Insegnare e apprendere…

Insegnare e apprendere

di Stefano Stefanel

Mauro Covacich in un articolo pubblicato sul Corriere della sera del 5 novembre 2011 da titolo: “Guess my age, le sediate alla professoressa e l’epoca da incubo in cui tutti sono coetanei di tutti” ha scritto, fingendo di immedesimarsi in molti studenti odierni: “le cose che sanno i professori non solo mi sembrano inutili, ma comincio a sentirle parte di un disegno sadico, costruito ai miei danni, qualcosa contro cui mi devo difendere.” La frase è molto forte e tende a rendere estremo un pensiero che comunque, spesso in forma latente, è presente in molti studenti. 

In questo momento ci sono molti professori universitari, totalmente incompetenti di didattica, e molti docenti ancora in servizio, che invece qualcosa di didattica dovrebbero masticare, che battono il tasto sul degrado della scuola italiana, collocando quel degrado dentro una logica di lassismo che porta a promozioni di massa anche immotivate e a voti alti dati a caso. Nella società civile che va a scuola (studenti) o che è interessata alla scuola (genitori) prevale l’idea che l’innovazione didattica e metodologica sia sì importante, ma debba essere realizzata dagli altri: sia gli studenti, sia le famiglie preferiscono una didattica tradizionale, trasmissiva, precisa nelle sue domande e con interrogazioni e compiti molto chiari: interrogato da pagina a pagina, compito sugli ultimi tre argomenti spiegati in classe.Pochi paiono rendersi conto che il problema non è bocciare di meno o di più, ma cosa fare dei bocciati, come recuperarli, come evitare che diventino l’ennesimo insostenibile costo sociale. Domande che sembrano interessare poco anche chi si occupa di dispersione e si batte per diminuirla, visto che l’unico nostro progetto in merito è quello di far ripetere per il secondo anno le stesse cose ai bocciati, sia che le sappiano, sia che non le sappiano.

Il rapporto tra numero di pagine che devo studiare per l’interrogazione e “disegno sadico” è, però, molto evidente soprattutto se le cose che devo studiare per prendere un voto sono inutili o obsolete e stanno solo nella gerarchia di interesse di un docente e  non in quelle della società. Tra l’altro gli errori dei li bridi testo sono superiori a quelli di Wikipedia, anche se il numero di pagine di Wikipedia è enormemente superiore a quello dei libri di testo. Una volta l’errore era confutabile con enormi difficoltà documentali, oggi, invece, basta un clic. Sarebbe interessante raccogliere la casistica degli errori che fanno i nostri docenti in classe, a cominciare da quelli di molte (troppe?) maestre e pochi (ma perché sono pochi numericamente, la percentuale è uguale) maestri sull’ortografia e la sintassi italiana o inglese. Non dimenticherei mai che a insegnare inglese nelle scuole primarie ci sono spesso docenti con livelli linguistici di inglese preoccupanti. Ma errori ne facciamo tutti e a tutti i livelli, ma oggi che dovrebbe essere facile correggerli è invece tutto diventato più difficile. 

Io penso non si possa fare di ogni erba un fascio e sono certo che la qualità dell’insegnamento nelle scuole italiane è buono o molto buono. Il problema sorge se ci si sposta sull’apprendimento degli studenti e sui contenuti dell’insegnamento. Molti contenuti sono vecchi, stanchi, stantii e obsoleti, ma appassionano moltissimo chi insegna, diventando un “peso sadico” per chi deve apprendere. Il fragile equilibrio tra insegnamento e apprendimento è completamente saltato con il web e il BYOD, laddove i contenuti sono sempre alla portata di tutti (e non solo di chi ha sott’occhio li libro di testo).

Il cicaleccio sulla scuola però nasce dall’idea ormai,diventata di dominio pubblico, che tutti possono dire la loro su una struttura didattico-educativa che non viene ritenuta di alta specializzazione, Siamo dentro una follia interpretativa di livello altissimo, perché un’intera società non si sta accorgendo di quanto delicato sia il lavoro sui bambini e sui ragazzi, sulla loro crescita. Così si discute in maniera troppo superficiale e si individua nella “didattica per competenze”, che avrebbe soppiantato quella più “seria” di didattica di conoscenze e abilità, il capro espiatorio di un regresso della gioventù e della sua intellettualità. 

Publio Quintilio Varone nel 9 Dopo Cristo portò le armate romane di Ottaviano Augusto dentro la foresta di Teutenburg, nel nord della Germania. Entrò in quella foresta con ventimila uomini e un’enorme numero di carri ed animali. Pioveva, però, nella foresta e quando i germani di Harmin attaccarono i romani questi si trovarono impantanati e furono sterminati tutti. I carri non giravano e quindi ostruivano le vie di fuga, gli animali erano impauriti, i germani potevano attaccare un’armata sfiancata dentro un bosco e in mezzo alla pioggia, i soldati romani erano stanchi, bagnati, impauriti. Varo non era un grande generale, ma faceva parte di quella tradizione romana che nel 9 Dopo Cristo aveva le massime conoscenze e le massime abilità nell’arte della guerra. Perché allora Varo è andato ad infilarsi in quella foresta e dentro quel pantano? Perché i suoi generali non si sono ammutinati davanti all’inevitabile macello? In quella foresta non c’è stato il passaggio tra conoscenze e abilità e competenze: le conoscenze e le abilità sono rimaste nei campi di addestramento e nelle battaglie del passato in campo aperto e non si sono tramutate in quelle competenze che sarebbero servite per capire dove far confluire le conoscenze sulla guerra e le abilità per condurla. Sia la sconfitta dell’Invincibile Armada nella Manica, sia la disfatta di Kobarid(Caporetto per gli italiani, ma è da sempre un paesino sloveno) stanno sulla stessa linea di analisi: quando ci sono le conoscenze e le abilità e tutto si ferma lì, alla stanca teoria, che non fa il salto verso le competenze che ci fanno capaci di agire nelle situazioni più difficili, la catastrofe è a portata di mano. Io vivo nella paura di lavorare per studenti molto dotti che al momento di tramutare il sapere in competenze non lo sappiano fare e finiscano nella foresta di Teutenburg. 

Se invece si parlare tanto per parlare ci si provasse a interrogare su cosa sanno fare i nostri studenti durante e alla fine del ciclo degli studi e se si finisse finalmente di usare l’incredibile elogio dei nostri liceali per dimostrare che la scuola italiana funziona bene e quella dei Paesi Ocse che stanno sopra di noi nelle rilevazioni internazionali no, forse il dibattito sarebbe più equilibrato. I nostri liceali sono in genere tra i migliori studenti del mondo e i nostri laureati tengono alto il nome dell’Italia nel mondo (e infatti il nostro sistema non li sa trattenere e loro emigrano), ma la nostra scuola non è fatta solo di liceali, mentre la cultura di molti insegnanti è una cultura che vede liceo dappertutto, producendo solo dispersione. 

Il “disegno sadico” di cui parla Covacich sta qui: nell’uniformare quello che non si può uniformare, nel continuare a fare quello che don Milani ci ha detto, tanto tempo fa, di non fare: trattare i diversi da uguali. La nostra standardizzazione per classi e non per livelli, nemmeno nel triennio finale, ci porta ad essere l’unico sistema scolastico che porta le classi in quanto tali alla fine del percorso, lasciando a studenti e famiglie la scelta sul percorso, che monoliticamente è poi condizionato dalle classi di concorso. La tuttologia è una condizione dell’apprendimento primario, non di quello secondario, ma noi vogliamo tuttologi fino all’esame di stato: poi, a luglio, tutti specialisti. In questa follia pedagogica è entrata l’alternanza scuola lavoro, uno strumento di apertura che ha avuto luci e ombre nella sua attuazione, ma che ha introdotto un sistema formativo pratico e non solo teorico nell’ultimo triennio di studi liceali.

L’attuale sgangherato dibatti sull’alternanza scuola lavoro invece di affrontare la questione con dati chiari la butta ancora una volta sull’ideologico, alterando il sistema durante il suo percorso processuale (una soluzione avvilente e assurda, perché ancora una volta scuole e studenti che hanno lavorato “secondo la legge” saranno penalizzati a favore di chi se ne è bellamente fregato). Ancora una volta ideologia, urla, striscioni di protesta, articolessepolitiche, ecc avranno il sopravvento su analisi, dati, verifica dei fatti.

L’alternanza scuola lavoro permette di verificare almeno un certo tipo di competenze, il disciplinarismo spinto invece riporta le lancette indietro e si scontra contro soggetti che non possono più essere tuttologi. La pedagogia e la cultura dovrebbero lavorare per ridurre lo spazio “oscuro” tra insegnamento e apprendimento, in modo che quello che viene insegnato venga anche appreso. I nostri buoni insegnanti spesso non sono interessati all’apprendimento, ma solo alla valutazione. La cosa sorprendente però è anche un’altra: oltre 600.000 insegnanti valutano i processi di apprendimento dei propri studenti, ma non hanno studiato come si valuta, perché nessun percorso prevede lo studio dei difficili meccanismi della valutazione. Gli insegnanti sono professionisti dell’insegnamento, se diventassero anche professionisti della valutazione forse lo spazio tra insegnamento e apprendimento diminuirebbe.

EPOS ERIC

EPOS (European Plate Observing System), l’infrastruttura di ricerca Europea dedicata allo studio della dinamica del pianeta Terra è ora un Consorzio europeo, EPOS ERIC, ospitato in Italia, a Roma, presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

La cerimonia di lancio del Consorzio si è tenuta questa mattina a Roma, presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca alla presenza del Vice Ministro all’Istruzione, all’Università e alla Ricerca Lorenzo Fioramonti, del Direttore generale Ricerca e Innovazione della Commissione Europea Jean-Eric Paquet, del presidente dell’INGV Carlo Doglioni. Presenti anche i presidenti dell’Osservatorio Geofisico Sperimentale di Trieste, del CNR e i rappresentanti dei Governi Europei partecipanti al Consorzio EPOS e di diverse università e fondazioni coinvolte nell’infrastruttura Europea.

Una comprensione più profonda del sistema Terra è oggi necessaria per poter rispondere alle domande che la società si pone sui rischi naturali e sullo sfruttamento sostenibile delle geo-risorse. Per fare questo la comunità scientifica deve poter condividere e avere libero accesso a questo complesso sistema di dati multidisciplinari attraverso servizi efficienti e tecnologicamente all’avanguardia. Questo è l’obiettivo di EPOS e il Consorzio europeo EPOS ERIC è il soggetto che coordinerà questo piano di integrazione a lungo termine, voluto dall’Unione Europea e coordinato dall’Italia attraverso l’INGV.

“L’Italia riconosce e sostiene il ruolo strategico delle infrastrutture di ricerca come elementi fondamentali per i sistemi di ricerca sia nazionale che europea – ha sottolineato il Vice Ministro Lorenzo Fioramonti – Condividere i dati multidisciplinari, dalla fisica alla geologia, raccolti attraverso EPOS è non solo una importante sfida per la ricerca, ma anche per la società: gli eventi naturali come terremoti, tsunami o inondazioni hanno infatti un grande impatto sulle popolazioni. Raccogliere dati sul funzionamento della terra – ha proseguito – è fondamentale per conoscere meglio ed imparare a rispettare di più il nostro bellissimo pianeta. Può anche servire per sviluppare nuove tecnologie energetiche sostenibili e garantire sicurezza e benessere alla società”.

“La gestione comunitaria di Epos – ha evidenziato il Direttore Generale Ricerca e Innovazione della Commissione Europea Jean-Eric Paquet – consentirà di avere dati e informazioni scientifiche più ricchi e di migliore qualità e dunque, in conclusione, più scienza al servizio della gestione dei grandi eventi naturali. È molto importante – ha aggiunto – che aree geografiche e comunità tanto diverse tra loro si siano unite in una cooperazione internazionale di tale livello, questo dimostra la capacità degli scienziati europei di lavorare insieme per migliorare la ricerca e i suoi risultati mettendoli al servizio di tutti”.

“I dati – ha ricordato il presidente dell’INGV Carlo Doglioni – sono le fondamenta della scienza. Comprendere più a fondo i processi della terra ci permetterà di gestire meglio gli eventi naturali, sfruttare in modo più efficace le risorse della terra e migliorare lo sviluppo”.

Il Coordinatore di EPOS per l’INGV Massimo Cocco ha descritto l’infrastruttura EPOS e ha evidenziato l’importanza di condividere dati e prodotti scientifici e sviluppare servizi per favorire l’accesso aperto e l’utilizzo di dati scientifici.

Attualmente 25 Paesi europei partecipano all’implementazione dell’infrastruttura di ricerca EPOS che gestirà la nuova piattaforma informatica multidisciplinare per l’accesso aperto a dati e servizi per le scienze della Terra. Di questi 25 Paesi, 12 hanno già aderito al Consorzio europeo EPOS ERIC e altri si aggiungeranno nei prossimi mesi. L’Italia contribuisce a EPOS anche attraverso una Joint Research Unit, coordinata dall’INGV, cui partecipano diversi Enti di ricerca pubblici (CNR, OGS, ISPRA), il CINECA, la Fondazione Eucentre e alcune università (Napoli Federico II, Roma Tre, Genova e Trieste).

Laser-Therapy 2.0

Laser-Therapy 2.0
L’inerzia scientifica della medicina è funzionale a mantenere il business farmacologico del Diabete

di Paolo Manzelli (Egocreanet-Cluster)

Ripetizioni in intramoenia, a scuola per battere il «nero» senza flat tax

da Il Sole 24 Ore

Ripetizioni in intramoenia, a scuola per battere il «nero» senza flat tax
di Eugenio Bruno

Se non è l’uovo di Colombo poco ci manca. Una possibile soluzione per combattere la “piaga” delle lezioni private in nero – che il governo punta a sconfiggere con la flat tax al 15% prevista nel disegno di legge di bilancio – arriva da Valenza. Nella piccola cittadina in provincia di Alessandria, nota in tutto il modo per la produzione di preziosi, c’è un istituto comprensivo di 1.100 studenti che da tre anni apre le sue aule di pomeriggio per ospitare le ripetizioni destinate a gruppi di 2-4 studenti. Una strada alternativa e aggiuntiva rispetto ai corsi di recupero tradizionali (e gratuiti) previsti dal contratto collettivo. Tutte in “chiaro” e tutte “tracciate”. Con le famiglie che pagano con bollettino di conto corrente intestato alla scuola e quest’ultima che versa l’importo dovuto ai docenti trattenendo tasse, oneri accessori e un piccolo contributo per i servizi aggiuntivi.

L’ideatore di questo sistema apparentemente semplice se visto da fuori, ma terribilmente complesso se si ha un po’ di dimestichezza con le vicende dell’istruzione di casa nostra, si chiama Maurizio Primo Carandini. Dal 2004 dirige l’Istituto comprensivo Valenza “A” e al Sole 24 Ore spiega come gli è venuta l’idea: «Ho solo trasferito dal mondo della sanità alla scuola l’intramoenia che già esiste». Applicando alcune piccole regole di buon senso che possono aiutare a scongiurare gli abusi. La prima è che i docenti non possono fare ripetizioni ai loro alunni. La seconda è che i destinatari possono essere piccoli gruppi di alunni (da 2 a 4). La terza è che ogni quattro lezioni il docente debba fare una relazione per la scuola e la famiglia in cui illustra lo stato dell’arte.

Risultato? Dopo il rodaggio dell’anno scolastico 2016/2017 nel 2017/2018, i dieci prof coinvolti hanno erogato 112 ore aggiuntive “intramoenia” ai ragazzi delle medie. Il corso più gettonato è stato matematica con 52 ore. A seguire francese (20), lettere (16), disegno tecnico e inglese, entrambe con 12. Tutto ciò in aggiunta ai corsi di recupero e potenziamento collettivi previsti contrattualmente, che tutte le scuole dovrebbero organizzare ma non sempre lo fanno. Ad esempio sfruttando l’organico di potenziamento che è stato introdotto dalla Buona scuola e che si è trasformato spesso in un “bacino” per le supplenze brevi.

A sentire Carandini la misura è piaciuta da subito a tutte le parti in causa. Ai docenti che non devono aprire le porte di casa ai ragazzi e ottengono in busta paga direttamente l’importo netto (circa 17 euro l’ora). Ai sindacati che non sempre vedono di buon occhio iniziative del genere. Alle scuole che possono recuperare qualche risorsa per i servizi aggiuntivi (segreteria o fotocopie). Ai genitori che possono monitorare passo passo i progressi dei figli e spuntare un prezzo concorrenziale rispetto alle lezioni private classiche: 12 o 18 euro a seconda che i destinatari siano 4 o 2. E questo era un altro obiettivo esplicito come racconta lo stesso dirigente: «Ho fatto una piccola indagine demoscopica e siamo riusciti a battere di 5 euro i prezzi applicati nella nostra zona». Un’iniziativa che se ripetuta in altre città, visti i prezzi che girano, potrebbe generare risparmi ancora maggiori per le famiglie. E un beneficio per la collettività, in termini di emersione dal nero, forse più efficace di tante flat tax.

Prove Invalsi 2019, scadenza iscrizioni prorogata all’8 novembre

da Il Sole 24 Ore

Prove Invalsi 2019, scadenza iscrizioni prorogata all’8 novembre
di Al. Tr.

Il termine di iscrizione alle prove nazionali Invalsi 2019 è stato prorogato all’8 novembre prossimo. La decisione, spiega l’istituto di valutazione, si è resa necessaria a causa della chiusura di molte scuole per il maltempo e in considerazione delle novità introdotte nel presente anno scolastico.

Le prove
I test nazionali Invalsi, che da giugno 2019 non saranno più necessari per l’ammissione all’esame di maturità , puntano a misurare i livelli di competenza degli studenti in Italiano, Matematica e Inglese. Per la scuola primaria la prova è ancora cartacea, mentre per gli iscritti alle scuole secondarie di primo e secondo grado il test si svolge al computer. Nelle classi seconda e quinta elementare le prove nazionali si svolgeranno fra il 3 e il maggio 2019, mentre per gli alunni di terza media i test si terranno tra il 1° e il 18 aprile. Ma i primi a partire saranno le classi quinte superiori: qui le prove sono programmate dal 4 al 20 marzo 2019.
Qui il calendario completo dei test per il 2019.

Maltempo, “task force scuola” per intervenire nelle zone colpite

da Il Sole 24 Ore

Maltempo, “task force scuola” per intervenire nelle zone colpite

Le aree d’Italia colpite dal maltempo nell’ultima settimana sono all’attenzione anche del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. Il dicastero ha appena attivato la task force per consentire ai «piccoli studenti di continuare a vivere la loro vita normale, compresa la scuola e l’attività didattica», ha detto il ministro. La macchina per far fronte all’emergenza in Veneto e Sicilia è già partita: «Ho sentito nelle ultime ore i presidenti di Veneto e Sicilia. E in precedenza avevamo realizzato una riserva economica proprio per agire con tempestività».

Contratto, poco più di 40 euro

da ItaliaOggi

Contratto, poco più di 40 euro

A regime 500 euro di aumento l’anno a testa. Salvo l’elemento perequativo

Alessandra Ricciardi

Nuovo reclutamento, per diventare docenti basterà una laurea e superare il concorso. Il periodo di formazione e prova passa dai tre anni del sistema previsto dalla Buona scuola del governo Renzi a un anno. Colpo di spugna poi sulla selezione riservata per i precari con almeno tre anni di servizio: dovranno fare il concorso ordinario potendo contare però su una riserva del 10% delle cattedre messe a gara. Sono alcuni dei punti salienti su scuola e università della legge di Bilancio approdata in parlamento e a cui ItaliaOggi dedica un approfondimento. E poi: flat tax al 15% per i docenti che danno ripetizioni private, taglio dei fondi per l’alternanza scuola-lavoro già per l’anno in corso e un manipolo di prof in più per i licei musicali. E ancora il rinnovo del contratto per il 2019/2021, che, a regime, dovrebbe portare ad aumenti di poco più di 40 euro lordi al mese, contro gli 85 dell’ultimo rinnovo. Norme su cui già si addensano i rumors di modifiche di maggioranza in parlamento. Il caso più clamoroso è quello dell’articolo 58 sul nuovo reclutamento: potrebbe essere espunto e finire in un disegno di legge collegato alla manovra. A quel punto, e sono i timori che serpeggiano a viale Trastevere, non vi sarebbe più certezza sull’avvio delle nuove selezioni già nel 2019. Tra le misure introdotte nel ddl, e che potrebbero subire modifiche, quelle inerenti il sistema di agevolazioni per gli assunti con 110 e lode, che ad oggi esclude le università telematiche, novità potrebbero arrivare anche per il fondo di finanziamento per le università statali e per lo stesso contratto, per il quale l’impegno annunciato da Lega e M5s è a trovare nel corso del cammino nuove risorse.A regime 500 euro di aumento annuo a testa. La legge di Bilancio stanzia rispettivamente 1,1 miliardi di euro per il 2019 e 1,425 per il 2020 che diventano 1,775 miliardi a decorrere dal 2021 per il rinnovo del contratto di scuola e stato. Stanziamenti che dovrebbero portare a un aumento in busta paga di 500 euro l’anno a dipendente dal 2021, poco più di 40 euro lordi al mese. Sono stati 85 con l’ultimo contratto rinnovato e in scadenza a dicembre.

L’aumento contrattuale riguarda 1,4milioni di dipendenti pubblici, tra stato e scuola, un milione solo nel comparto scolastico. Con una retribuzione media lordo stato di 32.600 euro, la relazione tecnica al ddl stima un aumento di 310 euro nel 2019, per salire poi a 500.

Ci sono anche i 210 milioni che possano essere destinati, nell’ambito dei rispettivi contratti integrativi per il triennio 2019-2021, alla disciplina degli «istituti normativi» nonché ai «trattamenti economici accessori» privilegiando quelli finalizzati a «valorizzare i servizi di natura operativa» delle singole amministrazioni. In caso di mancato accordo entro il 30 giugno di ogni anno sull’accessorio, con decreto del presidente della repubblica i fondi andranno al personale del comparto sicurezza-difesa e ai vigili del fuoco.

Gli stanziamenti annuali messi a bilancio servono anche a coprire l’elemento perequativo che altrimenti sarebbe rimasto scoperto dal primo gennaio 2019 portando a un taglio degli stipendi di circa 15 euro al mese.

Il comma 7 dell’articolo 34 opera anche un recupero forzoso su fondi stanziati per il vecchio contratto, quello che scade entro il prossimo dicembre: sono 140 milioni di euro trasferiti all’entrate dello stato «ai sensi dell’articolo 1, comma 679 della finanziaria 2018, la legge 205/2017».

Ieri il vicempremier, e capo politico del M5s, Luigi Di Maio, ha annunciato l’impegno a reperire maggiori fondi per «mettere più soldi su scuola, università e ricerca». Da utilizzare anche per gli stipendi dei docenti, magari «tagliando le agevolazioni per i petrolieri». Un impegno che dovrà essere verificato in parlamento. Intanto a giorni la ministra della pa, Giulia Bongiorno, potrebbe convocare i sindacati.

Concorsi regionali ogni due anni, chi li supera ha il vincolo di cinque Il nuovo reclutamento previsto dalla legge di Bilancio

da ItaliaOggi

Concorsi regionali ogni due anni, chi li supera ha il vincolo di cinque
Il nuovo reclutamento previsto dalla legge di Bilancio

Marco Nobilio

Il triennio di formazione iniziale e tirocinio non sarà più di tre anni e a stipendio ridotto: i docenti neoimmessi in ruolo sosterranno un percorso di formazione iniziale e prova della durata di un anno e saranno retribuiti a stipendio pieno fin dall’atto dell’assunzione. È questa una delle novità più importanti contenuta nell’articolo 58 del disegno di legge di Bilancio attualmente al vaglio della camera dei deputati. Il superamento del periodo di formazione e di prova rimarrà subordinato allo svolgimento del servizio effettivamente prestato per almeno 180 giorni, dei quali almeno 120 per le attività didattiche così come previsto dall’articolo 1, comma 116, della legge 13 luglio 2015, n. 107. Le nuove disposizioni ridisegnano il sistema di reclutamento dei docenti delle scuole secondarie ripristinando il valore abilitante del superamento del concorso e il diritto alla scelta della sede secondo il punteggio in graduatoria. E riducono le possibilità di accedere alle selezioni ad una sola classe di concorso in una sola regione. È previsto anche il blocco quinquennale del diritto di accesso alla mobilità. Ecco le novità in dettaglio.

Concorsi regionali ogni due anni. I concorsi saranno banditi, con cadenza biennale, per la copertura dei posti della scuola secondaria che si prevede possano rendersi vacanti e disponibili nel primo e nel secondo anno scolastico successivi a quello in cui è previsto l’espletamento delle prove concorsuali.

Destinatari. Le selezioni saranno suddivise in tre sezioni, con contingenti separati, destinate rispettivamente agli aspiranti docenti su posto comune, agli aspiranti insegnanti tecnico pratici e agli aspiranti docenti di sostegno. Sarà possibile partecipare contemporaneamente per il posto comune, compresi i posti da Itp, e per il sostegno. La norma prevede che ciascun candidato potrà concorrere in una sola regione, per una classe di concorso, distintamente, per la scuola secondaria di primo e secondo grado.

Requisiti per l’accesso. Per accedere al concorso i candidati dovranno essere in possesso dell’abilitazione specifica sulla classe di concorso oppure dovranno vantare il possesso della laurea magistrale o a ciclo unico, oppure del diploma di II livello dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica o titolo equipollente o equiparato, coerente con le classi di concorso vigenti alla data di indizione del concorso, unitamente a 24 crediti formativi universitari o accademici, acquisiti in forma curricolare, aggiuntiva o extra curricolare nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche. Fermo restando il possesso di almeno 6 crediti in ciascuno di almeno 3 dei seguenti 4 ambiti disciplinari: pedagogia, pedagogia speciale e didattica dell’inclusione; psicologia; antropologia; metodologie e tecnologie didattiche. I candidati in possesso dell’abilitazione per altra classe di concorso o per altro grado di istruzione saranno esentati dal conseguimento dei crediti quale titolo di accesso, fatto salvo il possesso del titolo di studio specifico. Per accedere al concorso per i posti di sostegno, oltre al possesso dei requisiti previsti per i posti comuni bisognerà che i candidati possiedano anche il diploma di specializzazione per il sostegno.

Le prove. Il concorso per i posti comuni consisterà in tre prove di esame, delle quali due, a carattere nazionale, saranno scritte e una orale. La prima prova scritta avrà l’obiettivo di valutare il grado delle conoscenze e competenze del candidato sulle discipline afferenti alla classe di concorso. La seconda prova scritta servirà a valutare il grado delle conoscenze e competenze del candidato sulle discipline antropo-psico-pedagogiche e sulle metodologie e tecnologie didattiche. Infine, la prova orale consisterà in un colloquio e prevedrà anche la valutazione della conoscenza della lingua straniera al livello B2. Per il sostegno è prevista una prova scritta specifica e una orale.

Superamento delle prove. Per superare le prove sarà necessario che al candidato sia stata assegnata una valutazione non inferiore a 7/10 in ognuna delle prove. Il superamento della prova precedente sarà condizione necessaria per essere ammessi alla prova successiva. Il superamento del concorso e dei concorsi precedenti non abilitanti avrà valore di abilitazione, a patto che sia avvenuto sempre con votazione non inferiore a 7/10 in tutte le prove.

Assunzione solo per i vincitori. In ciascuna sede concorsuale, la graduatoria dei vincitori per ogni classe di concorso e per il sostegno sarà compilata sulla base dei punteggi riportati nelle prove e nella valutazione dei titoli. Alla valutazione dei titoli sarà riservata fino a un massimo del 20% del punteggio totale. Tutti i vincitori avranno diritto ad essere immessi in ruolo anche dopo la perdita di efficacia della graduatoria dei vincitori, la cui durata è fissata in due anni dalla data della pubblicazione. Dopo l’immissione in ruolo dei vincitori non sarà più prevista la possibilità di immettere in ruolo anche gli idonei tramite lo scorrimento della graduatoria. Per vincitori si intendono i candidati collocati in graduatoria in posizione utile per coprire i soli posti messi a concorso.

I vincitori avranno diritto di scegliere la sede di destinazione tra le istituzioni scolastiche che presenteranno posti vacanti e disponibili. La scelta avverrà in ordine di punteggio e secondo i posti disponibili nella regione in cui avranno concorso. Il governo, infatti, intende cancellare la chiamata diretta e il sistema degli ambiti territoriali. Fermo restando che ciò avverrà con un provvedimento legislativo a parte. All’atto dello scorrimento delle graduatorie, i vincitori del concorso che risulteranno in posizione utile sia nella graduatoria relativa a una classe di concorso sia in quella relativa al sostegno, saranno tenuti a optare per una sola e ad accettare la relativa immissione in ruolo.

La conferma in ruolo. L’accesso al ruolo sarà precluso a coloro che non saranno valutati positivamente al termine del percorso annuale di formazione iniziale e prova. In caso di valutazione positiva, il docente sarà cancellato da ogni graduatoria, di merito, di istituto o a esaurimento, nella quale sia stato iscritto e sarà confermato in ruolo presso l’istituzione scolastica dove avrà svolto il periodo di prova.

Blocco quinquennale della mobilità. Il docente confermato in ruolo sarà tenuto a rimanere nell’istituzione scolastica di prima assegnazione, nel medesimo tipo di posto e classe di concorso, per almeno altri 4 anni, salvo che in caso di sovrannumero o esubero. Il blocco non sarà applicato se il docente interessato risulterà assistente di una persona portatrice di handicap in situazione di gravità oppure se portatore di handicap. La deroga al blocco della mobilità si applicherà «limitatamente a fatti sopravvenuti successivamente al termine di presentazione delle istanze per il relativo concorso». La condizione prevista nella legge di Bilancio, volta ad impedire ai portatori di handicap e agli assistenti dei portatori di handicap grave di accedere alla mobilità, peraltro, potrebbe risultare incostituzionale. La tutela prevista dalla legge 104/92 in questo caso, infatti, preclude al legislatore di imporre vincoli di inamovibilità ai soggetti.

Disciplina transitoria. È fatta salva la disciplina delle graduatorie a esaurimento e quella relativa al concorso del 2016 e al concorso riservato agli abilitati previsto dalla legge 107/2015. Pertanto, il 50% delle immissioni in ruolo, che saranno disposte anno per anno, saranno destinate agli aventi titolo utilmente collocati nelle graduatorie del concorso ordinario del 2016 e dei nuovi concorsi ordinari, agli aventi titolo tratti dalle graduatorie di merito del concorso riservato agli abilitati e il restante 50% sarà riservato agli aventi titolo utilmente collocati nelle graduatorie a esaurimento

Ai triennalisti il 10% dei posti

da ItaliaOggi

Ai triennalisti il 10% dei posti

Salta il concorso riservato per i docenti precari con 36 mesi di servizio

Marco Nobilio

Colpo di spugna sul concorso riservato ai docenti triennalisti. La selezione concorsuale destinata agli aspiranti docenti in possesso di tre anni di servizio non si farà più. Ma gli aspiranti docenti con tre anni di servizio avranno accesso a una riserva dei posti pari al 10% dei posti messi a concorso in occasione della prossima tornata concorsuale ordinaria. Considerato, però, che la quota di riserva vale sui posti messi a concorso e non sull’organico, i candidati delle classi di concorso con meno di dieci posti non potranno materialmente accedere alla riserva pur avendone titolo.

La novità è all’articolo 58, comma 1, lettera o) del disegno di legge di Bilancio, attualmente al vaglio della camera dei deputati. Il concorso riservato era stato previsto dalla legge 107/2015, per consentire ai precari triennalisti di accedere al ruolo senza doversi misurare con altri aspiranti privi di esperienza. E anche per arginare il rischio di alimentare ulteriormente il contenzioso seriale sul reclutamento. Che in questi ultimi anni ha visto l’amministrazione spesso soccombere in giudizio.

Il contenzioso era stato ingenerato dal divieto di cumulo di contratti a termini per oltre 36 mesi previsto dalla normativa italiana e da quella comunitaria. Ed ha avuto termine con una sentenza della Corte costituzionale, che ha dichiarato incostituzionale la norma che consente la reiterazione delle supplenze annuali (fino al 31 agosto) oltre il terzo anno. Per contemperare gli interessi dei precari triennalisti con quelli della pubblica amministrazione, il legislatore aveva previsto l’istituzione di un concorso riservato a tali soggetti. Così da agevolare le immissioni in ruolo evitando il rischio che si venissero a creare situazioni di cumulo oltre i 3 anni potenzialmente foriere di ulteriore contenzioso.

Il governo, però, ha deciso di cancellare questo istituto, limitandosi a prevedere una quota di riserva una tantum, pari al 10% dei posti messi a concorso, alla quale avranno accesso i precari triennalisti che sosterranno le prossime selezioni.

La riserva, peraltro, vale solo per il prossimo concorso e non per quelli successivi. Dunque, il rischio che si corre è quello di una recrudescenza del contenzioso. Per accedere alla quota di riserva dal 10% dei posti i precari triennalisti dovranno far valere il triennio di servizio. L’accesso al concorso sarà consentito per una tra le classi di concorso dove avranno prestato almeno uno dei tre anni utili a tal fine.

Alternanza, progetti in bilico

da ItaliaOggi

Alternanza, progetti in bilico

Tagliati 56 milioni per la scuola-lavoro, ora diventa orientamento. Vanno riviste le convenzioni già nell’anno in corso

Sos risorse per i percorsi di alternanza scuola-lavoro già avviati in questo anno scolastico. A far scattare l’allarme per i già scarsi fondi disponibili è un passaggio delle legge di Bilancio, in discussione da oggi in Parlamento. Il comma 21 dell’art. 57 stabilisce che «per l’anno scolastico 2018/19, in relazione ai progetti già attivati dalle istituzioni scolastiche, si determina automaticamente, anche nei confronti di eventuali soggetti terzi coinvolti, una rimodulazione delle attività sulla base delle risorse finanziarie occorrenti e disponibili sui pertinenti capitoli di bilancio in attuazione delle disposizioni normative» stabilite nella manovra.

Scuole, aziende e altre strutture ospitanti dovranno, quindi, durante l’anno scolastico in corso rimodulare le attività già avviati in base alle nuove risorse finanziarie disponibili. «Le scuole potranno svolgere i percorsi anche per un numero di ore superiore», si precisa nella relazione tecnica della manovra, «purché nel limite delle risorse così assegnate oppure reperendo diversamente i necessari fondi». Il rischio è ridurre effetti e qualità dei percorsi, soprattutto di quelli pluriennali, solitamente i più ricercati dalle scuole e tra le migliori buone pratiche. I più penalizzati con ogni probabilità gli studenti di V superiore. Potranno arrivare in soccorso le nuove linee guida del Miur attraverso un decreto del ministero, che saranno adottate «entro 60 giorni dall’entrata in vigore» della legge di Bilancio. Quindi, in tempo per l’inizio del secondo quadrimestre: a metà anno, tuttavia.

L’alternanza poi cambia nome. La manovra la ribattezza «percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento». Inoltre, ne riduce la durata minima e le risorse. «A decorrere dall’anno scolastico 2018/19, con effetti dall’esercizio finanziario 2019» (poiché le risorse stanziate per il periodo settembre-dicembre 2018 sono state già erogate), la durata minima nel triennio finale sarà di 180 ore nei professionali e 150 nei tecnici, contro le attuali 400 ore in entrambi gli indirizzi, e 90 nei licei, contro le 200 previste finora. Un taglio orario quantificato nella relazione tecnica nel 58,23% delle ore da finanziate. E una sforbiciata alle risorse stanziate a copertura delle spese sostenute dalle scuole per i percorsi, compresi gli oneri di funzionamento, tra cui anche quelli derivati dalle spese aggiuntive destinate al personale: -56,52 milioni da questo anno scolastico, su uno stanziamento a regime di 97,05 milioni di euro. Stime basate sul numero di studenti interessati ai percorsi nel 2017/18: 1.420.950 (divisi in 291.061 liceali, 4171.155 tecnici e 658.731 professionali).

Cambiare classe di concorso per i docenti di ruolo, aboliti i corsi

da Orizzontescuola

Cambiare classe di concorso per i docenti di ruolo, aboliti i corsi
di Nino Sabella

La legge di bilancio, oltre a modificare il sistema di reclutamento dei docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado delineato dal D.lgs. n. 59/2017, interviene su un altro aspetto riguardante i docenti di ruolo.

Attività formative e passaggi di ruolo/cattedra

L’articolo 4, comma 3, del decreto legislativo n. 59/2017, modificato dalla succitata legge, ha disposto l’organizzazione di attività formative specifiche per i docenti di ruolo, per poter insegnare in classi di concorso affini o modificare la classe di concorso di titolarità o tipologia di posto, (possiamo dire per conseguire la vecchia abilitazione).

Il passaggio ad altra classe di concorso/tipologia di posto avviene secondo le regole della mobilità professionale, definite nel CCNI.

Così leggiamo nel decreto (articolo 4/3):

Nell’ambito della collaborazione di cui all’articolo 2, comma 3, e in coordinamento con il Piano nazionale di formazione di cui al comma 5 del medesimo articolo, sono organizzate specifiche attivita’ formative riservate a docenti di ruolo in servizio che consentano di integrare la loro preparazione al fine di poter svolgere insegnamenti anche in classi disciplinari affini o di modificare la propria classe disciplinare di titolarita’ o la tipologia di posto incluso il passaggio da posto comune a posto di sostegno e viceversa, sulla base delle norme e nei limiti previsti per la mobilita’ professionale dal relativo contratto collettivo nazionale integrativo.

Abolizione attività formative

Le attività, per integrare la preparazione e poter insegnare in altra classe di concorso/posto, non sono state ancora attivate, nonostante le sollecitazioni degli interessati e delle organizzazioni sindacali.

La legge di bilancio, qualora approvata senza modifiche, porrà fine alle attività formative suddette prima che le stesse vedano la luce. L’articolo 54 della bozza di legge, infatti, in riferimento all’articolo 4 del  decreto 59/17, prevede l’abolizione del comma 3 sopra riportato.

Posto che la legge di bilancio venga approvata senza modifiche, come faranno i docenti di ruolo a conseguire il titolo necessario per cambiare la classe di concorso di titolarità o la tipologia di posto? Saranno attività corsi abilitanti? Il nuovo concorso, che sarà abilitante, rimarrà l’unico canale per conseguire l’abilitazione?

NB: trattandosi di una bozza, quanto suddetto potrebbe essere soggetto a modifiche

Programma annuale 2019 e Regolamento contabile, sindacati chiedono incontro al Miur

da Orizzontescuola

Programma annuale 2019 e Regolamento contabile, sindacati chiedono incontro al Miur
di redazione

Il Miur, nei giorni scorsi, ha comunicato la proroga della scadenza relativa alla predisposizione e approvazione del Programma annuale 2019.

Programma annuale 2019, Miur proroga termini predisposizione e approvazione

La proroga è stata motivata con il fatto che, a breve, dovrebbe essere pubblicato il nuovo Regolamento amministrativo contabile delle scuole, al momento al vaglio degli organi di controllo.

I sindacati, ritenendo che i tempi per la validazione da parte degli organi di controllo si sono protratti, cosa che determinerà problemi gestionali alle scuole, hanno chiesto un incontro al Miur.

La richiesta

Oggetto: Nuovo regolamento di contabilità: tempistica e attuazione in relazione al Programma annuale 2019

Le Scriventi organizzazioni sindacali chiedono un incontro di merito in relazione alle materie in oggetto. Infatti, il dilatarsi dei tempi di validazione da parte degli organi di controllo del nuovo testo del Regolamento amministrativo contabile e l’annunciata imminente sua pubblicazione fanno emergere evidenti problemi di gestione come si evince dalla stessa nota 0021617 del 31 ottobre 2018 di codesta Direzione generale.

Da qui la richiesta di incontro che si auspica venga convocato quanto prima.

Lezioni private, docenti dovranno dichiararle alla scuola

da Orizzontescuola

Lezioni private, docenti dovranno dichiararle alla scuola
di redazione

Si parla tanto in questi giorni della nuova modalità di tassazione delle lezioni private, inserita nel testo della Legge di Bilancio da approvare entro il 31 dicembre 2018.

Lezioni private tassate al 15%

Dal primo gennaio 2019, infatti, “i titolari di cattedre nelle scuole di ogni ordine e grado”, potranno chiedere – in base a quanto dispone la norma – l’applicazione di “una imposta sostitutiva dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle addizionali regionali e comunali pari al 15%, salva opzione per l’applicazione dell’imposta sul reddito nei modi ordinari”.

Verosimilmente il provvedimento potrebbe riguardare sia i docenti a tempo indeterminato che i supplenti.

Comunicazione alla scuola

Il provvedimento prosegue

“2. I dipendenti pubblici, di cui al comma 1, che svolgono l’attività di insegnamento a titolo privato, fermo restando quanto disposto all’articolo 53 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, comunicano alla propria amministrazione di appartenenza l’esercizio di attività extra professionale didattica ai fini della verifica di eventuali incompatibilità”

Pertanto la verifica dell’incompatibilità spetterà alle scuole (quindi lavoro aggiuntivo per le segreterie scolastiche) sulla base della dichiarazione dei docenti.

Modalità da stabilire entro 90 giorni

Un apposito provvedimento da emanare entro 90 giorni dall’approvazione della legge stabilirà le modalità per l’esercizio dell’opzione al metodo precedente (IRPEF).

Leggi tutto il provvedimento

N.B. il testo della legge di bilancio non è ancora definitivo, per cui potrà subire delle modifiche.

Bussetti: abolizione alternanza e invalsi come requisiti ammissione maturità

da Orizzontescuola

Bussetti: abolizione alternanza e invalsi come requisiti ammissione maturità

di redazione

Il Ministro Bussetti, rispondendo alle domande di Skuola.net sull’esame di maturità., ha svelato quello che sarà il destino delle prove invalsi e dell’alternanza scuola-lavoro.

Bussetti ha dichiarato che il destino di prove invalsi e alternanza è ormai segnato, in quanto la proroga al 2019/20 è propedeutica alla loro eliminazione come requisiti di ammissione alla maturità.

Alternanza e prove Invalsi, ha proseguito il titolare del Miur, saranno comunque svolte, come avverrà già quest’anno.

Ammissione Maturità, Bussetti: no prove invalsi perché non efficaci a valutare percorso studenti

Corsi per 40mila nuovi docenti di sostegno. Miur si sta attivando

da Orizzontescuola

Corsi per 40mila nuovi docenti di sostegno. Miur si sta attivando
di redazione

Il Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, è stato oggi ospite della freepress Leggo per partecipare ad una tavola rotonda.

Bussetti, come riferisce l’Ansa, è intervenuto sul sostegno o meglio sui corsi di specializzazione.

II Ministro ha ribadito che saranno avviati corsi per 40.000 posti di specializzazione al fine di superare la carenza di docenti di sostegno.

Bussetti ha poi sottolineato che l’Osservatorio per i disabili è bloccato da più di un anno. Queste le Sue parole:

L’Osservatorio per i disabili è stato fermo per un anno e mezzo, il ministero attiverà la formazione di 40mila nuovi docenti nei prossimi tre anni. Il vero obiettivo sono gli studenti“.

Qui i nuovi requisiti per accedere ai corsi di specializzazione.