Il futuro del liceo classico e la disputa sulle traduzioni dal latino e dal greco

dal Corriere della Sera

Il futuro del liceo classico e la disputa sulle traduzioni dal latino e dal greco 

Da un lato chi propone una prova di maturità che punti meno sulla traduzione e più sul commento, dall’altro i sostenitori della centralità della traduzione pura e semplice. E il Miur prende appunti in vista della riforma dell’esame di Stato prevista dalla legge 107

di Orsola Riva

Un po’ «querelle des anciens et des modernes», un po’ baruffa goldoniana. Certo è che sul futuro del liceo classico, sempre più in crisi (ormai solo 6 studenti su 100 lo scelgono, anche se nell’ultimo anno c’è stata una leggera ripresa:da 5,9 a 6,1%), si è accesa una disputa molto animata. Da un lato i sostenitori della necessità di un rinnovamento radicale, pena la morte del liceo stesso, capeggiati da Maurizio Bettini, ordinario di Filologia classica e Antropologia del Mondo Classico a Siena, e sostenuti dall’ex ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer. Dall’altra un manipolo molto agguerrito di docenti di greco (fra gli altri, il presidente della Consulta universitaria di greco Mauro Tulli, Walter Lapini dell’università di Genova, Antonietta Porro e Mario Cantilena della Cattolica di Milano, Giuseppe Zanetto della Statale e Renzo Tosi dell’Alma Mater di Bologna) che intravvedono nel dibattito in corso il rischio di uno snaturamento dell’identità del liceo e addirittura sospettano che si voglia arrivare ad eliminare il greco dalle materie di studio (un po’ come si è già fatto con il latino in quella variante del liceo scientifico che si chiama delle «scienze applicate»).

La proposta del professor Bettini

L’ultimo episodio di questa disfida si è svolto durante un convegno, ospitato ieri e oggi dal Politecnico di Milano, intitolato «Il liceo classico del futuro». In queste ultime settimane si sono susseguiti tali e tanti malumori e voci da spingere il professor Bettini, che era anche uno degli oratori invitati al convegno, a precisare, proprio in apertura del suo intervento, che lui non è mai stato intenzionato a chiedere che il greco diventasse una materia opzionale. Ma come è cominciato tutto? Dalla proposta, lanciata un anno fa dallo stesso Bettini al ministro Giannini, di riformare la seconda prova della maturità classica e rilanciata da una petizione online su Change.org. «Mica voglio abolire la traccia dal latino o dal greco – spiega Bettini -. Ho solo proposto di offrire ai candidati una rosa di testi, opportunamente contestualizzati e magari un po’ più brevi di quelli odierni, e di affiancare la traduzione pura e semplice con delle domande che vertano non solo sugli aspetti linguistici, ma anche sulla cultura classica. Se per esempio do da tradurre il “De brevitate vitae” di Seneca, sarebbe opportuno fare delle domande sul contenuto filosofico del testo che permettano al candidato di dimostrare quanto ha appreso e amato nel corso dei cinque anni di studio».

Traduzione e «problem solving»

Del resto anche il liceo scientifico già dall’anno scorso ha sperimentato una nuova seconda prova basata sulla possibilità per il candidato di scegliere fra un problema classico, astratto, e uno contestualizzato che chiedeva ai candidati di destreggiarsi fra diverse offerte di tariffe telefoniche. «Giusto. Ma il liceo classico questo lo fa da sempre – obietta la professoressa Porro -. Io proprio non riesco a immaginare una situazione più vicina a quello che oggi si chiama “problem solving” di un candidato solo con il suo vocabolario, la sua intelligenza e la sua cultura di fronte al problema di decifrare un testo classico». Taglia corto la scrittrice Paola Mastrocola (il suo ultimo romanzo uscito da Guanda si intitola L’anno che non caddero le foglie), a lungo docente di italiano e latino allo scientifico: «Se snaturiamo la seconda prova ammazziamo il liceo classico. Il liceo classico è traduzione. E la traduzione è quel meccanismo diabolico di logica e sintassi che ci dà un allenamento mentale e cognitivo unico». Non a caso i diplomati classici hanno ottimi risultati nelle facoltà scientifiche, come ha riconosciuto lo stesso rettore del Politecnico Giovanni Azzone. «La linguistica moderna però – nota Bettini – va in direzione opposta. Tant’è che nei licei linguistici alla maturità il candidato deve rispondere a delle domande di comprensione e fare un riassunto, mica la traduzione del testo originale che in quanto tale viene considerata un esercizio abbastanza stupido. Lo stesso vale per le lingue classiche. Cicerone non può essere ridotto a delle relative col congiuntivo!».

La posizione del Miur

Ma il ministero dell’Istruzione come la pensa, visto che fra le tante deleghe previste dalla legge 107 c’è anche la revisione dell’esame di maturità a partire dal 2017? «Al momento i documenti che abbiamo elaborato sono ancora in fase tecnica, l’ultima parola poi andrà alla politica – precisa Carmela Palumbo, direttore generale per gli ordinamenti scolastici e la Valutazione del sistema nazionale d’istruzione – . E di sicuro un convegno non è il luogo in cui discutere di revisioni ordinamentali o tanto meno prendere delle decisioni. Posso solo dire che da alcuni anni stiamo portando avanti una sperimentazione importante con le Olimpiadi di lingue e civiltà classiche: in questo laboratorio di eccellenze, oltre alla traduzione di un testo dal latino o dal greco chiediamo ai ragazzi anche una contestualizzazione con domande specifiche».

Il concorso e le domande in inglese per i nuovi prof di latino e greco

Su una cosa, però, si trovano tutti d’accordo. Che molto dipende dalla qualità degli insegnanti. «Il tecnicismo non piace a nessuno. Tutto sta all’intelligenza del docente», dice ancora Mastrocola. E qui si apre un altro capitolo spinoso, perché come segnalato già qualche mese fa dal Corriere, e ribadito in un commento allarmato di Tullio Gregory uscito sull’ultimo domenicale del Sole24ore, il prossimo concorso per oltre 63 mila nuovi prof, essendo riservato ai docenti già in possesso dell’abilitazione, non prevede nessuna traduzione in latino o dal greco ma solo dei quesiti e una lezione simulata. «Se è davvero così, è gravissimo», commenta Bettini. In Italia, infatti, non esiste uno standard unico per l’abilitazione: un conto è la selezione durissima di chi ha fatto un Tirocino formativo attivo, tutt’altro le abilitazioni ottenute seguendo un corso online…