da La Stampa
Anche l’educazione online ha il suo unicorno
C’è un nuovo membro nel club degli «unicorni», le start up più ambite della Silicon Valley, quelle che in pochi anni riescono a raggiungere valutazioni superiori al miliardo di dollari. E pur rivolgendosi a un pubblico molto ampio, non si tratta di un social network. La new entry si chiama Udacity, è stata creata nel 2011 da un ex-ingegnere di Google nell’alveo della Stanford University e offre corsi online in materie a denominazione d’origine tecnologica controllata.
Inizialmente co-protagonista della stagione dei MOOC (massive open online course, i corsi di livello universitario offerti gratuitamente su Internet), Udacity ha recentemente aggiornato e affinato la sua proposta. Niente partnership con le università, ma direttamente con aziende come Google, Cisco e Facebook; corsi a pagamento (200 dollari al mese), mirati a sviluppare competenze professionali più specifiche, attualmente richieste dal mercato high tech: machine learning engineer, android developer, tech entrepreneur, iOS developer, data analyst…
La svolta avviata nel 2014 con il varo dei primi «nanodegree» (il nome con cui Udacity definisce i suoi diplomi) sembra dare oggi i primi frutti: gli studenti iscritti ai corsi online sono undicimila (una cifra ristretta rispetto alle dimensioni abituali dei MOOC), provengono da 168 paesi diversi e permettono alla società di generare – parole del fondatore Sebastien Thrun – “a very nice profit margin”.
A garantire a Udacity il tesserino del club degli unicorni è stato l’ultimo round di finanziamenti da 105 milioni di dollari (annunciato con un post ) e sostenuto tra gli altri da Bertelsmann e Google Ventures). Secondo le prime previsioni degli addetti ai lavori, i soldi saranno in gran parte reinvestiti nell’ottica di un ampliamento delle operazioni in paesi come Cina e India (dove Udacity ha già aperto uffici locali).