 2015). Dipinge e traduce dall’inglese. Per Laterza ha pubblicato Hotel a zero stelle (2012).

Christian Raimo (Roma, 1975) è nato, è cresciuto e vive a Roma. Ha pubblicato per minimum fax tre raccolte di racconti: Latte (2001), Dov’eri tu quando le stelle del mattino gioivano in coro? (2004), Le persone, soltanto le persone (2014). Per Einaudi ha pubblicato i romanzi Il peso della grazia (2012), Tranquillo prof, la richiamo io (2015) e La parte migliore (2017), e il saggio Tutti i banchi sono uguali (2017). Nel 2018 per Piemme ha pubblicato il pamphlet Ho 16 anni e sono fascista.

Alessandra Sarchi (Reggio Emilia, 1971) vive e lavora a Bologna. Nel 2008 ha pubblicato la raccolta di racconti Segni sottili e clandestini (Diabasis Edizioni), nel 2012 è uscito con Einaudi Stile Libero il suo primo romanzo Violazione, vincitore del Premio Paolo Volponi, opera prima. Nel 2014, sempre con Einaudi Stile Libero, il romanzo L’amore normale, vincitore del Premio internazionale Scrivere per Amore. Suoi racconti sono usciti in varie riviste e antologie. Il suo terzo romanzo La notte ha la mia voce (Einaudi Stile Libero, 2017) ha vinto il Premio Mondello opera italiana ed è stato finalista al Premio Campiello 2017. Collabora con «la Lettura», inserto culturale del «Corriere della Sera», e con il settimanale «l’Espresso» e scrive per i blog leparoleelecose.it, doppiozero.com e La ricerca.it.

Nadia Terranova è nata a Messina nel 1978 e vive a Roma. Ha scritto diversi libri per ragazzi, fra cui Bruno il bambino che imparò a volare (Orecchio Acerbo, 2012) e Casca il mondo (Mondadori, 2016), e il romanzo Gli anni al contrario (Einaudi, 2015), vincitore fra gli altri dei premi Bagutta Opera Prima e The Bridge Book Award. Collabora con «la Repubblica» e altre testate ed è fra gli autori della trasmissione Pascal su Rai Radio 2.

Simona Vinci (Milano, 1970) ha debuttato nel 1997 con Dei bambini non si sa niente (Einaudi). Il suo romanzo La prima verità (Einaudi, 2016) ha vinto il Premio Campiello nel 2016. Il suo ultimo libro è Parla, mia paura (Einaudi, 2017).

I gravi fatti che hanno ferito la scuola

I gravi fatti che hanno ferito la scuola

Le antenne che non hanno funzionato e le risposte profonde e collettive che occorrono

di Domenico Sarracino

I fatti raccapriccianti che stanno avvenendo dentro ed intorno alle nostre scuole non possono  non turbarci ed interrogarci. Nelle settimane passate non sono mancate riflessioni, tentativi di analisi e proposte, ma la situazione è di una tale pericolosità che occorre qualcosa di più. Qualcosa che sia capace di mobilitare e sollecitare le responsabilità non solo settoriali ma della più vasta  collettività sociale, una discussione severa ed organizzata che sfoci in proposte e prospettive.

Siamo ancora in tempo per cogliere e contrastare i segnali crescenti che indicano  che diffusi cedimenti   sono in atto, e in particolari  settori nevralgici del presente e del futuro. Ma bisogna fare in fretta e fare sì che a sentirsi chiamati in causa siano la scuola e l’intero corpo sociale, sollecitati a riflettere su di sé e su quello che sta avvenendo.

Diversamente si fa  davvero concreto il rischio che, spenti i fuochi d’artificio massmediatici, tutto venga assorbito in un lento ed astioso assopimento, gravido di   frustrazioni e malessere. Tra forme di autodifesa “fai da te” e “io speriamo che me la cavo”, continuando ad erodere nei fatti le diverse forme del patto di collaborazione educativa tra scuola, alunni e famiglie; inseguendo vanamente l’illusione dei bei tempi passati (che poi tanto belli non erano) e tentando di  sfuggire ai cambiamenti ed alle difficili sfide del nostro tempo.

Occorre perciò una riflessione tale che sia il frutto della ricerca di una vasta intelligenza collettiva, consapevole della posta in gioco e del patto sociale a cui occorre dare nuova vita. Dunque è necessario siano le istituzioni, le forze politiche e sociali, sindacati ed associazioni, le organizzazioni professionali  a mettersi insieme e ripensare  a cosa sta avvenendo nelle famiglie, nella società e nelle scuole; nei luoghi dove i più giovani vivono e si ritrovano, nella formazione delle nuove generazioni, intorno all’educazione ed ai modelli e fattori, spesso inediti ed inesplorati, che oggi agiscono su di essa.

Insomma, se l’espressione non fosse un po’ abusata, parlerei di indizione e convocazione di veri e propri “Stati Generali” sui temi dell’Educazione,  per una ripresa del patto civico che deve regolare i rapporti e la vita sociale .

Ma, affinchè l’impresa, che è non poco ardua, possa riuscire   è innanzitutto necessario che si rifuggano le solite stanze, lontane e ben ovattate, o  qualche  nobile  pensatoio di qualche accademia e si vada a discutere il più possibile  sui fronti e nei luoghi  dove fare scuola  è sempre più difficile, le relazioni si deteriorano, le comunità scolastiche si erodono; tenendo conto  delle più  generali mutazioni che, indotte dall’insorgere di nuovi modelli economico-sociali,  hanno cambiato le famiglie, il rapporto con il lavoro, gli stili di vita e comportamentali su cui sono venuti a ricadere tutte le varie forme di instabilità, precarietà e vulnerabilità sociale degli ultimi anni.

Di seguito  qualche bozza di riflessione che, fondata sull’esperienza personale, potrebbe aiutare ad inquadrare ed interpretare la situazione delle scuole nel quadro del fitto incrocio di relazioni che ad esse stanno intorno.

1)  La società intossicata e il malessere che cresce

Innanzitutto è da ribadire che ciò che succede nelle scuole in qualche modo è , e non può non essere, anche il riflesso dei più vasti fenomeni che avvengono intorno e fuori di essa nel  momento storico che viviamo. Esistono poi le situazioni specifiche delle scuole che segnalano cedimenti e “zone” trascurate (come accennerò più avanti ).

E’ evidente che la nostra società si sia andata inaridendo: le difficoltà economiche e i divari crescono ed avvelenano i rapporti, la fiducia reciproca si assottiglia, i momenti di socialità e convivialità si riducono; tutti ti insegnano che devi sgomitare, che devi farti furbo, che sei in guerra per conquistare il posto di lavoro e poi  per mantenerlo, che “mors tua è vita mea”, che dietro l’angolo c’è sempre qualcuno che bara o che trama contro di te; insomma, che sempre più sei solo e ti trovi in una quasi-giungla, e che devi tirare fuori il tuo lato ferino se vuoi sopravvivere. Che alcuni possano arrivare a pensare che debbano vedersela da sé diventa una cosa possibile. E i ragazzi, dai più grandi ai piccoli, che  sono sempre più “figli senza padri e spesso anche madri”, il cui immaginario si forma sempre più in un “virtuale” incontrollato e deformante, spesso crescono fuori dai confini e dalla circolarità dei diritti-doveri,  in una dimensione in cui si consuma l’irrilevanza degli altri, dei beni pubblici, delle regole. E per alcuni di essi, in certi contesti, l’affermazione di sè passa per la baby gang,  per il gesto vandalico, per la sfida a chiunque, per il prendere di mira qualcuno e perseguitarlo, magari vantandosene su Facebook o con un twitter che facilmente diventerà virale.

2) La scuola reale che non si vuol vedere

Alla difficile situazione sociale appena richiamata si sommano poi le specifiche ed irrisolte questioni che riguardano il nostro sistema scolastico da anni sottoposto a stress e tensioni: a cominciare dalla stagione dei “tagli lineari” (paradossalmente rivendicata come riforma epocale), e finendo con la sequela degli altri interventi legislativi e normativi sparati a raffica e disordinatamente, caratterizzati da quella triste doppiezza che viene da lontano e che, tenendo in ombra la realtà complessiva delle cose, induce a rappresentazioni edulcorate e a riti cartacei e spesso consolatori, che si esauriscono nella logica dell’adempimento fine a se stesso.

Fino a che non capita l’incidente e la realtà si disvela. E così, per fare solo un esempio, si “scopre” che in tante situazioni l’Orientamento scolastico viene scambiato per pubblicità o,  più “modernamente”, per auspicato marketing;  e che alcune scuole, di diverse città, si facevano (si fanno?)  vanto del carattere esclusivo, selettivo e classista della composizione sociale della loro popolazione scolastica; mentre altre mettono in atto strategie di dissuasione per allontanare e confinare altrove gli alunni stranieri…

E poi ci sono gli squilibri territoriali e culturali, tra centri e periferie e aree geografiche;  e conseguentemente il fatto che il diritto all’istruzione non solo non venga  assicurato, a parità di tipologia di scuola,  in pari modo ovunque, ma che le differenze perdurino e tendano a crescere, e che le situazioni difficili  continuino a precipitare  e farsi prede di una spirale perversa,  per cui i Ds che possono, tendono ad andare altrove e così pure i docenti, gli amministrativi e gli alunni delle famiglie più avvertite. E sono queste le scuole dove le strutture sono sempre luoghi poco accoglienti, tristi e trascurati; quelle che più spesso vengono vandalizzate e/o subiscono furti e oltraggi, dove la normalità del  fare  scuola diventa cosa difficile, il clima è pesante, la comunità scolastica è attraversata da scoramento e malessere.

Su questo spaccato vanno colti alcuni limiti, anche forti, che una malintesa “Autonomia scolastica” può aver indotto, divenendo alibi dietro cui nascondere un laissez faire, trasformatosi spesso in un lasciare correre e poi in un abbandonare le cose al loro destino, senza mettere in campo  le necessarie  politiche di contrasto.

Se è vero ed utile che ogni scuola sviluppi autonomia e progettazione educativa in rapporto alle peculiarità territoriali e nell’ottica della sussidiarietà e della valorizzazione delle proprie intuizioni e risorse, è altrettanto vero, nel contempo, che non si debbono mai smarrire la cura  e la tenuta dell’intero sistema,  in una cornice che deve essere unitaria e solidale, capace di garantire compensazioni per uguali opportunità.

3) Le priorità capovolte

E’ sensazione comunemente riferita da chi entra nelle scuole o ha contatti con questo mondo che in esso gli operatori vivano un diffuso senso di sfiducia e disincanto, e che la “passione” che necessita per insegnare si vada assottigliando. E se ancora permangono apprezzabili realtà in controtendenza, queste sono minoranze che resistono, ma non sono indenni dall’aria che tira. La bussola ovunque sembra un po’ impazzita e fa confondere l’inessenziale con l’essenziale. Da ciò i tanti che richiamano l’urgenza di attuare politiche ed indirizzi che riconfermino che al centro delle scuole debbono essere gli alunni, i loro apprendimenti, la loro formazione come cittadini e persone. E dunque la centralità e la cura del lavoro in classe, la qualità della comunità scolastica, le relazioni umane, le proposte formative; e dopo, solo dopo, gli atti amministrativi, gli adempimenti, le scadenze e le mille altre incombenze burocratiche. Si avverte insomma che è in atto un capovolgimento delle priorità che ha una ricaduta tangibile nei ritardi o nelle carenze con cui si intercettano certi fenomeni tra cui vanno collocati gli episodi che giustamente stanno scuotendo scuole ed opinione pubblica. Ed è giusto chiedersi perché non trovino un adeguato fronteggiamento da parte dell’attuale governance delle scuole.

E qui  si fa  necessaria una riflessione sul “dimensionamento” scolastico e quel monstrum che in tanti casi è diventato, soprattutto se si somma ad esso il “sistema” delle reggenze, giunto fino a riguardare ormai una fetta consistente delle scuole italiane. Il dimensionamento che doveva essere “razionale” garantendo grandezze che ottimizzassero il funzionamento (mediamente intorno ai 900 alunni), progressivamente è stato piegato alla logica del solo risparmio  finanziario, sottovalutando i fattori della gestione e governabilità delle nuove unità scolastiche, in una situazione in cui mai è stato definito e reso solido il quadro delle “figure intermedie”, formate e riconosciute;in cui è trascurata la complessità derivante dai numerosi plessi (sparsi spesso  su ampi  territori ed appartenenti talvolta a Comuni diversi), e la necessità di governare scuole di ordini e tipologie diversi.

4) La figura del Ds e l’equivoco della managerialità

Sono ormai più di un terzo le scuole che hanno un dirigente a metà,  costretto così a correre a destra e a manca per tappare falle, scadenze, emergenze, o per appuntamenti, riunioni ed incontri di ogni tipo.

Ma si sa bene che Dirigente significa capacità di indicare una direzione, cioè indirizzi, prospettive e strategie, tenere insieme le forze e accrescerne e le potenzialità. Dirigente è chi determina la propria agenda,e non  è determinato dall’assedio delle mutevoli contingenze che  quotidianamente si presentano. Ne consegue abbastanza naturalmente che il Ds finisca con il trascurare ciò che dovrebbe essere centrale; e cioè la cura del fattore “E”, il fattore Educazione, e con esso le problematiche dell’apprendere e dell’insegnare, la riflessione e lo studio dei cambiamenti  sociali , le domande e talvolta le sfide  nuove che vengono poste alla scuola e le risposte che vanno ricercate;  mentre sempre più  si assottiglia il contatto con la vita nelle aule, nei corridoi, nelle riunioni didattiche.

E in questo quadro diventa sempre più possibile che possano sfuggire fenomeni e sintomi di situazioni che andrebbero intercettate e contrastate sin dal loro primo manifestarsi, e che, diversamente, lasciati a se stessi, crescono e diventano  eclatanti, fino a che una scintilla qualsiasi non li fa esplodere.

Sta di fatto che bisogna liberare la figura del Ds da una concezione equivoca e dannosa che si è venuta affermando e che lascia non presidiati proprio i terreni che più dovrebbero esserlo. Quella che il Ds possa operare come un capo d’azienda in realtà, quelle socio-educative, che dalle aziende-imprese differiscono per finalità, struttura organizzativa, caratteristiche del lavoro.

Bisogna urgentemente recuperare la specificità dell’”impresa” educativa che  non produce oggetti e non opera  attraverso procedure uniformi, ripetitive e standardizzate ,ma invece ha bisogno di poggiare sulla comunità educativa e su leve volte a promuovere ciò che unisce, la collaborazione, il ricercare, la fiducia reciproca ed anche lo star bene;  ciò che spinge ad affrontare le nuove sfide insieme agli altri  e unendo le forze.

Né si può continuare ad assecondare l’idea secondo cui  ai temi dell’”educativo”  debbano ormai  pensare solamente i docenti. Certo il “front office” in materia tocca innanzitutto a loro ed è questo il loro specifico (anche se non mancano insegnanti che ancora oggi pensano che le loro competenze consistano solamente nell’essere esperti delle discipline che insegnano e non dell’insieme dei fattori che incidono sui processi formativi).

Va perciò urgentemente riaffermata l’idea che i fattori educativi – le relazioni, i comportamenti, la vita della comunità scolastica-  e  il clima di scuola devono costituire il principale impegno del Ds; che i docenti hanno bisogno di una figura esperta che gli sia accanto , li motivi e supporti, e faccia funzionare la scuola come “comunità educativa”; riconduca ad unitarietà l’azione articolata  dei docenti prendendosi cura del buon funzionamento deggli OO.CC. e  in particolare  dei Consigli di Classe.

5) I Consigli di classe dimenticati

Bisogna rilevare che da anni non si compie un’adeguata azione di monitoraggio sullo stato di salute del Collegio dei docenti, e tutti sanno benissimo che esso ha bisogno di una buona manutenzione, perché una cosa è discutere e decidere in 20-30 persone, altra cosa è se lo devi fare in 120-150 (come avviene nelle attuali mega-scuole), in tempi limitati ed in ambienti talvolta poco idonei. Insomma il Collegio dei Docenti va riconsiderato  e riformato, e non per sminuirlo ma per renderlo effettivamente luogo di democrazia sostanziale, che sia funzionante  e nello stesso tempo responsabilizzante per la collettività come per i singoli.

Ma più importante ancora è richiamare l’attenzione sui Consigli di Classe per riconsiderarne il ruolo di cerniera che ad essi è affidato nell’organizzazione delle scuole.

La loro centralità è indiscutibile, e dipende in gran parte dal loro buon funzionamento il realizzarsi di una attività scolastica di qualità. Sono infatti i Cdc le articolazioni in cui si declinano e si specificano le scelte compiute nel Collegio dei docenti e articolate nel Ptof, prima che diventino l’agire scolastico effettivamente praticato. Dipendono da loro, dalle scelte condivise, dalla loro coesione ed organizzazione, la qualità del lavoro e la tenuta del gruppo, il profilo della classe, il clima di aula, il profitto degli allievi. Dipendono da loro il carattere unitario,  continuativo e condiviso delle metodologie  didattiche, le relazioni educative e le modalità comunicative che nelle singole istituzioni scolastiche si mettono in atto.

Nel contempo è altrettanto importante ribadire che il Ds si dedichi con priorità alla cura ed al buon funzionamento dei Cdc. La sua “frequentazione” assidua a tale organismo serve alla scuola e  ai docenti,  ma anche al Ds stesso: per dare unitarietà e continuità ai lavori ed all’impostazione didattico-educativa, per conoscere più direttamente le dinamiche educative e formative, per approfondire le problematiche degli alunni e il modo di lavorare dei docenti, per avere sempre il polso delle  situazioni  e rendersi conto in tempo di ciò che bolle in pentola…

Per questo occorre ri-orientare le politiche scolastiche e , in esse , ripensare il ruolo del Ds, come figura professionale che presidi prima di tutto i luoghi della didattica e della pratica educativa, della cultura socio-psico-pedagogica, della ricerca, della sperimentazione e dell’innovazione.

Ma bisogna mettere il Ds in condizione di poter fare tutto ciò. Il che significa, ad esempio, che si rende necessario ricondurre le mega-scuole a dimensioni gestibili, riparametrandole su dimensioni meglio considerate, fornendole di supporti organizzativi e professionali intermedi, decongestionandole da aspetti burocratici ed amministrativi (che possono essere concentrati in altre sedi e svolti da specifiche competenze professionali che potrebbero trovare luogo negli attuali UST); il che significa, inoltre, che nel reclutamento dei Ds, nella loro formazione, nel nuovo profilo professionale bisogna recuperare soprattutto le competenze psicopedagogiche e didattiche, culturali e formative, relazionali e comunicative di alto profilo.

E , considerate le diversità di ruoli e funzioni, lo stesso dicasi per il reclutamento dei docenti che deve garantire che chi entra nelle scuole abbia la capacità di assicurare la “tenuta della classe” e gli strumenti professionali adeguati ai nuovi compiti, ai quali è stato preparato con tirocini mirati, nei quali ha potuto osservare il collega più esperto ed esercitarsi in situazioni reali. In questo senso le buone pratiche del “peer to peer” ed ultima quella del “visiting”, se ben curate ed organizzate, possono costituire valide indicazioni di lavoro.

In definitiva, di fronte  ai fatti da cui si sono prese le mosse, se le  situazioni restano immutate si corre il rischio che le scuole e/o i docenti diano risposte isolate od astiose, in una sorta di guerra sotterranea ed implicita capace di erodere lentamente, giorno dopo giorno, la scuola e la sua funzione.

Si ritorna così a ciò da cui siamo partiti: alla necessità di porre mano ai rischi di derive pericolose, sapendo che certi fenomeni sono come gli iceberg,  e che quelli che emergono come fatti estremi  ne nascondono sempre tantissimi altri, certamente  meno eclatanti ma comunque indicativi di situazioni inaccettabili e lacerate; (si ritorna) alla necessità che ci siano risposte complessive ed organizzate, capaci di guardare in avanti e fornire indicazioni positive.

Nonostante tutto, le buone scuole ci sono, e sono tante, così come le buone pratiche che in esse si vivono. E là dove ciò si verifica i ragazzi  studiano, stanno insieme, collaborano, si formano come persone e cittadini.  Lì dove l’educazione alla Cittadinanza ed alla Costituzione non solo è stata argomento di studio e di rielaborazione ma è stata applicata ed è divenuta esperienze e pratiche di vita democratica, nella circolarità dei diritti-doveri,   lì i risultati si vedono.

Messa in sicurezza degli edifici scolastici

On.le Ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca
Valeria Fedeli

Dott.ssa Carmela Palumbo
Capo Dipartimento per le risorse

Dott.ssa Simona Montesarchio
Direzione Generale per l’edilizia scolastica

Viale di Trastevere, ROMA

 

Oggetto: Messa in sicurezza degli edifici scolastici

La notizia del crollo di parti di un controsoffitto in una scuola materna di Eboli ha riportato all’attenzione dei dirigenti scolastici e dell’opinione pubblica l’annosa questione della mancata messa in sicurezza delle scuole.

Anche questa volta è stata sfiorata la tragedia. Ovviamente tiriamo tutti un sospiro di sollievo, ma l’incolumità di otto milioni di alunni e di ottocentomila addetti non si può affidare ai miracoli.

Troppi e troppo frequenti negli ultimi anni i casi di crolli in scuole di ogni ordine e grado, eventi a volte annunciati se non addirittura ripetuti, altre volte assolutamente imprevedibili.

Pur apprezzando la decisione degli ultimi due Governi di trasferire agli EE.LL. consistenti risorse per la costruzione di nuovi edifici e per le indagini diagnostiche su solai e controsoffitti, l’ANDIS segnala il forte ritardo con cui gli Enti appaltano e realizzano gli interventi finanziati, come pure sottolinea la necessità e l’urgenza di stanziare risorse statali congrue rispetto all’elevato grado di rischio in cui versano la maggior parte degli edifici scolastici del nostro Paese.

Una vera e propria emergenza nazionale, se si prendono in esame i dati forniti dall’Anagrafe dell’edilizia scolastica del MIUR e dai Rapporti di Legambiente e Cittadinanzattiva.

L’ANDIS ancora una volta protesta per la condizione di abbandono in cui da anni sono stati lasciati i dirigenti scolastici, a fronte delle criticità dell’edilizia scolastica.

Individuati dalla legge quali datori di lavoro, i dirigenti scolastici sono stati chiamati in questi anni ad esercitare responsabilità esclusiva riguardo l’utilizzazione dei locali, l’organizzazione del lavoro, le attrezzature e gli arredi, le sostanze utilizzate, l’uso dei dispositivi di protezione individuale, la gestione delle emergenze, la sorveglianza sanitaria, la formazione e l’informazione dei lavoratori.

Di fronte alla frequente latitanza degli Enti locali, i dirigenti scolastici avvertono tutta la drammaticità della situazione attuale, consapevoli dell’impossibilità di garantire appieno la salute e la sicurezza degli studenti e dei lavoratori in servizio presso i loro istituti.

L’ANDIS, pertanto, sollecita le Autorità in indirizzo a promuovere in tempi brevissimi un Conferenza nazionale sull’edilizia scolastica e sulla sicurezza delle scuole, che veda la presenza dell’Unità di Missione, dell’Osservatorio Edilizia Scolastica, dell’ANCI, dell’UPI, dei Responsabili scuola dei Partiti, delle Associazioni professionali della scuola e delle OO.SS. di comparto e area.

 

Con i più distinti saluti

 

Prof. Paolino Marotta, Presedente dell’ANDiS