«Sulla scuola non ci saranno tagli Sono fiducioso, cambieremo passo»

da Corriere della sera

Claudia Voltattorni

ROMA Dalla tassa sulle merendine a quella, proposta dal collega Luigi Di Maio, sulle bottiglie di plastica. Migliorare consumi e stili di vita e allo stesso tempo riuscire a trovare risorse per scuola, università e ricerca, promesse prima di ogni manovra economica e poi ridotte quando si arriva al dunque. Fin dall’inizio del suo incarico il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti (Movimento 5 Stelle) non ha voluto sentire parlare di tagli, tanto da aver minacciato le dimissioni in caso contrario. E le sue idee per portare più soldi alla scuola hanno fatto molto discutere. Lui però ne è convinto e stavolta si dice fiducioso sia quella buona per il mondo dell’istruzione italiana.

Ministro, facciamo un punto sui fondi che arriveranno all’istruzione e alla ricerca dalla prossima manovra economica? Alcuni mesi fa si è parlato di un taglio progressivo di 4 miliardi delle risorse alla scuola in tre anni. È vero?

«Non ci saranno tagli, anzi. Sto lavorando da tempo, già da quando ero sottosegretario, per reperire nuove risorse per la scuola, l’università e la ricerca».

Come pensa di reperire le risorse che chiede per il suo ministero?

«Le mie proposte sono conosciute: fisco intelligente attraverso una rimodulazione dell’Iva su consumi dannosi alla salute e all’ambiente, in particolare una sugar tax ed una tassa di scopo sui voli aerei. Proposte che sono state non solo criticate, ma anche messe in ridicolo dall’opposizione, nonostante leggi del genere ci siano nei Paesi più avanzati».

E ora che siete alle battute finali della manovra, le sue proposte vengono considerate?

«Alla fine mi sembra che il buon senso stia prevalendo, superando quello che sembrava un tabù».

Lei all’inizio del suo mandato ha chiesto 3 miliardi di euro: due per la scuola, uno per l’università, altrimenti si sarebbe dimesso. Da dove arriveranno questi fondi? Arriveranno?

«La sugar tax e la tassa di scopo sui voli aerei sono due proposte, ma si sta ragionando anche su altre tasse che possiamo definire virtuose perché indirizzano verso comportamenti ecologici e sostenibili. Sono felice per esempio che oggi (ieri, ndr) a Napoli alla festa per i dieci anni del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio parlando di come sostenere un’economia più verde abbia proposto tasse differenziate alle aziende: se si imbottiglia una bibita nella plastica si paga di più, con il vetro si paga di meno. È un ragionamento che è cominciato».

È fiducioso quindi che i fondi si troveranno?

«Sono convinto che ci sia la buona volontà per trovare quelle risorse — tre miliardi, appunto — che sono necessarie per far ripartire il mondo della scuola, dell’università e della ricerca».

Basteranno tre miliardi al mondo dell’istruzione e della ricerca italiana?

«Non è una richiesta fuori misura, anche così resteremmo sotto ai livelli di spesa di dieci anni fa».

Ma se il governo non riuscisse ad accontentarla, cosa farebbe lei, si dimetterebbe come annunciato più volte?

«Ho messo in gioco il mio mandato perché sia chiara la necessità di invertire la tendenza. Gli altri grandi Paesi europei puntano sull’istruzione per rilanciare l’economia mentre noi, tagliando di anno in anno gli stanziamenti per la scuola, abbiamo frenato la crescita».

Come userebbe quei tre miliardi?

«Per rinnovare il contratto dei docenti, sostenere i servizi nelle scuole, intervenire in modo massiccio sul sostegno, perché continuiamo ad avere troppe cattedre scoperte e un danno enorme a migliaia di giovani con disabilità e alle loro famiglie».

E per l’università?

«Bisogna rilanciare la ricerca di base, aumentare i concorsi per i ricercatori, sostenere le accademie e i conservatori e investire in innovazione, senza la quale non ci sarà alcuno sviluppo. I fondi si stanno trovando, ho fiducia che finalmente cambieremo passo».