L’educazione economica nella Costituzione

L’educazione economica nella Costituzione

di Mariacristina Grazioli

 

La Costituzione a scuola

La Costituzione ha compiuto settanta anni e ne siamo ben felici. Non a caso le scuole si sono attrezzate per leggere e dissertare sui temi della Carta, con gli approfondimenti specifici e in linea ai vari ordini e gradi; ben vengano, dunque, tutte le iniziative utili per accendere la curiosità e il desiderio di approfondire la lettura del testo con lo spirito critico e pluralista che animò i costituenti.

ll Miur in questi giorni sta lanciando la campagna della Carta d’intenti che darà il via al progetto “Viaggio in Italia: la Corte costituzionale nelle scuole”; evidentemente il viaggio culturale nella Costituzione è ancora nell’interesse del sistema ministeriale. Ma i compleanni sono pur sempre tempi di bilanci e quello che spetta alla nostra Carta costituzionale risente di spinte forti che tendono a ricercare attività di riconsiderazione e rifondazione del modello. E’ così che pare importante attivare un dialogo aperto nella società di oggi, al fine di rileggere gli articoli e rinverdire i segni e i significati più profondi, attingendo dai valori che hanno ricucito una nazione sfilacciata e dolorante dalla guerra. Tra i tanti articoli d’interesse uno il cinquantatré, ci pare essere quello in assoluto più “singolarmente” interessante e rappresentativo dei fondamenti di un paese civile che vive di lavoro e non di concessioni e che partecipa alla costruzione materiale e spirituale della collettività del domani.

“ Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Certo può apparire un po’ sterile se paragonato agli articoli che definiscono le linee fondanti e i principi fondamentali, ma se ragioniamo intorno al valore delle risorse come “bene comune” si può cogliere la virtù e la forza del 53. Il primo comma sancisce l’obbligo indistinto della contribuzione: tutti devono partecipare poiché le risorse fiscali nascono come risposta allo stato sociale, che per diritto, la Costituzione garantisce in altri articoli. Nel secondo comma si sviluppa il criterio della progressività che è a sua volta sostenuto dal principio dell’equità sociale. Insomma con poche e sintetiche parole abbiamo un quadro netto dei valori costituzionali, oggi molto discussi. Piero Calamandrei settant’anni fa parlò di senso di legalità da consegnare alla giovani generazioni; mai oggi il suo discorso è più attuale e noi, figli di una Costituzione bella nella sostanza e nella forma, dobbiamo chiederci quali sono state le applicazioni e le conseguenze dei principi di contribuzione indistinta e progressiva a favore di tutti. E’ qui che collassa quel “senso di legalità” a cui ci richiama l’articolo 53; è sotto gli occhi di tutti una pressione fiscale insanabile che assorbe il più grave dei comportamenti “cives contra”, l’evasione fiscale, assunto da taluni arbitrariamente come strumento di gestione economica. Non è credibile un sistema pubblico che non metta al centro il tema della legalità ai sensi dell’art 53 Cost. e certamente il sistema dell’istruzione e della formazione si deve molto interrogare su quest’aspetto, laddove si sviluppano sacche di bisogni, come i debiti formativi, talvolta sanati con modalità extra scolastiche che gravano fortemente sul portafoglio delle famiglie1). Peccato. Diamo poca virtù alla nostra professione di educatori se non esercitiamo il principio di legalità in toto, ma solo quando serve. Sarebbe davvero significativo, invece, se proprio la scuola sollecitasse la conoscenza del sistema del welfare e delle modalità di contribuzione indifferenziata e progressiva, come espressioni di equità sociale, per formare cittadini consapevoli che la legalità è un diritto che si esprime con chiari doveri. Il macro sistema dell’istruzione si è ultimamente interrogato in termini di conoscenza delle regole e delle norme che costituiscono l’educazione finanziaria o l’educazione all’economia. Nel 2012, nei test Pisa (Programme for International Student Assessment) dell’Ocse, fra le materie ritenute necessarie per avere successo nell’economia moderna e nel mercato del lavoro, è stata aggiunta la conoscenza finanziaria. Le analisi, infatti, ci consegnano un Paese assai arretrato in tema di conoscenze e competenze economiche e finanziarie. Da qui la necessità di correre ai ripari: nasce il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, varato dal ministero dell’Economia e delle Finanze di concerto con il ministero dell’Istruzione e con quello dello Sviluppo economico, per l’attuazione della strategia nazionale per l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale.

 

Educazione economica e lotta alle disuguaglianze sociali

L’educazione economica è uno stimolo alle scelte di sviluppo e crescita sociale, pertanto strettamente connessa al tema della lotta alle disuguaglianze. “ Le disuguaglianze sociali possono riguardare l’accesso alle risorse materiali oppure il potere di influire sulle condizioni di vita proprie ed altrui e di ottenere riconoscimento. Entrambi i tipi di diseguaglianza concorrono a disegnare una stratificazione sociale delle chances di vita che poco dipende dalle caratteristiche individuali e molto invece dallo status sociale attribuito a gruppo cui si appartiene e sulla cui appartenenza si è stati appiattiti. Talvolta i due tipi di disuguaglianza si sommano, come avviene in molti casi di povertà e marginalizzazione sociale grave: quando alla mancanza di risorse materiali si somma l’isolamento sociale e la perdita di capacità di progettare un cambiamento”2.) La centralità del tema della lotta alla diseguaglianza nell’ambito dell’educazione economica va quindi collegato all’analisi dettagliata degli approcci alle risorse. Amartya Sen attiva un’analisi interessante sull’allocazione delle risorse economiche che punta netta alla critica della teoria utilitaristica. Le persone, infatti, hanno un differente livello di esigenza per raggiungere un medesimo “funzionamento”. Dunque reddito e ricchezza non sono indicatori sufficienti per indicare la capacità di funzionare su più ambiti. Si ritorna al tema che il Pil, anche se equamente distribuito e ragionevolmente elevato, non corrisponde al rispetto sociale e al principio d’inclusione, traguardi invece indiscutibilmente da perseguire anche nei Goal 2030 raccomandati dalla strategia ONU 3.) La sensibilizzazione didattica – in particolare in materia di circolazione monetaria e politica monetaria nata dalla collaborazione nel campo della cultura finanziaria tra il MIUR e Banca D’Italia 3) – è indicativo nella misura in cui attivi anche forze critiche di comprensione dell’uso delle risorse in senso equo e del recupero delle risorse in senso legale, contributivo e proporzionale.

A livello d’istruzione adulti, le nuovissime linee guida per l’educazione finanziaria sono dichiaratamente in linea con le competenze, le conoscenze e le abilità individuate dal Quadro di riferimento analitico financial literacy di OCSE 2013. L’azione didattica ha come traguardo di “rendere gli adulti consapevoli del fatto che, emancipandosi attraverso le nuove competenze nel settore, si realizzano quelle premesse necessarie per una cittadinanza matura e finalizzata al bene comune, che si declina poi come premessa indispensabile per il bene individuale; la dimensione etica rappresenta pertanto una prospettiva irrinunciabile del progetto: l’uso etico del “denaro” costituisce il senso ultimo del suo uso corretto; l’alfabetizzazione funzionale trova la sua autentica ragione nella coscienza e consapevolezza della necessità della cura del comune come condizione per un effettivo esercizio attivo della cittadinanza globale”4.)

I temi educativi di convivenza civile e sensibilizzazione alla cittadinanza attiva vanno ridiscussi alla luce dell’art 53 della Costituzione perché non si è cittadini con assolutizzazioni, ma si assolve all’invito di cittadinanza proattiva della Costituzione ogni qualvolta che si dà valore al tema della capacità delle persone e dei gruppi, in un ambiente di relazione e rispetto. La Carta ci chiede un lavoro educativo reale basato sui temi economici e finanziari connessi alla misura delle capacità delle persone e alla compensazione delle necessità dei gruppi sociali in senso equo. Il lavoro di scoperta dei comportamenti efficaci e il richiamo al senso di legalità vanno sostenuti nei fatti da un sistema formativo, e più in generale istituzionale, virtuoso (etimologicamente inteso come forte e capace di dare vigore alle posizioni di rispetto delle norme) e rigoroso (a tutela del concetto di verità e falsità, con un appello chiaro alla correttezza ontologica e ai processi di verificazione anche attraverso dati certi). E’ così che l’educazione economica trova cittadinanza all’interno della nostra Costituzione.

  1. http://www.infodata.ilsole24ore.com/2017/10/23/leconomia-sommersa-vale-208-miliardi-euro-qualcosa-14-del-pil/?refresh_ce=1
  2. Chiara Saraceno “ Disuguaglianza” in 100 parole per la mente a cura di Giulia Cogoli, 2013, editori Laterza
  3. Goal 2030 -Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015 “Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”. Goal 10: Ridurre le disuguaglianze all’interno e fra le Nazioni 10.1 Entro il 2030, raggiungere e sostenere progressivamente la crescita del reddito del 40 per cento più povero della popolazione ad un tasso superiore rispetto alla media nazionale 10.2 Entro il 2030, potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, status economico o altro 10.3 Garantire a tutti pari opportunità e ridurre le disuguaglianze di risultato, anche attraverso l’eliminazione di leggi, di politiche e di pratiche discriminatorie, e la promozione di adeguate leggi, politiche e azioni in questo senso 10.4 Adottare politiche, in particolare fiscali, e politiche salariali e di protezione sociale, e raggiungere progressivamente una maggiore uguaglianza 10.5 Migliorare la regolamentazione e il controllo dei mercati e delle istituzioni finanziarie globali e rafforzarne l’applicazione
  4. Nota Miur 6014.05-10-2015 Legalità economica” – Progetto a cura della Guardia di Finanza orientato spiegare il significato di “legalità economica” attraverso esempi concreti riscontrabili nella vita quotidiana; a incrementare negli studenti la consapevolezza del loro ruolo di cittadini, titolari di diritti e di doveri che investono anche il piano economico; a sensibilizzare i giovani sul valore della legalità economica, da apprezzare non per paura delle relative sanzioni, bensì per la sua utilità, sotto il profilo individuale e sociale; a illustrare il ruolo ed i compiti della Guardia di Finanza e far riflettere su quei luoghi comuni, presenti in alcuni contesti socio-culturali, che proiettano un’immagine distorta del valore della “sicurezza economico-finanziaria
  5. Progetto EduFinCPIA“…verso un Piano nazionale per l’Educazione Finanziaria degli adulti”- MIUR