In 6 regioni del Nord il 60% delle cattedre vuote

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Su 85.150 cattedre vuote, quasi il 60%, vale a dire 50.070 per la precisione, è concentrato in sei regioni del Nord, Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia, tra le più colpite, purtroppo, dall’emergenza sanitaria.

La situazione più critica riguarda il sostegno, dove quasi il 70% dei posti al Settentrione, indistintamente dalla primaria alle superiori, è vacante; e molte di queste cattedre, da anni, sono affidate a personale non specializzato. Tra le classi di concorso più in affanno ci sono pure matematica, italiano, lingue straniere: a Brescia e provincia, ad esempio, lo scorso settembre, hanno iniziato a fare capolinea in cattedra giovani appena usciti dall’università; mentre a Bologna, nei tecnici e professionali, è ormai un po’, che risultano introvabili gli ingegneri elettronici e meccanici, come pure gli informatici.

L’elaborazione, realizzata per il nostro giornale dalla Cisl Scuola su dati del ministero dell’Istruzione, ha confermato, anche per il prossimo settembre, uno dei problemi storici della scuola italiana, ovvero la mancanza di insegnanti di ruolo al Nord, dove, se andrà bene, si dovrà ricorrere in massa a supplenti, con contratti a tempo determinato (a ennesimo danno della continuità didattica da garantire agli studenti).

Il fenomeno “cattedre vuote” soprattutto al Nord è noto da tempo, e, a onor del vero, non è addebitabile all’attuale ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che, anzi, sta cercando, tra frizioni e veti politici, di portare avanti i concorsi per insegnanti (sono in pista selezioni per quasi 80mila posti, ma scatteranno tutte in autunno), e a pochi giorni dal suo insediamento ha fatto partire, assieme al collega Gaetano Manfredi, il quinto ciclo di specializzazioni sul sostegno per quasi 20mila posti.

Le cattedre scoperte hanno un’altra motivazione: nelle graduatorie a esaurimento ormai le classi di concorso più gettonate al Settentrione hanno esaurito gli iscritti. E i concorsi (l’altro 50% del reclutamento scolastico accanto alle Gae) vanno avanti a singhiozzo. A tutto ciò, si aggiunga pure lo scarso appeal della professione e l’indisponibilità dei professori del Sud a trasferirsi al Nord per via dell’elevato costo della vita. Anche la mobilità 2020-2021 ha confermato la scelta di molti docenti di riavvicinarsi a casa: su 8mila trasferimenti fuori regioni accordati, la gran parte avverrà per tornare nel Mezzogiorno.

Fatto sta che il prossimo settembre non sarà un mese “facile” per la scuola, alla ripresa delle lezioni in presenza e in sicurezza.

Una novità l’ha annunciata ieri la ministra Azzolina intervenendo in commissione Istruzione al Senato, parlando del piano Banda Ultralarga, recentemente approvato, per potenziare la connettività delle scuole (sul piatto ci solo oltre 400 milioni).

L’obiettivo, ha spiegato Azzolina, è garantire rapidamente una connessione veloce (velocità a 1 Gbit con 100 Mbits di banda garantita) all’81,4% dei plessi scolastici, quelli del primo e secondo ciclo, per un totale di 32.213 edifici. Previsti anche voucher per le famiglie: fino a 500 euro, in base all’Isee, per connessioni veloci, pc e tablet. Con i fondi aggiuntivi delle Regioni, ha chiosato la ministra dell’Istruzione, e altre economie di spesa, «puntiamo a raggiungere progressivamente il 100% delle scuole».