La pelle dei professori

La pelle dei professori

di Maurizio Tiriticco

“La pelle dei professori”: un bel volumetto pubblicato da Feltrinelli agli inizi degli anni Settanta, nel quale “si raccontava” delle lotte studentesche e del sostegno che veniva loro dato da alcuni insegnanti (io c’ero!), in verità non molti, ma comunque motivati per un rinnovamento radicale della scuola. Da quelle lotte nacquero poi il Cidi e il Sindacato scuola CGIL!!! Una cosa davvero inconcepibile allora per molti cosiddetti benpensanti: Ma come! Gli insegnanti si confondono con gli operai? Non c’è più religione! Ebbene, ruit hora fortunatamente!

Ma, purtroppo, sono di questi giorni nuovi attacchi agli insegnanti! La solita solfa: lavorano poco! Hanno vacanze a non finire! In gran maggioranza sono donne e lavorano part time! E via dicendo! Eppure non è così! Sono i peggio pagati in Italia e al mondo e – come se ciò non bastasse – sono sempre sotto attacco! Genitori che li offendono e li picchiano non sono casi isolati! E magari insegnassero soltanto! Purtroppo sono obbligati a riempire carte su carte, imposte da quella cervellotica e assurda legge che è la 107, carte che a nulla servono e che nulla hanno a che fare con l’insegnamento. Riunioni su riunioni, incombenze su incombenze! NO!!! La scuola è in sofferenza, ma la responsabilità è della politica! E’ più che notorio che il Ministero PI non lo vuole mai nessuno! Troppe grane! E così il nostro Miur è il ponticello per chi fa politica nell’ombra e vuole uscire al sole splendente della politica nazionale!

Pensate agli ultimi ministri… pardon, anche alle ultime ministre… meteore! Eppure la scuola impegna centinaia di migliaia di cittadini, tra insegnanti, alunni e genitori! Purtroppo nel nostro Paese è così! La scuola è un elefante difficile da governare! Sono meglio le gazzelle degli Esteri o i cerbiatti degli Interni! O i lupacchiotti dello Sviluppo economico! Ripeto: nel nostro Paese purtroppo è così! La scuola vale quanto il due di briscola! Però un Paese che non scommette sull’Educazione (i valori), sull’Istruzione (le conoscenze e le competenze) e sulla Formazione (la persona), è un paese con la p minuscola e senza futuro! Poi l’Osce ci bacchetta e l’Invalsi impone ai nostri studenti prove sulla base di criteri docimologici che, anche se ovviamente più che corretti, i nostri insegnanti non conoscono! Perché nessuno li ha loro insegnati! Sono soliti valutare da sempre con la valutazione decimale… per non dire poi che i dieci valori non bastano mai, e i più, i meno e i meno meno sovrabbondano… per non dire poi della fatica di giungere a quella media cha i dpr sulla valutazione impongono da sempre! Ma i dpr non parlano mai di moda, mediana, gamma, sigma, punti Z e punti T, se vogliamo dirla tutta in materia di misurazione e di valutazione!

Si varano norme spesso cervellotiche, che i nostri insegnanti, comunque, sono costretti a subire! Risultati? Sbeffeggiati dai genitori, mal pagati dal Miur, sopportati dagli studenti! Ed oggi con i cellulari e tutti le diavolerie delle TIC sempre emergenti, che ne è di una classe di alunni? Quella di una volta, dove l’insegnante insegnava e l’alunno apprendeva, ormai non esiste più! E si tratta di un rapporto docente/alunno (ho usato opportunamente la slash, non la linetta): un rapporto che a poco a poco si sta deteriorando e sul quale non si presta la dovuta attenzione! Anche se a Bologna dal 18 al 20 gennaio si sono svolte le giornate di “Futura”, in cui si è cercato di “porre le basi di una cambiamento necessario e ormai irrimandabile”, come ha detto la Ministra Fedeli.

Mah! Tra un futuro immaginato, anzi immaginario ed incerto, ed una realtà scolastica difficile, ma certa, un cambiamento più immaginario che reale sembra molto problematico! Non so! Mi chiedo: fino a quando reggerà una simile situazione? Eppure tutti sono pronti a riconoscere che la cultura e l’istruzione sono le chiavi di volta per lo sviluppo di un Paese! Verba volant!