MOBILITÀ AL BUIO PER FASI B E C, SEQUENZA CONTRATTUALE IN ALTO MARE

MOBILITÀ AL BUIO PER FASI B E C, SEQUENZA CONTRATTUALE IN ALTO MARE

E’ una domanda di mobilità “al buio” quella che in questi giorni stanno presentando i neo assunti nelle fasi B e C. A sottolinearlo è la Gilda degli Insegnanti che spiega: “Per questi docenti la richiesta di trasferimento è un salto nel vuoto perché non sanno minimamente in quale dei 100 ambiti indicati saranno inseriti né a quali posti verranno assegnati poiché non c’è una definizione chiara e precisa delle disponibilità”.

“Ad aggravare la situazione – incalza la Gilda – è il ritardo con cui procede la sequenza contrattuale che era attesa entro 30 giorni dalla firma del CCNI, cioè entro l’8 maggio. Secondo quanto emerge dagli incontri al Miur, sembra che da parte dell’Amministrazione non ci sia alcuna intenzione di definire criteri oggettivi in grado di arginare la discrezionalità della chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici. Una chiusura – commenta la Gilda – più che prevedibile perché per viale Trastevere cedere su questo punto significherebbe demolire i pilastri principali su cui si fonda la legge 107/2015. Si confermano, dunque, le ragioni per cui a febbraio abbiamo deciso di non firmare il contratto sulla mobilità e di percorrere la strada del referendum”.

L’IPOCRISIA SULLA VALUTAZIONE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI

L’IPOCRISIA SULLA VALUTAZIONE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI

 

Premessa d’obbligo: DIRIGENTISCUOLA ritiene che senza valutazione non c’è dirigenza.

E si spenderà in tutte le sedi affinché il prefigurato dispositivo sia costruito con intelligenza e con l’ esercizio del buon senso, necessariamente entro la trama normativa di una legge – la legge 107/15 – votata dal Parlamento della Repubblica: per poter risultare gestibile, cioè lineare, maneggevole e dunque effettivamente, e finalmente, in grado di funzionare. Di modo che l’unica dirigenza specifica che non percepisce la remunerazione di risultato possa anch’essa avere la chance di accorciare significativamente il differenziale retributivo con la dirigenza generica.

Ora che, forse, si fa sul serio – dopo tre lustri in cui si sono accavallate iperconcettuose e sterili sperimentazioni – non sorprende la pronta, e scomposta, reazione, nel solito comunicato congiunto, di FLC CGIL, CISL Scuola, UILSCUOLA e SNALS Confsal che, non appena è stata loro presentata dalla ministra Giannini la bozza di valutazione della dirigenza scolastica, hanno riesumato gli immarcescibili arzigogoli e i perenni distinguo per decretare l’ennesimo niet, sparandole contro a palle incatenate, in termini imperiosi e definitivi, senza neanche attendere il prescritto parere del CSPI, consapevoli che, in fatto essendo una loro propaggine, confermerà, ovviamente, la necessità di una profonda modifica del testo, sia pure – si oserebbe sperare – con un linguaggio più misurato e veritiero, rispettoso dell’intelligenza dei diretti destinatari, che non possono essere ammanniti con consunti slogan e stanche parole d’ordine: beninteso, se volesse preservare la propria immagine di, supposta, Autonoma Suprema Magistratura della scuola, inducendosi a leggere con un minimo di onestà le norme imperative e non nel modo capovolto e confusivo di chi ripropone la scipita melassa della deriva burocratica, autoritaria e verticistica…che non salvaguarda l’autonomia scolastica, intesa come libertà d’iniziativa, tutela della libertà d’insegnamento e di apprendimento, pluralismo culturale in un ambiente indipendente e autonomo…; deriva che rende di fatto il dirigente scolastico funzionale e dipendente dal potere esecutivo, inciso da una valutazione ingiusta e offensiva, ad opera di una burocrazia esterna e in violazione della vigente normativa contrattuale (che, evidentemente, non è stata neanche riletta).

E non meno sorprende l’ipocrisia di chi, nel mentre pone in atto un vero e proprio terrorismo psicologico contro i dirigenti scolastici, già sfibrati da un clima conflittuale artatamente creato e investiti dei più volgari epiteti quali controparte padronale, li sollecita a partecipare allo sciopero del 20 maggio.

Li sollecita per quest’altra ragione , cioè per non essere valutati, e quindi essere privati della legittimazione a valutare i propri dipendenti; le altre essendo quelle di: contrastare l’istituzione degli ambiti territoriali; rendersi di conseguenza impossibilitati ad individuare i docenti ritenuti necessari per realizzare il PTOF dell’istituzione scolastica, di cui sono responsabili; non consentirsi l’attribuzione del bonus per premiare il merito, o almeno costringersi a contrattarlo.

In una parola, li si invita a scioperare contro se stessi! Come se fossero incapaci d’intendere e di volere!

Tra le strombazzate ragioni per aderire allo sciopero non manca, ovviamente, quella del rinnovo contrattuale per chi, pur sovraccarico di incombenze e responsabilità, subisce una penalizzazione di almeno trentamila euro lordi l’anno rispetto a tutte le altre dirigenze. Gli esimi segretari nazionali delle corazzate generaliste – superpagati con le quote associative dei propri iscritti, in piena emergenza salariale – se ne sono accorti solo ora, dopo aver firmato – per la verità a braccetto con sedicenti più autorevoli sindacati della dirigenza scolastica – tutti i contratti collettivi della distinta area quinta che, in luogo di restringere, hanno sempre più dilatato lo iato economico con la dirigenza pubblica: inclusa la firma della canonica dichiarazione a verbale che concordava il rinvio della perequazione al prossimo giro.

Ma non è dato proprio di capire come possa rivendicarsi il trattamento economico, e ancor prima normativo, di una dirigenza vera quando siano state dismesse tutte le tipiche prerogative dirigenziali per regredire nella felice era pre-autonomistica di semplice coordinatore della didattica, se proprio non dovesse riuscire un ulteriore salto all’indietro, di quarant’anni e passa, di una sua democratica elezione.

Alla decenza non c’è limite!

Per fortuna la categoria s’è desta e non la si può più prendere in giro. Se c’è uno sciopero da fare è quello di revocare la fiducia a chi l’ha tradita.

Bocciatura illegittima se l’alunno manifesta segnali di disturbo dell’attenzione e la scuola non interviene

da Il Sole 24 Ore

Bocciatura illegittima se l’alunno manifesta segnali di disturbo dell’attenzione e la scuola non interviene

di Andrea Alberto Moramarco

Se un alunno manifesta chiari sintomi del disturbo dell’attenzione e dell’iperattività, i docenti della scuola sono tenuti ad attivare il procedimento volto ad accertare scientificamente tale disturbo, con la conseguente predisposizione di un Piano educativo individualizzato (Pei) avente un programma di studi differenziato. Se questo non avviene, il giudizio finale di non ammissione dello studente alla classe successiva deve considerarsi illegittimo. Lo ha affermato il Tar di Bolzano nella sentenza 122/2016.
La vicenda
Nel caso sottoposto all’attenzione dei giudici altoatesini, invece, era accaduto l’opposto. Cioè, gli evidenti segnali di un deficit di apprendimento mostrati dall’alunno frequentante la prima elementare, anziché essere utilizzati come segnale per far diagnosticare tempestivamente il disturbo, erano stati posti alla base della decisione di non ammettere il bambino alla seconda classe. In sostanza, proprio il deficit di concentrazione dell’alunno era stato l’elemento principale del giudizio finale di non ammissione.
La decisione
In seguito al ricorso dei genitori, la questione arriva dinanzi al Tar che bacchetta l’istituto, reo altresì di non aver dato, durante l’anno scolastico, alcuna comunicazione alla famiglia circa i problemi di apprendimento del bambino. Per i giudici, la bocciatura è da ritenere illegittima, dunque, sia perché sono state violate le norme (Regolamento interno di istituto approvato dalla giunta provinciale) che imponevano di informare i genitori dello scarso rendimento del figlio; sia perché non è stato osservato il preciso obbligo incombente sull’istituto nei casi di sospetto deficit da disturbo dell’attenzione e dell’iperattività (Adhd), di attivarsi in maniera tale da consentire agli organi preposti di valutare la sussistenza del disturbo ed elaborare un apposito Piano educativo individualizzante, come previsto dalla normativa nazionale e provinciale in materia.
Per dirla con le parole dei giudici, «se in presenza di un alunno con disturbi specifici di apprendimento la scuola non rispetta le indicazioni studiate da esperti del settore e trasposte in leggi, regolamenti, circolari e note ministeriali, per sopperire a tali difficoltà con misure sostegno individualizzate, che sicuramente implicano un maggior impegno per gli insegnanti, la valutazione finale del consiglio di classe è “inutiliter data”, perché non supportata da quel percorso pedagogico specifico, che consente all’alunno in questione di far emergere le proprie competenze ed agli insegnanti di valutarlo con l’ausilio degli strumenti appropriati».

Istruzione negata, parte la campagna Ue-Unicef #Emergencylessons

da La Tecnica della Scuola

Istruzione negata, parte la campagna Ue-Unicef #Emergencylessons

Sensibilizzare i cittadini, e in particolare gli under-25, sull’ importanza di accedere all’istruzione nelle tante zone di crisi.

Con questo obiettivo, lunedì 16 maggio sarà lanciata ufficialmente, al liceo Torquato Tasso di Roma, la campagna #EmergencyLessons promossa dall’Unicef e dall’Unione europea.

Per promuovere l’iniziativa è stata scelta la 19enne Jovana Kuzman, nata in Serbia nel pieno della guerra del Kosovo: all’età di due anni ha avuto la fortuna di essere portata in Italia dai suoi genitori per cominciare una nuova vita e studiare.

La ragazza racconta come “spesso in Italia sottovalutiamo l’importanza dell’istruzione e diamo per scontato che tutti vi abbiano accesso ma è fondamentale capire che non tutti hanno questa possibilità”.

Per questo motivo, continua, con #Emergencylessons “vogliamo raggiungere più persone possibile, soprattutto attraverso i social network cercheremo di creare una ‘catena positiva’ su Facebook chiedendo ai giovani di condividere foto legate a un loro bel ricordo della scuola. Saremo attivi anche su Twitter, Snapchat e Instagram”.

L’obiettivo di #EmergencyLessons è raggiungere 20 milioni di giovani europei che abitano nei sette Stati aderenti all’ iniziativa (Italia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Slovenia, Slovacchia e Regno unito, con partecipazioni anche da Francia e Paesi Bassi), per far capire loro l’importanza dell’istruzione nelle zone di crisi e cosa stanno facendo Unicef e Ue in questo senso.

Fino a dicembre saranno pubblicati sette video accompagnati da testimonianze, infografiche e altro materiale, ognuno dei quali racconta una storia di giovani e bambini che nonostante le difficoltà non rinunciano allo studio.

Lunedì 16 maggio, nel liceo romano, a presentare la cerimonia davanti a 200 studenti ci sarà la comica Geppi Cucciari, insieme alla quale saliranno sul palco un rappresentante del governo italiano e l’astronauta Samantha Cristoforetti, ambasciatrice “adulta” della campagna per il nostro Paese. Ci sarà anche Jovana Kuzman.

 

Giannini: nel 2017 all’Italia la presidenza del G7 Education, lavoreremo per la parità d’accesso all’istruzione

da La Tecnica della Scuola

Giannini: nel 2017 all’Italia la presidenza del G7 Education, lavoreremo per la parità d’accesso all’istruzione

“Il ruolo dell’Istruzione è centrale per affrontare le nuove sfide globali e la crescita economica e sociale”: così il ministro dell’Istruzione Giannini al G7 Education in Giappone.

A riferirlo è lo stesso responsabile del ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, che attraverso la propria pagina Facebook ha fatto un breve resoconto sulla prima giornata di lavori in Giappone.

“Per questo ho annunciato che anche la Presidenza italiana del G7, nel 2017, avrà una riunione dei Ministri dell’Istruzione”, ha spiegato Stefania Giannini.

Nel corso dell’anno in cui la nostra Penisola sosterrà la Presidenza del G7, ha continuato il ministro, “svilupperemo in continuità i temi affrontati in Giappone, focalizzandoci sul diritto fondamentale dell’individuo all’istruzione, sulla parità di accesso all’istruzione di qualità e sul ruolo dell’università nella società”.

Giannini racconta anche di avere “presentato gli aspetti principali delle nuove politiche italiane per scuola e università. Domani – 14 maggio, continua il ministro – parlerò invece di cooperazione internazionale, in particolare di mobilità, programmi congiunti e corridoi educativi per i rifugiati”.

“Un aspetto, quest’ultimo, su cui l’Italia, per prima in Europa, sta dando risposte all’appello del Parlamento europeo per far sì che l’accoglienza dei rifugiati non sia solo umanitaria, ma consenta loro di proseguire anche un percorso formativo. È un capitale umano che l’Italia e l’Europa non possono permettersi di disperdere”, ha concluso Giannini.

Piano governo, 400 milioni contro povertà educativa

da tuttoscuola.com

Piano governo, 400 milioni contro povertà educativa
Accordo con Fondazioni, stanziamento triennale a favore minori

Il governo scende in campo contro “la povertà educativa”, la carenza di istruzione che spesso si lega

a doppio filo con la povertà vera e propria in un circolo vizioso che preclude ogni possibilità di ascensore sociale. Con uno stanziamento di 400 milioni in tre anni (130 milioni l’anno a partire dal 2016), esecutivo e Fondazioni bancarie hanno siglato un protocollo d’intesa “a sostegno di interventi

sperimentali finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori”.

L’intervento era previsto dalla legge di stabilità in via sperimentale per gli anni 2016, 2017 e 2018 come misura da inserire nel più ampio pacchetto antipovertà portato avanti anche con il ddl delega all’esame del Parlamento.

Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile sarà quindi alimentato dai versamenti effettuati su un apposito conto corrente postale dalle Fondazioni bancarie, con l’obiettivo di sconfiggere un fenomeno che sta assumendo dimensioni allarmanti.

In Italia quasi un milione di minori vive oggi in condizioni di povertà assoluta e questa povertà economica è proprio legata anche alla condizione di povertà educativa: le due si alimentano reciprocamente e si trasmettono da una generazione all’altra.

Secondo i dati di Save the Children, quasi la metà dei minori in età scolare non ha mai letto un libro al di fuori di quelli scolastici, il 55% non ha mai visitato un museo e il 45% non svolge alcuna attività sportiva.

E poco confortante è anche l’ultima indagine di Eurobarometro, secondo cui quasi l’80% dei giovani italiani tra i 16 e i 30 anni si sente “emarginato dalla crisi economica e dunque escluso dalla vita sociale del Paese”.

Il Protocollo d’intesa tra le Fondazioni, la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dell’economia e il Ministero del lavoro punta a definire le modalità di intervento ed individua le caratteristiche dei progetti da finanziare, le modalità di valutazione e selezione, anche con il ricorso a valutatori indipendenti, e di monitoraggio, al fine di assicurare la trasparenza, il migliore utilizzo delle risorse e l’efficacia delle misure. Alle Fondazioni e’ riconosciuto un apposito incentivo fiscale, sotto forma di credito d’imposta, pari al 75% dei versamenti effettuati al Fondo per un massimo di 100 milioni l’anno.

Il progetto sarà presentato martedì dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, e dal presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti, in un luogo simbolico della periferia romana, la Biblioteca Collina della Pace, a Borgata Finocchio, nata dal recupero di un vecchio casale confiscato nel 2004 alla Banda della Magliana.

Senza demerito

Senza demerito

di Franco Buccino

 

Reduci del Sessantotto, entrammo spavaldi nella scuola, giovani insegnanti, all’inizio degli anni settanta, con l’idea di abbattere ogni forma di meritocrazia. L’applicammo, per la verità, più a noi che agli alunni. D’altra parte tra note di qualifica (la preside Clementina a chi era al primo anno d’insegnamento non dava “ottimo”, per principio) e i concorsi per merito distinto (sembravano a noi così lontani nel tempo) era facile professarsi sostenitori dell’egualitarismo. Ci fu chiaro, però, fin dall’inizio che c’erano due categorie di docenti: quelli come noi, sempre presenti e disponibili, e quelli che nemmeno finivano le ore di lezione e scappavano via: liberi professionisti, tante “casalinghe”, ecc. Quest’idea di riconoscere il tempo che si spende a scuola andrà avanti fino ai giorni nostri: si è parlato per anni di tempo potenziato, orario aggiuntivo, disponibilità a fare le supplenze, soprattutto nelle prime ore, ecc. Il fondo d’istituto serviva e serve in parte anche per questo. Un po’ ci siamo raffreddati perché quelli che si candidano a fare cose in più non sempre sono le persone giuste.

E poi perché, dopo un po’ di tempo, forse per via dell’esperienza e della pratica didattica, abbiamo cominciato a pensare in modo diverso a questo nostro lavoro, ad alcuni caratteri distintivi, a una dimensione più professionale. All’aggiornamento serio e costante, ai risultati dei nostri alunni, i disabili in primis, e ai risultati della scuola. Come al solito, prima di metterci d’accordo su una definizione precisa e univoca della professionalità, se mai è possibile, ci siamo esercitati sugli strumenti per gratificarla. Nei contratti di lavoro si parlò di professionalità, per concludere che tra i suoi elementi costitutivi c’è l’anzianità; si cercò di rimediare all’abolizione della progressione economica automatica con la C.I.A. compenso integrativo accessorio. Ci si esercitò a trovare prima le accelerazioni di carriera, poi l’alternativa alle classi di stipendio, infine un concorso. Trovammo, invece, da sindacalisti rigidi e ortodossi, ai tempi di Berlinguer, attacchi, accuse e insulti alle assemblee sul “concorsone”. Non lo voleva nessuno: né i tanti mediocri che si confondevano nella massa, né quelli bravi che temevamo i concorsi per i soliti raccomandati, né i “puri” che non volevano destinati a pochi i risparmi fatti sulla pelle di tutti. E del merito non se n’è più parlato.

In compenso abbiamo parlato molto, troppo, della funzione docente e delle sue articolazioni. Perché sono nati “ottimi insegnanti”, presenti in consiglio d’istituto e in giunta, collaboratori del capo d’istituto, coordinatori di dipartimenti, di commissioni, referenti per le varie educazioni, responsabili di progetti (soprattutto europei), operatori “psicopedagogici” a contatto con alunni e famiglie. Ecco il dilemma: questi livelli di competenza sono diverse facce dell’unica funzione docente, oppure sono arricchimenti che portano il docente a svolgere altre attività, collegate ma diverse dall’insegnamento, lo portano o lo possono portare a percorrere una strada, “una carriera”, che per tanti aspetti è verticale, gerarchica, avendo non a caso al suo apice il capo d’istituto?

Discorsi datati, che però sono tornati di moda in queste settimane, in cui, inopinatamente, il riconoscimento del merito e la valorizzazione della professionalità dei docenti sono stati affidati alle scuole, agli stessi insegnanti, anzi alla “comunità” scolastica, dirigente scolastico in primis. Venti, venticinquemila euro per scuola. Non a tutti, non a pochi, secondo l’infelice estensore della circolare ministeriale. Quanto vale poco il merito! E però nelle scuole si torna a parlare di tempo trascorso a scuola, di funzioni e attività aggiuntive, della carriera “verticale” di aspiranti presidi. Un altro nodo gordiano tagliato e non sciolto dal novello Alessandro, che neanche immagina le conseguenze delle sue decisioni. Dopo le massicce ma discriminanti immissioni in ruolo che hanno scontentato i tanti precari rimasti fuori, e anche tanti stabilizzati, costretti a scegliere sedi lontane già in prima battuta o per effetto della mobilità straordinaria di questi giorni; dopo l’avvio del concorso “a porte chiuse” con tanti esclusi e non si sa quanti ammessi con riserva, ecco il riconoscimento del merito. Pochi soldi affidati alle scuole: e si azzuffassero tra di loro! Se era così semplice sciogliere questi nodi, l’avremmo fatto da un pezzo. Con le sue operazioni pasticciate, mescolate al decisionismo, Renzi allontana forse definitivamente la soluzione di questi problemi e rende irrealizzabile il progetto della buona scuola.

E noi siamo usciti dalla scuola, così come siamo entrati. Senza demerito, che è un po’ senza merito. Servizio prestato senza demerito. C’è stato un momento esaltante e più vicino alla soluzione dei problemi: con l’autonomia. Se si fosse compiuta. Se le scuole avessero avuto assegnati e in gestione tutti i soldi necessari per pagare non solo il fondo e questa specie di merito, ma anche gli stipendi. E se le risorse fossero arrivate alle scuole in base a risultati attesi, conseguiti e certificati. Sarebbe stata un’altra storia. Saremmo arrivati al riconoscimento del lavoro e del merito, sia pure per necessità. E avremmo scoperto che anche nella collegialità più compiuta i contributi individuali sono irripetibili. Perfino la chiamata diretta, con un premio d’ingaggio, avrebbe avuto un senso in un progetto comune e condiviso.

Sono i sogni o gli incubi di maturi ex-sessantottini convertiti al merito o, forse, l’unico sistema per salvare e rilanciare la scuola pubblica nel nostro Paese?

LA PRIMA MAPPA ITALIANA DELLE SCUOLE INNOVATIVE

LE SCUOLE DEL FUTURO: LA PRIMA MAPPA ITALIANA DELLE SCUOLE INNOVATIVE, REALIZZATA DA ASHOKA

 

Lazio e Lombardia guidano l’innovazione scolastica, ma anche la Puglia ha un picco di eccellenze. A innovare sono soprattutto gli istituti tecnici, mentre i licei seguono a una certa distanza. Questo quanto emerge dalla mappa di Ashoka Italia, che sta per lanciare Scuole Changemaker il nuovo programma internazionale che identifica, connette e supporta l’innovazione nelle scuole italiane affinchè diventino agenti di cambiamento.

 

 

Ashoka è interessata al mondo della scuola e dell’istruzione, essenziali elementi di un mondo in cui tutti fin da piccoli contribuiscono al cambiamento sociale. Per questo motivo dallo scorso settembre Ashoka Italia, in collaborazione con la Onlus Staanoi e Wind Telecomunicazioni SpA, ha avviato la mappatura dell’innovazione scolastica.

Seguendo la metodologia della Snowball analysis già utilizzata con successo nel 2015 per la mappa sull’innovazione sociale, si è partiti con l’intervistare 40 esperti del settore educativo (dirigenti scolastici, docenti, educatori, ricercatori, operatori sociali) chiedendo loro di segnalare quali scuole in Italia si stessero distinguendo per percorsi educativi innovativi che includessero empatia, creatività, leadership, gioco di squadra, nuove metodologie didattiche e uso del digitale. Ogni scuola segnalata è stata a sua volta contattata ed è stata posta ad un referente la stessa domanda, questo processo si è svolto per 3 volte sino alla conclusione di 180 interviste.

Tra le oltre 300 scuole citate, ne emergono però 28 che hanno ricevuto più di 3 segnalazioni, sia private e paritarie, sia pubbliche. Il modo utilizzato per mostrare la connessione tra esse è stato quello di visualizzare i metodi innovativi condivisi.

 

I numeri dell’innovazione

 

Dalla mappa dell’innovazione scolastica Italiana la scuola privata riesce ad avere un numero importante di scuole eccellenti ma è la scuola pubblica che stimola l’innovazione rappresentando il 95% del totale delle scuole mappate. La percentuale fra pubblica e privata varia se si analizzano le 28 scuole più segnalate dove la presenza della privata sale al 18%. Tra le 300 scuole nominate 124 sono superiori, solo il 39% è costituito da Licei, mentre le scuole tecniche o professionali rappresentano il 61%. I licei classici rappresentano il 6% delle scuole superiori di secondo grado nominate e dunque meno del 2% complessivo. Il fattore temporale sembra essere direttamente proporzionale all’incisività ed all’efficacia delle metodologie sperimentali, troviamo eccellenze nel ciclo della primaria (gli istituti comprensivi sono il 54% del totale delle scuole) e nella secondaria di secondo grado (38% del totale), poche eccezioni tra le scuole dell’infanzia.

Mentre sul totale delle scuole osservate il Lazio ne conta più di 60 e la Lombardia è solo al terzo posto con circa 40 scuole, spostandosi sulle 28 scuole più segnalate ben 8 sono lombarde, segue il Lazio con 4 scuole, Marche e Toscana con 3, Emilia Romagna, Friuli, Piemonte, Umbria e Puglia con 2. La Puglia ha però il primato di avere la scuola con il maggior numero di segnalazioni.

 

I metodi

 

La maggior parte di queste scuole ha sviluppato metodi innovativi in autonomia, emergono però alcune realtà che mirano a mettere in rete le scuole che seguono nuove metodologie: la Fondazione Mondo Digitale e il progetto Avanguardie Educative Indire sono le realtà più attive, la rete del progetto Scuola Senza Zaino vede una forte adesione degli Istituti Comprensivi così come fa un grande lavoro di innovazione la Fondazione Amiotti con l’associazione Rinascimente.

Molti dei nuovi metodi utilizzati sono di provenienza straniera (Regno Unito, Stati Uniti, Finlandia). Nella classifica sono presenti anche metodi italiani innovativi del secolo scorso, come Montessori e Reggio Emilia, spesso più diffusi all’estero che nel nostro paese, dove spesso sono ancora percepiti come metodi di nicchia e non come approcci col potenziale di trasformare il processo di apprendimento dal nozionismo alla crescita attraverso empatia, creatività e lavoro di gruppo.

I metodi mappati sono in tutto 28 e 8 di essi utilizzano a vario titolo la tecnologia. Gli altri si riferiscono ad un diverso utilizzo del tempo e dello spazio scolastico ma anche ad un approccio didattico che mette al centro l’individuo come protagonista principale del percorso di apprendimento. L’innovazione parte dai banchi di scuola: robotica educativa, tecnologia digitale, didattica interattiva, classi che si trasformano in laboratori, FabLab e stampanti 3D, libri di testo autoprodotti, bilinguismo a partire dalla scuola primaria, progetti che stimolano la curiosità, la voglia di conoscere, valorizzano il gioco, il contatto con la natura, le emozioni e i rapporti interpersonali, sono solo alcuni degli elementi che oggi caratterizzano l’ apprendimento delle nuove generazioni e che li aiuteranno ad essere i changemakers di domani.

 

Presentazione della ricerca

 

Ashoka Italia presenterà la ricerca il 16 maggio a Bologna durante l’evento Learning city, per rimanere aggiornati sui dettagli è bene seguire le pagine social Facebook e Twitter.

 

Il fine ultimo di tale mappatura è quello di far partire il programma Scuole Changemaker, attraverso il quale identificare, connettere e sostenere le scuole, di ogni ordine e grado, che portano avanti idee e metodologie didattiche innovative. Ashoka Italia aprirà la fase di selezione per poi sostenere una o più scuole affinchè il loro progetto di innovazione scolastica possa essere rafforzato, possa crescere come impatto e possa essere replicato. Le scuole saranno parte di una comunità globale, avranno la possibilità di condividere il sapere, le metodologie, le esperienze durante i meeting internazionali; connettersi con i Fellow attivi nel capo educativo, far parte di una sempre più ampia rete di innovatori sociali, diventare leader e ispiratori per altre scuole.

 

Ashoka Italia è una associazione internazionale fondata nel 1981 negli Stati Uniti e operativa in Italia dal 2014. E’ la più grande rete al mondo di imprenditori sociali di cui sostiene le soluzioni di successo ai problemi della società. E’ oggi presente in più di 70 Paesi e conta circa 3200 Fellow (membri associati).

Anno scolastico volata finale

ANNO SCOLASTICO VOLATA FINALE di Umberto Tenuta

CANTO 664 Siamo alla volata finale dell’anno scolastico

Finire il Programma

Costruire mappe cognitive

Consolidare

 

Che errore cercare di finire il Programma ad ogni costo!

Magari con un tour de force dei giovani studenti, già affaticati da un anno di apprensioni, se apprensioni ci sono state.

Meglio è rivedere il lavoro già fatto!

Coglierne i concetti fondamentali fondanti e tradurli in mappe concettuali, che ogni alunno poi tradurrà nelle sue personali, singolari, originali mappe cognitive.

Sono queste, le mappe cognitive, che rimarranno nella memoria a lungo termine dei giovani e che saranno rivedute, approfondite e ristrutturate durante tutto il corso della vita (Lifelonglearning).

Le mappe cognitive, è ovvio, non sono le mappe concettuali che il docente tiene presenti nel guidare gli alunni nelle loro attività di riscoperta.

Le mappe concettuali rappresentano le strutture delle discipline, i concetti fondamentali, e possono collegarsi anche ad altre discipline, in una prospettiva interdisciplinare, da tenere sempre presente.

Le mappe cognitive rappresentano invece i legami che si formano nella mente di ogni singolo alunno e che pertanto non possono essere schematizzate dai docenti, come qualche sprovveduto pretende di fare.

Se l’attività del docente consiste sempre nello stimolare l’attività dei discenti, questo vale soprattutto a lavoro svolto, a fine anno, quando gli alunni debbono rivedere gli apprendimenti già fatti.

In questa fase finale, essi, e solo essi possono impegnarsi a mettere a punto, a precisare, a schematizzare quanto hanno già appreso.

Ed è in questa fase che il compito dei docenti si fa, deve farsi, quanto più discreto possibile, limitandosi a guidare con estrema delicatezza l’attività di schematizzazione degli alunni, i quali possono lavorare individualmente o in gruppo.

Comunque, sempre con calma, pacatamente, senza affanno.

La fine di un anno scolastico non è la fine del mondo!

E soprattutto non è la volata finale, temuta e maledetta, nella quale si mette in gioco il lavoro di un intero anno scolastico.


Volare oh oh
cantare oh oh oh,
nel blu dipinto di blu,
felice di stare lassù,
e volavo volavo
felice più in alto del sole
ed ancora più sù,
mentre il mondo
pian piano spariva laggiù,
una musica dolce suonava
soltanto per me.

……

Ma tutti i sogni
nell’alba svaniscon perchè,
quando tramonta la luna
li porta con se,
ma io continuo a sognare
negl’occhi tuoi belli,
che sono blu come un cielo
trapunto di stelle.

Volare oh oh
cantare oh oh oh,
nel blu degl’occhi tuoi blu,
felice di stare qua giù,
e continuo a volare felice
più in alto del sole
ed ancora più su,
mentre il mondo
pian piano scompare
negl’occhi tuoi blu,
la tua voce è una musica
dolce che suona per me…

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

I musei scolastici torinesi “ricostruiti” nella realtà virtuale di edMondo

I musei scolastici torinesi “ricostruiti” nella realtà virtuale di edMondo
Il progetto Indire lunedì 16 maggio al Salone del Libro 2016

La ricerca sperimentale di Indire protagonista al Salone del Libro di Torino con un progetto pilota multimediale, realizzato in collaborazione con il Comune di Torino, che fa da “ponte” tra la scuola del passato e quella del futuro: nello spazio virtuale di edMondo sono stati ricostruiti in 3D spazi, oggetti e metodi didattici che hanno contraddistinto il mondo scolastico piemontese tra la fine dell’Ottocento e il 1980.
L’iniziativa sarà presentata lunedì 16 maggio alle 14, all’incontro “Patrimonio al Futuro: la Rete dei Musei Scolastici – Un’esperienza pilota del Servizio Musei di Torino”, evento in programma nella Sala Argento del Salone del Libro (Lingotto Fiere). Nell’occasione interverranno Stefano Benedetto (Dirigente del Servizio Archivi, Musei e Patrimonio Culturale della Città di Torino), Nunzia del Vento (Dirigente della D.D. Aristide Gabelli, scuola capofila della Rete dei musei scolastici) e i ricercatori di Indire Francesca Pizzigoni e Andrea Benassi.
Il Direttore generale di Indire Flaminio Galli dichiara: «Questa iniziativa promuove un uso innovativo del bene storico scolastico per favorire una didattica inclusiva, cooperativa e multidisciplinare. L’Indire è il punto di riferimento della ricerca educativa in Italia e questo progetto dimostra le elevate competenze tecniche maturate dall’Istituto nell’utilizzo delle nuove tecnologie, un know-how messo al servizio della scuola italiana e delle istituzioni che vogliono investire sull’educazione. In questo senso – conclude Galli – sottolineo l’importanza della partnership con il Comune di Torino per questo progetto che valorizza il patrimonio scolastico e favorisce la conoscenza della città e della sua storia».

Avviso 16 maggio 2016

Direzione Generale per le Risorse Umane e Finanziarie – Uff. IX

Oggetto: Sperimentazione Help Desk Amministrativo-Contabile Istituzioni scolastiche – art. 1, comma 142, legge 13 luglio 2015, n. 107

Si comunica che, ai sensi dell’art. 1, comma 142 della legge 13 luglio 2015, n. 107, la Direzione Generale per le Risorse Umane e Finanziarie – Uff. IX ha messo a punto un progetto informatico di help desk amministrativo-contabile, volto a fornire soluzioni a problematiche amministrative e contabili poste dalle Istituzioni scolastiche.

Nelle prossime settimane si intende avviare la sperimentazione della piattaforma realizzata con tale progetto, mediante il coinvolgimento dinamico di alcune scuole, che verranno divise in due gruppi: il primo dovrà richiedere assistenza nell’apposita area dell’Help Desk, formulando quesiti su problematiche riscontrate nei processi dell’area contabile; il secondo gruppo dovrà fornire le risposte e le soluzioni alle domande e alle richieste poste.

A tal fine, si invitano le Istituzioni scolastiche interessate a partecipare fattivamente alla fase di sperimentazione, a voler comunicare la propria candidatura, corredata dell’identificativo dell’utenza SIDI per la profilatura sul Sistema, inviando un’e-mail di conferma all’Ufficio IX della Direzione Generale per le Risorse Umane e Finanziarie (dgruf.ufficio9@istruzione.it), entro la data del 19 maggio 2016, riportando nell’oggetto del messaggio “Sperimentazione Help Desk Amministrativo- Contabile Istituzioni scolastiche”.

Nota 16 maggio 2016, Prot. 4213

Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione
Ufficio II
“Welfare dello Studente, partecipazione scolastica, dispersione e orientamento”

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di
T R E N T O
Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana
B O L Z A N O
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca
B O L Z A N O
All’Intendente Scolastico per la scuola delle località ladine
B O L Z A N O
Al Sovrintendente Scolastico per la Regione Valle d’Aosta
A O S T A
Ai Dirigenti degli Ambiti Scolastici Territoriali
LORO SEDI
Ai Forum Nazionali delle Associazioni Degli Studenti e dei Genitori
Ai Rappresentanti delle Consulte Provinciali Studentesche
Ai Dirigenti scolastici delle scuole di ogni ordine e grado

Oggetto: 17 maggio – Giornata internazionale contro l’omofobia.

L’Unione Europea ha indetto, per il giorno 17 maggio di ogni anno, la Giornata internazionale contro l’omofobia ovvero contro ogni forma di atteggiamento pregiudiziale basata sull’orientamento sessuale (risoluzione del Parlamento Europeo del 26 aprile 2007). I principi a cui si ispira la giornata sono quelli costitutivi sia dell’Unione Europea sia della Costituzione italiana: il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’uguaglianza fra tutti i cittadini e la non discriminazione.

Tali sono anche le condizioni che consentono alla società di promuovere l’inclusione di tutti e di battersi contro ogni offesa alle persone.

La scuola è costantemente impegnata nel realizzare al suo interno una reale inclusione in grado di valorizzare le singole individualità ed ha il compito di educare le nuove generazioni alla cultura del rispetto, per la nascita di una dialettica che, nel rapporto tra identità e diversità, coltivi, con l’idea di alterità, la più compiuta affermazione dell’individuo.

La scuola è chiamata ad affrontare importanti sfide educative legate ai continui cambiamenti che interessano i più giovani, coordinando il lavoro svolto in classe con i costanti rapporti con le famiglie. L’ obiettivo è quello di rendere consapevoli i ragazzi delle scelte responsabili che orienteranno la loro vita.
Una scuola realmente inclusiva può favorire la costruzione dell’identità sociale e personale da parte degli allievi e il suo ruolo educativo risulta ancor più rilevante nell’accompagnare e sostenere anche le fasi più delicate della crescita dei nostri ragazzi, interagendo positivamente con le famiglie nel pieno rispetto del “Patto di Corresponsabilità educativa Scuola-Famiglia” sancito dal D.P.R. 235/2007.
Nello svolgere tale prezioso lavoro ogni giorno, le scuole educano al contrasto ad ogni forma di violenza e discriminazione, tra cui anche la discriminazione omofobica. Solo con l’educazione si superano i pregiudizi e gli stereotipi ancora presenti nella nostra società; in tal senso, la scuola deve fornire strumenti, metodologie e deve attivare tutte le necessarie pratiche per interventi di prevenzione.
In particolare, la Giornata del 17 maggio rappresenta l’occasione in cui tutte le scuole possono attuare iniziative di sensibilizzazione contro le disuguaglianze, dando quindi maggior rilievo alle buone pratiche e ai migliori percorsi educat.

Il MIUR intende supportare le istituzioni scolastiche fornendo agli insegnanti strumenti per il proprio aggiornamento e la conoscenza del contesto giovanile, ma anche agli studenti e alle famiglie spazi per potersi confrontare sulle delicate questioni legate all’identità di genere o a qualsiasi altra forma di violenza.
Occorre anche che le scuole sperimentino nuovi spazi e metodi di sensibilizzazione che sappiano sfruttare linguaggi e strumenti più vicini al mondo degli studenti, per esempio attraverso l’utilizzo dei linguaggi del cinema o del teatro e per affrontare ad ampio spettro i temi del rispetto e della non discriminazione anche in momenti di apprendimento non formale. A questo proposito, il sito www.noisiamopari.it curato dalla Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione, mette a disposizione materiali di varia natura e strumenti didattici, nonché ospita iniziative già realizzate da istituzioni scolastiche del territorio che possono essere divulgate in qualità di buone pratiche da diffondere negli altri istituti scolastici. A questo proposito, considerata l’elevata quantità di materiali prodotti dalle scuole, se ne sollecita l’invio utilizzando l’apposita funzione di trasmissione presente sul sito.
Ma non solo, con la consapevolezza che occorra mantenere alta l’attenzione rispetto alle possibili derive più gravi delle diverse forme di discriminazione, con il Protocollo d’Intesa siglato in data 10/12/2015 tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e l’Istituto di Ortofonologia, le parti si impegnano, nel rispetto dei principi di autonomia e delle scelte delle singole istituzioni scolastiche, a promuovere “progetti in favore delle Scuole di ogni ordine e grado del territorio nazionale, al fine di diffondere la cultura della prevenzione dei comportamenti a rischio, della legalità, del rispetto dell’altro e dell’integrazione sociale attraverso iniziative che accrescano, nei giovani, il rispetto per gli altri e per loro stessi”.
Tutta la comunità scolastica, grazie all’accordo con l’Istituto anzidetto, potrà avvalersi di un servizio di messaggistica al numero 345/3916485, attraverso il quale segnalare casi e verificare con gli esperti dell’Istituto tutte le possibili forme di intervento, prevedendo un raccordo costante con l’amministrazione centrale e territoriale per verificare la possibilità di effettuare interventi direttamente in collaborazione con gli istituti scolastici stessi, anche in accordo con altri Enti e Associazioni maggiormente impegnate nella lotta alle discriminazioni. Inoltre, è possibile rivolgersi agli esperti dell’Istituto anche tramite indirizzo di posta elettronica: esperti@diregiovani.it.

Alla luce quindi di tutte le indicazioni finora fornite, si auspica che vengano organizzati interventi di varia natura in occasione della Giornata e che venga data la massima diffusione della presente nota a tutte le componenti scolastiche.

IL DIRETTORE GENERALE
Giovanna BODA

16 maggio Trasparenza e prevenzione corruzione in CdM

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della seduta del 16 maggio, ha approvato un decreto legislativo recante la revisione e la semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, correttivo della legge 6 novembre 2012, n. 190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, ai sensi dell’articolo 7 della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche.

RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza (decreto legislativo – esame definitivo)

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione Maria Anna Madia, ha approvato – affidando il coordinamento del testo definitivo al Sottosegretario alla Pcm, in conformità a quanto deliberato dal Cdm – un decreto legislativo recante la revisione e la semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, correttivo della legge 6 novembre 2012, n. 190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, ai sensi dell’articolo 7 della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. Nello specifico si aprono le banche dati delle amministrazioni che le gestiscono; si rende strutturale il sito “Soldi pubblici” (http://soldipubblici.gov.it); si introduce una nuova forma di accesso civico ai dati e documenti pubblici equivalente a quella che nel sistema anglosassone è definita Freedom of information act (FOIA), che consente ai cittadini di richiedere anche dati e documenti che le pubbliche amministrazioni non hanno l’obbligo di pubblicare.

Il piano nazionale anticorruzione adottato dall’Anac sarà più semplice, snello e di facile attuazione per le pubbliche amministrazioni che dovranno recepirlo nei propri piani triennali di prevenzione della corruzione.

Sono state accolte le condizioni poste dalle commissioni parlamentari nei loro pareri e sono state recepite gran parte delle osservazioni avanzate dalla Conferenza Unificata, dal Consiglio di Stato e dal Garante per la protezione dei dati personali. In particolare, in tema di accesso civico è stato eliminato l’obbligo di identificare chiaramente dati o documenti richiesti, è stata esplicitata la prevista gratuità del rilascio di dati e documenti, è stato stabilito che l’accoglimento o il rifiuto dell’accesso dovranno avvenire con un provvedimento espresso e motivato, è stato previsto che l’accesso è rifiutato quando è necessario evitare un pregiudizio concreto alla tutela di uno degli interessi pubblici o privati indicati.

Decreto Ministeriale 16 maggio 2016, n. 306

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

VISTO il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni, recante “Riforma dell’organizzazione del Governo, a norma dell’articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59” e, in particolare, l’articolo 2, comma 1, n. 11), che, a seguito della modifica apportata dal decreto legge 16 maggio 2008, n. 85, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 121, istituisce il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca;

VISTO il decreto legge 16 maggio 2008, n. 85, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 121, recante “Disposizioni urgenti per l’adeguamento delle strutture di Governo in applicazione dell’articolo 1, commi 376 e 377, della legge 24 dicembre 2007, n. 244” che, all’articolo 1, comma 5, dispone il trasferimento delle funzioni del Ministero dell’università e della ricerca, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca;

VISTO il decreto legislativo 17 agosto 1999, n.368, recante “Attuazione della direttiva 93/16/CEE in materia di libera circolazione dei medici e di reciproco riconoscimento dei loro diplomi, certificati ed altri titoli e delle direttive 97/50/CE, 98/21/CE, 98/63/CE e 99/46/CE che modificano la direttiva 93/16/CEE” e, in particolare l’art. 35;

VISTO il comma 3-bis dell’art.20 del richiamato D.Lgs. n.368/1999  – come modificato dall’art.15 del decreto legge 24 giugno 2014, n.90, convertito in Legge 11 agosto 2014 n.114 -, in base al quale “con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute, da emanare entro il 31 dicembre  2014, la durata dei corsi di formazione specialistica viene ridotta rispetto a quanto previsto nel decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 1º agosto 2005, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n.258 del 5 novembre 2005, con l’osservanza dei  limiti minimi previsti dalla normativa europea in materia, riorganizzando altresì le classi e le tipologie di corsi di specializzazione medica”. Eventuali risparmi derivanti dall’applicazione del presente comma sono destinati all’incremento dei contratti di formazione specialistica medica“.

VISTO il comma 3-ter del richiamato art.20, D.Lgs. n.368/1999, in base al quale “la durata dei corsi di formazione specialistica, come definita dal decreto di cui al comma 3-bis, si applica a decorrere dall’Anno Accademico 2014/2015 di riferimento per i corsi di specializzazione. Gli specializzandi in corso, fatti salvi coloro che iniziano l’ultimo anno di specialità nell’anno accademico 2014/2015, per i quali rimane in vigore l’ordinamento previgente, devono optare tra il nuovo ordinamento e l’ordinamento previgente con modalità determinate dal medesimo decreto di cui al comma 3-bis”;

VISTO il comma 1, dell’art. 35, del citato D.Lgs. n. 368/1999, in base al quale “Con cadenza triennale ed entro il 30 aprile del terzo anno, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, tenuto conto delle relative esigenze sanitarie e sulla base di una approfondita analisi della situazione occupazionale, individuano il fabbisogno dei medici specialisti da formare comunicandolo al Ministero della sanità e dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica. Entro il 30 giugno del terzo anno il Ministro della sanità, di concerto con il Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica e con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, sentita la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, determina il numero globale degli specialisti da formare annualmente, per ciascuna tipologia di specializzazione, tenuto conto dell’obiettivo di migliorare progressivamente la corrispondenza tra il numero degli studenti ammessi a frequentare i corsi di laurea in medicina e chirurgia e quello dei medici ammessi alla formazione specialistica, nonché del quadro epidemiologico, dei flussi previsti  per i pensionamenti e delle esigenze di programmazione delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano con riferimento alle  attività del  Servizio sanitario nazionale“;

VISTO il comma 2, del richiamato art.35, D.Lgs. n.368/1999, in base al quale “In relazione al decreto di cui al comma 1, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, acquisito il parere del Ministero della Salute, determina il numero dei posti da assegnare a ciascuna Scuola di specializzazione accreditata ai sensi dell’articolo 43, tenuto conto della capacità ricettiva e del volume assistenziale delle strutture sanitarie inserite nella rete formativa della scuola stessa”;

VISTO l’art. 36, comma 1, del citato D.Lgs.  n. 368/1999  come modificato dall’art.21, comma 1, lettera b) del decreto legge 12 settembre 2013, n.104, convertito con modificazioni dalla legge 8 novembre 2013, n.128,  per quanto attiene alle modalità di accesso dei medici alle scuole di specializzazione di area sanitaria;

VISTO il decreto del  Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con il Ministro della Salute del 4 febbraio 2015 prot. n. 68 (registrato alla Corte dei conti il 27 aprile 2015, foglio 1-1724),  pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 3 giugno 2015, n. 126, recante il “Riordino delle scuole di specializzazione di area sanitaria” in attuazione dell’art.20, comma 3-bis, del D.Lgs. n.368/1999, come modificato dall’art.15 del D.L. n.90/2014, convertito in L. n.114/2014, che ha sostituito il precedente Decreto ministeriale 1 agosto 2005 recante “Riassetto delle scuole di specializzazione di area sanitaria“;

VISTO il decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca 20 aprile 2015, n. 48 (registrato alla Corte dei conti il 30 aprile 2015, foglio n. 1801 e pubblicato nella G. U. n. 99 del 30 aprile 2015), recante “Nuovo Regolamento concernente le modalità per l’ammissione dei medici alle scuole di specializzazione in medicina, ai sensi dell’art.36, comma 1, decreto legislativo 17 agosto 1999, n.368“,  che ha sostituito il Regolamento n. 105/2014 (registrato alla Corte dei conti il 22 luglio 2014, foglio n.2904);

VISTO l’art.3, comma 3 del citato decreto del  Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con il Ministro della Salute del 4 febbraio 2015 prot. n. 68 , in base al quale si dispone che “con specifico e successivo provvedimento verranno identificati i requisiti e gli standard per ogni tipologia di scuola, nonché gli indicatori di attività formativa ed assistenziale necessari per le singole strutture di sede e della rete formativa ai fini dell’attivazione della scuola“;

VISTO il decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, d’intesa con il Ministero della Salute, del 29 marzo 2006 e successive modificazioni e integrazioni, con il quale, da ultimo, sono stati definiti gli standard e i requisiti minimi delle Scuole di specializzazione di area sanitaria di cui al D.M. 1 agosto 2005;

VISTI i decreti del Ministro della Salute del 6 novembre 2008 e successive integrazioni e modificazioni, emanati di concerto con il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, relativi all’accreditamento delle strutture facenti parte della rete formativa delle suddette scuole di specializzazione;

VISTI i decreti direttoriali del 12 dicembre 2008 e successive integrazioni e modificazioni, con i quali sono state istituite le Scuole di specializzazione dell’area sanitaria ai sensi del D.M. 1 agosto 2005;

VISTI i decreti direttoriali, emessi in data 17 e 21 aprile 2015, con i quali il MIUR in attuazione del D.M. n.68/2015 ha riordinato le Scuole di specializzazione dell’area sanitaria ad accesso dei medici in precedenza istituite;

TENUTO CONTO che, in attesa dell’attuazione di quanto disposto all’art. 3, comma 3 del citato Decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca di concerto con il Ministro della salute 4 febbraio 2015, prot. n.68 e stante il riordino ancora in atto, perdurano, in via transitoria, gli effetti dei precedenti decreti di accreditamento;

VISTI i decreti del Ministro della salute del 5 maggio 2016, emanati di concerto con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, relativi all’accreditamento ai sensi del citato D.M. 29 marzo 2006 delle strutture facenti parte della rete formativa delle suddette Scuole di specializzazione di nuova istituzione;

VISTI i decreti direttoriali 6 maggio 2016 con i quali il MIUR, a seguito delle istanze pervenute dai vari Atenei tramite la banca dati Off. SSM 2015-2016, ha proceduto alla istituzione di nuove Scuole di specializzazione ai sensi dei nuovi Ordinamenti di cui al D.M. n.68/2015;

VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 7 marzo 2007 Costo contratto formazione specialistica dei medici” e s.m.i.;

VISTA la legge 28 dicembre 2015 n. 209 concernente il “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2016 e bilancio pluriennale per il triennio 2016-2018”;

VISTA la Tabella 2 di cui al Decreto del Ministero dell’Economia e Finanze n. 482300 del 28 dicembre 2015 recante la ripartizione in capitoli delle unità di voto parlamentare relative al bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2016 e per il triennio 2016-2018, e, in particolare, il capitolo 2700 dello stato di previsione della spesa del Ministero dell’Economia e Finanze, sul quale confluisce anche il finanziamento statale dei contratti di cui al richiamato D.Lgs. n.368/1999 per i medici in formazione specialistica;

VISTO il riparto relativo al citato capitolo 2700, in particolare lo stanziamento specificatamente destinato al finanziamento statale dei contratti di cui al richiamato D.Lgs. n.368/1999 per i medici in formazione specialistica;

CONSIDERATO che, in ragione del riordino degli Ordinamenti didattici da parte degli Atenei, avviato con il citato decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca di concerto con il Ministro della salute n.68/2015, i risparmi derivanti dalla riduzione dei percorsi di specializzazione nonché dalle opzioni esercitate da parte degli specializzandi verso i nuovi Ordinamenti di durata ridotta sono destinati all’incremento nel tempo dei contratti di formazione specialistica medica, così come prevede il sopra citato art. 20 del D.Lgs. n.368/1999 e s.m.i.;

VISTA la comunicazione del 2 aprile 2015, fornita per via telematica, con la quale il Ministero della Salute ha indicato al MIUR il fabbisogno individuato dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e Bolzano ex art. 35, comma 1, del D.Lgs. n.368/1999 dei medici specialisti da formare per il triennio 2014/2015, 2015/2016  e  2016/2017;

VISTA la nota del 19 gennaio 2016 prot. n.2163 con la quale il Ministero della salute ha chiesto al Ministero dell’economia e delle Finanze di conoscere le risorse economiche finalizzate al finanziamento dei contratti di formazione specialistica dei medici per l’a.a. 2015-2016;

VISTA la nota del 29 gennaio 2016 prot. n. 7480 con la quale il Ministero dell’economia e delle finanze, in riscontro alla nota del Ministero della salute prot. n. 2163/2016, ha comunicato l’esito della ricognizione generale delle attuali autorizzazioni di spesa correlate alla formazione specialistica dei medici;

VISTA la nota del 7 aprile 2016 prot. n. 9060 con la quale il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, con riferimento alla coorte di specializzandi iscritti agli a.a. precedenti,  ha comunicato al Ministero dell’economia e finanze l’ammontare della spesa prevista per l’a.a 2015-2016 relativa alla corresponsione dei contratti di formazione medica specialistica già in essere;

VISTA la nota del 19 aprile 2016 prot. MEF-RGS n. 36214 con la quale il Ministero dell’economia e delle finanze, alla luce delle risorse disponibili, ha comunicato il numero dei contratti di formazione medica specialistica attivabili con risorse statali per l’A.A. 2015-2016, pari a n. 6.133 contratti ;

VISTO il decreto 13 maggio 2016 del Ministero della salute, di concerto con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ed il Ministero dell’economia e delle finanze adottato ai sensi dell’art.35, comma 1, del citato D.Lgs. n.368/1999 e contenente “la determinazione del numero globale degli specialisti da formare annualmente per ciascuna delle tipologie di specializzazione individuato tenuto conto dell’obiettivo di migliorare progressivamente la corrispondenza tra il numero degli studenti ammessi a frequentare i corsi di laurea in medicina e chirurgia e quello dei  medici ammessi alla formazione specialistica, nonché del quadro epidemiologico, dei flussi  previsti per i pensionamenti e delle esigenze di programmazione delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano con riferimento alle attività del Servizio sanitario nazionale”, per un totale di n. 6.133 specialisti  medici da formare per l’A.A. 2015/2016;

CONSIDERATA la necessità di provvedere ai sensi del comma 2, dell’art.35 del D.Lgs. n. 368/1999 ed in relazione al citato decreto del Ministero della salute, di concerto con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ed il Ministero dell’economia e delle finanze , alla ripartizione per l’a.a 2015-2016 dei richiamati 6.133 contratti di formazione specialistica finanziati con risorse statali tra le diverse scuole di specializzazione istituite presso i singoli Atenei ed, altresì, di fissare alle Regioni un termine  per la comunicazione dei contratti aggiuntivi finanziati con risorse regionali e della eventuale sussistenza di requisiti specifici individuati da norme regionali richiesti ai candidati per potere usufruire del contratto regionale;

VISTO il decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, recante “Codice dell’ordinamento militare”, e, in particolare, l’art. 757 in base al quale “per le esigenze di formazione specialistica dei medici, nell’ambito dei posti risultanti dalla programmazione di cui all’art.35, comma 1, del D.Lgs. n.368/1999, è stabilita, d’intesa con il Ministero della Difesa, una riserva di posti complessivamente non superiore al 5% per le esigenze di formazione specialistica della sanità militare“;

VISTA la nota 21 aprile 2016 prot. n. 56767 con la quale il Ministero della Difesa – Ispettorato Generale della Sanità Militare (IGESAN) ha comunicato al Ministero dell’istruzione , dell’università e della ricerca, ai sensi del citato art.757 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n.66, le proprie esigenze di medici specialisti per l’A.A. 2015/2016 con riferimento alle tipologie di Scuola riordinate, per l’ammissione con riserva ed in sovrannumero dei militari designati da parte dell’IGESAN stesso quale organismo di vertice sanitario dello Stato Maggiore della Difesa;

VISTO il comma 3 dell’art. 35, del D.Lgs. n.368/1999 nella parte in cui dispone che, nell’ambito dei posti risultanti dalla programmazione del fabbisogno globale di medici specialisti da formare, “è stabilita, d’intesa con il Ministero dell’interno una riserva di posti complessivamente non superiore al cinque per cento per le esigenze della sanità della Polizia di Stato […]. La ripartizione tra le singole scuole dei posti riservati è effettuata con il decreto di cui al comma 2“;

VISTA la nota del 15 aprile 2016 prot. n. 9953 con la quale il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca  ha chiesto al Ministero dell’interno di volere comunicare per l’A.A. 2015/2016, con riferimento alle tipologie di Scuola riordinate, per l’ammissione con riserva ed in sovrannumero e nei limiti della capacità ricettiva delle singole sedi, il numero dei posti da riservare ai medici della Polizia di Stato ai sensi del citato comma 3, dell’art.35 del D.Lgs. n.368/1999;

VISTA la nota prot. n. 11070/118 del 3 maggio 2016 con cui il Ministero dell’Interno ha segnalato, ai sensi del citato comma 3 dell’articolo 35, del D.Lgs. n.368/1999,  di non avere da indicare, per l’A.A. 2015-2016, riserve di posti in soprannumero per le esigenze della sanità della Polizia di Stato;

VISTO il comma 5 dell’articolo 39, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n.286, recante il “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero“, come sostituito dall’articolo 26, comma 1, della legge 30 luglio 2002, n. 189 e dall’articolo 1, comma 6-bis, del decreto legge 14 settembre 2004, n. 241, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 novembre 2004, n. 271;

VISTA la Legge 14 gennaio 1999, n.4 recante “Disposizioni riguardanti il settore universitario e della ricerca scientifica, nonché il servizio di mensa nelle scuole” e, in particolare, l’art.1 comma 7 in base al quale “il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, d’intesa con i Ministeri degli Affari Esteri e della Sanità, previa verifica delle capacità ricettiva delle strutture universitarie e di quelle convenzionate con le università, può autorizzare le scuole di specializzazione in chirurgia e medicina ad ammettere in soprannumero, qualora abbiano superato le prove di ammissione, medici extracomunitari che siano destinatari per l’intera durata del corso, di borse di studio dei Governi dei rispettivi Paesi o di istituzioni italiane e straniere riconosciute idonee. Ai fini delle determinazioni di cui al presente comma si fa riferimento agli Accordi governativi, culturali e scientifici, ai Programmi esecutivi dei medesimi e ad apposite Intese tra università italiane ed università dei Paesi interessati“;

VISTO il comma 3 dell’art. 35, del D.Lgs. n.368/1999 in base al quale si dispone che, nell’ambito dei posti risultanti dalla programmazione del fabbisogno globale di medici specialisti da formare, “è stabilita, d’intesa con il Ministero degli affari esteri, il numero dei posti da riservare ai medici stranieri provenienti dai Paesi in via di sviluppo. La ripartizione tra le singole scuole dei posti riservati è effettuata con il decreto di cui al comma 2“;

VISTA la nota del 26 febbraio 2016 prot. n. 5045 con la quale il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha chiesto al Ministero degli affari esteri e delle cooperazione internazionale di volere comunicare per l’A.A. 2015/2016, con riferimento alle tipologie di Scuola riordinate, per l’ammissione con riserva ed in sovrannumero e nei limiti della capacità ricettiva delle singole sedi, il numero dei posti da riservare ai medici stranieri ai sensi del citato comma 3 dell’art.35 del D.Lgs. n.368/1999;

VISTO il comma 4, dell’articolo 35, del D.Lgs. n.368/1999, in base al quale “il Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica, su proposta del Ministro della sanità, può autorizzare, per specifiche esigenze del servizio sanitario nazionale, l’ammissione, alle scuole, nel limite di un dieci per cento in più del numero di cui al comma 1 e della capacità ricettiva delle singole scuole, di personale medico di ruolo, appartenente a specifiche categorie, in servizio in strutture sanitarie diverse da quelle inserite nella rete formativa della scuola“;

VISTA la nota del 4 febbraio 2016 prot. n. 5235 con la quale il Ministero della salute ha chiesto alle Regioni ed alle Province autonome di comunicare le loro eventuali esigenze per l’a.a. 2015-2016 in ordine a posti da riservare ai sensi dell’articolo 35, comma 4, del D.Lgs. n.368/1999 e nell’ambito delle diverse tipologie di Scuola di cui al D.M. n.68/2015, alla formazione di personale medico di ruolo del Servizio Sanitario;

TENUTO CONTO che,  al fine di fornire agli Enti interessati  ulteriore tempo per dare riscontro al MIUR in ordine alle riserve di cui ai citati commi 3 e 4 dell’art. 35 del D.Lgs. n.368/1999 e di cui all’art. 757 del D.Lgs n.66/2010, i suddetti eventuali posti riservati sono individuati con successivo provvedimento del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca,  da emanarsi comunque entro il bando di ammissione alle Scuole per l’A.A. 2015/2016;

CONSIDERATO che il Ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, acquisito il parere del Ministero della Salute, determina il numero dei posti da assegnare a ciascuna Scuola di specializzazione, accreditata ai sensi dell’articolo 43 decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, tenuto conto, tra l’altro,  della capacità ricettiva e del volume assistenziale delle strutture sanitarie inserite nella rete formativa della Scuola stessa;

VISTO l’art. 5, comma 4, del citato regolamento n.48/2015 che prevede che le università possono attivare, in aggiunta ai contratti di formazione specialistica finanziati con risorse statali, ulteriori contratti con risorse derivanti da donazioni o da finanziamenti di enti pubblici o privati purché gli stessi siano comunicati al Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca prima della pubblicazione del bando per il relativo anno accademico;

VISTA la nota del 17 febbraio 2016 prot. n. 3923,  con la quale il MIUR ha chiesto alle Regioni di volere provvedere, con la massima sollecitudine, a porre in essere tutti gli adempimenti necessari alla deliberazione, in tempo utile per l’emanazione del bando di concorso, dei contratti per la formazione medica specialistica che intendono finanziare per l’A.A. 2015/2016 con riferimento alle tipologie di Scuola riordinate ai sensi del decreto del  Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con il Ministro della Salute del 4 febbraio 2015 prot. n. 68 , in aggiunta a quelli finanziati con risorse statali  in quanto tesi a soddisfare specifiche esigenze delle Regioni e delle Province autonome;

RAVVISATA la necessità di far conoscere preventivamente alle Regioni le Scuole di specializzazione che saranno effettivamente attivate dal Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca e la ripartizione dei contratti coperti con fondi statali, per poter garantire l’attribuzione di quelli aggiuntivi regionali nel proprio territorio in modo coerente rispetto alle singole programmazioni dei fabbisogni;

RAVVISATA la necessità di consentire alle Regioni di porre in essere tutti gli adempimenti necessari affinché gli organi interessati possano deliberare i contratti aggiuntivi tesi a soddisfare specifiche esigenze delle Regioni e delle Province autonome in tempo utile per l’emanazione del bando di concorso;

TENUTO CONTO che l’Offerta Formativa delle Università si rivolge all’intero territorio nazionale;

RITENUTO di dover procedere alla revisione delle assegnazioni dei contratti, rispetto all’anno accademico 2014/2015, tenendo conto dei requisiti disciplinari riferiti alla docenza, in particolare nei settori scientifico-disciplinari obbligatori e irrinunciabili della tipologia di Scuola, del numero di soggetti iscrivibili alla stessa, nonché del numero degli Atenei che concorrono alla rete formativa complessiva delle singole aggregazioni;

RAVVISATA la necessità di tenere conto dell’effettiva disponibilità di adeguate strutture assistenziali, che assicurino la completa sostenibilità della rete formativa prevista da ciascuna Scuola;

RAVVISATA l’opportunità di attivare nuove Scuole laddove, previa verifica del possesso dei requisiti di ciascuna Scuola, il numero di contratti per singola tipologia di specializzazione sia tale da permetterne l’attivazione anche al fine di ottimizzare l’organizzazione territoriale delle Scuole e la copertura del relativo fabbisogno di medici;

ACQUISITO il parere del Ministero della Salute pervenuto con nota del 16 maggio 2016 prot. n.24575;

D E C R E T A

 

Art. 1

1. Per l’anno accademico 2015/2016, il numero di contratti finanziati con fondi statali per la formazione specialistica dei medici da ammettere alle Scuole di specializzazione dell’area sanitaria di cui al decreto del  Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con il Ministro della Salute del 4 febbraio 2015 prot. n. 68 , istituite con i decreti direttoriali citati in premessa, è di n. 6.133 così come indicato nella colonna IV della tabella allegata che costituisce parte integrante del presente provvedimento.

2. Con successivo provvedimento, da emanarsi entro venerdì 20 maggio 2016, sarà bandito il concorso nazionale di ammissione dei medici alle Scuole di specializzazione dell’area sanitaria per l’anno accademico 2015/2016.

Art. 2

1. Per le motivazioni di cui in premessa, i posti riservati per l’anno accademico 2015/2016 ai medici extracomunitari, ai medici di ruolo del Servizio sanitario nazionale ed ai medici militari, di cui rispettivamente ai commi 3 e 4  dell’art. 35 del D.Lgs. n.368/1999  e all’art. 757 del D.Lgs n.66/2010,  sono indicati, unitamente a quelli coperti dai finanziamenti acquisiti da altri enti pubblici o privati e dai finanziamenti regionali, con il successivo provvedimento del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di cui al precedente art. 1, comma 2.

2. Le succitate categorie riservatarie possono essere ammesse alle Scuole di specializzazione, nei limiti percentuali previsti dalla normativa vigente e nel rispetto della capacità ricettiva delle singole Scuole.

Art. 3

1. I contratti aggiuntivi finanziati dalle Regioni e dalle Province autonome dovranno essere comunicati al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, unitamente agli eventuali specifici requisiti di assegnazione previsti dalle rispettive normative di riferimento (anch’esse da indicare), entro le ore 14.00  di  giovedì 19 maggio 2016 ad entrambi i seguenti indirizzi dgsinfs@postacert.istruzione.it (PEC) e  dgsinfs.segreteria@miur.it (PEO), in tempo utile per l’emanazione del bando di ammissione alle Scuole per l’a.a. 2015-2016.

2. I contratti aggiuntivi di cui al comma 1 sono assegnati sul presupposto  che abbiano copertura finanziaria autorizzata prima della pubblicazione del bando e certa per tutta la durata del corso di specializzazione.

3. Fatte salve specifiche riserve previste dalla normativa di riferimento, i contratti di cui al presente articolo sono attribuiti ai candidati secondo l’ordine della graduatoria nazionale e le modalità previste nel bando e sono, altresì, attivati in aggiunta ai contratti statali nel rispetto del numero complessivo di posti per i quali sono accreditate le Scuole.

Art. 5

1. Il presente Decreto sarà pubblicato sul sito istituzionale del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

Roma, 16 maggio 2016

 

IL MINISTRO
Prof.ssa Stefania Giannini


Tabella riparto contratti coperti con fondi statali aa. 2015-16