Criteri per la valorizzazione dei docenti, una proposta

Criteri per la valorizzazione dei docenti, una proposta

Diesse e Disal

 

Con notevole ritardo, dovuto soprattutto alla mancanza dei membri esterni di competenza degli USR, i Comitati di valutazione delle scuole italiane si stanno riunendo in questi giorni per iniziare la difficile stesura dei criteri per l’assegnazione del bonus annuale. Per contribuire al lavoro dei Comitati proponiamo qui di seguito un sistema di indicatori e descrittori che, ci auguriamo, possano facilitarne il compito.

La legge n. 107/2015 ha introdotto nel sistema retributivo della scuola italiana una prima forma di valutazione delle attività dei docenti volta a valorizzarne, seppure in modo limitato e non strutturale, la professionalità attraverso un bonus assegnato annualmente sulla base di specifici criteri definiti dal Comitato di valutazione istituito in ciascuna istituzione scolastica.
Il nuovo comma 3 dell’art. 11 del testo Unico della scuola rivisitato dalla legge 107/2015 elenca tre aree dell’attività professionale docente all’interno delle quali i Comitato dovrà indicare i criteri per l’assegnazione del bonus. Le tre aree riguardano:

  • «qualità dell’insegnamento e del contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica, nonché del successo formativo e scolastico degli studenti». L’insegnamento è l’attività fondamentale e prevalente del docente ed è quindi quella che deve trovare più attenzione nella definizione degli indicatori e maggiore peso ai fini della graduatoria di valutazione;
  • «risultati ottenuti dal docente o dal gruppo di docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni e dell’innovazione didattica e metodologica, nonché della collaborazione alla ricerca didattica, alla documentazione e alla diffusione di buone pratiche didattiche». Sono le attività che alimentano la professione e ne consentono lo sviluppo professionale, per il miglioramento delle performances degli allievi e del sistema di educativo in generale; in quanto supporto alla professione rilevano in modo sostanziale riguardo alla valutazione;
  • «responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale». Riguardano figure già definite nell’ordinamento e incentivate contrattualmente, che rivestono ruoli organizzativi e gestionali importanti per il buon andamento della scuola, ma non determinanti ai fini dell’attività professionale; assumono pertanto peso minore nella valutazione dell’attività complessiva del docente.

La norma definisce in tal modo un confine non rigoroso alle singole aree, lasciando ai singoli Comitati la libertà di individuare gli indicatori per la valutazione in rapporto alle esigenze delle relative scuole e dei loro allievi. La FAQ n. 16, pubblicata sul sito del ministero alla pagina del Sistema Nazionale di Valutazione, precisa in proposito che «è il comitato che individua autonomamente i criteri per la valorizzazione dei docenti, sulla base di indicatori esplicitati dalla legge stessa». Mentre la successiva FAQ n. 17 sottolinea che, se è «opportuno che non vengano individuate altre aree diverse da quelle indicate dalla legge, mutuandole, ad esempio, da contesti istituzionali di altra natura», tuttavia, «in considerazione delle caratteristiche organizzative e strutturali dell’istituzione scolastica, il Comitato può eventualmente decidere, con adeguata motivazione, di definire criteri valutativi non per tutte e tre le aree in cui si esplica la qualità professionale degli insegnanti». La procedura, almeno per quel che riguarda il Comitato di valutazione, è quindi chiara. Al Dirigente scolastico compete invece (legge n. 107/2015, c. 127), «sulla base dei criteri individuati dal comitato per la valutazione dei docenti» e «di motivata valutazione», l’onere di assegnare annualmente il bonus ai suoi docenti. «È indubbio – commenta la FAQ n. 4 – che la maggior o minor definizione dei criteri implicherà la minor o maggior discrezionalità del Dirigente scolastico, ma queste decisioni sono lasciate all’autonomia gestionale delle istituzioni scolastiche». Secondo il MIUR, quindi, sarebbe proprio la completezza dei criteri rispetto alle tre aree indicate e una buona analiticità dei relativi indicatori/descrittori con rispettivi pesi, costruiti in modo coerente intorno alle effettive esigenze della scuola a fare la differenza.

Sulla scorta di queste indicazioni alcuni docenti di Diesse e alcuni dirigenti di Disal hanno lavorato insieme per offrire spunti utili alla costruzione del sistema dei criteri di valutazione.

Premessa
La qualità dell’insegnamento, prima e principale “area” di ricognizione, è quella che presenta anche le maggiori difficoltà per l’identificazione di indicatori e descrittori consolidati, oggettivamente rilevabili e valutabili. In altri termini, è su questa voce – che possiamo condensare nel termine “reputazione docente” – che pesano la maggiore aleatorietà dei riferimenti (indicatori/descrittori), l’estrema individualità dei giudizi e la loro composita platea di soggetti implicati; una situazione complessa e variegata, che richiederebbe una base temporale estesa delle rilevazioni e una operazione accurata della loro selezione per poter dare indicazioni valutative affidabili e quindi utili. Proviamo quindi a fare una breve scheda su questo aspetto “reputazionale” dell’attività professionale del docente, richiamando in toto le avvertenze sopra elencate.

La Scheda 1 – Qualità dell’insegnamento, reputazione del docente riporta una serie di indicatori e descrittori. Data la caratteristica di forte aleatorietà della voce riteniamo che in questo momento non debba entrare come parte determinante nel sistema dei criteri, ma possa contribuire comunque alla valutazione complessiva come criterio aggiuntivo discrezionale.

Una ipotesi di scheda di valutazione
Partendo dalle indicazioni date dalla legge (nuovo art. 11 del dlgs n. 297/1994, c. 3) e tenendo conto della già motivata graduatoria di prevalenze, si possono suddividere le aree in tre blocchi:

  • Area A (max punti 45/100):
    • qualità dell’insegnamento – caratteristiche professionali ….. (max punti 15)
    • contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica ….. (max punti 15)
    • successo formativo e scolastico degli studenti ….. (max punti 15)
  • Area B (max punti 35/100):
    • potenziamento delle competenze degli alunni ….. (max punti 15)
    • innovazione didattica e metodologica ….. (max punti 10)
    • documentazione e diffusione delle buone pratiche ….. (max punti 10)
  • Area C (max punti 20/100):
    • responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico ….. (max punti 10)
    • formazione del personale ….. (max punti 10)

Nella Scheda 2 – Criteri per la valorizzazione dei docenti sono riportati gli indicatori per ciascuna area, con relativi descrittori/correttori e pesi assegnati. L’elenco, che tende a coprire il più possibile l’orizzonte assegnato dalla norma a ciascuna area, ovviamente non è esaustivo e può essere integrato o ridotto a seconda delle effettive esigenze della scuola.


Eco, lettore immortale

Eco, lettore immortale

di Antonio Stanca

 

ecoVenerdì 19 Febbraio 2016 in America è morta, a novantanni, Harper Lee, famosa scrittrice del romanzo Il buio oltre la siepe, pubblicato nel 1960 e diventato un caso letterario, in Italia è morto, a ottantaquattro anni, Umberto Eco, autore noto non solo per il romanzo Il nome della rosa del 1980, col quale ebbe un successo mondiale, ma anche per molti altri lavori che vanno dalla storia alla letteratura, dalla filosofia alla religione, dall’epica alla mitologia, dalla linguistica alla filologia, alla semiotica, alla comunicazione di massa, dall’antichità all’attualità, alla scienza. Uno sguardo è quello di Eco rivolto in molte direzioni e non limitato al Vecchio Continente perché esteso in ogni parte del mondo dove gli sia riuscito di scoprire dei rapporti, dei collegamenti tra forme di pensiero, modi di espressione che si richiamano.

Come la Lee ha avviato col suo romanzo un processo che non si sarebbe mai fermato dal momento che avrebbe fatto della condizione dei negri d’America, del bisogno del loro riscatto, un motivo di continua polemica, un tema sul quale si sarebbe sempre tornati in ambito sia culturale, letterario sia politico, sociale, civile, morale, così Eco ha promosso con la sua vasta opera di scrittore, storico, filosofo, linguista, saggista, un movimento che avrebbe caratterizzato la storia del pensiero, della parola, sarebbe diventato un aspetto di essa. Il vecchio e il nuovo, l’antico e il moderno avrebbero finito, grazie ad Eco, di rimanere distanti poiché possibile sarebbe stato collegarli, unirli. E se il merito della Lee è destinato a rimanere limitato entro i confini di un tempo, di una nazione, di un popolo, quello di Eco consiste in una rivoluzione sostanziale poiché è un’indicazione a procedere, un metodo e può diventare di tutti, può valere per sempre.

Era nato ad Alessandria nel 1932, aveva fatto parte del Gruppo ’63, aveva condiviso gli interessi letterari e filosofici di questo, dal 1975 era stato professore di Semiotica presso l’Università di Bologna e qui dal 2000 era stato Presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici. Aveva ampliato le sue prime posizioni facendovi rientrare altri interessi. L’Eco del Gruppo ’63 sarebbe diventato non solo Professore di Semiotica ma anche studioso di Scienze Umane, le avrebbe considerate centrali nel contesto delle varie discipline, si sarebbe adoperato per un sapere interdisciplinare, perché questo entrasse a far parte delle comunicazioni di massa, avrebbe svolto un’intensa attività di pubblicista tramite giornali e riviste, sarebbe stato l’autore di un romanzo diventato famoso, si sarebbe in continuazione mosso, nei suoi lavori, tra passato e presente, antichità e attualità, storia e vita, avrebbe cercato di fare della lingua, della parola, scritta e orale, il mezzo, il veicolo di unione tra elementi così lontani. Alla scoperta di questa comunicazione hanno portato gli studi, le intuizioni di Eco, questa conquista hanno procurato all’umanità.

«Un analfabeta che muore a 70 anni ha vissuto una sola vita di settanta anni. Io di anni ne ho vissuti 5mila. Ero presente quando Caino ha ammazzato Abele e quando Giulio Cesare è stato ucciso, e anche alla battaglia delle Termopili e quando Leopardi guardava l’infinito. La lettura dà l’immortalità all’indietro. Scrivere è invece una scommessa nell’immortalità in avanti ma senza garanzia».

Esclusione dei laureati in Scienze della Formazione Primaria dalle GaE

Il TAR Lazio ordina al MIUR di “giustificarsi” sull’esclusione dei laureati in Scienze della Formazione Primaria dalle GaE

 

Un importante passo avanti quello ottenuto dai legali Anief riguardo l’annosa vicenda del diritto all’inserimento in GaE dei docenti in possesso di abilitazione all’insegnamento conseguita tramite il corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria: a seguito dell’udienza pubblica tenutasi lo scorso 17 dicembre su ricorso 7884/2014 patrocinato per l’Anief dall’Avv. Irene Lo Bue, il TAR del Lazio, infatti, ha trasmesso ieri la relativa Ordinanza in cui comunica la sua decisione di richiedere formalmente al Ministero dell’Istruzione ulteriori chiarimenti sul motivo per cui il Decreto Ministeriale di aggiornamento delle Graduatorie a Esaurimento non consente l’inserimento dei ricorrenti nella loro qualità di docenti abilitati dopo l’anno accademico 2010/2011 a seguito della iscrizione e frequenza dei corsi di laurea in Scienza della Formazione Primaria negli anni accademici 2008/2009 – 2009/2010 – 2010/2011. Marcello Pacifico: “Ora il MIUR dovrà arrampicarsi sugli specchi”.

 

Le doglianze proposte dall’Anief nel ricorso, dunque, sull’illogicità di un’esclusione fondata solo sull’anno di immatricolazione al corso abilitante in SFP, sembrano aver finalmente colpito nel segno, tanto da portare il Tribunale Amministrativo per il Lazio a ritenere “necessario, al fine di un compiuto scrutinio del ricorso” acquisire “dall’Amministrazione resistente una dettagliata relazione in ordine ai fatti enunciati ed alle doglianze formulate” dai ricorrenti ordinando, così, direttamente “al Direttore Generale per il personale scolastico del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di depositare un’apposita relazione sui fatti di causa e sulle doglianze formulate nel termine di 60 (sessanta) giorni” dalla notifica dell’Ordinanza.

 

“Il MIUR, ora, – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief – dovrà veramente arrampicarsi sugli specchi e giustificarsi in merito a un’esclusione palesemente illogica che viola il diritto dei laureati in Scienze della Formazione Primaria a poter pienamente fruire della propria abilitazione all’insegnamento alla pari di quanti l’avevano conseguita negli anni precedenti al 2010 e, dunque, anche per poter acceder al canale di reclutamento costituito dalle Graduatorie a Esaurimento. È bene ricordare – prosegue Pacifico – che già nel 2012, e grazie anche alle pressioni del nostro sindacato, il MIUR ha correttamente fatto accedere alle GaE i docenti in possesso del medesimo titolo SFP conseguito dai ricorrenti; cambia solo l’anno di immatricolazione che il MIUR ha fissato arbitrariamente come spartiacque per l’accesso alle graduatorie: parametro assolutamente opinabile per escludere dei professionisti dell’istruzione dalla possibilità di entrare in ruolo”.

 

L’Anief, ora, attende con fiducia l’udienza di discussione fissata per il prossimo 5 dicembre in cui finalmente si potrà giocare “a carte scoperte” contro un Ministero dell’Istruzione costretto dal TAR Lazio a giustificare quello che il nostro sindacato ritiene ingiustificabile. L’Anief, forte di questo primo successo, proseguirà come sempre la battaglia al fianco dei laureati in SFP esclusi dalle GaE e continuerà a sostenere a gran voce i loro diritti ribadendo anche in udienza che i laureati in SFP non sono “figli di un Dio minore”, ma che meritano, in quanto professionisti abilitati, il dovuto rispetto e l’accesso a tutti i canali possibili per ottenere legittimamente un contratto di lavoro a tempo indeterminato.

Urge tappare i Fori

Urge tappare i Fori

di Luigi Manfrecola

 

Farfuglianti ed indistinti clamori si levano alti e raggiungono le nostre povere orecchie , confuse e smarrite dal chiacchiericcio incessante e dall’analfabetismo montante.

Ma tant’è! Occorre rassegnarsi allo spirito ciarliero dei Tempi che non può certo evitare d’esibirsi sempre e comunque, magari sfoggiando propositi di rigenerazione palingenetica dei Costumi e dell’Etica, sempre più declinante.

Così apprendiamo che “L’Agorà degli Ordini forensi ha varato una proposta di legge per promuovere – a cura della classe forense – insegnamenti di legalità, cittadinanza, diritto nelle scuole per combattere bullismo e discriminazioni tra i minori”.

Lodevole proposito, quest’ultimo, che fa il paio con altre singolari proposte avanzate recentemente da altri presunti esperti di cose scolastiche che hanno inteso suggerire vie nuove anche per il reclutamento dei Dirigenti scolastici, dovendosi – a loro avveduto giudizio – ammettersi alle prove d’esame soltanto i laureati in Diritto e/o in Economia in considerazione della specialità del ruolo professionale che richiederebbe competenze giuridiche per la contrattualistica e/o economiche per la managerialità che dovrebbe corredare le doti imprenditoriali dei Capi d’Istituto.

Solo questo! Perché parlare ancor oggi di Didattica, Pedagogia, Cultura, Metodologia, Sociologia ed altre singolari amenità è fuori dal tempo e dalle mode…

Andrebbe ricordato a questi lodevoli benpensanti principi del Foro:

– che l’Educazione alla Cittadinanza è, ormai da tempo, al primo posto nell’Agenda Europea e internazionale (OCSE) delle emergenze formative mondiali;

– che esistono numerosi interventi, anche a livello ministeriale, relativi a tale questione, già sollevata sia in chiave normativa – con speciali Linee di Indirizzo – sia a livello d’una copiosa e puntuale letteratura psicosociologica di contrasto ai lamentati fenomeni della sempre più diffusa violenza giovanile;

– che la questione non può risolversi con semplici “lezioncine” che favoriscano la conoscenza dei principi giuridici , al punto che perfino le ingenue Raccomandazioni metodologiche ,ufficialmente coniate a tal fine in sede ministeriale, raccomandano soprattutto pratiche concrete di vita scolastica da ispirare alla socialità ed alla collaborazione (specificamente invitando i docenti a dar vita a costanti e reali “Situazioni di Compito”);

– che perfino l’ambizioso e rabberciato comma 7 della Legge 107/2015 (Renzi) ha recentemente impegnato le Istituzioni scolastiche ad utilizzate i docenti in Organico Potenziato in percorsi di Educazione alla legalità;

– che un discorso serio che voglia affrontare le cause remote della violenza giovanile , del bullismo e del cyberbullismo richiede un’analisi complessa e sistematica delle cause originarie e dei rimedi approntabili a vari e distinti livelli, ponendosi determinati interrogativi ai quali darò spazio in miei futuri interventi.

In sintesi, occorrerebbe chiedersi:

A) In quale società ed in quale cultura sono immersi questi nostri ragazzi?

B) Quali modelli stiamo proponendo alla loro attenzione?

C) Quale personalità alimentiamo nei nostri figli con gli atteggiamenti prevalenti e/o tollerati?

Ed allora ne ricaveremmo materiale per focalizzare, nel medesimo ordine espositivo, i fenomeni incalzanti della “de-realizzazione” (come meccanismo di fuga dal vissuto esistenziale),della “de-istituzionalizzazione” (come crisi della Autorità e rifiuto della Regola), della de-strutturazione (come come alterazione e squilibrio della personalità individuale, che sempre più si accompagna alla dominanza della sfera affettiva ed emotiva).

A queste tematiche dedicheremo ampio e puntuale spazio in più occasioni successive.

Per adesso mi si consenta un’ultima esclamazione di viva sorpresa.

Rintraccio su FB l’autocompiacimento di un Dirigente che si gloria per avere avuto, personalmente LUI di persona (Tatarella docet), la felice intuizione di chiamare in soccorso gli Avvocati per un Corso di educazione alla legalità, prima ancora che l’Ordine partorisse questa brillante Idea collaborativa.

Probabilmente con la medesima lungimiranza acquisterà tanti libri di diritto in maniera da sconfiggere per sempre la piaga della delinquenza giovanile in questo nostro povero e martoriato territorio…

Attraversando il reclutamento e il nuovo anno di formazione

Attraversando il reclutamento e il nuovo anno di formazione

di Domenico Sarracino

 

E’ idea generalmente condivisa quella di considerare il reclutamento delle figure professionali della scuola come snodo centrale, da gestire con una “cura” particolare, come – duole dirlo- non è avvenuto in particolare negli ultimi tempi. E “curare” vuole dire fare con particolare attenzione e diligenza ciò che serve perché una data operazione vada in porto nel modo giusto, con i risultati e gli obiettivi che ci si prefigge: dunque, nel nostro caso, il prendersi cura vuol dire innanzitutto efficace organizzazione, assoluta trasparenza, mezzi e risorse adeguati, programmi coerenti con i fini, prove rapportate alle professionalità che occorrono alla scuola, presidenti e commissioni competenti e per questo anche adeguatamente remunerati. Momenti costitutivi del reclutamento sono i concorsi pubblici e l’anno di formazione e prova, che completa l’iter per la definitiva immissione in ruolo.

Da mesi si annunciano come imminenti i bandi per i nuovi concorsi che interessano la docenza, e il fatto che essi siano puntualmente rinviati mette seriamente a rischio la possibilità che siano espletati con la dovuta serenità, in modo inattaccabile e in tempo utile per il prossimo anno scolastico. Purtroppo è da rilevare che al momento mancano sia il rispetto dei tempi – che potrebbe portare ancora una volta a fare le cose in fretta e in un qualche modo – sia la dovuta attenzione al merito delle prove concorsuali. Se si fa eccezione per il parere espresso dal CSPI, che non ha mancato di sollevare alcune puntuali osservazioni, e per qualche rara voce sembra che nel merito di cosa prevedano le bozze dei bandi annunciati e a quale idea di professionalità docente rimandino, sia da rilevare una certa distrazione sia di singole personalità competenti, sia di associazioni, gruppi, etc., come di recente ha rilevato A. Valentino[1].

Non vorrei leggere tutto ciò come cedimento per sfinitezza a certi andazzi, sfiducia nella possibilità di incidere, e infine accettazione della logica del “si faccia qualcosa purchè si faccia”. Invece quanti conoscono la scuola reale e i suoi bisogni, e hanno maturato con gli studi e l’esperienza sul campo una visione concreta dei profili professionali che occorrono, proprio in questi momenti, di fronte a questi appuntamenti che hanno lunghe ricadute sulla scuola, non possono rinunciare a svolgere il loro ruolo di osservazione critica e vigilante.

 

Il Nuovo anno di formazione, la chiave di volta dell’autoriflessività

Ma, qui, non è tanto del concorso docenti che mi voglio occupare – spero che altri più esperti lo facciano – quanto di entrare nel “Nuovo anno di formazione” che, riguardando circa centomila “nuovi” docenti, costituisce per il sistema scolastico una straordinaria occasione per realizzare un notevole intervento di completamento del reclutamento e di formazione in servizio, da non lasciare che si perda per strada.

E, perciò, avendo avuto modo di incontrare un po’ di docenti in anno di formazione (ma anche tutor), ho potuto vedere da vicino il modo in cui è stato congegnato il nuovo meccanismo e soprattutto come sta prendendo corpo nelle realtà scolastiche, dopo il modo sperimentale in cui l’anno scorso è partito. Spero che possano essere di una qualche utilità le riflessioni che seguono, affinchè il buono e l’innovativo in esso certamente contenuti possano mettere radici, incidere e dare alla scuola frutti migliori; affinchè, anche questa volta, non prevalga l’antica malattia del nostro sistema scolastico che tutto tende ad assorbire nel ventre molle di adempimenti formali e prassi routinarie.

Ho visto, perciò, i “chiari e gli scuri” del Nuovo anno di formazione (Naf) e di seguito cercherò sinteticamente di darne conto nell’intento di contribuire ad accendere i riflettori su questa vastissima esperienza che sta riguardando quasi tutte le scuole italiane.

Il Naf ha indubbiamente un impianto logico e progettuale coerente, le azione e le attività previste sono passaggi di un percorso che è da svolgere in continuità, rischiarato da un criterio operativo che sta nello sguardo con cui costantemente il docente, sostenuto dal tutor, deve osservarsi e auto- valutarsi sia rispetto alla sua storia formativa e professionale, precedente ed attuale, sia nel suo agire nella classe, nella scuola, nella rete relazionale in cui lo colloca il suo ruolo. Se vogliamo, la parola chiave, il principio guida che regge tutto il congegno è “auto-riflessività”, un concetto che forse per la prima volta troviamo così esplicitamente e nettamente utilizzato, intendendolo come strumento attraverso cui, conoscendosi, si possa indirizzare il proprio sviluppo professionale. Esso agisce come criterio guida nella compilazione del “Bilancio delle competenze”, da cui poi discendono il “Patto per lo sviluppo”, le “Attività laboratoriali”, quelle del “Peer to peer” (Ptp), l’uso della piattaforma on-line, il Portfolio, la consapevolezza dei bisogni formativi da continuare a coltivare.

 

Il complesso ruolo del Tutor

Coprotagonista del Naf è il docente-tutor o, meglio, mentor, cioè quella figura professionale che è chiamata ad accompagnare, sostenere ed indirizzare il docente in prova; figura che deve essere individuata sulla base di caratteristiche professionali e relazionali di alto profilo, che la aiutino a posizionarsi correttamente nel compito, ponendosi come collega più esperto, quello della porta accanto, che agisce su un piano che è nello stesso tempo di parità, ma anche di autorevolezza, generalmente riconosciuta e guadagnata sul campo. Per la verità anche nelle vecchie modalità che caratterizzavano l’anno di prova – abbandonate per evidente obsolescenza – la figura tutoriale era già presente ed in nuce conteneva l’idea di accompagnamento, supporto e guida. Ma oggi quest’idea ha una corposità ed una responsabilità ben più evidenti perché la funzione tutoriale si svolge lungo un’attività che parte dai primissimi mesi dell’anno scolastico e si conclude sostanzialmente con esso, in una sorta di svolgimento di anno di prova parallelo, nelle cui varie tappe il tutor è chiamato a giocare il ruolo del coprotagonista più esperto. Come ben si vede sulle spalle di questa figura sono riposte importanti e impegnative responsabilità e funzioni delicate e di alto valore professionale perchè risulta evidente quanto il bandolo di un buon anno di prova stia alla fine nella mani del tutor che, avendo la responsabilità di “istruire” la riunione del comitato di valutazione, “costruisce” tanta parte della valutazione e decisione finale. Ma, se l’aver pensato ad una figura siffatta, indicandone importanti caratteristiche e compiti, è sicuramente una mossa che va nella direzione di migliorare e valorizzare l’anno di formazione, curvandolo sulla pratica di esperienze e riflessioni, va detto che non si possono dare per scontate le condizioni di fattibilità di questo compito, se lo si considera dal versante delle situazioni concrete. Ad essa vanno dedicate più risorse sia per una sua specifica preparazione al compito, che non può essere affidata al caso o alla buona sorte, sia in un più certo ed adeguato riconoscimento economico, da non far dipendere dalle risicate risorse del mof o dalle incertezze del bonus.

 

Le potenzialità dello “scambio tra pari”

In questo percorso assume un valore particolare la potenzialità, rappresentata dalle attività di “scambio tra pari”, il PTP, che prevede l’osservazione reciproca e riflessiva in attività didattiche reali tra il neo-docente e il tutor, potendo essere davvero stimolatrice di riflessione professionale, di arricchimento, di nuove e migliorative prospettive didattico-professionale. Mi piace perché, vedo finalmente realizzata la possibilità, tanto richiesta, di scendere dall’olimpo e “andare in classe” e lì vedere cosa succede, come si fa o si può fare, quali sono le professionalità che si riesce ad attivare, quali sono quelle da affinare o da imparare, su cui cercare e ricercare, da solo, in gruppo, attraverso la rete…

Ma, nel contempo non si può non osservare che il “Peer to peer” , che come accennato ha una forte carica di potenziale innovazione ed efficacia, basandosi sull’osservazione reciproca tra docente e tutor (4 ore più 4 in classe, più 4 di progettazione e riflessione), avrebbe dovuto disporre di più ore e meglio distribuite nel tempo per dare luogo ad una sedimentazione più adeguata, ma soprattutto avrebbe avuto bisogno di più precise indicazioni organizzative per far fronte alle complicate situazioni pratiche che si stanno registrando e che spesso non trovano risposta soprattutto coi docenti dell’organico potenziato che costituiscono un numero rilevante tra i soggetti in formazione.

 

Documentare sì, ma…

Altra importante parola-chiave – che deve accompagnare il lavoro del neo-docente – è “documentazione”, ma è bene dire subito che essa deve recuperare una sua valenza professionale positiva, liberandola da quel portato che la abbina subito a burocrazia, riti cartacei etc., cui l’hanno confinata eccessi, appesantimenti e formalismi. Bisogna pensare invece a forme di documentazione essenziali e pratiche, utili alla memoria, che danno atto a terzi, che mantengono tracce di decisioni, osservazioni, ipotesi di lavoro, che non chiudiamo in un cassetto, ma su cui torniamo, che consultiamo, che utilizziamo, etc.

In questo senso la documentazione che accompagna il Naf non va vissuta come adempimento burocratico (sia da parte del docente che da parte del Ds), ma va prodotta innanzitutto per sé, per il docente, come espressione della sua riflessività e della sua esperienza, e poi anche come strumento di rendicontazione, a cui tutta la scuola deve abituarsi, liberandosi da una lontana e ingiustificata auto-referenzialità.

Insomma, bisogna guardarsi dal non lasciarsi sommergere (e non sommergere) da una sovrabbondanza di “carta digitale”, soprattutto di documenti inerti e non “parlanti”, scaricati acriticamente da un qualche sito. E suggerirei anche di snellire il più possibile quegli schemi, modelli e moduli che appaiono eccessivamente ridondanti e ripetitivi, per concentrarsi bene e con chiarezza su pochi punti dei propri bisogni formativi, lavorarci serenamente e proficuamente, acquisirne consapevolezza, documentarli e commentarli. Una buona compilazione del Portfolio non si misura dalla quantità dei documenti inseriti, ma dall’accuratezza e autenticità con cui sono realizzati, e dalla capacità di rappresentare efficacemente e veridicamente il percorso fatto e la prospettiva in esso delineata.

 

Il rischio sproporzione.

Un elemento di criticità che va segnalato è la sproporzione tra la fase dell’auto-diagnosi e quella della formazione e delle esperienze didattiche. Sembra di poter rilevare fondatamente che i materiali che circolano per la compilazione del “Bilancio iniziale” e del “Patto di sviluppo” prendano un po’ troppo la mano e, volendo essere esaustivi, rischiano di essere sovrabbondanti e non trovare nei passaggi successivi le gambe per avere effettività. Penso alla fase dei “laboratori formativi”, che ora comincia a prendere corpo, che vede concentrati in sole 12 ore, 4 incontri di 3 ore ciascuno, di cui tre scelti dal docente sulla base dell’autodiagnosi ed 1 obbligatorio (sulle disabilità). Ciò significa che in questa fase un laboratorio formativo, che dovrebbe servire a far fare miglioramenti in un determinato ambito della professionalità docente, deve rispondere al bisogno individuato in un solo incontro della durata di tre ore, nelle quali una tematica rilevante mette insieme una trentina di persone che si incontrano per la prima volta e che devono lavorare con la modalità della formazione-ricerca laboratoriale. In queste limitazioni si ha appena il tempo di presentarsi reciprocamente e focalizzare il tema: se va tutto bene, ci potrà essere giusto il tempo per un primo scambio di opinioni e di esperienze.

Sul tutto pende un macigno carico di minacce. Sono le ritornanti questioni organizzative, dei tempi e dei ritardi che anche quest’anno si vanno registrando, e che rischiano decisamente di azzoppare l’intera operazione, costringendo ad agire sempre in condizioni di emergenza ed a comprimere in poco tempo, e sempre nella parte finale dell’anno, gli aspetti più rilevanti del progetto, spingendo di fatto ancora una volta nella logica deformante dell’adempimento formale.

Infine un’ultima notazione che non è costruttivo tacere: sul tutto manca uno sguardo esterno, un occhio che sia soprattutto garante rispetto al progetto, alle sue finalità, ai soggetti interessati ed alle pratiche effettivamente agite; e che funzioni come fattore equilibratore fra le situazioni e che in qualche modo intacchi la quasi assoluta auto-referenzialità   delle singole scuole e dar luogo a rilevanti discostamenti interpretativi ed organizzativi ed a forti disomogeneità.

La sostanza per un efficace anno di prova c’è, ma bisogna lavorarci ancora per curarne in particolare il versante organizzativo e la tempestività e fare in modo che le risorse e le energie investite producano quei miglioramenti che sono indilazionabili e che il Paese si aspetta.


 

[1] Tra preoccupazione e speranze. A proposito del prossimo concorso per docenti

Nuovo piano scuola, concorso per 63.712 cattedre. Prove scritte al computer e domande in lingua straniera

da Il Fatto Quotidiano

Nuovo piano scuola, concorso per 63.712 cattedre. Prove scritte al computer e domande in lingua straniera

La pubblicazione del bando è in dirittura d’arrivo ma i numeri dei posti già ci sono e anche le prime polemiche delle organizzazioni sindacali che accusano il Governo di aver escluso i giovani laureati e i precari non abilitati, con 36 mesi di servizio; i docenti di ruolo, oltre che gli specializzandi nel sostegno colpevoli di non conseguire il titolo in tempo per iscriversi

Concorso scuola, crocette per le risposte in inglese

da Corriere della sera

Concorso scuola, crocette per le risposte in inglese

In ballo 63.712 posti di docenti dall’asilo alle superiori, 6.101 sono per il sostegno. Corsa contro il tempo: in classe a settembre. Ma il bando ancora non c’è

Claudia Voltattorni

ROMA

Claudia Voltattorni

ROMA Alla fine le domande in inglese (o altra lingua comunitaria) saranno due, come voleva la ministra Stefania Giannini. Ma i duecentomila aspiranti maestri e professori potranno rispondere con delle semplici crocette e il risultato in lingua avrà un punteggio inferiore rispetto a quello degli altri quesiti in italiano (che saranno 6). Così sembra che il ministero dell’Istruzione abbia trovato un compromesso alla vicenda sollevata dal Corriere dei quesiti in inglese (o tedesco, o francese, o spagnolo) per il concorsone che dal prossimo settembre porterà nelle scuole d’Italia 63.712 nuovi docenti. Quindi, se i futuri prof non saranno molto bravi a spiegare Cicerone in inglese, la valutazione finale non ne terrà molto conto. Corsa contro il tempo

Attesi all’inizio di dicembre, i tre (per ordine di scuola e sostegno) bandi del concorso dovrebbero essere resi pubblici oggi dal Miur: 63.712 posti di cui 6.101 per il sostegno. Si cercano 6.933 maestre d’asilo, 17.299 maestre elementari, 15.641 prof delle medie, 17.232 prof delle superiori e 506 docenti di italiano come lingua straniera, oltre ai 6.101 insegnanti di sostegno. Dal 29 febbraio gli aspiranti prof potranno fare la domanda di iscrizione online. Prova scritta con 8 quesiti. Prova orale con lezione simulata. Ancora in alto mare però le date delle prove, anche se la ministra Giannini una settimana fa aveva parlato di marzo-aprile per lo scritto, «poi in luglio ci sarà l’orale».

Manca la pubblicazione dei bandi

Appena lunedì scorso, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto che riordina le classi di concorso, riforma propedeutica al concorsone, ma ancora non c’è stata la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, cosa che ritarda la pubblicazione degli altri bandi. È una corsa contro il tempo. Previsti 200mila candidati da spalmare in tutta Italia. Ci sono delle commissioni da formare e delle scuole da allestire.

A caccia di aule

Con due circolari, il Miur da giorni sollecita gli istituti a mettere a disposizione aule informatiche e laboratori per la prova scritta. Mancano all’appello, secondo l’Anief, 10mila aule: «Al ministero non hanno a oggi ancora cognizione di quali sedi ospiteranno le prove d’esame, nemmeno si trattasse di verifiche d’alta ingegneria informatica, dal momento che per questo concorso serviranno solo dei pc con all’interno un comune word processor». I sindacati già prevedono un autunno di caos con oltre 63mila docenti da immettere nelle classi a tempo di record. La Giannini risponde: «L’obiettivo completare tutto per settembre: sarà un’altra estate di lavoro intenso».

Attesi all’inizio di dicembre, i tre (per ordine di scuola e sostegno) bandi del concorso dovrebbero essere resi pubblici oggi dal Miur: 63.712 posti di cui 6.101 per il sostegno. Si cercano 6.933 maestre d’asilo, 17.299 maestre elementari, 15.641 prof delle medie, 17.232 prof delle superiori e 506 docenti di italiano come lingua straniera, oltre ai 6.101 insegnanti di sostegno. Dal 29 febbraio gli aspiranti prof potranno fare la domanda di iscrizione online. Prova scritta con 8 quesiti. Prova orale con lezione simulata. Ancora in alto mare però le date delle prove, anche se la ministra Giannini una settimana fa aveva parlato di marzo-aprile per lo scritto, «poi in luglio ci sarà l’orale».

Manca la pubblicazione dei bandi

Appena lunedì scorso, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto che riordina le classi di concorso, riforma propedeutica al concorsone, ma ancora non c’è stata la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, cosa che ritarda la pubblicazione degli altri bandi. È una corsa contro il tempo. Previsti 200mila candidati da spalmare in tutta Italia. Ci sono delle commissioni da formare e delle scuole da allestire.

A caccia di aule

Con due circolari, il Miur da giorni sollecita gli istituti a mettere a disposizione aule informatiche e laboratori per la prova scritta. Mancano all’appello, secondo l’Anief, 10mila aule: «Al ministero non hanno a oggi ancora cognizione di quali sedi ospiteranno le prove d’esame, nemmeno si trattasse di verifiche d’alta ingegneria informatica, dal momento che per questo concorso serviranno solo dei pc con all’interno un comune word processor». I sindacati già prevedono un autunno di caos con oltre 63mila docenti da immettere nelle classi a tempo di record. La Giannini risponde: «L’obiettivo completare tutto per settembre: sarà un’altra estate di lavoro intenso».

‘M’Illumino di Meno’, boom di adesioni stavolta anche sui social

da La Tecnica della Scuola

‘M’Illumino di Meno’, boom di adesioni stavolta anche sui social

Oltre 10mila adesioni, centinaia di monumenti, palazzi e luoghi storici spenti, come tante scuole. Poi eventi e manifestazioni, anche sui social.

Stiamo parlando della dodicesima edizione di ‘M’Illumino di Meno’, la campagna radiofonica di sensibilizzazione sui consumi energetici e la mobilità sostenibile, ideata dal programma di Radio2 Caterpillar, che si è tenuta venerdì 19 febbraio.

Per gli organizzatori “è stato uno straordinario successo”. Con una lunga diretta, a partire dalle 17.30 – fanno sapere – i conduttori Massimo Cirri e Sara Zambotti hanno raccontato su Rai Radio2, “nel puro spirito di servizio pubblico, tutto il mondo di M’Illumino di Meno: scuole, associazioni, istituzioni, aziende e semplici cittadini uniti dalla campagna radiofonica per dire stop agli sprechi energetici.

Da Trento a Catania, da Bologna a Napoli, da Milano a Bari, a Caterpillar sono intervenuti decine di partecipanti alla manifestazione, raccontando ciascuno il proprio contributo”.

Per gli eventi di M’Illumino di Meno da Roma, Caterpillar – prosegue la nota – ha ‘inviato’ nella Capitale Paolo Labati, corrispondente della trasmissione, che in bicicletta ha seguito la ‘critical mass’ romana, una delle tante organizzate in atto il Paese, composta da centinaia di ciclisti che hanno sfilato in un corteo lungo gli spegnimenti più celebri della città: il Quirinale, il Senato, Montecitorio e il Campidoglio.

“M’Illumino di Meno è stato un successo anche sui social: l’hashtag #milluminodimeno è stato trending topic per tutto il giorno, piazzandosi stabilmente tra i primi tre più twittati del giorno. Radio2 proseguirà l’iniziativa anche dopo il 19 febbraio con ‘M’illumino in a Day’, la versione social di M’illumino di meno: gli ascoltatori potranno inviare a Caterpillar i propri video per testimoniare spegnimenti e ‘pedalate’. I ‘corti’ comporranno un unico grande racconto ‘visual'”.

“I Fuoriclasse della Scuola”, il progetto per gli studenti più talentuosi

da La Tecnica della Scuola

“I Fuoriclasse della Scuola”, il progetto per gli studenti più talentuosi

E’ stato presentato presso la sede del Miur l’iniziativa “I Fuoriclasse della Scuola”. Il progetto, che si inserisce nella cornice di un apposito Protocollo d’Intesa siglato tra Miur e Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio, mira a valorizzare i giovani talenti della scuola italiana attraverso il contributo di donazioni filantropiche da parte di fondazioni, associazioni, società ma anche di singoli cittadini.

Il progetto “I Fuoriclasse della Scuola” si rivolge agli studenti dell’ultimo triennio delle scuole secondarie di II grado vincitori di alcune delle competizioni elencate nel Programma annuale per la valorizzazione delle eccellenze del Miur: in particolare, nelle Olimpiadi di Italiano, Matematica, Fisica, Informatica, Chimica, Scienze naturali, Lingue e civiltà classiche, Astronomia, Filosofia e Statistica, nei concorsi di New Design ed Economia e nella Gara nazionale per gli alunni degli istituti professionali e per gli alunni degli istituti tecnici. Il premio per ciascun giovane campione prevede una borsa di studio in denaro e la possibilità di partecipare a un Campus, unico nel suo genere, per sviluppare competenze di cittadinanza economica. L’obiettivo è quello di sostenere gli alti potenziali, far crescere una generazione di giovani eccellenti e consapevoli, rafforzare la cittadinanza economica, sviluppare il capitale umano individuale e, di conseguenza, aumentare il capitale sociale del Paese. Tutto questo attraverso una nuova forma di collaborazione virtuosa tra istituzioni pubbliche e soggetti privati a sostegno dei giovani meritevoli e della scuola.

I giovani talenti premiati potranno fruire di percorsi di alternanza scuola-lavoro presso i soggetti che finanzieranno le borse di studio e parteciperanno al Campus residenziale sull’educazione finanziaria, ideato dal Museo del Risparmio di Torino che offrirà ai ragazzi l’opportunità di incontrare imprenditori affermati, visitare  incubatori e start-up, frequentare percorsi tematici su imprenditorialità e strumenti finanziari e laboratori  di formazione manageriale.

Soddisfatto il sottosegretario Davide Faraone: “Premiare le eccellenze e potenziarle. Dare una marcia in più alle studentesse e agli studenti del nostro Paese meritevoli offrendo loro sia risorse economiche che occasioni di sperimentazione per orientarsi consapevolmente nel futuro. ‘I Fuoriclasse della scuola’ è un ulteriore percorso che porta al cuore dell’obiettivo di questo Ministero e di questo Governo”.

Assegnazione del docente alle classi e all’organico di potenziamento

da La Tecnica della Scuola

Assegnazione del docente alle classi e all’organico di potenziamento

Sarà sicuramente il tormentone del prossimo anno scolastico, un tormentone che coinvolgerà le decisioni del dirigente scolastico sulla assegnazione dei docenti alle classi.

Mentre fino ad oggi alcuni docenti si sono lamentati delle decisioni di assegnazione alle classi del dirigente scolastico, protestando sul numero delle classi assegnate, sulla scelta delle stesse, e anche, nel caso di discipline con più insegnamenti, sulla scelta univoca degli stessi, dal prossimo anno scolastico i docenti potrebbero lamentarsi delle decisioni dirigenziali di essere assegnati, anche se titolari da anni nella stessa scuola, sull’organico del potenziamento senza avere le tradizionali classi dove svolgere le 18 ore settimanali.

In buona sostanza si potrebbe verificare che un dirigente scolastico, per ragioni di gestione delle risorse professionali a disposizione, possa decidere di utilizzare un docente di ruolo da anni nella scuola in attività di potenziamento senza assegnargli classi e invece utilizzare nelle classi un nuovo docente appena arrivato. Questo nuovo modo di assegnare i docenti alle classi è da considerarsi legittimo? La risposta a questa domanda arriva direttamente dal Miur e dal capo dipartimento Dott.ssa Rosa De Pasquale, che in una nota ministeriale del dicembre 2015, spiega che l’utilizzo degli strumenti della flessibilità didattica, già previsto con il DPR 275/99, trova un rinnovato impulso con il comma 3 della legge 107/2015. Il capo dipartimento del Miur parla di forme organizzative flessibili quali il potenziamento del tempo scolastico, oltre i modelli e i quadri orari, sempre nei limiti della dotazione organica dell’autonomia.
Nella nota ministeriale si specifica che grazie alle quote di autonomia e agli spazi di flessibilità, la gestione del personale non sarà più vincolata alla rigidità degli organici di diritto e poi a quelli di fatto.

Cosa significa questo nel concreto? Significa, secondo l’autorevole parere del capo dipartimento Rosa De Pasquale, che l’organico dell’autonomia verrà gestito in modo unitario, con l’intento di valorizzare tutti i docenti senza una rigida separazione tra posti comuni e posti di potenziamento, che dovranno gradualmente integrarsi.
Questo significa una sola cosa: “Chi fino ad oggi ha avuto l’assegnazione delle 18 ore cattedra o delle 24 ore alla scuola primaria, potrebbe essere rimosso da tale incarico ed essere assegnato, per un orario settimanale equivalente, su compiti di potenziamento e il suo posto nelle classi potrebbe essere assegnato a un nuovo docente neoassunto o arrivato a scuola con la mobilità”.

Tutta la questione degli organici e dell’assegnazione dei docenti alle classi dovrebbe essere recepita nella legge delega, prevista dal comma 181 della legge 107/2015, in cui verrà riscritto il testo unico della scuola e per quanto riguarda anche l’orario di servizio dei docenti nel prossimo contratto collettivo nazionale della scuola.

Intanto, mentre le leggi delega non sono ancora state scritte, per il prossimo anno scolastico si aprirà la disputa tra chi vorrà applicare la legge 107/2015 anche sul tema della scelta dell’assegnazione dei docenti alle classi e all’organico di potenziamento, e chi invece pretenderà di essere assegnato alle classi in modo tradizionale e nel rispetto della continuità didattica.

Il rebus delle nuove classi di concorso e le abilitazioni

da La Tecnica della Scuola

Il rebus delle nuove classi di concorso e le abilitazioni

Con l’emanazione dei posti messi a concorso, si comincia ad avere un quadro più chiaro delle nuove classi di concorso che la Corte dei Conti si sta accingendo ad approvare.

Il documento è stato, infatti, sino a ieri, 18 febbraio, “secretato” e nulla, tranne poche notizie framentarie, è trapelato.

Naturalmente, nel testo di cui disponiamo, mancano dati importantissimi, come i titoli di studio per accedere agli insegnamenti, la tabella di corrispondenza tra le vecchie e le nuove classi di concorso e le norme transitorie che permetteranno agli abilitati con i precedenti requisiti di poter partecipare al nuovo concorso.

La composizione della tabella delle classi di concorso, tra l’altro, ha comportato sino all’ultimo momento dei mutamenti. L’ultima modifica, in ordine cronologico, ha riguardato la spendibilità della laurea in Scienze Religiose: i tecnici del Miur hanno verificato che permetteva l’accesso ad un numero davvero troppo alto di insegnamenti e, per questo motivo, ne hanno dovuto ridurre la portata.

Per quanto riguarda le classi di concorso per le quali sono stati creati nuovi codici alfanumerici, possiamo già trarre alcune deduzioni.

Innanzittutto, gli ambiti disciplinari per la scuola secondaria di I e II grado sono otto, mentre le macroaree solo per la scuola superiore sono sedici. Inoltre, parecchie abilitazioni potranno portare ad insegnare molte più discipline rispetto agli anni precedenti.

C’è poi un altro dato, sinora non emerso: non tutte le nuove classi concorsuali saranno presenti nel concorso per esami e titoli in via di approvazione finale e di pubblicazione in Gazzetta. È evidente, ad esempio, che manchino all’appello diverse classi di concorso relative ai laboratori degli istituti superiori. Evidentemente, al Miur debbono aver “cassato” la possibilità per via dei posti residui oggi presenti ed anche in prospettiva, nel prossimo triennio.

Un’altra considerazione da fare riguarda, invece, le 10-15 classi di concorso nuove. Quelle, per intenderci, che rappresentano delle novità assolute, introdotte per andare a coprire dei “buchi” negli istituti di nuova tipologia.

Come nel caso dei licei musicali, dove è stata introdotta, ad esempio, la classe A055 – Strumento musicale negli istituti di istruzione secondaria di II grado, con 593 posti a concorso: in questa materia non esiste ancora alcun abilitato e, dunque, ci si chiede, chi potrà parteciparvi?

Infine, c’è un’ultima considerazione da fare. Quella relativa al fatto che per un periodo di tempo, che durerà almeno alcuni anni, le nuove classi di concorso saranno necessariamente aperte anche a coloro che si sono formati con titoli di accesso con curricoli diversi da quelli richiesti dalle rinnovate tabelle: ad un neo-laureato o laureato da poco tempo, infatti, dovrà essere data necessariamente la possiblità di accedere ai prossimi Tfa abilitante.

Per saperne di più, non ci resta che attendere il testo definitivo che dovrebbe essere noto nei prossimi giorni.

Ecco i ‘Fuoriclasse della Scuola’

da tuttoscuola.com

Ecco i ‘Fuoriclasse della Scuola’
Il progetto premia i talenti della scuola italiana

E’ stato presentato oggi presso la sede del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca “I Fuoriclasse della Scuola”. Il progetto, che si inserisce nella cornice di un apposito Protocollo d’Intesa siglato tra Miur e Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio, mira a valorizzare i giovani talenti della scuola italiana attraverso il contributo di donazioni filantropiche da parte di fondazioni, associazioni, società ma anche di singoli cittadini.

Alla presentazione hanno partecipato il Sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, il Direttore generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione Carmela Palumbo, il Direttore generale della Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio Giovanna Boggio Robutti, il Direttore del Museo del Risparmio Giovanna Paladino  e Alessandra Losito ideatrice e responsabile del fundraising del progetto. A moderare l’incontro Claudia Voltattorni, giornalista del Corriere della Sera.

Il progetto “I Fuoriclasse della Scuola” si rivolge agli studenti dell’ultimo triennio delle scuole secondarie di II grado vincitori di alcune delle competizioni elencate nel Programma annuale per la valorizzazione delle eccellenze del MIUR: in particolare, nelle Olimpiadi di Italiano, Matematica, Fisica, Informatica, Chimica, Scienze naturali, Lingue e civiltà classiche, Astronomia, Filosofia e Statistica, nei concorsi di New Design ed Economia e nella Gara nazionale per gli alunni degli istituti professionali e per gli alunni degli istituti tecnici.

Il premio per ciascun giovane campione prevede una borsa di studio in denaro e la possibilità di partecipare a un Campus, unico nel suo genere, per sviluppare competenze di cittadinanza economica. “L’obiettivo“, si legge nel comunicato stampa del Miur,  “è quello di sostenere gli alti potenziali, far crescere una generazione di giovani eccellenti e consapevoli, rafforzare la cittadinanza economica, sviluppare il capitale umano individuale e, di conseguenza, aumentare il capitale sociale del Paese. Tutto questo attraverso una nuova forma di collaborazione virtuosa tra istituzioni pubbliche e soggetti privati a sostegno dei giovani meritevoli e della scuola“.

I giovani talenti premiati potranno fruire di percorsi di alternanza scuola-lavoro presso i soggetti che finanzieranno le borse di studio e parteciperanno al Campus residenziale sull’educazione finanziaria, ideato dal Museo del Risparmio di Torino che offrirà ai ragazzi l’opportunità di incontrare imprenditori affermati, visitare  incubatori e start-up, frequentare percorsi tematici su imprenditorialità e strumenti finanziari e laboratori  di formazione manageriale.

Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.fuoriclassedellascuola.it.

Anief: mancano i revisori Miur

da tuttoscuola.com

Anief: mancano i revisori Miur

Una nota dell’Anief solleva una questione certamente rilevante ai fini del buon funzionamento amministrativo e contabile delle istituzioni scolastiche autonome. Il 15 febbraio è infatti scaduto il termine di prorogatio delle precedenti nomine ma i funzionari in procinto di essere incaricati, tra cui 50 vincitori di concorsi e i rimanenti dipendenti Miur ex esecutivi – segnala il sindacato – “sono stati formati con un corso-base di appena 42 ore di didattica“. Inoltre, sulla materia “il Ministero sta esercitando una politica di anti-trasparenza. In ballo ci sono i bilanci delle scuole, con centinaia di migliaia di euro di bilancio da accertare“.

Marcello Pacifico, leader dell’Anief, sollecita perciò l’amministrazione “ad intervenire in tempi strettissimi, perché le scuole necessitano di revisori dei conti all’altezza, con adeguata professionalità, né si può pensare di delegare quasi in toto il compito agli esperti individuati dal Mef. In caso contrario, ci ritroveremmo nella stessa situazione denunciata un paio d’anni fa: situazioni di incertezza sui fondi utili al funzionamento della scuola e momentanea assenza di uno dei due titolari, della culpa in vigilando e della segnalazione all’USR di una nomina di un eventuale commissario ad acta in caso di inopportuno utilizzo delle somme“.

Tallone di Achille

TALLONE DI ACHILLE di Umberto Tenuta

CANTO 634 È brava la docente che scopre il tallone di Achille di ogni suo alunno.

 

Capitano, Capitano!

Finché la barca va, lasciala andare.
Finché la barca va, tu non remare.
Finché la barca va, stai a guardare.

O mio bel Capitano!

Mio bravo Capitano.

Tu sì, tu sai mandare avanti la barca.

Tu sai sfruttare la forza di ogni vento che tira.

Non ci sono venti che impediscano alla tua barca di andare avanti.

Come te, Maestra ELLINA.

Tu sai scoprire il tallone di Achille di ogni tuo Pierino.

Su quel tallone tu fai leva.

La leva che solleva il mondo.

Il mondo di tutti i tuoi uomini.

Il mondo di tutte le tue donne.

Tu sai trovare l’ultima gemma del ramoscello avvizzito.

E quella gemma tu sai far germogliare, crescere, diventare ramo, diventare pianta, diventare albero.

Albero ramoso, albero frondoso.

Albero fiorito, albero fruttuoso.

O Maestra, Maestra Grande!

Di ogni tuo giovane tu sai scoprire il tallone d’Achille.

Il tallone dell’uomo grande che domani ciascuno sarà nella sua vita.

Il Papa e il falegname, il medico e l’avvocato, l’agricoltore e lo scalatore dell’Everest.

Tutti uomini grandi!

Tutti figli del RE.

Tutti Principi i tuoi alunni.

La tua è una scolaresca di Principi e Principesse.

Voci diverse di un Coro divino.

Tu le fai cantare tutte, le voci del tuo coro.

Ognuna importante, grande, unica.

Sì, dalla tua scuola escono uomini grandi.

Diversi, unici, insostituibili nel coro della vita.

Non importa quale sarà il loro mestiere.

Saranno tutti grandi, ciascuno nel suo mestiere di uomo.

                                 Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”