Neuroscienze e apprendimento

Neuroscienze e apprendimento

Il cervello degli studenti non è una tabula rasa

 di Bruno a Lorenzo Castrovinci

Negli ultimi decenni, le neuroscienze hanno profondamente rivoluzionato la nostra comprensione dei processi di apprendimento, offrendo nuove chiavi di lettura alla pedagogia e alla didattica. Se per secoli la mente dello studente è stata concepita come una tabula rasa, una superficie vuota su cui la scuola imprime conoscenze, oggi sappiamo che il cervello è un sistema dinamico, plastico e relazionale, già attivo ben prima dell’ingresso in aula. L’apprendimento non è un semplice accumulo di informazioni, ma una trasformazione profonda della mente, in cui emozione, esperienza e conoscenza si intrecciano in modo inscindibile.

Ogni studente arriva a scuola con un patrimonio unico di connessioni sinaptiche, esperienze emotive e schemi cognitivi preesistenti che condizionano il modo in cui apprende e interpreta la realtà. Ciò implica che insegnare non significhi trasmettere passivamente nozioni, ma facilitare la costruzione di significati, stimolare la curiosità e valorizzare la dimensione emotiva e relazionale dell’apprendere.

La scuola del futuro e del presente, deve dunque fondarsi su una visione neuroeducativa, in cui le scoperte della scienza dialogano con la saggezza della pedagogia, restituendo centralità alla persona e riconoscendo che ogni cervello è diverso, vivo e in continua trasformazione.

Oltre il mito della mente vuota

Per secoli, l’idea della tabula rasa ha rappresentato una delle immagini più potenti e fuorvianti dell’essere umano. John Locke, nel Saggio sull’intelletto umano (1689), sosteneva che la mente del bambino fosse una pagina bianca, priva di idee innate, su cui l’esperienza avrebbe progressivamente scritto. Questa visione, affascinante nella sua semplicità, ha condizionato a lungo la pedagogia tradizionale, orientando la scuola verso un modello trasmissivo e nozionistico, in cui l’alunno è concepito come un recipiente da riempire.

Le neuroscienze, tuttavia, hanno ribaltato questo paradigma. Le scoperte in questo campo, da quelle di Edelman sulla selezione delle sinapsi a quelle di Gazzaniga sulla modularità della mente, hanno mostrato che il cervello umano è tutt’altro che vuoto: esso è una struttura complessa, predisposta a interagire con l’ambiente e a trasformarsi attraverso l’esperienza. L’apprendimento, quindi, non è una registrazione passiva di dati, ma un atto di costruzione attiva. Ogni studente porta con sé un patrimonio neurobiologico, affettivo e culturale che orienta la sua interpretazione del mondo e il modo in cui dà significato alle conoscenze.

In questa prospettiva, l’educazione non consiste nel “riempire teste”, ma nell’accendere menti”, come sosteneva Plutarco. Il compito dell’insegnante diventa quello di creare contesti che stimolino la curiosità, la scoperta e la riflessione, permettendo al cervello di sviluppare le proprie potenzialità innate.

La plasticità neuronale e il cervello che si trasforma

Uno dei concetti chiave delle neuroscienze moderne è la plasticità cerebrale, ovvero la capacità del cervello di modificare le proprie connessioni in risposta agli stimoli ambientali. Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, le sinapsi, i punti di contatto tra i neuroni, si rafforzano o si indeboliscono. “Neurons that fire together, wire together”, scriveva Donald Hebb nel 1949, sottolineando come la ripetizione e l’esperienza consolidino i circuiti neuronali.

Il cervello non smette mai di cambiare. Anche in età adulta, la neuroplasticità rimane attiva, sebbene in misura minore rispetto all’infanzia. Questo significa che l’apprendimento è possibile per tutta la vita, ma è soprattutto durante le età evolutive che il cervello mostra la massima apertura alla trasformazione. L’insegnante, dunque, diventa un “architetto di connessioni” che, attraverso ogni attività, ogni emozione, ogni esperienza scolastica contribuisce a modellare il cervello degli studenti.

Non tutte le esperienze, però, producono gli stessi effetti. Gli studi di Stanislas Dehaene e Mary Helen Immordino-Yang dimostrano che l’apprendimento significativo avviene solo quando coinvolge la sfera emotiva. Le emozioni positive, curiosità, soddisfazione, stupore, attivano i circuiti dopaminergici che favoriscono l’attenzione e la memorizzazione. Le emozioni negative, come ansia e paura, invece, inibiscono i processi cognitivi e ostacolano la memoria a lungo termine.

Emozione e cognizione, due volti della stessa mente

Le neuroscienze hanno svelato l’intreccio profondo tra emozione e cognizione. L’apprendimento non può essere ridotto a un processo razionale, poiché ogni conoscenza nasce da uno stato emotivo che la rende significativa. Antonio Damasio, con la sua teoria dei marcatori somatici, ha mostrato come le decisioni e i processi cognitivi dipendano da segnali corporei ed emozionali. Non esiste pensiero puro, separato dal sentire, poiché il cervello impara quando si emoziona.

Nel contesto scolastico, ciò implica che il clima affettivo e relazionale è determinante. Una classe accogliente, in cui lo studente si sente riconosciuto, stimola l’attivazione dell’amigdala in modo positivo e potenzia l’apprendimento. Al contrario, l’ansia da prestazione o il timore del giudizio producono un eccesso di cortisolo che compromette le capacità attentive e mnemoniche. L’ambiente educativo, quindi, deve essere progettato non solo in termini di contenuti, ma anche di emozioni.

Quando un docente accende la curiosità, racconta una storia, pone una domanda aperta o crea una situazione problematica, sta in realtà modulando la neurochimica del cervello dei suoi studenti. La lezione, in questa prospettiva, diventa un’esperienza multisensoriale e affettiva, in cui ragione e sentimento collaborano per costruire significato.

L’apprendimento come costruzione di significati

Jean Piaget e Lev Vygotskij avevano anticipato ciò che oggi le neuroscienze confermano: la mente costruisce attivamente la conoscenza. Ogni nuova informazione viene integrata in reti preesistenti, e il cervello tende naturalmente a creare schemi coerenti. Quando l’insegnamento si limita alla mera trasmissione di nozioni, la conoscenza rimane superficiale e facilmente dimenticata. Solo se lo studente rielabora, collega e applica ciò che apprende, il sapere diventa stabile.

Le ricerche sulla teoria del cervello predittivo di Karl Friston mostrano che il cervello non si limita a ricevere stimoli, ma anticipa costantemente la realtà, confrontando le proprie previsioni con l’esperienza. L’apprendimento, in questa ottica, nasce dall’errore, poiché è proprio quando una previsione non si realizza che il cervello riorganizza le proprie mappe. La didattica, dunque, dovrebbe valorizzare l’errore come opportunità di crescita, e non come colpa.

Quando gli studenti vengono incoraggiati a riflettere sui propri processi cognitivi, entrano nella dimensione della metacognizione e imparano a pensare sul proprio pensiero, diventando consapevoli delle strategie che li aiutano a capire meglio. Le neuroscienze hanno evidenziato che questa forma di consapevolezza rafforza le connessioni nella corteccia prefrontale, migliorando la capacità di pianificare, controllare e valutare il proprio apprendimento.

Il docente come regista del cervello che apprende

Il docente del futuro e già del presente, deve assumere il ruolo di mediatore e regista dell’apprendimento, un professionista capace di integrare le conoscenze scientifiche sul funzionamento del cervello con la sensibilità pedagogica e relazionale. Egli non trasmette contenuti, ma orchestra esperienze significative, progettando percorsi che coinvolgano emozione, corporeità, cooperazione e riflessione. L’insegnamento efficace è quello che stimola la curiosità, promuove il dialogo e costruisce un ponte tra le discipline e la vita, trasformando la lezione in un laboratorio di pensiero condiviso.

Le neuroscienze invitano a ripensare il tempo e lo spazio della scuola, non più aule rigide e lezioni frontali, ma ambienti flessibili, collaborativi, dove si apprende attraverso il corpo, la parola, il gesto, l’emozione e la scoperta. L’apprendimento cooperativo, le metodologie attive come il Service Learning, la flipped classroom, l’outdoor education o l’uso consapevole delle tecnologie immersive come la realtà aumentata e il metaverso trovano oggi solide basi nella scienza del cervello, che dimostra come l’esperienza diretta, multisensoriale e sociale attivi reti neurali più estese e stabili rispetto all’ascolto passivo.

Ogni insegnante, dunque, è anche un costruttore di contesti emotivi e cognitivi, un regista di apprendimenti che sa dosare empatia e rigore, libertà e guida. Un sorriso, una parola di incoraggiamento, un gesto di attenzione o un silenzio rispettoso possono modificare la traiettoria di apprendimento di un alunno molto più di una spiegazione brillante, perché generano sicurezza, fiducia e motivazione, le vere basi neurobiologiche della crescita.

Il cervello sociale e la dimensione relazionale dell’apprendere

Le scoperte sui neuroni specchio, introdotte da Giacomo Rizzolatti a Parma negli anni ’90, hanno rivoluzionato la nostra comprensione dell’apprendimento e della comunicazione. Quando osserviamo qualcuno compiere un’azione o esprimere un’emozione, nel nostro cervello si attivano gli stessi circuiti neurali che si attiverebbero se fossimo noi a compierla. È attraverso questo meccanismo che impariamo per imitazione, empatia e relazione, ma anche che costruiamo la capacità di comprendere le intenzioni altrui e di sviluppare comportamenti prosociali.

Le ricerche successive hanno evidenziato come i neuroni specchio siano alla base non solo dell’apprendimento motorio, ma anche dell’acquisizione del linguaggio e delle competenze sociali. L’imitazione diventa il primo linguaggio educativo del bambino, poiché attraverso lo sguardo, il tono di voce, la postura e i gesti, egli interiorizza modelli di comportamento e apprende a riconoscere le emozioni. Questo meccanismo di rispecchiamento spiega perché il docente, con la sua presenza e il suo modo di comunicare, eserciti un’influenza così profonda sul clima emotivo della classe.

La scuola, dunque, è prima di tutto uno spazio sociale e affettivo, si apprende guardando, condividendo, partecipando, rispecchiandosi nell’altro. Le relazioni significative, con i pari e con gli adulti, sono il terreno fertile su cui si sviluppano la motivazione, l’autostima e il senso di appartenenza. Gli studi di Daniel Goleman sull’intelligenza emotiva, insieme a quelli di Siegel e Cozolino sulla neurobiologia interpersonale, dimostrano che le competenze socio-emotive sono decisive tanto quanto quelle cognitive per il successo scolastico e personale, poiché rafforzano la resilienza, la cooperazione e la consapevolezza di sé.

Educare la mente, quindi, significa anche educare al sentimento, alla cooperazione e al rispetto reciproco. Solo una mente che si sente sicura e connessa può aprirsi al sapere e alla creatività, perché la relazione autentica è il primo atto pedagogico e la condizione neurobiologica dell’apprendimento profondo.

Conclusione: una nuova alleanza tra neuroscienze e scuola

Le neuroscienze ci restituiscono un’immagine luminosa e complessa del cervello umano: un organo vivo, dinamico, sociale, capace di costruire significato e di trasformarsi in ogni istante. La scuola che accoglie questa visione non può restare ancorata a modelli trasmissivi, ma deve diventare un laboratorio di esperienze e relazioni, dove si impara con la mente, con il cuore e con il corpo.

Il cervello degli studenti non è una tabula rasa, ma un intreccio di storie, emozioni e connessioni in divenire. Riconoscerlo significa fondare una pedagogia della vita, che rispetta l’unicità di ciascuno e valorizza la dimensione umana dell’apprendimento.

Come scrive Edgar Morin, “insegnare a vivere è il compito più alto dell’educazione”. Le neuroscienze ci mostrano che per farlo bisogna prima comprendere come funziona la mente, e poi avere il coraggio di educarla con empatia, curiosità e meraviglia. 

Elezioni OO.CC.

Come previsto dalla Nota 19 settembre 2025, AOODGOSV. 42616, le operazioni di voto per gli organi di durata annuale e quelle per il rinnovo annuale della rappresentanza studentesca nel consiglio d’istituto – non giunto a scadenza – delle istituzioni scolastiche d’istruzione secondaria di II grado, con la procedura semplificata di cui agli articoli 21 e 22 dell’ordinanza ministeriale n. 215 del 15 luglio 1991, modificata ed integrata dalle successive OO.MM. n. 267 del 4 agosto 1995, n. 293 del 24 giugno 1996 e n. 277 del 17 giugno 1998, devono concludersi entro il 31 ottobre.

Anche le elezioni dei rappresentanti delle Consulte provinciali degli studenti devono concludersi inderogabilmente entro il 31 ottobre (Note 1 ottobre 2025, AOODGSIP 3009-3018).

Salone dello Studente 2025

Il Salone dello Studente 2025 si terrà in diverse città italiane con il tour nazionale organizzato da Campus. 

L’evento principale si svolgerà a Roma alla Fiera di Roma dal 18 al 20 novembre, ma il tour include tappe anche a Milano (16-17 ottobre), Torino (22-23 ottobre), Reggio Calabria (29-30 ottobre), Firenze (5-6 novembre), Napoli (26-27 novembre), Pescara (3-4 dicembre), Bari (10-12 dicembre) e Sassari (17-18 dicembre).

Il 16 e 17 ottobre il Ministero dell’Istruzione e del Merito sarà al Salone dello Studente di Milano, presso il Parco Esposizioni Novegro, con uno spazio istituzionale dedicato a studenti, famiglie, al mondo della scuola e all’innovazione didattica.

All’interno dello stand ministeriale si alternerannoincontri e momenti di approfondimento. Saranno ospiti del Ministero anche le scuole che hanno attivato la filiera 4+2 per illustrare a studenti e genitori la nuova offerta formativa fortemente voluta dal Ministro Giuseppe Valditara.

Nei due giorni di evento, dalle 9:00 alle 13:30, sarà attivo un Info Point gestito dal personale del Ministero e dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, pronto a dialogare con i visitatori, rispondere a domande e offrire approfondimenti sulle politiche educative e sulle riforme in corso, con materiale informativo sulle iniziative del Ministero e pubblicazioni specifiche sull’orientamento. Sarà presente anche la Direzione generale per gli affari internazionali, con l’obiettivo di raccogliere spunti e proposte dalle scuole in tema di internazionalizzazione.

Tra le iniziative in programma, l’esperienza immersiva “What’s Next ITS Academy” nel metaverso che, grazie a visori di realtà aumentata consentirà di scoprire l’offerta formativa degli ITS. Ci saranno, poi, il punto informativo sulla filiera tecnologico-professionale 4+2, con la partecipazione degli ITS Academy delle 10 aree tecnologiche e le dimostrazioni di primo soccorso a cura di INAIL, nell’ambito della campagna ministeriale “Mi stai a cuore” volta a sensibilizzare scuole, studenti e famiglie sul primo soccorso e sull’utilizzo del defibrillatore semiautomatico esterno (DAE). Le attività in collaborazione con INAIL, in particolare, saranno concentrate nella giornata del 16 ottobre,Giornata Mondiale della Rianimazione Cardiopolmonare.

Il programma

Concorso Docenti PNRR 3

Le domande di partecipazione al concorso PNRR 3 – procedura ordinaria per posti comuni e di sostegno nella scuola dell’infanzia, primaria e nella scuola secondaria – possono essere presentate a partire dalle ore 14.00 del 10 ottobre 2025 e fino alle ore 23.59 del 29 ottobre 2025.

I posti a bando sono complessivamente 58.135, di cui 27.376 per la scuola primaria e dell’infanzia e 30.759 per la scuola secondaria. I posti comuni sono 50.866 e i posti di sostegno 7.269.

I candidati presentano istanza di partecipazione al concorso unicamente in modalità telematica, attraverso il Portale unico del reclutamento, raggiungibile all’indirizzo www.inpa.gov.it.

Per accedere alla compilazione dell’istanza occorre essere in possesso delle credenziali del Sistema Pubblico di identità digitale (SPID) o di quelle della Carta di Identità Elettronica (CIE). Inoltre, occorre essere abilitati al servizio “Istanze on line”.

Il servizio è eventualmente raggiungibile anche attraverso l’applicazione “Piattaforma Concorsi e Procedure selettive”, collegandosi all’indirizzo www.mim.gov.it, attraverso il percorso “Argomenti e Servizi > Servizi > lettera P > Piattaforma Concorsi e Procedure selettive, vai al servizio”.

I bandi di concorso

Rapporto di autovalutazione

Nota 17 ottobre 2025, AOODGOSV 575500
SNV – Questionario Scuola e Questionario Docente

Nota 3 ottobre 2025, AOODGOSV 46789
SNV – Questionario scuola e Questionario docente

Nota 16 settembre 2025, AOODGOSV 41865
SNV – Indicazioni operative per la somministrazione del Questionario Docente – PROROGA

Nota 8 settembre 2025, AOODGOSV 40228
SNV – Indicazioni operative per la somministrazione del Questionario Docente

Nota 11 luglio 2025, AOODGOSV 33906
SNV – apertura delle funzioni per il questionario scuola nella piattaforma RAV e prime indicazioni per la somministrazione del questionario docente


La Nota 17 ottobre 2025, AOODGOSV 57550, proroga la chiusura delle funzioni per la compilazione dei Questionari Scuola e Docente è posticipata al 29 ottobre 2025.
Successivamente alla chiusura della fase di acquisizione dei questionari saranno fornite le indicazioni e le tempistiche per la compilazione dei documenti strategici per il triennio 2025/2028.


La Nota 3 ottobre 2025, AOODGOSV 46789, ha prorogato i termini relativi al Questionario Docente al 22 ottobre 2025.


La Nota 16 settembre 2025, AOODGOSV 41865, ha prorogato i termini relativi al Questionario Docente:

  • per la richiesta di abilitazione dei docenti individuati entro le ore 16.00 del 18 settembre;
  • per la compilazione del questionario attraverso la piattaforma entro il 30 settembre 2025.

Con Nota 8 settembre 2025, AOODGOSV 40228 sono fornite indicazioni operative per la somministrazione del Questionario Docente. A partire dal 10 settembre fino al 16 settembre 2025 i Dirigenti scolastici/Coordinatori delle attività educative e didattiche, attraverso una specifica funzione presente nella piattaforma RAV, potranno procedere alla richiesta di abilitazione dei docenti cui è rivolto il questionario.
I docenti inseriti nell’elenco riceveranno al proprio indirizzo di posta elettronica, dall’indirizzo noreply.comunicazioni@istruzione.it, la comunicazione delle indicazioni per procedere alla compilazione del questionario, che avverrà attraverso la piattaforma LimeSurvey, dal 18 settembre al 25 settembre 2025.


Con l’anno scolastico 2025/2026 si dà inizio al nuovo ciclo del procedimento di valutazione delle istituzioni scolastiche definito dal D.P.R. n. 80/2013, che vede come prima fase l’autovalutazione e la predisposizione del Rapporto di autovalutazione (RAV).

Per le istituzioni scolastiche del primo e del secondo ciclo le funzioni di compilazione del questionario scuola saranno aperte dal 14 luglio al 25 settembre 2025. Ai fini della predisposizione del RAV, in avvio della prossima triennalità, è prevista per la prima volta la somministrazione, nel mese di settembre, anche di un questionario docente.