Effetto Caregiver

Effetto Caregiver

SuperAbile INAIL del 29/12/2020

Siamo tutti sulla stessa barca, o quasi: c’è chi è al timone e chi manovra i remi. Questo lo sa bene anche Papa Francesco! Non sto parlando di una storia di pirati, ma della situazione di lockdown totale o parziale in cui ci troviamo. Consapevole di ciò, mi sono interrogato sugli effetti di tale fenomeno su una questione che mi riguarda da vicino, ovvero quello della relazione tra persona con disabilità e il/la caregiver informale.

Innanzitutto, facciamo un po’ di chiarezza: il/la caregiver informale è la persona che si prende cura di qualcuno non in ambito lavorativo, ma perché tra queste due persone vi è un legame familiare o amicale, all’infuori dei servizi socioeducativi e/o assistenziali.

Come è cambiato il ruolo di questi/e caregivers informali nel corso della pandemia?
Questa domanda ne racchiude in realtà due: come gestire il supporto alla persona con disabilità ricoverata in ospedale? Come è cambiata la relazione di cura in quelle situazioni in cui i servizi educativi diurni hanno dovuto chiudere?
In ospedale la persona con disabilità ha bisogno di qualcuno che la conosca bene, non di una figura assistenziale qualsiasi. Tale necessità c’è sempre stata, ma in questa situazione emerge ancora di più.
Navigando sul portale online Superando.it, ho trovato interessante a riguardo l’articolo Un caregiver dev’essere accanto alla persona con disabilità grave ricoverata: qui vediamo come la presenza di un/una caregiver conosciuto/a sia fondamentale per  “mediare la lettura del nuovo contesto”.
Tiziana Grilli, presidente dell’Associazione Italiana Persone Disabili (AIPD), afferma dunque che “questo permetterebbe di facilitare l’accettazione della sofferenza e delle cure, ma anche di facilitare il lavoro degli operatori sanitari, che devono comprendere a volte una forma di comunicazione a loro completamente sconosciuta”.
Penso ai diversi centri diurni o socio-occupazionali – e a molti altri servizi – che durante il periodo di lockdown si sono trovati a dover chiudere. In questi casi il lavoro di cura dei caregiver informali – soprattutto delle famiglie – è certamente aumentato, svolgendo un ruolo centrale nella cura dei/delle propri/e cari/e con disabilità.

Ma come stanno questi/e caregivers?
Nell’articolo, Il Covid-19 e i caregiver informali: uno studio rivolto all’italia e all’Europa, la collega Simona Lancioni ci parla di un importante studio condotto proprio per fare chiarezza su “la salute dei caregivers, la situazione assistenziale, le reti di supporto disponibili, l’accesso ai servizi sanitari e sociali, la condizione lavorativa ed economica, la conciliazione tra lavoro e vita privata”.
La ricerca – realizzata da Eurocarers (Associazione europea a supporto dei caregivers), in collaborazione con il Centro Ricerche Economico-Sociali dell’IRCCS INRCA di Ancona – fa luce sulle esperienze vissute in questo periodo, e può essere utile per ideare servizi di supporto migliori. Infatti, i risultati verranno usati per elaborare le nuove linee guida europee per gli eventi critici, quali quello pandemico.
Ricordatevi che io sono sempre dalla parte dei caregivers perché sono loro a tirare la slitta di Babbo Natale. Senza le renne Babbo Natale non esiste.

Mi raccontate le vostre storie di renne essenziali?
Intanto vi auguro un sereno anno nuovo!
Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulla mia pagina Facebook e Instagram

di Claudio Imprudente