CONTRATTO: L’ORARIO DI SERVIZIO NON SI TOCCA

CONTRATTO, GILDA: L’ORARIO DI SERVIZIO NON SI TOCCA 
“Nonostante qualche timido passo avanti, la distanza tra le richieste dei sindacati e la posizione dell’Amministrazione rimane notevole. In particolare, si ritiene inaccettabile vincolare la contrattazione sulla mobilità a una semplice integrazione di quanto disposto dalle leggi e, soprattutto, portarla ad una cadenza triennale”. È quanto dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Federazione Gilda Unams, al termine dell’incontro che si è svolto oggi pomeriggio all’Aran nell’ambito della trattativa per il rinnovo del Ccnl Scuola e che si è incentrato sulle relazioni sindacali. L’Aran ha presentato una nuova proposta sulla quale i sindacati si sono riservati di approfondire.
Nel corso del suo intervento, il coordinatore nazionale della Fgu si è augurato che le norme inserite nella prima bozza, che intaccano la funzione docente e l’orario di servizio, siano una banale provocazione e ha chiarito che da parte della Fgu non c’è alcuna disponibilità ad accettare aumenti dell’orario di servizio a titolo gratuito. 
“Ad oggi – aggiunge Di Meglio – le proposte della parte pubblica non consentono neppure di rispettare l’accordo del 30 novembre 2016, in quanto il calcolo percentuale penalizza particolarmente il settore scuola, rischiando addirittura di allargare la forbice stipendiale con gli altri dipendenti pubblici. Soltanto se verranno attribuite ulteriori risorse – conclude il coordinatore nazionale della Fgu – si potranno almeno raggiungere i famosi 85 euro medi di aumento in busta paga”.

Vertenza diplomati magistrali: ecco le proposte

È lo Stato italiano ad aver bisogno delle maestre/i che lavorano a 11 euro l’ora, così come di tutti i precari/e sfruttati da decenni nella scuola.
Mercoledi 17 gennaio il MIUR discuterà con i COBAS e altri sindacati sulla vertenza dei diplomati magistrali. Ecco le proposte che presenteremo al Ministero.

Dopo il successo dello sciopero e delle manifestazioni dell’8 gennaio – ove le maestre/i hanno risposto splendidamente all’arroganza di “consiglieri di Stato” che guadagnano 100 volte più di loro, intenzionati a buttar fuori migliaia di docenti per anni spremuti come limoni a 11 euro l’ora e considerati fino ad ora abili a insegnare – il MIUR convoca il 17 gennaio i COBAS, assieme ad altri sindacati, per affrontare la questione dei diplomati magistrali.

La convocazione è il frutto della grande mobilitazione in atto, che ha mostrato anche al MIUR come i sindacati “monopolisti” non solo non rappresentano le migliaia di docenti che hanno lottato per ottenere quanto spettava loro di diritto, ma neanche sono interessati ad una positiva risoluzione in materia. Al MIUR sanno bene che con l’ultima sentenza il Consiglio di Stato ha smentito se stesso, dopo che ben cinque sue sentenze precedenti avevano dato ragione ai diplomati magistrali. E sanno che si è trattato di una spudorata sentenza politica, come politica è stata negli ultimi decenni la volontà di tutti i governi di utilizzare massicciamente il precariato per risparmiare un buon 30% nelle spese di personale ed evitarne la ribellione frammentando la categoria in mille sotto-gruppi messi cinicamente in conflitto tra loro.
Tutto ciò diventa particolarmente intollerabile quando é evidente che non sono i precari/e a dover pietire per una loro giusta sistemazione ma sono i governi, è lo Stato, è la scuola ad avere un bisogno assoluto delle centinaia di migliaia di precari che vi operano da anni, in condizioni di lavoro sempre più pesanti e pagati/e meno di una baby-sitter.

Per il prossimo anno scolastico le domande di pensionamento sono il 26% in più degli anni scorsi. I prigionieri della riforma Fornero fuggono da una scuola-azienda che ha reso umilianti le condizioni di lavoro, la didattica, i rapporti con studenti e famiglie: e lo faranno nei prossimi anni tutti/e quelli che potranno. Dunque, lo Stato deve ringraziare le centinaia di migliaia di precari/e disposti/e a subentrare: e conseguentemente finirla con l’imposizione del precariato a vita, stabilizzando definitivamente tutti gli abilitati/e che si sono guadagnati sul campo (da sempre il 99,9 % dei docenti ha imparato a insegnare insegnando) il diritto e il dovere dell’insegnamento. Quindi, il governo deve emanare un Decreto-legge che sani una volta per tutte la situazione: non è più tollerabile che i diritti dei lavoratori/trici vengano decisi con sentenze “tribunalizie”, contraddittorie, illegittime e strumentali. Sulla base delle volontà espresse dalle maestre/i in lotta e della necessità di proposte unificanti che evitino una ennesima “guerra tra poveri”, all’incontro del 17 i COBAS presenteranno alla Ministra una piattaforma unificante per tutti i precari/e della scuola, dall’infanzia alla secondaria, basata sui seguenti punti:

1) Le immesse/i in ruolo che hanno superato l’anno di prova mantengono il proprio posto e lo stesso vale per chi deve superare l’anno di prova in questo anno scolastico.

2) Permanenza nelle GAE, in base al punteggio acquisito, di tutti/e i/le docenti con relativo scioglimento della riserva.

3) Riapertura delle GAE, in tutti gli ordini di scuola, per tutti/e i/le docenti in possesso di abilitazione (Diplomati Magistrali con titolo conseguito entro l’a.s. 2001/2002, Laureati in Scienze della Formazione Primaria Vecchio e Nuovo Ordinamento, PAS, TFA, ecc.).

4) Immissione in ruolo di tutti/e i/le precari/e con 3 anni di servizio presso le scuole di ogni ordine e grado.

Tutto questo va ottenuto mediante un Decreto-legge che, oltre ad evitare intollerabili licenziamenti che paralizzerebbero la scuola dell’infanzia e primaria, sani definitivamente le profonde ingiustizie perpetrate in questi anni a danno di centinaia di migliaia di precari/e.

Piero Bernocchi
portavoce nazionale COBAS

Persone con disabilità, invisibili anche in campagna elettorale?

Persone con disabilità, invisibili anche in campagna elettorale?

 

Oggi Avvenire apre con un coraggioso editoriale – “Tante promesse e un vero scandalo. Invalidi dimenticati” – di Francesco Riccardi. Il quotidiano è l’unico che in queste prime battute di campagna elettorale abbia indicato con desolante chiarezza l’assenza del tema della disabilità nei programmi di partiti e movimenti che si presentano agli italiani.

Attira l’attenzione il giornalista sull’importo emblematico della pensione riservata agli invalidi civili, quei 282 euro così lontani dai minimi pensionistici richiesti o promessi per altre situazioni.

La disabilità, proprio a causa dell’esclusione che le persone e le famiglie subiscono, proprio a causa dell’inadeguatezza di servizi di sostegno a domicilio, proprio a causa di maggiori costi che rimangono a loro carico, proprio a causa dell’esclusione, rinuncia, marginalizzazione nel mondo del lavoro, è una delle prime cause di impoverimento. E non solo economico.

È quindi condivisibile la sorpresa di Riccardi: come mai questa sperequazione, questa marginalità non entrano nei programmi elettorali con la stessa enfasi di altre promesse?

Ma le lacune sono ancora più ampie e vanno al di là della legittima e sostenibile istanza, che condividiamo, di un adeguamento, congruo e selettivo, delle pensioni agli invalidi. È l’abbandono e la lentezza delle politiche per la disabilità che sono la dimostrazione dell’assenza di una visione inclusiva della nostra società, delle nostre comunità. È la delega (che non è tale) alle famiglie, al volontariato, al buon cuore dell’assistenza, della cura riparatoria e consolatoria, che poco ha a che spartire con i diritti umani, con la possibilità di partecipare in condizioni di pari opportunità.

Quel risibile ed offensivo importo è solo l’aspetto più evidente. Manca un piano per la non autosufficienza per aggredire lo stato in cui versano milioni di persone con necessità di supporto intensivo. Mancano interventi seri (non prese in giro come quelle previste nell’ultima legge di bilancio) che non solo valorizzino i caregiver familiari, ma prevedano coperture previdenziali e di malattia certe. Mancano robuste misure di welfare aziendale, di flessibilità lavorativa che evitino ai familiari, in particolare alle donne, di dover abbandonare il lavoro per assistere un familiare. Manca la volontà di sostenere progetti per la vita indipendente delle persone con disabilità, anche di quelle solo parzialmente in grado di autodeterminarsi.

Ma prima ancora è assente dalla prospettiva immediata una radicale revisione dei percorsi di riconoscimento della condizione di disabilità. Oggi è ancora una modalità improntata al pregiudizio e alle distorsioni: la persona con disabilità è un potenziale truffatore, un furbetto. Oppure è un malato da proteggere e da cui proteggersi. Non è una risorsa, non è una persona con le sue caratteristiche o le sue peculiarità. Il risultato è un percorso kafkiano, costoso, conflittuale, inutile a descrivere le diverse situazioni personali e a contribuire a costruire un progetto di vita e a realizzarlo con strumenti e misure adeguate.

E per tacere di tutto ciò che rimane perennemente procrastinato e che rende faticosa e umiliante la quotidianità delle persone con disabilità: politiche e servizi per l’inclusione lavorativa, fruibilità dei sistemi di trasporto pubblico locale, accessibilità di ausili tecnologicamente avanzati, accessibilità alle risorse culturali, qualità dell’inclusione scolastica e molto altro di una lista che appare lacrimevole quanto lettera morta.

Su ciascuno di questi intrecciati risvolti vi sono, anche da parte della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, proposte sostenibili, riflessioni articolate, volontà di partecipare, ma se prevale la disattenzione e il silenzio, un reale cambiamento continua ad appartenere al mondo dei sogni.

La FISH, anche per non dare adito ad alibi di sorta, ha pubblicato nel proprio sito (www.fishonlus.it) un appello alle forze politicheper un impegno concreto sulla disabilità.

Esame di terza media, la prova di italiano si rifà il look

da Il Sole 24 Ore

Esame di terza media, la prova di italiano si rifà il look

di Alessia Tripodi

All’esame di terza media torna in auge il riassunto, ma resta anche il tradizionale tema, seppur con qualche elemento di innovazione. A giugno gli studenti alle prese con l’esame di Stato affronteranno una prova di italiano strutturata in modo diverso rispetto al passato, secondo le indicazioni contenute in documento di orientamento per gli insegnanti presentato ieri al Miur dalla ministra Valeria Fedeli. Il testo, messo a punto da una commissione di esperti guidata dal linguista Luca Serianni, è stato inviato alle scuole e sarà pubblicato sul sito del ministero .

Tre nuovi tipi di prova
Sono tre le nuove tipologie per la prova di Italiano descritte da Viale Trastevere: testo narrativo o descrittivo (molto simile al tradizionale tema), argomentazione scritta per sostenere una tesi con ragionamenti stringenti, comprensione di un testo (per esempio letterario o scientifico) anche attraverso una sua riscrittura (un modo, appunto, per rilanciare lo strumento del riassunto) oppure una prova strutturata che sia un mix delle precedenti. «Il gruppo di lavoro è stato costituito a luglio con il compito di definire una serie di interventi operativi per migliorare le competenze nella lingua italiana degli studenti delle secondarie di primo e secondo grado» ha detto Fedeli, spiegando che «quello che presentiamo oggi è un primo risultato» e «il documento finale potrà rappresentare una utile guida per i docenti anche nell’attività didattica quotidiana, oltre che in vista dell’Esame finale del primo ciclo».

A giugno il nuovo esame
Lo scorso 3 ottobre, fa sapere il Miur, è stato firmato il decreto ministeriale che ha disciplinato il nuovo esame del primo ciclo, secondo quanto previsto dal decreto di riforma della valutazione varato ad aprile in attuazione della legge 107 del 2015. E il 10 ottobre scorso, sottolinea ancora il ministero, gli istituti hanno ricevuto una circolare «che ha avviato un ciclo serrato di conferenze di servizio con le scuole» per accompagnarle verso il nuovo esame che debutta a giugno. Nella sua nuova veste, l’esame prevede tre scritti (una prova di italiano, una di matematica, una sulle lingue straniere) e un colloquio per accertare le competenze trasversali, comprese quelle di cittadinanza. Il lavoro svolto dal gruppo coordinato dal professor Serianni si è inserito, dunque, in questo contesto di accompagnamento e di lavoro preparatorio.
Saranno le singole commissioni a predisporre le prove. Il giorno della prova ogni commissione sorteggerà una terna di tracce da sottoporre ai candidati, che ne sceglieranno una.

E ora straordinario obbligatorio

da ItaliaOggi

E ora straordinario obbligatorio

La proposta dell’Aran ai sindacati. No al ripristino delle relazioni ante Brunetta

Marco Nobilio

Meno diritti, più doveri e, in alcuni casi, senza retribuzione. È quanto emerge dalla proposta avanzata dall’Aran la settimana scorsa ai sindacati nel corso della contrattazione della parte normativa del nuovo contratto del comparto scuola, Afam (accademie, conservatori e istituti per le industrie artistiche), università e ricerca.

Il testo, che ItaliaOggi ha detto, è all’esame del tavolo negoziale, tuttora in corso all’Aran, e presenta una serie di criticità soprattutto per quanto riguarda i docenti della scuola statale.

La trattativa è in stallo, l’Aran attende l’integrazione dell’atto di indirizzo (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di martedì scorso) che, predisposta dalla ministra dell’istruzione Valeria Fedeli, è ancora all’esame del ministero dell’economia in particolare per quanto riguarda la redistribuzione delle risorse per gli 85 euro di aumento medio.

E intanto l’agenzia governativa per la contrattazione nel pubblico impiego, in attesa di «lumi» politici, ieri non ha neanche dato il via libera alla trattativa sulle relazioni sindacali: i sindacati avevano chiesto di ripristinare la situazione ante Brunetta. L’Aran ha controproposto di discutere delle altre parti, salvo quelle economiche però. Alla fine, le trattative sono state rinviate a domani, si riparte proprio dalle relazioni sindacali. Resta nel frattempo sempre valida l’indicazione a chiudere entro la settimana, in modo da rendere disponbili gli auemnti già con il prossimo cedolino di febbraio.

Straordinario obbligatorio. Il comma 2 dell’articolo riguardante le attività di insegnamento, a pagina 42 del testo che reca la proposta, prevede che il docente sia tenuto a svolgere le attività previste dal piano annuale delle attività adottato dal dirigente scolastico. Lo svolgimento avverrà sulla base di incarichi che saranno assegnati ai docenti dal dirigente scolastico in forma scritta. E l’atto di conferimento potrà prevedere anche attività aggiuntive. Se la clausola sarà approvata in questi termini, lo straordinario diventerà obbligatorio. Perché essendo espressamente previsto dal contratto, diventerà elemento essenziale dello stesso (si veda la sentenza della Corte di giustizia europea, quinta sezione dell’8 febbraio 2001, C-350/99). E siccome la nuova clausola non prevede la stipula di un’integrazione al contratto individuale di lavoro, all’atto del conferimento dell’incarico, i docenti non saranno in grado di conoscere l’entità della retribuzione aggiuntiva e la durata della prestazione.

La proposta, peraltro, sembrerebbe collidere con quanto previsto dall’articolo e 2, comma 2, del dlgs 165/2001, il quale prevede che l’attribuzione di trattamenti economici possa avvenire esclusivamente mediante contratti collettivi o alle condizioni previste mediante contratti individuali. Pertanto, in assenza di disposizioni che definiscano l’entità degli oneri e della relativa retribuzione collegandoli alla capienza del fondo di istituto, il rischio che si corre e che i docenti siano costretti a lavorare gratis oppure con compensi di molto inferiori ai minimi, come spesso già succede. La clausola, peraltro, potrebbe risultare nulla. Perché il codice civile sanzione con l’invalidità la rinuncia alla retribuzione o le transazioni su retribuzioni inferiori ai minimi (si veda l’articolo 2113 del codice civile). In ciò applicando il principio di proporzionalità della retribuzione previsto dall’articolo 36 della Costituzione.

Formazione obbligatoria. I commi 124 e 125 dell’articolo 1 della legge 107/2015 prevedono l’obbligatorietà della formazione per i docenti che va svolta «in servizio» e cioè durante l’orario di lavoro. Per orario di lavoro si intende «qualsiasi periodo in cui il lavoratore sia al lavoro, a disposizione del datore di lavoro e nell’esercizio della sua attività o delle sue funzioni» così come previsto dall’articolo 2 della direttiva europea 88/2003. E secondo la giurisprudenza (Tribunale di Verona, sentenza 46/11) la formazione andrebbe retribuita applicando i minimi contrattuali previsti per le attività aggiuntive funzionali all’insegnamento. Questo orientamento, però, non è stato applicato dall’Aran, che ha proposto di qualificare le attività di formazione come mero adempimento dovuto non retribuito come, per esempio, la correzione dei compiti. Anche in questo caso, se la clausola dovesse essere accettata dai sindacati, potrebbe risultare nulla.

Consigli di classe e collegi. Il testo della proposta Aran prevede, inoltre, che le riunioni dei consigli di classe e dei collegi dei docenti (più tutte le altre attività funzionali all’insegnamento di natura collegiale) dovranno rientrare in un unico pacchetto fino a un massimo di 80 ore obbligatorie. La ratio sembrerebbe quella di evitare il più possibile lo sforamento del monte ore che determinerebbe il diritto al compenso accessorio.

La proposta è svantaggiosa per i docenti che hanno poche classi (e che partecipano a poche riunioni dei consigli di classe). Che potrebbero essere costretti a rinunciare a diverse ore di straordinario per le riunioni dei collegi, sempre più frequenti, e che attualmente dovrebbero rientrare in un monte ore di massimo 40 ore annue. Ma potrebbe risultare vantaggiosa per i docenti che hanno molte classi. Che partecipando a molte riunioni dei consigli di classe potrebbero maturare più agevolmente lo straordinario per le ore in più dovute alle riunioni dei collegi, che, secondo la proposta Aran, dovrebbero sommarsi a quelle delle riunioni dei consigli di classe.

Contestualmente prevede che il piano annuale delle attività non debba più essere deliberato dal collegio dei docenti, facendolo rientrare nella competenza esclusiva del dirigente scolastico, che potrebbe anche modificarlo nel corso dell’anno scolastico. La competenza esclusiva del dirigente scolastico in materia di disposizione del piano annuale delle attività rischia, peraltro, di aumentare il rischio per i dirigenti di incorrere in azioni di rivalsa da parte della Corte dei conti in caso di sforamento del budget per lo straordinario.

Tutte le novità della legge di Bilancio che scattano dal 2018, tra organico e graduatorie

da ItaliaOggi

Tutte le novità della legge di Bilancio che scattano dal 2018, tra organico e graduatorie

Fondi in più per il miglioramento dell’offerta formativa, prolungamento della vigenza delle graduatorie dei concorsi a cattedra, incremento degli organici, valorizzazione dei titoli abilitanti all’insegnamento, promozione dell’educazione motoria nella scuola primaria, stabilizzazione dei docenti precari dei conservatori e della accademie

Fondi in più per il miglioramento dell’offerta formativa, prolungamento della vigenza delle graduatorie dei concorsi a cattedra, incremento degli organici, valorizzazione dei titoli abilitanti all’insegnamento, promozione dell’educazione motoria nella scuola primaria, stabilizzazione dei docenti precari dei conservatori e della accademie. Sono queste le novità più importanti previste dalla legge di Bilancio di quest’anno: la legge 205/2017, che è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre scorso. Le misure che interessano la scuola e l’Afam (alta formazione artistica e musicale: accademie e conservatori) sono contenute nell’articolo 1, che è suddiviso in oltre 1.000 commi: una prassi ormai consolidata delle leggi di Bilancio, che derivano dall’approvazione di un maxiemendamento che viene presentato in un’unica soluzione dal governo, per recepire le modifiche proposte dalle commissioni parlamentari e accelerare il processo di approvazione.

Miglioramento dell’offerta formativa

La legge di Bilancio ai commi da 333-bis a 333-quater dell’articolo 1, aggiunti dalla camera dei deputati nel corso della discussione parlamentare, prevede uno stanziamento progressivo fino a 30 milioni di euro per valorizzare la professionalità dei docenti delle istituzioni scolastiche statali. In particolare, il comma 333-bis dispone l’istituzione di una sezione nell’ambito del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (Mof), con uno stanziamento di 10 milioni di euro nel 2018, 20 milioni nel 2019 e 3 milioni dal 2020 in poi. I criteri per la destinazione dei fondi sono contenuti nel comma 333-ter e consistono nella valorizzazione dell’impegno in attività di formazione, ricerca e sperimentazione didattica e nella valorizzazione del contributo alla diffusione nelle istituzioni scolastiche di modelli per una didattica per lo sviluppo delle competenze. La normativa di dettaglio sull’attribuzione dei fondi sarà definita dalla contrattazione collettiva.

Proroga graduatorie dei concorsi a cattedra

I commi 334-is e 334-ter dell’articolo 1 della legge di Bilancio prevedono, inoltre, il prolungamento della vigenza delle graduatorie dei concorsi a cattedra secondo il cosiddetto principio dello scorrimento delle graduatorie. In pratica, fermo restando la priorità per i vincitori di concorso, che saranno comunque assunti, gli uffici scolastici, una volta assunti i vincitori e in presenza delle relative disponibilità, continueranno a scorrere le graduatorie dei idonei per un altro anno oltre il triennio 2016/2017, 2017/2018, 2018/2019. Le graduatorie attuali, dunque, resteranno valide fino al 2019/2020. La proroga della vigenza delle graduatorie è stata disposta dal comma 334-bis. Il comma 334-bis prevede la proroga delle graduatorie fino al 2019/2020. E il comma 334-ter dispone il superamento del limite del 10% in più dei posti messi a concorso ai fini delle immissioni in ruolo. Pertanto una volta immessi in ruolo tutti i vincitori di concorso, l’amministrazione procederà a scorrere le graduatorie disponendo le immissioni in ruolo degli idonei su tutte le disponibilità che saranno autorizzate per le assunzioni, anche oltre il 10% in più dei posti messi a concorso.

Incrementi di organico e Scienze della formazione

I commi da 336-octies a 336-nonies dispongono, rispettivamente, un aumento dei fondi per incrementare gli organici dei docenti nell’ordine di 50 milioni di euro nel 2018 e di 150 milioni annui dal 2019 in poi. E l’attribuzione di un punteggio maggiore alle lauree in scienze della formazione primaria rispetto ai diplomi magistrali ai fini delle procedure di reclutamento. Il numero dei posti in più, che secondo quanto risulta a ItaliaOggi potrebbe aggirarsi intorno alle 7 mila unità, sarà definito nel limite delle risorse stanziate tramite successivi decreti.

Educazione motoria nella scuola primaria

Il comma 337-bis dà attuazione all’articolo 1, comma 7 della 107/2015 nella parte in cui prevede la promozione dell’educazione motoria nella scuola primaria disponendo a tal fine che il 5% dei posti dell’organico di potenziamento debba essere destinato a questo genere di attività.

Stabilizzazione dei precari Afam

Il comma 357-bis risolve l’annosa questione dei docenti precari dei conservatori e delle accademie attualmente inclusi nelle graduatorie della legge128/2003. Fino ad ora, questi docenti potevano essere assunti solo con contratti a tempo determinato. Da ora in poi, invece, le relative graduatorie saranno utilizzate anche per le immissioni in ruolo in analogia con quanto avviene nella scuola con i precari inclusi nelle graduatorie a esaurimento. Il comma 357-quater prevede, inoltre, l’inserimento in ulteriori graduatorie nazionali finalizzate all’attribuzione di contratti a tempo indeterminato anche dei docenti precari attualmente inseriti nelle graduatorie di istituto che abbiano maturato, fino all’anno accademico 2017/2018 incluso, almeno tre anni accademici di insegnamento, anche non continuativi, negli ultimi otto anni accademici.

a cura di Carlo Forte

I sindacati alla prova delle Rsu

da ItaliaOggi

I sindacati alla prova delle Rsu

Dal 17 al 19 aprile si rinnovano le rappresentanze delle singole scuole. Liste entro il 9 marzo

Le elezioni per il rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie nel pubblico impiego, dunque anche nella scuola, si svolgeranno dal 17 al 19 aprile prossimo. La raccolta delle firme per la presentazione delle liste da parte delle organizzazioni sindacali potrà avvenire a partire dal 14 febbraio. Il termine ultimo per la presentazione delle liste elettorali è stato fissato al 9 marzo. I termini sono contenuti nel protocollo di integrazione del protocollo per la definizione del calendario delle votazioni per il rinnovo delle rappresentanze unitarie del personale dei comparti sottoscritto dall’Aran e dalle organizzazioni sindacali il 9 gennaio scorso.

Nella scuola e nell’Afam (alta formazione artistica e musicale conservatori, accademie e istituti superiori per le industrie artistiche) hanno diritto a votare (elettorato attivo) tutti i dipendenti in servizio con contratto a tempo indeterminato o determinato (anche su supplenza breve) alla data delle votazioni. L’accesso all’elettorato passivo (candidature) è concesso, invece, ai dipendenti di ruolo e ai supplenti annuali (con contratto fino al 31 agosto) oppure con contatto fino al termine delle attività didattiche (fino al 30 giugno). Pertanto, fermo restando il diritto di accesso all’elettorato attivo se in servizio alla data delle votazioni, i dipendenti con incarico di supplenza temporanea (cosiddetta supplenza breve o saltuaria) non hanno diritto a candidarsi.

Per essere validamente presentata ogni lista deve essere corredata da un numero di firme di lavoratori dipendenti nell’istituzione scolastica o nell’amministrazione di appartenenza non inferiore al 2% del totale dei dipendenti nelle amministrazioni fino a 2.000 dipendenti e dell’1% in quelle di maggiore dimensione. Ogni lavoratore, può firmare una sola lista a pena di nullità della firma apposta. La lista deve essere presentata da un dirigente sindacale.

La posta in palio è il diritto di accesso alla contrattazione collettiva e alle prerogative sindacali (distacchi e permessi sindacali) che si consegue quando il tasso di rappresentatività del singolo sindacato non risulti inferiore al 5%. La percentuale si calcola facendo la media tra il numero degli iscritti e dei voti conseguiti alle elezioni delle Rsu: metà per il numero degli iscritti e l’altra metà per il voti alle Rsu. La normativa di riferimento è contenuta nell’art.43 del decreto legislativo 165/2001. In particolare, il comma 1 dispone che «l’Aran ammette alla contrattazione collettiva nazionale le organizzazioni sindacali che abbiano nel comparto o nell’area una rappresentatività non inferiore al 5%, considerando a tal fine la media tra il dato associativo e il dato elettorale».

Allo stato attuale, nel comparto istruzione, università e ricerca, di cui fa parte la scuola, i sindacati rappresentativi sono 5: Cgil, Cisl, Uil, Snals-Confsal e Gilda-Unams. La rilevazione del dato elettorale avviene, di norma, ogni tre anni. Quello dell’ultima tornata, che è avvenuta nel 2015, però, è stato ufficializzato solo il 4 dicembre scorso. Il ritardo è dovuto al fatto che, nel frattempo le regole del gioco sono in gran parte mutate. Il legislatore, infatti, ha disposto la riduzione del numero dei comparti di contrattazione. E ciò ha determinato l’accorpamento dei comparti scuola, Afam (conservatori, accademie e istituti superiori delle industrie artistiche), università e ricerca in un comparto unico.

L’accorpamento ha determinato la necessità di adeguare il contratto quadro sulle prerogative sindacali alla nuova situazione. E le trattative sono durate quasi tre anni: esattamente il tempo di validità dei voti Rsu le cui elezioni si rifanno ogni tre anni. E dunque, i sindacati che hanno ottenuto meno voti nell’ultima tornata elettorale hanno continuato a fruire di un numero di distacchi e permessi che, se le rilevazioni fossero state effettuate con i nuovi dati, sarebbero spettati ad altre organizzazioni che nell’ultima tornata del 2015 avevano ottenuto un risultato migliore. Ciò vale solo per il dato elettorale, che si rinnova ogni tre anni.

Il dato relativo al numero degli iscritti, invece, viene ricalcolato anno per anno. Dunque, la tardività dell’applicazione dei dati aggiornati assume rilievo solo ed esclusivamente per il 50% del tasso di rappresentatività: quello legato al dato elettorale. Secondo i dati resi noti dall’Aran lo scorso anno nel mese di ottobre, Cgil, Cisl e Snals hanno subito un calo del tasso di rappresentatività. Mentre la Uil e la Gilda hanno ottenuto un incremento. Il dato va letto con le dovute cautele, perché i rilevamenti del triennio 2013/2015 fanno riferimento al solo comparto scuola, mentre l’ultimo rilevamento è calcolato sul nuovo megacomparto istruzione, Afam, università e ricerca.

Pertanto, è opportuno fare riferimento alle sole percentuali complessive da assumere a titolo meramente orientativo. In particolare, la Flc Cgil rispetto al 2013 ha perso quasi un punto e mezzo percentuale passando dal 28.29% di rappresentatività al 26,81%. La Cisl ha perso il ,2,4% passando dal 26,42% al 24.02%. La Uil ha guadagnato quasi un punto percentuale passando dal 14,27% al 15,19%. E ha sorpassato lo Snals, che ha perso più di un punto e mezzo, passando dal 16,52% al 14,72%. Infine, la Gilda-Unams, ha guadagnato quasi un punto percentuale passando dal 7,74% all’8,60%. Questi dati, peraltro, sono aggiornati al rilevamento del numero degli iscritti (deleghe) del 2016. Dunque, è già superato.

La nuova rilevazione, relativa al 50% di rappresentatività collegato al numero degli iscritti, è attualmente in corso. Il dato definitivo sulle iscrizioni, infatti, si calcola sulla base delle deleghe in essere al 31 dicembre 2017 che risultino confermate anche a gennaio 2018. Per conoscere questo dato, dunque, bisognerà attendere almeno fino al mese di aprile. Questo per quanto riguarda i dati ufficiali del 50% di rappresentatività che si calcola in base al numero degli iscritti. Che peraltro presenta anche l’alea delle doppie tessere.

Non sono pochi, infatti, i docenti e i non docenti che sono iscritti a più di un sindacato contemporaneamente. Ciò comporta che la stessa persona venga calcolata tante volte quante sono le tessere di cui dispone e tale dato incide comunque sul calcolo della rappresentatività generale. In ogni caso, per i dati non ufficiali collegati al numero dei voti che saranno riportati dalle sigle sindacali all’esito delle lezioni delle Rsu e si potrà avere un quadro abbastanza affidabile dei nuovi tassi di rappresentatività.

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Robotica: tre squadre italiane vincitrici del Campionato Mondiale studentesco

Sono tre le squadre italiane che, lo scorso 11 gennaio, sono state proclamate vincitrici del Campionato Mondiale di Zero Robotics, il torneo internazionale tra  studenti delle scuole superiori che si sfidano nella programmazione degli Spheres (Synchronized Position Hold, Engage, Reorient Experimental Satellites), piccoli satelliti sferici realizzati dal MIT (Massachusetts Institute of Technology) e ospitati all’interno della Stazione Spaziale Internazionale (ISS).

Le squadre erano composte da alunne e alunni dell’ITIS G.B. Pininfarina di Moncalieri, dell’ITIS G. Galilei di Livorno, del Liceo Scientifico Statale Leonardo Da Vinci di Treviso, del Liceo Scientifico Statale E. Fermi di Padova e dell’IISS Ettore Majorana di Seriate, che hanno sviluppato, in collaborazione con altre studentesse e studenti americani, programmi per controllare, in modo completamente autonomo, i robot a bordo dell’ISS.

«Sono molto orgogliosa dei risultati delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi – ha dichiarato la Ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli – che si sono aggiudicati nei giorni scorsi un posto sul podio del Campionato Mondiale di Zero Robotics. Voglio complimentarmi con loro. Non solo per la loro eccellenza, riconosciuta ampiamente dai premi ottenuti, ma per la loro passione, la loro intraprendenza e la loro voglia di mettersi in gioco. Hanno dimostrato di avere grandi sogni e con questi anche la determinazione a realizzarli attraverso lo studio, la ricerca, il confronto anche in contesti internazionali. Queste straordinarie intelligenze sono da stimolo per la nostra azione di governo: abbiamo il dovere di sostenerle e di mettere in campo interventi per costruire un futuro all’altezza delle loro ambizioni. Ogni investimento sulle nuove generazioni è un investimento sul domani del nostro Paese e del mondo intero».

Alla Zero Robotics Competition 2017/2018, concorso organizzato per la parte italiana, fra gli altri, dal Politecnico di Torino, dall’Università di Padova, dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, dalla Rete Robotica a Scuola e dall’Agenzia Spaziale Italiana, insieme al Massachusetts Institute of Technology (MIT), alla NASA e all’Agenzia Spaziale Europea (ESA), hanno partecipato squadre provenienti da scuole superiori di Stati Uniti, Italia, Australia, Russia, Germania, Romania, Messico, Spagna, Francia, Regno Unito, Belgio, Polonia, Corea del Sud, Grecia, Repubblica Ceca, Canada, Ungheria. Fra le nazioni europee, l’Italia è di gran lunga quella col maggior numero di scuole partecipanti. Quest’anno, inoltre, per la prima volta la branca europea della finale mondiale si è tenuta in Italia, a Torino: il Politecnico ha ospitato nei giorni scorsi 150 delle ragazze e dei ragazzi arrivati in finale, che hanno potuto assistere in diretta all’ultimo torneo della competizione, che si è svolto a bordo della Stazione Spaziale Internazionale e in collegamento con il MIT di Boston e con l’Università di Sidney.

Diplomati magistrali: nuovo sciopero in vista

da Tuttoscuola

Diplomati magistrali: nuovo sciopero in vista

Senza attendere le indicazioni dell’Avvocatura dello Stato su tempi e procedure di attuazione della sentenza n. 11/2017 del Consiglio di Stato per i diplomati magistrali cancellati dalle GAE, l’Anief passa nuovamente all’attacco, proclamando sciopero degli scrutini per il primo quadrimestre tra il 29 gennaio e il 12 febbraio prossimo.

Se per lo sciopero dell’8 gennaio scorso la protesta era contro la sentenza del Consiglio di Stato (primo caso nella storia repubblicana di astensione dal lavoro contro un organo istituzionale dello Stato), questo nuovo sciopero ha invece l’obiettivo di ottenere un intervento straordinario salvifico di tutti mediante un decreto legge varato dal Governo.

Un decreto-legge che l’Anief ha già predisposto e proposto, dichiarandone l’urgenza (a Camere sciolte) con l’affermata finalità di salvare la continuità didattica per l’anno in corso (ma la ministra Fedeli ha già annunciato da tempo che i contratti attuali dei diplomati ex-GAE saranno portati a termine, salvandone la continuità).

Certamente la sentenza del Consiglio di Stato è giunta inattesa per molti, ha colpito decine di migliaia di docenti, molti dei quali in servizio a tempo determinato e in alcuni casi (6 mila) già assunti a tempo indeterminato. Peraltro sono coinvolti altrettanti docenti o aspiranti tali che invece erano stati danneggiati dalle precedenti sentenze dei Tar e di alcune sezioni del Consiglio di Stato, e sarebbero colpiti dalle ragioni dello sciopero.

Insomma un gran pasticcio, con tanti disagi per le persone coinvolte, come purtroppo spesso accade per i disastrosi meccanismi di reclutamento nella scuola statale italiana. Le prossime elezioni politiche (ma anche quelle per il rinnovo delle RSU…) aggiungono ulteriore “pepe” alla vicenda, e tentazioni di strumentalizzazione.

L’astensione dagli scrutini ovviamente non coinvolge i docenti della scuola dell’infanzia, e dovrebbe riguardare la scuola primaria dove, però, a differenza della secondaria di I e di II grado, la formalizzazione delle procedure di scrutinio non è mai stata definita chiaramente.

Nuovi disagi in vista per bambini e famiglie.