Sfregando la lampada di Alatin il latino diventa un gioco online

da La Stampa

Sfregando la lampada di Alatin il latino diventa un gioco online

La piattaforma nata dalla start up torinese Maieutical Labs
claudia luise
torino

Quanto serva il latino nella vita, durante l’Università e per crearsi una carriera, di solito o ragazzi lo scoprono solo quando dovrebbero mettere a frutto gli studi effettuati. Ormai troppo tardi per tornare indietro e impegnarsi di più. Ma come fa lo studio di una lingua morta a coinvolgere e stare al passo con i nativi digitali? Alatin Academy da due anni prova a colmare questo vuoto. È la più grande piattaforma digitale per lo studio del latino online, nata dalla start-up torinese Maieutical Labs in collaborazione con Università e Miur, e conta oltre 550 classi che svolgono il programma in rete, 1200 docenti iscritti – ma quelli attivi sono circa 400 – per un totale di quasi 70 mila sessioni mensili.

Oggi gli esperti che l’hanno sviluppata, e tutti gli interessati, si sono dati appuntamento al Circolo dei Lettori di Torino per discutere dello stato del latino, quanto viene studiato e come. «Il digitale non rappresenta un modo per intrattenere i ragazzi. Certo c’è la volontà di mostrare vicinanza agli strumenti che quotidianamente usano i giovani, ma è utile per raccogliere dati sulla loro effettiva preparazione e sviluppare su questa base percorsi più adatti alle loro capacità», spiega Matteo Boero, uno degli ideatori e ad di Maieutical Labs. Da questi dati emerge che si studia online solo se è prevista una fase di valutazione, altrimenti se si lascia alla libera scelta i giovani, come tutti i coetanei delle precedenti generazioni, preferiscono staccarsi dal pc e fare altro. «Poi si vede chiaramente quanto il latino sia poco studiato nei licei linguistici e pedagogici. Mentre i classici iscritti alla piattaforma sono il 30 per cento e gli scientifici il 60 per cento, entrambi con un livello più alto».

Anche copiare diventa praticamente impossibile perché il percorso è pensato per obiettivi sempre più difficili con esercizi propedeutici alla traduzione. Per ogni errore, il numero di esercizi aumenta. «Prima bastava cercare online e gli studenti più pigri trovavano senza fatica il testo tradotto, si era un po’ perso il senso dello studio. Così invece sono spronati a migliorare. Quando ti accorgi che per svolgere un compito che si farebbe in 20 minuti ci metti due ore capisci che se vuoi finire prima devi migliorare. In media si parte con il 60% degli errori per arrivare a sbagliare il 30% anche se le difficoltà sono crescenti».

Le certificazioni

Lo studio digitale non sostituisce i libri, li affianca. Ma c’è un altro aspetto che sta emergendo, racconta Boero: «Si sta affermando il bisogno di ottenere una certificazione extra scolastica che convalidi il livello raggiunto, come il Pet per l’inglese. Questo bisogno non vale solo per gli studenti che si iscriveranno a lettere classiche ma viene inserito anche nei curricula degli altri per certificare l’apprendimento di una materia complessa». D’altronde il latino ha un ruolo nella didattica europea, anche se la sua importanza varia da paese a paese. È poco studiato in Spagna ma considerato basilare in Germania. E in Inghilterra e Stati Uniti tutte le Università più prestigiose lo ritengono un vantaggio.