Stabilità, priorità alla scuola poi caccia alle risorse per ampliare il bonus

da la Repubblica

Stabilità, priorità alla scuola poi caccia alle risorse per ampliare il bonus

Il provvedimento interverrà sui programmi e le competenze, l’autonomia scolastica e i docenti.

Rosaria Amato

ROMA .
Lo “Sblocca Italia”, la riforma della giustizia e una «riforma complessiva della scuola» annunciata negli ultimi giorni dal premier Renzi sono i primi provvedimenti dai quali ripartirà l’agenda politica già dalla prossima settimana, per arrivare poi a ottobre alla legge di stabilità. Se i contenuti dei primi due provvedimenti sono stati presentati ed esaminati prima della pausa di agosto, invece la riforma della scuola ha preso corpo nelle ultime settimane. La copertura dovrebbe essere prevista dalla legge di stabilità: Renzi ha anticipato che il costo complessivo ammonta a circa un miliardo.
Il provvedimento interverrà sui programmi e le competenze, l’autonomia scolastica e i docenti. Piuttosto perplessi i sindacati («ho l’impressione che si tratti di tanti provvedimenti scollegati che non sono interventi veri e propri ma una sorta di spot», osserva scettico il segretario generale Flc-Cgil Domenico Pantaleo), mentre il presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano invita il presidente del Consiglio a dire «in occasione della presentazione delle linee guida come intende affrontare la questione delle quote ‘96 degli insegnanti ». Si tratta dei circa 4.000 insegnanti che avevano maturato i diritti per la pensione con la precedente normativa, ma che sono stati bloccati da un errore della riforma Fornero, che non ha considerato che i professori possono ritirarsi dal lavoro solo il primo settembre. La questione delle quote ‘96 è stata rilanciata in Parlamento a luglio, ma bloccata per l’ennesima volta per mancanza di coperture finanziarie. Però è difficile che venga risolta dal Consiglio dei ministri di venerdì, anche perché i tempi sarebbero strettissimi. Tuttavia, se il governo decidesse di varare una normativa (all’interno del Job Acts, o della legge di stabilità) che prevedesse una forma generale di “flessibilità in uscita” con una penalizzazione che, secondo le indiscrezioni, potrebbe andare dal 3 al 9 per cento, si potrebbe risolvere così anche la questione delle quote ‘96.
Far quadrare i conti sarà la parola d’ordine per le prossime settimane. I circa 16 miliardi che si conta di ricavare per il 2015 dalla spending review sono molto contesi: si era parlato di utilizzarli per allargare la platea del bonus di 80 euro a incapienti e pensionati, ma sembra difficile visto che già il semplice rinnovo del provvedimento costa 10 miliardi. Si è parlato anche di estendere il bonus solo alle famiglie numerose, prevedendo comunque un tetto massimo di reddito intorno ai 50.000 euro: servono in questo caso 300 milioni di euro, ma è difficile trovare anche questi. Da reperire inoltre 4-5 miliardi in tre anni per il rinnovo del contratto degli statali, e poi ci sono le detrazioni che il governo vorrebbe rinnovare per l’anno prossimo, in particolare l’ecobonus e quello per le ristrutturazioni edilizie. Ci sono poi le spese “indifferibili”, tra le quali quelle militari o per il rifinanziamento della Cig: si calcolano circa altri 8
miliardi.