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La Scuola e la Famiglia

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La Scuola e la Famiglia

Famiglie@edscuola.com per costruire, insieme, grazie alle straordinarie potenzialità della rete, un comune progetto di orientamento.

DEFINIRE LA ROTTA

Prima di partire è opportuno fare chiarezza su dove si vuole arrivare e perché.
Si tratta di costruire un proprio progetto di vita attraverso la collaborazione e il confronto con genitori e insegnanti, mettendo in gioco le proprie aspirazioni e competenze, senza paura di immaginare rotte impegnative.

COSA FARE?

Ancora nel 1997 il rapporto del CENSIS rilevava una fiducia bassissima e una indifferenza altissima per la scuola: “tenuta fuori dalla scuola, la società civile nel suo complesso manifesta una bassa sensibilità verso le problematiche educative”.

RISPOSTA… INVESTIRE IN FORMAZIONE

Investire nella società civile, sarà un percorso lungo ma necessario.

  • Mailing List per un pubblico scambio di informazioni e buone pratiche;
  • Faq quale indubbio strumento di sintesi, insostituibile ed indispensabile anche per chi è chiamato a fornire risposta;
  • Guide sul funzionamento degli organi collegiali di facile consultazione.

Ministro Profumo: la legge sia la Sua Road Map

Ministro Profumo: la legge sia la Sua Road Map
di Enrico Maranzana

Il ministro Profumo ha detto: “Se uno dei miei nonni si svegliasse: capirebbe poco degli strumenti con cui funziona la società italiana .. poi se tornasse a scuola… beh, lì gli si presenterebbe un panorama sostanzialmente uguale .. con gli stessi banchi di formica verde”. “I nostri ragazzi sono nativi digitali e a scuola si impara solo il 20%”. “Una scuola che ha bisogno di strumenti diversi”. “I libri si spostino sui tablet”. (…)

Caccia all’INVALSI

“Caccia” all’Invalsi

di Stefano Stefanel

 

Credo sia partita una nuova “caccia” all’Invalsi. In questa mobilitazione contro l’Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema dell’Istruzione si stanno fondendo due filoni distinti:

–          coloro che contestano l’Invalsi in toto e che cercano di boicottare l’applicazione di qualsiasi valutazione di sistema, descritta per lo più come una schedatura;

–          coloro che attaccano l’Invalsi partendo dalla poca scientificità delle sue metodologie valutative.

La coesione di queste due diverse posizioni ha ricevuto in questi ultimi tempi una consistente dose di supporto anche da parte di soggetti che in precedenza una certa apertura all’Invalsi l’avevano concessa. La prima posizione è ben rappresentata dalla mobilitazione permanente dei Cobas, che ha una larga cittadinanza nel mondo della scuola italiana che supera e di molto il consenso del piccolo e combattivo sindacato. Nel sito del sindacato (www.cobas-scuola.it) ci sono delle posizioni molto chiare sull’argomento espresse in un articolo dal titolo “Difendiamo la scuola bene comune lottando contro i quiz Invalsi”. La posizione dei Cobas della scuola tradotta in slogan fornisce copertura ideologica e sindacale alle estemporanee “bocciature” dei quiz Invalsi da parte di Collegi docenti, che non hanno alcun titolo a deliberare in tal senso, ma che comunque deliberano lo stesso e non lo nascondono a nessuno. L’altra posizione è più articolata e nel giro di pochi giorni è stata sostenuta da Maurizio Tiriticco (Perché non sospendiamo le prove Invalsi finché…, su www.edscuola.it del 17 dicembrte 2011) e da Filippo Cancellieri su “Dirigere la scuola” (dicembre 2011): “Si riparte con le rilevazioni Invalsi”. Mentre la prima posizione (quella “alla Cobas”) è di totale rifiuto per qualsiasi intromissione ministeriale nella valutazione degli alunni ed è contro la valutazione dei docenti e delle scuole, la seconda posizione sta cercando di “bocciare” l’Invalsi in forma “soft”: Tiriticco sostiene che bisogna sospendere le valutazioni Invalsi in attesa che il sistema scolastico italiani vada a regime con tutte le sue riforme e che nel frattempo sarebbe il caso di utilizzare le valutazioni che i docenti danno agli alunni per analizzare il sistema scolastico, Cancellieri sostiene che bisogna fermarsi subito perché si sta andando verso la perniciosa prassi del “Teaching to the test”, che secondo lui è in via di ripudiazione dove lo sperimentano da anni.

COSA E’ SUCCESSO?

Uno si potrebbe chiedere: cosa è successo dallo scorso maggio o giugno? Perché questi attacchi preventivi quando la Direttiva ministeriale n° 88 del 3 ottobre 2011 ha già prefigurato il percorso dell’Invalsi nel 2012?

Io credo stiano creando un bel terreno di scontro tre passaggi fondamentali sull’Invalsi:

–          nella lettera del 27 ottobre 2011 all’Unione Europea Silvio Berlusconi ha scritto: “L’accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove INVALSI), definendo per l’anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti”;

–          il 4 novembre il Commissario comunitario Olli Rehn ha inviato 39 domande all’Italia e la domanda n° 13 era la seguente: Quali caratteristiche avrà il programma di ristrutturazione delle singole scuole che hanno ottenuto risultati insoddisfacenti ai test INVALSI?”

–          nel discorso di insediamento il 17 novembre 2011 il Primo Ministro Mario Monti ha letto anche questo passaggio: La valorizzazione del capitale umano deve essere un aspetto centrale: sarà necessario mirare all’accrescimento dei livelli d’istruzione della forza lavoro, che sono ancora oggi nettamente inferiori alla media europea, anche tra i più giovani. Vi contribuiranno interventi mirati sulle scuole e sulle aree in ritardo, identificando i fabbisogni, anche mediante i test elaborati dall’INVALSI, e la revisione del sistema di selezione, allocazione e valorizzazione degli insegnanti.”

Sta prendendo piede nel mondo della scuola italiana l’idea che sull’Invalsi si stia facendo troppo sul serio e che quelle rilevazioni con troppi difetti non possano costituire la base di quel famoso sistema di valutazione della scuola che in Italia tutti invocano a parole e ostacolano nei fatti.

Tra l’altro l’aspetto giuridico della questione sarebbe sorprendente se non fosse “ridicolo”:

–          il d.lgs 286 del 30 luglio 1999 (“Riordino e potenziamento dei meccanismi e strumenti di monitoraggio e valutazione dei costi, dei rendimenti e dei risultati dell’attività svolta dalle amministrazioni pubbliche”) al comma 4 dell’articolo 1 precisa: “Il presente decreto non si applica alla valutazione dell’attività didattica e di ricerca dei professori e ricercatori delle università, all’attività didattica del personale della scuola, all’attività di ricerca dei ricercatori e tecnologi degli enti di ricerca”;

–          l’articolo n° 74, comma 4 del il d.lgs 150 del 27 ottobre 2009 (Brunetta) chiarisce: “Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca e con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono determinati i limiti e le modalità di applicazione delle diposizioni dei Titoli II e III del presente decreto al personale docente della scuola”.

“Ridicolo” ho scritto perché non trovo altro termine per definire una situazione in cui una norma legislativa primaria vieta di valutare gli insegnanti, un’altra norma primaria rimanda ad un decreto a cui nessuno sta lavorando per la valutazione della performance dei docenti. E in mezzo a questo ennesimo paradosso italiano (“Voglio valutare i docenti e le scuole, ma approvo leggi per non farlo”) l’Invalsi viene assorto al ruolo di salvatore della patria valutativa non attraverso chiari atti ministeriali (impugnabili), ma con frasi ad effetto sparse sempre più spesso in documenti ufficiali, ma privi di valore legislativo.

 

AVVISARE I SOLDATI GIAPPONESI NELLA GIUNGLA

Quindi è sufficiente avvertire Olli Rehn e Mario Monti che si è scherzato, sospendere sine die le rilevazioni Invalsi, lasciare in pace le scuole e non pensarci più. Accanto a questo si potrebbe avviare uno studio nazionale su come realizzare la valutazione perfetta dei dirigenti scolastici, delle scuole, del sistema dell’istruzione, ben sapendo che l’impresa è impossibile, perché non esiste sistema di valutazione che non sia nato attraverso meccanismi processuali. Il più celebre istituto di ricerca e valutazione del Mondo scolastico attualmente è il Fier (Finnish Institute for Educational Research) di Jyväskylä nella Finlandia Centrale, che ci guarda piuttosto allibiti nel nostro dibatterci in questo magma indistinto che è la valutazione italiana.

Devo dire che in questa fase mi pare meno ipocrita e più diretta la posizione dei Cobas e degli anti-sistema e anti-valutazione piuttosto che quella alla Tiriticco-Cancellieri. E’ molto più serio (anche se piuttosto fuori dal mondo) sostenere che gli insegnanti non devono essere valutati e la scuola italiana difesa con la lotta dall’Invalsi e dall’Unione Europea, piuttosto che proporre di utilizzare le valutazioni dei docenti italiani agli alunni come elemento attraverso cui studiare il sistema dell’istruzione: non c’è nulla di meno scientifico, di più arbitrario e di più legato strettamente all’adesione dello studente a ciò che ha detto il docente della valutazione italiana degli alunni. Tra l’altro quella valutazione continua a basarsi su due prodotti obsoleti come le “interrogazioni” e i ”compiti in classe”. Nella scuola italiana oggi non si sta andando verso il “Teaching to the test”, ma si rimane ancorati al “Teaching to the ‘compito in classe’ or to the “interrogazione” se vogliamo ridicolizzare la banalità del nostro modo di dare voti agli alunni.

E poi un po’ di serietà intellettuale non dovrebbe farci dimenticare che l’Ocse-Pisa ci valuta con test suoi e non con in nostri voti. Io penso che non si possano imbrogliare l’opinione pubblica italiana, l’Unione Europea e l’Ocse cercando di nascondere il dato per cui i voti dell’esame di fine del secondo ciclo sono più alti nelle zone italiane in cui peggiori sono i risultati Ocse-Pisa. E non credo sia il caso di dimenticare che alcune scuole del sud hanno rivendicato anche sui giornali la liceità di imbrogliare sui test Invalsi per non veder penalizzato ulteriormente il sistema dell’istruzione meridionale.

Ritengo invece sia giusto dire che ci sono molte scuole italiane in cui le Prove Invalsi sono considerate serie, attendibili, interessanti. Credo sia giusto dire che molti collegi docenti le hanno inserite nel Pof senza problemi e le considerano fondamentali per la valutazione degli alunni. Credo sia doveroso segnalare che ci sono Regioni (come il Friuli Venezia Giulia) che considerano le prove Invalsi come un passaggio fondamentale per la valutazione degli alunni e del sistema. Credo sia onesto dire che molti docenti non si ergono a esperti di valutazione di sistema e guardano con rispetto il lavoro dell’Invalsi. E credo sia giusto dire infine che molte scuole pubblicizzano i buoni risultati raggiunti perché ne sono orgogliose.

Se l’idea è però quella di buttare una volta ancora tutto a mare chiedo almeno che coloro che stanno lavorando seriamente sull’Invalsi siano avvertiti per tempo (me incluso) per evitare di trasformare una fetta della scuola italiana in “ridicola” paladina di un sistema sbagliato, vessatorio, inutile. Se l’Invalsi verrà gettato via bisognerà dirlo a chi sta investendo su quel meccanismo risorse, intelligenza e impegno. Chi lo fa non chiede che si tenga conto di quello che pensa (chi urla di più in Italia l’ha sempre vinta), ma almeno che lo si avvisi che deve smetterla di prendere sul serio, la valutazione: mica siamo in Finlandia!

A. Bennett, La sovrana lettrice

Non solo ridere …

di Antonio Stanca

 

The Uncommon Reader è il titolo di una commedia scritta nel 2007 da Alan Bennett. Nello stesso anno fu pubblicata in Italia dalla Adelphi di Milano col titolo La sovrana lettrice e a settembre del 2011 è ricomparsa presso la stessa casa editrice nella serie “Gli Adelphi”. La traduzione è di Monica Pavani.

Bennett è uno scrittore, commediografo, sceneggiatore, regista, attore, lettore inglese, nato nel 1934 a Leeds, nello Yorkshire. Di umili origini, dopo il diploma aveva pensato di diventare sacerdote ma poi aveva continuato gli studi al Sidney Sussex College di Cambridge e grazie ad una borsa di studio si era laureato a Oxford. Qui era stato ricercatore e docente di Storia Medioevale presso l’Exeter College. Dopo alcuni anni abbandona l’attività accademica perché più sentiti sono gli interessi per la letteratura e il teatro. A Oxford comincia con brevi comparse in alcune commedie, poi con sketch comici per la televisione. Nel 1968 scrive la prima commedia, Quarant’anni, che sarà seguita dalla produzione di soggetti per la televisione, la radio, di sceneggiature per il cinema, di racconti e romanzi. Oltre che come autore Bennett si fa notare come regista, attore, lettore anche di suoi lavori e tra gli anni ’70 e ’90 riporta un grande successo in televisione con una serie di monologhi intitolata Signore e signori. Altri successi avrà con commedie quali La pazzia di Re Giorgio del 1991 e The History Boys del 2004, con le riduzioni cinematografiche di esse alle quali collaborerà. Molti saranno i riconoscimenti, i premi che gli verranno attribuiti durante la sua carriera ed ora Bennett, a settantasette anni, è «considerato un grande maestro del comico e del teatro contemporaneo».

Anche se da un’angolazione ironica, satirica, tende egli ad evidenziare le difficili condizioni, i bisogni di quell’umanità rimasta esclusa dal contesto sociale, dai rapporti, dalle relazioni con gli altri. I suoi personaggi non si sono inseriti nel sistema, non hanno avuto fortuna perché eccessivamente timidi o a causa di gravi delusioni. Di essi tratta Alan Bennett nella sua vasta e varia produzione, dei problemi che non riusciranno a risolvere perché interiori, dell’anima. Di tali problemi, però, egli scopre che soffrono non solo gli umili ma anche i potenti. Anche chi occupa posizioni di prestigio, chi riveste incarichi di eccellenza, può giungere a sentirsi turbato nello spirito, insoddisfatto moralmente, può avere bisogno d’altro. Scopre Bennett, nella commedia La sovrana lettrice, che anche a Sua Maestà la Regina d’Inghilterra, che tanto possiede, su tanto comanda, di tanto dispone, è mancato qualcosa, non ha letto le opere degli autori moderni, soprattutto scrittori, non le conosce, non sa di cosa trattano, quanto valgono, a ottant’anni non sa cosa, come si è scritto, si scrive ai suoi tempi e si ritrova con una cultura letteraria ridotta ai pochi ricordi dei classici studiati nell’adolescenza. La sente come una grave lacuna, vuole colmarla e si dedica alla lettura degli scrittori moderni con sempre maggiore interesse e assiduità, per la lettura trascura ogni altro impegno richiesto dal suo alto ufficio. Quanti le sono vicino, marito, segretario privato, attendenti, maggiordomi, cameriere, credono che sia una manifestazione di demenza senile, cercano di distoglierla ma non ci riescono. La regina continua a leggere, lo fa sempre e ovunque si trovi ma col tempo si convince che la lettura riduce a spettatori di opere altrui, rende inoperosi mentre lei si sente una persona d’azione. La scrittura, quindi, le sarebbe stata più congeniale e ad essa decide di dedicarsi. Comincia a scrivere di quel che capita per poi trovare una direzione propria. Alla scrittura si dedicherà in maniera totale, definitiva, per essa rinuncerà a tutto quanto finora aveva fatto parte della sua vita compreso il trono. La lettura e poi la scrittura le avevano fatto scoprire la dimensione naturale, autentica della vita, l’avevano liberata dalle formalità, dalle convenzioni vissute fino a quel momento, avevano soddisfatto le segrete esigenze del suo spirito, le avevano restituito la sua verità.

Annulla Bennett, nella commedia, gli ambienti, gli usi, i costumi della famiglia reale inglese, li mette in ridicolo, li mostra fatti di sole apparenze, ne svela l’insufficienza, la vanità per chi ha altre aspirazioni. Li fa rifiutare dalla stessa regina una volta presa da un interesse diverso quale quello della letteratura. Negli ambienti reali non si legge, non si scrive e strano, assurdo sembra che la regina abbia deciso di rinunciare  a tutti i vantaggi della sua Altezza Reale in nome della lettura e della scrittura.

Tramite la sua regina il Bennett nega ogni validità alla forma e riconosce, sancisce il valore dei contenuti in particolare di quelli letterari, li mostra capaci di modificare il carattere, i pensieri, i sentimenti anche di persone che ne sono state lontane, di indicare la via della verità a chi per tanto tempo è rimasto nella finzione.

Moderno è il teatro di Bennett ma antico il suo messaggio. Ancora lo persegue nonostante i tempi completamente diversi, lo mostra ancora valido, ancora capace di successo.

Bennett non fa soltanto ridere, fa pure pensare. . .

Gli alunni stranieri nel sistema scolastico italiano A.S. 2010-2011

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Direzione Generale per gli Studi, la Statistica e per i Sistemi Informativi – Servizio Statistico

Gli alunni stranieri nel sistema scolastico italiano A.S. 2010-2011
(Novembre 2011)

La presenza degli alunni stranieri costituisce una realtà generalizzata e consolidata in ogni ordine e grado del sistema scolastico italiano. La consapevolezza del carattere strutturale, che tale fenomeno ha assunto da tempo nelle scuole su tutto il territorio nazionale, rende opportuna un’azione regolare di monitoraggio, con informazioni sempre più ricche e dettagliate. Da diverso tempo il Ministero dedica particolare attenzione al fenomeno, non rilevabile nei suoi aspetti complessivi da nessun’altra fonte, né di natura statistica né amministrativa. La rilevazione del Ministero interessa, infatti, tutti gli stranieri frequentanti le scuole, statali e non, presenti sul territorio; in altri termini, nella popolazione scolastica straniera risulta compresa sia la parte degli stranieri regolarmente residenti sia quella irregolare scolarizzata, dal momento che anche quest’ultima è soggetta all’obbligo di istruzione, all’interno del sistema scolastico italiano (D.P.R. n. 349/1999 – Regolamento recante norme di attuazione del testo unico sull’immigrazione e sulla condizione dello straniero).

Linee guida nazionali Autismo

Linee guida nazionali
Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti

Istituto Superiore di Sanità (ISS)

Indice
Introduzione
Premessa
Definizione e caratteristiche del disturbo
Epidemiologia
Eziopatogenesi
Prognosi
Considerazioni finali
Metodi
Percorso di elaborazione delle linee guida
Chi ha elaborato la linea guida
Fasi di sviluppo della linea guida
Costituzione del panel multidisciplinare di esperti
Adozione/adattamento di linee guida
Revisione sistematica della letteratura
Formulazione delle raccomandazioni
Revisione esterna
Aggiornamento
Struttura del documento
Disponibilità del documento integrale
Interventi non farmacologici
Risultati ricerca di letteratura
Interventi mediati dai genitori
Interventi comunicativi
Supporto per le abilità comunicative
Interventi per la comunicazione sociale e l’interazione
Programmi educativi
Interventi comportamentali e psicologici strutturati
Programmi intensivi comportamentali
Interventi per comportamenti specifici
Terapia cognitivo comportamentale
Auditory integration training
Musicoterapia
Problemi del sonno
Comunicazione facilitata
Interventi biomedici e nutrizionali
Diete di eliminazione di caseina e/o glutine
Integratori alimentari
Melatonina
Terapia con ossigeno iperbarico
Altri trattamenti
Interventi farmacologici
Risultati ricerca di letteratura
Premessa
Antipsicotici
Risperidone
Aripiprazolo
Olanzapina
Aloperidolo
Altri antipsicotici
Stimolanti del sistema nervoso centrale
Metilfenidato
Atomoxetina
Naltrexone
Secretina
Antidepressivi
Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI)
Venlafaxina
Chelazione
Altri trattamenti
Interventi precoci
Risultati ricerca di letteratura
Premessa
Sintesi delle prove
Analisi delle prove
Raccomandazioni
Modelli di fornitura dei servizi
Risultati ricerca di letteratura
Sintesi delle prove
Analisi delle prove

Data di pubblicazione: ottobre 2011
Data di aggiornamento: ottobre 2015
Data di creazione: 25.10.2011

I diritti delle persone con disabilità

I diritti delle persone con disabilità

INPS, aprile 2008

La legge riconosce forme di tutela specifiche per garantire i cittadini con infermità fisiche o mentali che pregiudicano la loro capacità di lavoro e, di conseguenza, la loro possibilità di guadagno e di sostentamento.
Sono qui indicate nel dettaglio tali tutele, i requisiti richiesti e le modalità per ottenerle.

Statuto dei diritti e dei doveri degli studenti

Scheda n. 34
Statuto dei diritti e dei doveri degli studenti: D.P.R. n. 249 del 24 giugno 1998
Diritto allo studio

Col regolamento sopra indicato composto di sei articoli, il Ministro della Pubblica Istruzione ha aggiunto un ulteriore tassello al processo di autonomia scolastica, come affermato nella successiva circolare 371/98.
Il testo va letto anche con riferimento alla presenza di alunni con handicap integrati nella scuola.
L’art.1 definisce la comunità scolastica, aperta anche al territorio, come comunità di dialogo fra tutte le componenti, in cui ognuno opera “per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio”.
Tra i diritti indicati all’art.2 si segnalano quello alla formazione culturale e professionale, all’informazione sulle norme che regolano la vita della scuola, alla partecipazione, secondo il regolamento d’istituto, alle scelte importanti per la vita della scuola riguardanti anche la programmazione, i libri di testo, il materiale didattico, nonché ad una valutazione trasparente del proprio profitto. “Le attività didattiche curricolari e le attività aggiuntive facoltative sono organizzate secondo tempi e modalità che tengono conto dei ritmi di apprendimento e delle esigenze di vita degli studenti”. La scuola garantisce il rispetto delle culture di alunni stranieri, la libertà di assemblee degli studenti e delle loro associazioni. La scuola deve garantire:
1. “un servizio educativo-didattico di qualità” (rivolto quindi anche ai singoli alunni in situazione di handicap);
2. “iniziative concrete per il recupero di situazioni di ritardo e di svantaggio”;
3. “la salubrità e la sicurezza degli ambienti, che devono essere adeguati a tutti gli studenti anche con handicap”.

Art.3. Tra i doveri degli studenti si segnalano:
1. quello della frequenza assidua dei corsi e dello studio;
2. quello del rispetto di tutto il personale della scuola e “dei loro compagni”. Si ricorda a tale proposito l’art.12 comma 3 L.104/92 che pone tra le finalità dell’integrazione scolastica anche quella della socializzazione;
3. quello del rispetto delle attrezzature e quello di rendere accogliente l’ambiente scolastico inteso “come importante fattore di qualità della vita della scuola”.

L’art.4 innova in materia di disciplina, prevedendo che le singole infrazioni, come le sanzioni e le procedure per irrogarle, debbono essere previste dal regolamento d’istituto. Comunque la responsabilità disciplinare è personale; non può essere irrogata alcuna sanzione se l’interessato non è stato ascoltato; le sanzioni disciplinari non possono influire sulla valutazione del profitto. La libera espressione di opinioni, correttamente manifestata e non lesiva della dignità di altri, non può essere impedita. Le sanzioni, proporzionate all’infrazione, debbono tenere conto della personalità del singolo allievo e possono essere convertite in attività in favore della comunità scolastica. Le sospensioni dalle lezioni, per un periodo non superiore a quindici giorni, sono adottate dal consiglio di classe e riguardano le infrazioni più gravi e contro di esse è ammesso ricorso al provveditore agli studi (art.5).
Contro le altre sanzioni è ammesso ricorso ad un organo di garanzia, che deve essere previsto dal regolamento d’istituto e di cui deve fare parte almeno uno studente nella scuola superiore e un genitore nella scuola media. Tale organo di garanzia decide sui conflitti di interpretazione del presente regolamento sulla disciplina. Contro le violazioni del presente regolamento è ammesso ricorso ad un organo collegiale di garanzia che deve essere istituito dal provveditore agli studi e di cui debbono far parte tre docenti, due studenti ed un genitore per la scuola superiore, e da tre docenti e tre genitori per la scuola media; i due organismi sono presieduti da una persona di elevate qualità morali nominata dal provveditore agli studi. La circolare citata all’inizio raccomanda una rapida istituzione di questi organismi.
L’art.6 prevede un’ulteriore garanzia per l’approvazione della “Carta dei servizi scolastici” che, nelle scuole superiori, deve essere approvata previa consultazione degli studenti e, nella scuola media, previa consultazione dei genitori. Copia del presente regolamento deve essere fornita agli studenti all’atto dell’iscrizione (per il corrente anno scolastico, essendo ormai superato il termine per le iscrizioni, si presume che tale copia venga consegnata all’inizio delle lezioni).

Confronta le modifche introdotte con il D.P.R. n° 235 del 2007.

30-11-1999

Avvocato Salvatore Nocera
Responsabile dell’area Normativo-Giuridica
dell’Osservatorio dell’AIPD sull’integrazione scolastica