Puerocentrismo o adultocentrismo?

Puerocentrismo o adultocentrismo?

di Margherita Marzario

Abstract: In una società che stenta a proporre esempi di una umanità matura e responsabile, l’Autrice riscopre l’unicità e la ricchezza del punto di vista dei bambini.

 

Nei testi normativi e non, si fa un gran parlare di centralità della persona ed in particolare di quella del bambino.

Per centralità del bambino si dovrebbe intendere il tenere conto nell’azione educativa e in ogni tipo di intervento (amministrativo, politico, sociale) della singolarità e complessità di ogni bambino, della sua articolata identità in tutti i suoi aspetti (cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, etici, spirituali, religiosi), delle sue aspirazioni, capacità e fragilità (su cui bisogna maggiormente puntare l’attenzione), nelle varie fasi di sviluppo e di formazione aiutandolo (e non sostituendolo né assecondandolo) nel sollevare domande esistenziali e nell’andare alla ricerca di orizzonti di significato (mutuando la terminologia del secondo paragrafo delle Indicazioni per il curricolo del 2007 del Ministero della Pubblica Istruzione).

Nella realtà non è così, anziché il puerocentrismo sembra regnare un arrogante adultocentrismo, atteggiamento che pone al centro della percezione e dell’interpretazione del mondo, anche di quello infantile, gli schemi mentali e il punto di vista dell’adulto.

Il filosofo francese Marcel Gauchet scrive: “Se il XX secolo è stato il secolo della scoperta del bambino reale, supportata dalla nascita contemporanea della pediatria, della pedagogia e della psicoanalisi, il XXI sembra aprirsi come il secolo della sacralizzazione del bambino immaginario. La nostra società esalta a tal punto la dimensione infantile da arrivare a mitizzarla e, alla fine, a mistificarla”[1]. Secondo il filosofo i bambini che non sono figli del caso e della vita, ma di un progetto preciso, fanno più fatica ad accettare di essere persone qualsiasi. Sono abituati a genitori che si sentono in dovere di confermare loro, ogni istante, che sono stati veramente voluti. Si sentono unici e speciali, degni di una vita speciale. Altrove Gauchet aggiunge: “Genitori strateghi, interessati alla riuscita, costi quel che costi, dei loro figli, non esiteranno a mettere una scuola contro l’altra, a lasciarla alla prima mancanza o al primo segnale di cattivo funzionamento. Veri e propri guardiani della riuscita dei loro figli, rendono vana l’idea di una politica collettiva e “ridistributiva” che metta in secondo piano le loro esigenze”[2]. Si ha così una “privatizzazione” dei figli che non accettano sconfitte né sacrifici e a cui tutto è dovuto.

Nella nostra società si rincorrono in maniera quasi compulsiva atteggiamenti, nei confronti dei bambini, discordanti se non schizoidi.

Quando si discute in ogni campo della famiglia, il punto di vista dei bambini è di solito assente da questo dibattito, riguardando solo le opinioni e le preferenze degli adulti.

I genitori e gli adulti in generale sono spesso immaturi, disorientati, confusi, “adultescenti” ancora alla ricerca della propria identità e all’inseguimento dei propri sogni, per cui i coetanei prendono il posto dei genitori nella vita dei figli; fenomeno a cui lo psicologo canadese Neufeld Gordon[3] ha dato il nome di “orientamento ai coetanei”, nel senso che bambini e ragazzi tendono a rivolgersi ai coetanei per avere indicazioni rispetto ai valori, all’identità e ai codici di comportamento.

Le donne tendono ad avere figli in età sempre più avanzata (o addirittura in menopausa) e a fermarsi spesso al primo figlio togliendo ai figli la possibilità di avere madri giovani che crescano genitorialmente con loro e la ricchezza della “fratria”.

I bambini sono frequentemente percepiti come elementi di disturbo, di cui sono esemplari gli hotel o le vacanze “child free” (liberi da bambini, vietati ai bambini) o all’interno di molte famiglie l’unico bambino è il centro delle attenzioni (e non tanto dell’attenzione) di tutti (genitori, nonni, zii) diventando un’icona, un oggetto da proteggere o un piccolo tiranno.

Le politiche sono più politiche “mother friendly” (“amiche della mamma”) e non “family friendly” trascurando che il bambino non ha diritto solo ad avere una madre disponibile ma un’intera famiglia; queste politiche portano a minor coesione sociale, a deficit di reciprocità nelle relazioni tra i sessi e senso di solitudine, condizioni non ideali per i bambini.

Anche i testi normativi sull’infanzia e l’adolescenza sono concepiti da e per adulti, per cui non sono fruibili dai loro destinatari tanto che una versione semplificata della Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Infanzia è stata curata dall’Associazione Telefono Azzurro nel 1997.

La famiglia rappresentata nelle fictions è soprattutto quella “ricostituita” dopo precedenti e fallite esperienze matrimoniali o sentimentali; anche se in Italia è un modello ancora minoritario, si presta meglio a trame complesse, ma è inadatta per i bambini per i quali è destabilizzante e diseducativa.

Per non parlare di televisione in generale e altri media, videogiochi, giocattoli e abbigliamento, che non sono a “misura di bambino” ma rispecchiano sempre più il mondo degli adulti e risultano parecchio “adultizzanti”.

Perché il puerocentrismo non sia sterile o insano bisogna “credere nel bambino” e “portare la voce dei bambini”, come si legge in “Pour chaque enfant, un avenir. Charte du Bureau International Catholique de l’Enfance”, dichiarazione elaborata e promossa nel giugno 2007 dal BICE (ONG sorta nel 1948), che rappresenta un’applicazione ed evoluzione della Convenzione di New York. “Credere nel bambino” significa dare fiducia, necessaria per l’autostima (per la costruzione del sé); “portare la voce dei bambini” significa dare ascolto, necessario per il dialogo (per il riconoscimento dell’altro). Fra i vari assunti significativi si legge pure: “Ogni bambino ci racconta a suo modo la bellezza e le ferite della vita e ci richiama così alla nostra responsabilità”. “Raccontare”, “richiamare”, “responsabilità” derivano tutti dal prefisso latino “re”, che indica un ritorno a uno stato precedente o un movimento all’indietro o qualcosa che si ripete di nuovo, circolarità che caratterizza una “relazione” (dal verbo latino “referre”, composto di “re” e “ferre”, “portare indietro”, “portare di nuovo”). Ebbene la vera centralità di ogni bambino si realizza proprio nella relazionalità, quelle “relazioni significative” di cui tanto si parla ma che poco si contribuisce a costruire.



[1] Dal risvolto di copertina di “Il figlio del desiderio. Una rivoluzione antropologica” di Marcel Gauchet, Milano, Vita & Pensiero, 2010.

[2] Marcel Gauchet, “Un mondo disincantato? Tra laicismo e riflusso clericale”, Edizioni Dedalo, Bari, 2008, p. 160.

[3] Gordon Neufeld e Gabor Maté, “I vostri figli hanno bisogno di voi”, Il leone verde Edizioni, Torino, 2009.

Ortopedia penitenziaria

ORTOPEDIA PENITENZIARIA

di Vincenzo Andraous

La conferenza sul carcere è terminata da qualche giorno, qualcosa mi rimanda a quanto abbiamo ascoltato, detto e risposto. Qualcosa sta di traverso, come se l’incontro svolto poggiasse le gambe su un tavolo tarlato, su un interrogativo che scava.

Dialogare sul valore della pena, della legalità, della giustizia, nasce da una esigenza profonda di sapere, di conoscere,  per contribuire al bene comune, oppure è il risultato di una curiosità, dettata da una morbosa disattenzione. per fare qualcosa di diverso, un rumore, un ritmo, una specie di crociera da spendere per passare in rassegna le isole del castigo,  negli spazi dove si è obbligati a pagare il proprio debito con la società.

La sensazione è che il pubblico-contribuente non conosca il carcere, erroneamente percepito come terra di nessuno, mentre apprezza quello rappresentato dai films o dai  fumetti, delle storie inventate.

Sovraffollamento irraccontabile, carenza endemica di personale, investimenti al lumicino, non fanno altro che rendere teatrale la sofferenza che transita dentro le celle di un penitenziario, la tragedia che incombe sui troppi morti che escono con le gambe in avanti, una cartellonistica suicidiaria che oramai travalica perfino il più alto dei muri di cinta.

Non c’è più neppure sufficiente coerenza a denominare i detenuti per ciò che sono diventati: numeri in quantità industriale, da trattare senza troppi rimorsi di coscienza.

C’è chi interviene per sostenere la cultura come badante di una “pena” ammalata, chi invoca il lavoro come unico strumento di riordino, chi confida nell’importanza di incontri autorevoli per fornire supporto a un vero e proprio ripensamento culturale.

Siamo in tanti a spendere parole, significati, contenuti, a indicare le molte strade da percorrere, siamo in pochi a individuare le possibili terze vie da intraprendere, in ogni caso partendo dal rispetto di una doverosa esigenza di giustizia di chi è vittima, e scoprendo nuove opportunità di riscatto e riparazione.

Bisogna  osservarlo bene il carcere, se intendiamo svolgere una analisi corretta che non ci faccia perdere contatto con la sostanza delle cose, con gli strumenti occorrenti per arginare il perseverare del suo meccanismo perverso.

Detenuti tossicodipendenti commettono reati per farsi, per comprare, per vendere, non si tratta di un vizio, è gia malattia, forse potrebbe essere buona cosa la presa in carico in comunità dai requisiti  a registro, dove spesso l’accoglienza è cura e salvezza di vita.

Detenuti extracomunitari, ultimi tra gli ultimi, troppi e accatastati l’uno sull’altro, in attesa di un altro niente che non sta a buona vita domani, forse occorre più autorevolezza nel protocollare intese umanitarie che risultino davvero condivise anche nei paesi di origine.

Detenuti autoctoni, microcriminalità, eccesso di reati che fanno emergenza, creano urto, fastidio e rabbia, un bacino-utenza da ripensare: dove collocare, adibire a lavori socialmente utili, dentro una pena che risulti finalmente un esercizio di responsabilità.

Sul carcere mille cose si tolgono dove già poco c’è, il cosiddetto fiore all’occhiello non basta più a coprire quanto è disperante lo spettacolo del disonore che non si vuole fare vedere, nella più disumana indifferenza.

Amnistia no, ma i tribunali rimangono oppressi e impantanati da milioni di  carte usurate dal tempo e finanche destinate alla prescrizione, camere di sicurezza elette a domicilio, detenzioni domiciliari che poco servono, c’è in atto uno svuotamento delle idee, al punto che non c’è neppure un “giusto” a sottolineare la condizione in cui sopravvive gran parte della comunità ristretta: non c’è solamente delinquenza, ma una quantità corposa di persone  espansa su tutto il territorio, che potrebbero essere diagnosticate doppia diagnosi, patologie da disturbi della personalità border-line, un disagio psichico per niente difficile da appurare, dove la problematica principale non sta nell’uso e nell’abuso di sostanze,  nei reati, nella trasgressione che è già devianza, ma in un vero e proprio schianto mentale tra start adrenalinico e latitanza emozionale dalle conseguenze imprevedibili.

Indipendentemente dalle varie e bizzarre “ortopedie penitenziarie” intese a fare camminare correttamente dentro percorsi socialmente condivisi ( cosa ci sarà mai di socialmente condivisibile in un carcere che ancora non c’è, e peggio, non si riappropria del suo ruolo e della sua funzione ) occorre confermare quanto davvero fa sicurezza, salvaguardia della collettività, forse è ora di ritornare a pensare a un carcere che “è” società, perché ne fa parte e  disegna legalità, possiede giustizia sufficiente a creare momenti di riparazione.

Un carcere che ci dice chi entra nelle sue viscere, ma soprattutto chi, non “cosa” esce: è urgente impegnarsi per un carcere diverso, per auspicare il ritorno nella società di persone migliori, questo è quello che si dice un preciso “interesse collettivo”.

Un progetto educativo che richiede condivisione

Un progetto educativo che richiede condivisione

di Cinzia Olivieri

Sebbene l’istituzione dei comprensivi non appartenga alla storia recente, essi sono tornati all’attenzione dei media da quando l’art. 19, comma 4, del d.l. n. 98/2011, Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria convertito con modificazioni dalla legge n. 111/2011, ha stabilito che dall’anno scolastico 2011-12 tutte le istituzioni di scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado siano aggregate in istituti comprensivi.

30 marzo Domande Pensione

L’art. 1, comma 1, del Decreto Ministeriale 12 marzo 2012, n. 22, fissa al 30 marzo 2012 il termine ultimo per la presentazione, da parte del personale, docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola, delle domande di collocamento a riposo per compimento del limite massimo di servizio, di dimissioni volontarie dal servizio, di trattenimento in servizio, oltre il raggiungimento del limite di età a valere, per gli effetti, dal 1° settembre 2012, nonché per la eventuale revoca di tali domande.

30 marzo Termine ultimo domande mobilità 2012-2013

La nota 29 marzo 2012, Prot. n. AOODGPER 2332, proroga i termini alle ore 18,00 del 3 aprile 2012.

L’Ordinanza ministeriale 5 marzo 2012, n. 20, fissa al 30 marzo 2012 il termine ultimo per la presentazione on line – secondo la procedura indicata nella nota n. 1132 del 16.2.2012 – delle domande di trasferimento, di passaggio di cattedra e di passaggio di ruolo, per il personale docente, educativo ed ATA di ogni ordine e grado di scuola.

Nota USR Friuli V.G. 30 marzo 2012, Prot. AOODRFR/U/3273

Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca
Ufficio Scolastico Regionale per il Friuli Venezia Giulia – Direzione Generale

Nota 30 marzo 2012, Prot. AOODRFR/U/3273

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
Ai Sovrintendenti Trento, Bolzano e regione Valle d’Aosta
Ai Dirigenti Scolastici delle Istituzioni Scolastiche statali e paritarie del Friuli Venezia Giulia
Alla rete intranet e internet MIUR
Alla Newsletter docenti referenti per l’innovazione tecnologica degli UUSSRR

Oggetto: II Concorso nazionale del podcast didattico nelle scuole primarie e secondarie – Concessione Patrocinio

L’abbecedario dell’autonomia e dell’autogoverno

L’abbecedario dell’autonomia e dell’autogoverno

di Enrico Maranzana

La VII° commissione cultura della Camera dei Deputati ha dato il via libera alle “Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche statali”, incipit del dibattito parlamentare. La disposizione vorrebbe realizzare una scuola autonoma, dotata di dispositivi che facilitano il conseguimento delle finalità istituzionali.

Qualità della scuola e problema occupazionale

Qualità della scuola e problema occupazionale

di Stefano Stefanel

Il dibattito attuale attorno alla scuola si frange contro una dicotomia mai risolta e cioè il rapporto tra aumento delle risorse per la scuola e risultati ottenuti dagli studenti. Ci sono in giro sempre più “negazionisti” che contestano tutti gli impianti valutativi, individuando alcuni oggettivi problemi che, invece di essere collocati dentro la giusta critica al fine della loro risoluzione, vengono usati per dimostrare che il sistema valutativo è da buttare in toto. L’Invalsi fa alcuni errori o presunti tali e dunque non vanno fatte le rilevazioni (e in questa direzione si è mosso anche Tiriticco); l’Ocse parte da principi economici e non tiene conto della specificità italiana e dunque serve solo ai tecnocrati dediti alle statistiche; il mondo del lavoro non assorbe più laureati o diplomati e allora è necessario un massiccio intervento statale sull’occupazione, ma non modificare ordinamenti e apprendimenti; le statistiche mettono in luce un rapporto troppo basso di alunni per docente allora sostiene che questa statistica non vale niente perché non tiene conto degli insegnanti di sostegno (quando poi si chiarisce che ne tiene conto si obietta che comunque i sistemi non si possono comparare);  il tempo scuola italiano è il più alto del mondo, ma il dato non interessa perché stare più a scuola significa avere risultati migliori anche se nessuno certifica questo. E via di seguito.

Poiché mi è chiaro il problema occupazionale, ma mi è anche chiaro il problema della qualità della scuola italiana presa nel suo complesso (con ampie sacche di eccellenza unite a spaventosi vuoti dispersivi) ho difficoltà ad orientarmi in un dibattito che collega direttamente il numero degli occupati a scuola con i risultati della stessa. Sembra quasi che la scuola prima dei tagli della Gelmini fosse un sistema efficiente ed efficace. La scuola era in crisi prima e i tagli sono stati applicati alla crisi. E’ possibile tagliare le risorse ad un soggetto in crisi ed avere un miglioramento della situazione? A questa domanda risponderanno le rilevazioni Ocse Pisa di quest’anno, ma io prevedo che saranno migliori di quelle precedenti, anche perché credo che nelle rilevazioni del 2009 (precedenti dunque ai tagli) il sistema scolastico italiano abbia toccato il suo fondo. Temo però anche che se i risultati saranno migliori non si aprirà un dibattito per verificarne il reale motivo, ma il centrodestra dirà che la Gelmini ha salvato la scuola italiana e il centrosinistra e i sindacati che la scuola si è dimostrata più forte anche dei tagli della Gelmini. E quindi si tornerà punto daccapo.

Ho fatto questa premessa per dare qualche risposta alle giuste domande di Cinzia Mion nell’ambito di un ragionamento che mi trova concorde (Giù le mani dal gioiello di famiglia, su scuoaoggi.org del 23 marzo 2012). Lo faccio in modo sintetico, anche perché la proposta di Tiriticco (Ipotesi di riordino del sistema dell’istruzione, su edscuola.it  del 19 marzo 2012) nel complesso mi pare molto interessante e anche perché credo che comunque la mia opinione non sposterà nulla e nessuno (e dunque meglio farla breve).

La Scuola dell’Infanzia deve rimanere triennale ed è un’assurdità andare a toccarne l’organizzazione visto che è effettivamente il “gioiello di famiglia”. Però non va lasciata nell’immobilismo, pena una perdita di qualità. Ci sono dei segnali di piccolo allarme, dovuti all’aumento dei figli unici, ad una sorta di tradizionalità degli sfondi integratori, ad una difficoltà delle docenti di scuola dell’infanzia ad incidere nella curricolarità degli istituti comprensivi. Inoltre va detto che né le sezioni primavera, né gli anticipi hanno prodotto i problemi che venivano ventilati. Entrambe le novità sono figlie del tempo e come tali dovrebbero diventare un elemento caratterizzante la didattica della scuola dell’infanzia.

Questo però deve far riflettere sulla scuola primaria: anche le organizzazioni di eccellenza devono cambiare per rimanere tali. Invece nel caso della scuola primaria si invocano i buoni risultati per cercare di rimanere immobili. Stanno affiorando difficoltà reali in quel segmento di scuola e l’organico funzionale non viene quasi mai usato come tale, ma spesso per irrigidire le compresenze (“secondarizzare le compresenze”). E’ vero che l’organico è stato diminuito, ma rimane funzionale, anche se tende a produrre sovrapposizioni rigide e non flessibilità didattica.

Il secondo ciclo dell’istruzione deve invece diventare quadriennale e licenziare gli alunni a 18 anni, come avviene in tutto il mondo. Questo crea un problema occupazionale e ulteriori tagli. Sembra però paradossale tenere in vita un anno di scuola che rende meno competitivi i nostri ragazzi perché sennò diminuisce l’occupazione. Credo si possa anche diminuire di un anno il ciclo, mantenere inalterato l’organico e attivare un vero organico funzionale. Soprattutto credo sia necessario abolire il valore legale del diploma e quindi trasformate l’ultimo anno del secondo ciclo da anno condizionato dall’esame di stato e dalle sue modalità ad anno conclusivo di un ciclo di studi in cui l’esame di fine ciclo sia un completamento valutativo del percorso e non una sorta di mega-quiz che annulla ricerca, innovazione e approfondimento culturale perché finalizzato al prodotto finale.

Avviso 29 marzo 2012

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia Scolastica
Ufficio Sesto

Dalla prossima sessione degli esami di Stato sarà disponibile il software “Commissione web”, che va a sostituire il precedente pacchetto Conchiglia. Il nuovo software, utilizzabile via internet ed integrato nel Sistema Informativo dell’Istruzione, presenta una serie di utili funzioni a supporto di tutte le attività delle commissioni.

Entro aprile saranno consultabili, nell’area tematica esami di Stato, le informazioni dettagliate sulle modalità di utilizzo e sui requisiti di accesso all’applicazione.

Nota 29 marzo 2012, Prot. A00DPER n. 2320

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’istruzione

Direzione Generale per il  personale scolastico

 

Ai Direttori Generali degli Uffici scolastici Regionali
LORO SEDI

 

Oggetto:  Attuali classi di concorso su cui confluiscono le discipline relative ai primi tre anni di corso degli istituti di II grado interessati al riordino.

Anche per l’a.s. 2012/13 in assenza del regolamento relativo alla revisione delle classi di concorso, previsto dall’art. 64 della legge n. 133 del 2008 si rende necessario in sede di costituzione degli organici e per le conseguenti operazioni di mobilità, far riferimento alle attuali classi di concorso, opportunamente integrate e modificate con le discipline e gli ambiti disciplinari relativi agli ordinamenti del primo, secondo e terzo anno di corso degli istituti di secondo grado.

Al fine di consentire, nell’attuale fase transitoria, ai dirigenti scolastici e al personale interessato di avere contezza delle modalità di confluenza, si allegano le relative tabelle, modificate e integrate come sopra indicato, relative alle classi prime, seconde e terze degli istituti di secondo grado, alle quali si applicherà la riforma. Si allegano altresì le tabelle, con indicate le classi di concorso da utilizzare, relative alle Opzioni dei percorsi degli istituti Tecnici e Professionali di cui  alla nota n. 233 del 26 gennaio 2012.

Come già fatto presente nel decorso anno, le tabelle di confluenza hanno natura solo dichiarativa dell’esistente. Gli insegnamenti che trovano confluenza in più classi di concorso del pregresso ordinamento devono essere trattati come insegnamenti “atipici” la cui assegnazione alle classi di concorso deve prioritariamente mirare a salvaguardare la titolarità dei docenti presenti nell’istituzione scolastica, la ottimale determinazione delle cattedre e la continuità didattica.  Ovviamente nella scelta della classe di concorso dovrà farsi riferimento all’indirizzo presente nella scuola.

In presenza, nella scuola, di più di un titolare di insegnamenti “atipici”, si darà la precedenza a coloro che, in relazione al  numero dei posti, risulteranno collocati con il maggior punteggio nella graduatoria di istituto unificata incrociando la varie graduatorie, nel rispetto delle precedenze di cui all’art. 7 del CCNI sulla mobilità. In assenza di titolari da “salvaguardare” l’attribuzione dovrà avvenire prioritariamente, previa intesa con l’Ufficio scolastico territoriale, scegliendo le classi di concorso in esubero a livello provinciale.

In mancanza delle citate situazioni, il dirigente scolastico, d’intesa con l’Ufficio scolastico territoriale, e sulla base del parere del collegio dei docenti, provvederà ad attribuire la classe di concorso in coerenza con il POF, assicurando una equilibrata distribuzione dei posti alla classi di concorso al fine di venire incontro alle aspettative dei docenti inclusi nelle graduatorie ad esaurimento, evitando di assegnare tutte le ore ad una classe di concorso a discapito di altre (a mero titolo di esempio, si segnala quanto verificatosi nel decorso anno per le ore di lingua e letterature italiana, lingua e cultura latina, storia e geografia del primo Biennio del liceo classico sono state assegnate generalmente alla 51/A a discapito della 52/A, con la conseguenza che solo in limitati gli abilitati della 52/A hanno avuto la possibilità di essere chiamati per le supplenze annuali).

Per l’articolazione “calzatura e moda” in attesa della definizione della nuova classe di concorso gli insegnamento di  Tecnologie dei materiali e dei processi produttivi e organizzativi della moda e ideazione, progettazione e industrializzazione dei prodotti moda, in via transitoria, sono da riferirsi alla 68/A e alla 70/A.

Analogamente anche per l’insegnamento di “logistica” dell’indirizzo “trasporti e logistica” per le articolazioni si è fatto riferimento alle seguenti classi di concorso 1/A, 14/A, 15/A, 20/A, 53/A, 55/A e 56/A (costruzioni del mezzo), 1/A, 14/A, 15/A, 53/A, 55/A, 56/A (conduzioni del mezzo) e 14/A, 53/A, 55/A e 56/A (logistica).

Qualora in alcuni istituti o sperimentazioni siano presenti titolari di classi di concorso non prospettate dal Sistema informativo come classi atipiche, i Dirigenti scolastici, al fine di evitare la creazione di posizioni di soprannumero, segnaleranno la particolare situazione ai referenti provinciali in materia di organici, che provvederanno alla rettifica manuale al Sistema informativo, anche operando sulla quota riservata all’autonomia.

 

IL DIRETTORE GENERALE
f.to-  Luciano Chiappetta –

Circolare Ministeriale 29 marzo 2012, n. 25

Ministero dell’Istruzione, Università e della Ricerca
Dipartimento per l’istruzione

Circolare Ministeriale 29 marzo 2012, n. 25
AOODPIT Prot. n. 400

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
e p.c. al Gabinetto del Ministro
SEDE

OGGETTO: Dotazioni organiche del personale docente per l’anno scolastico 2012/2013 – Trasmissione schema di Decreto Interministeriale

Nota 29 marzo 2012, Prot. n.1606

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

 

Al Direttore Generale

dello Ufficio Scolastico Regionale

di Puglia

 

Al Direttore Generale

dello Ufficio Scolastico Regionale

dell’Emilia Romagna

 

Al Direttore Generale

dello Ufficio Scolastico Regionale

di Sardegna

 

Al Direttore Generale

dello Ufficio Scolastico Regionale

di Liguria

 

Al Direttore Generale

dello Ufficio Scolastico Regionale

di Toscana

 

Al Direttore Generale

dello Ufficio Scolastico Regionale

di Lombardia

 

Al Direttore Generale

dello Ufficio Scolastico Regionale

di Campania

 

Al Direttore Generale

dello Ufficio Scolastico Regionale

di Sicilia

 

Al Direttore Generale

dello Ufficio Scolastico Regionale

del Lazio

 

Al Direttore Generale

dello Ufficio Scolastico Regionale

del Piemonte

 

Al Direttore Generale

dello Ufficio Scolastico Regionale

del Veneto

 

E p.c.

 

Ai Dirigenti scolastici

delle scuole di ogni ordine e grado

 

Oggetto: Concorso scolastico “Quando l’Amore dà senso alla tua vita…” I Dieci Comandamenti oggi.

 

L’Associazione Rinnovamento nello Spirito Santo ha promosso, in collaborazione con il Servizio Nazionale per l’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC) e l’Ufficio Nazionale per l’Educazione, la Scuola e l’Università (UNESU) della Conferenza Episcopale Italiana, il concorso scolastico nazionale “Quando l’amore dà senso alla tua vita…” I Dieci Comandamenti oggi.

Al concorso potranno partecipare gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado dislocate sul territorio delle Diocesi di Bari-Bitonto, Bologna, Cagliari, Genova, Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Verona. (si allega tabella con i referenti IRC).

Il concorso si svolgerà al termine dell’anno scolastico 2011/2012. La premiazione dei vincitori regionali avverrà nel mese di settembre durante l’evento nazionale “10 Piazze per 10 Comandamenti”, organizzato in occasione del 40° Anniversario dell’Associazione. Gli studenti che risulteranno vincitori del premio nazionale saranno poi proclamati durante il convegno sul tema dei Comandamenti e degli ordinamenti giuridici.

Gli elaborati dovranno esprimere interrogativi, riflessioni ed esperienze sulla tematica scelta tra le seguenti tipologie:

 

Area letteraria: elaborato scritto, tema, componimento poetico;

Area multimediale: videoclip, sms, tweet;

Area artistica: disegni, prodotti grafico-pittorici.

 

Gli studenti potranno partecipare in forma individuale supportati dagli insegnanti di religione cattolica nello svolgimento dell’opera. La scheda di iscrizione dovrà essere trasmessa al referente regionale indicato dal bando entro il 10 aprile 2012. Successivamente, gli elaborati dovranno pervenire, corredati di scheda di presentazione, alle segreterie organizzative regionali, nelle modalità richieste entro e non oltre il 27 maggio 2012.

Per ricevere ulteriori informazioni sul bando, il regolamento e le linee guida del concorso, invitiamo a visitare il sito internet all’indirizzo: www.diecipiazze.it. Si confida nella consueta collaborazione per la diffusione dell’iniziativa.

 

IL DIRETTORE GENERALE

Giovanna Boda

 

Nota 29 marzo 2012, Prot. MIURAOODGOS n.2024

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dipartimento per l’Istruzione

Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia Scolastica

Segreteria del Direttore

 

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
Loro Sedi

Al Sovrintendente Scolastico per La Provincia di Bolzano

Al Dirigente del Dipartimento Istruzione della Provincia di Trento

All’Intendente Scolastico per La Scuola in Lingua Tedesca
Bolzano

All’Intendente Scolastico per La Scuola delle Località Ladine
Bolzano

Al Sovrintendente agli Studi della Regione Autonoma della Valle D’Aosta
Aosta

p.c. Al Gabinetto del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca
Sede

p.c. Al Dipartimento per l’Istruzione
Sede

p.c. All’Assessore all’Istruzione e Cultura Della Regione Autonoma della Valle D’Aosta
Aosta

p. c. All’Assessore ai Beni Culturali e Pubblica Istruzione della Regione Sicilia
Palermo

p.c. Ai Presidenti delle Giunte Provinciali delle Province Autonome di Bolzano e Trento

 

Oggetto: Convegno Internazionale “Disegnare il futuro con intelligenza antica. L’insegnamento del Latino e del Greco Antico in Italia e nel mondo.”, 12-13-14 aprile 2012, Torino-Ivrea.

 

Si informano le SS.LL. che si svolgerà nelle città di Torino e Ivrea, dal 12 al 14 aprile p.v., un Convegno Internazionale che ha per tema “Disegnare il futuro con intelligenza antica. L’insegnamento del Latino e del Greco Antico in Italia e nel mondo”.

Tale evento nasce nell’ambito del progetto per la Promozione della cultura classica promosso da questa Direzione generale che ha istituito il Comitato dei Garanti per la cultura classica e ha bandito le Olimpiadi delle lingue e delle Civiltà classiche.

Il convegno, di cui si allega il programma, prevede gli interventi di insigni studiosi delle università italiane e europee e vuole mettere al centro gli studi classici per lo sviluppo cognitivo e per l’arricchimento formativo degli studenti.

L’iniziativa si propone di confrontare l’esperienza dell’insegnamento delle lingue classiche in diversi Paesi del mondo nell’era digitale, con l’idea di superare la falsa percezione di un’antitesi tra umanesimo e tecnica.

Il convegno si concluderà con un dibattito epistemologico sulle “due culture” e con uno sguardo rivolto all’utopia olivettiana, sintesi armonica tra cultura umanistica ed esperienza tecnologica.

Si invitano le SS.LL. a diffondere l’evento fra i dirigenti scolastici e i docenti interessati alla partecipazione.

Nel ringraziare le SS.LL. per la consueta collaborazione, si porgono cordiali saluti.

 

IL DIRETTORE GENERALE

F.to Carmela Palumbo