Restituire serenità recuperare serietà

Restituire serenità recuperare serietà

di Francesco Scrima

Questo giornale arriverà ai suoi let- tori quando sta per iniziare una nuo- va legislatura, la diciassettesima, al- la quale i tempi affidano un compito cruciale per le sorti del paese. È sot- to gli occhi di tutti la drammaticità di una crisi economica che, soprattutto a causa della conseguente caduta dei li- velli occupazionali, è sempre più una pericolosa crisi sociale. Se questo è il terreno dell’emergenza più acuta e co- stituisce la priorità assoluta nelle atte- se degli elettori e per l’azione del nuo- vo parlamento e del nuovo governo, al legislatore neo eletto si chiede di assu- mere e portare a soluzione anche tante altre questioni irrisolte. Prima di tutto quel profondo riassetto e ridimensio- namento politico istituzionale (“ridur- re i costi della politica”) su cui, nono- stante il dilagare delle promesse, sono fin qui mancati la volontà e il corag- gio di mettere mano. La CISL ne ha fat- to da tempo un obiettivo forte di de- nuncia e di azione: è insopportabile, sul piano etico ed economico, lo spre- co rappresentato dall’abnorme prolife- razione di livelli istituzionali, politici e amministrativi. Numeri che agiscono da moltiplicatore per indennità e pre- bende spesso attestate ben oltre i limiti della decenza. Difficile contrastare effi- cacemente la deriva del qualunquismo, come sarebbe necessario, se non si in- terviene rimuovendo alla radice i fatto- ri che lo alimentano.

Il tema cruciale che abbiamo di fron- te, in avvio della nuova legislatura, è la crescita. Una crescita che da troppo tempo non avviene e la cui attesa non può durare oltre. Senza crescita econo- mica non si ha ricchezza da ridistribui- re al fine di rendere migliori le condi- zioni del mondo del lavoro.

Non può tornare a crescere un paese che non abbia la forza di farlo, e la sua forza risiede anzitutto nella possibilità di riconoscersi in un legislatore che ne sia guida autorevole e credibile, capace di esprimerne la ricchezza e la plurali- tà e insieme di generare la necessaria coesione. Compito immane se raffron- tato agli enormi squilibri sociali e ter- ritoriali da cui siamo afflitti, addirittu- ra disperato se continuasse a prevalere la pochezza di una politica rissosa e ri- piegata su se stessa, impegnata a divi- dere anziché unire.

La coesione non si può rivendicare, si deve costruire. Noi l’abbiamo fatto in questi tempi così difficili, assumendo- la a orientamento dei nostri comporta- menti e pagando, per questo, anche i costi che spesso comportano, nell’im- mediato, le scelte responsabili. È que- sto, peraltro, che da sempre fa la diffe- renza tra il sindacalista e il demagogo.

Stiamo vivendo certamente una sta- gione di sacrifici imposti dall’obbligo di governare compatibilità economi- che senza le quali non si realizza quel- la crescita che, come già detto, costitui- sce esigenza vitale per il paese e per i lavoratori. Un debito pubblico di due- mila miliardi di euro è una questione che non si liquida a battute. È una que- stione da risolvere nel primario interes- se del mondo del lavoro, che paga le disfunzioni prodotte dal debito sul fun- zionamento del sistema economico, di cui profittano invece le lobbies, a parti- re da quelle della finanza. Il rientro dal debito va però governato tagliando le spese improduttive e non la spesa so- ciale, attraverso scelte di politica fiscale che non gravino pressoché unicamen- te, come oggi accade, sul lavoro dipen- dente. Sarebbe davvero un’occasione perduta se i sacrifici oggi sopportati non fossero indirizzati a una profonda ristrutturazione dei rapporti sociali ed economici del Paese. Serve perciò una politica economica riformista, orien- tata a introdurre, nel quadro delinea- to dagli interessi nazionali, elementi di maggiore giustizia sociale.

Se l’obiettivo è la crescita, scuola e formazione possono esserne il moto- re. È il messaggio che vogliamo lan- ciare, al paese e alla politica, anche col nostro dibattito congressuale. A soste- nere la necessità, anche in una fase di crisi, di innalzare il livello di investi- mento in istruzione e formazione so- no ormai molti osservatori, talvolta con importanti ruoli in istituzioni econo- mico finanziarie. È una linea che al- tri paesi si sono dati e che per il nostro resta obiettivo da perseguire: colmare nel più breve tempo possibile almeno lo scarto che ci separa dal resto d’Euro- pa in termini di incidenza sul PIL della spesa per l’istruzione (4,5% contro una media del 5,7%).

Chi partecipa alle nostre assemblee e ai nostri congressi, in pieno svolgi- mento, sa che mentre rivendichiamo con forza più attenzione e più risor- se per la scuola non ci sottraiamo a quella che definiamo la sfida del rinno- vamento necessario: non quello finto, indotto dalla miopia di un indiscrimi- nato contenimento dei costi, ma quel- lo indispensabile per ridare ruolo e prestigio alla nostra scuola. Un picco- lo passo indietro, che ci riporta al Qua- derno Bianco del 2007 e al valore tutto- ra attuale dei suoi contenuti e obiettivi, apre il nostro sguardo verso gli oriz- zonti di un impegno che l’intero paese va sollecitato ad assumere, in un rinno- vato patto con la sua scuola.

Sono richieste che consegniamo al nuovo governo, chiedendo che si apra da subito un necessario confronto su ciò che è doveroso e urgente fare dopo anni di risorse tagliate e prestigio ne- gato a chi vive di scuola e di formazio- ne. Ha già fatto troppi danni la smania di protagonismo che da tempo sem-

bra contagiare chiunque guidi il mini- stero dell’istruzione: meno frenesia di apparire, più concretezza e buon sen- so nell’agire potrebbe essere l’invito da rivolgere al ministro che verrà. Può sembrare banale, lo è meno se visto al- la luce di quanto ci consegnano le cro- nache tormentate della legislatura ap- pena conclusa.

Non rientra, fra le urgenze della scuola, quella di rimettere mano al- l’architettura del sistema, se non per correggerne le più macroscopiche di- sfunzioni, dovute proprio al modo su- perficiale e sbagliato con cui talvolta si è intervenuti. Ridare serenità alla scuo- la, cogliere il disagio di chi ci lavora e attende almeno il segnale di una diver- sa attenzione, che apra la prospettiva di vedere le proprie fatiche adeguata- mente compensate e la sua professio- nalità giustamente valorizzata.

Troppe volte il sistema di istruzione e formazione è stato oggetto di inter- venti solo propagandistici o ragionie- ristici. Restituire serenità, recuperare serietà; promuovere dialogo sociale e non conflitto ideologico. Di questo c’è bisogno, del clima giusto per avvia- re un progetto di grande respiro e co- struire una scuola a misura di futuro.