Tecnologica, inclusiva, nuova: ecco la vera scuola del futuro

da Il Sole 24 Ore

Un intervento in esclusiva per il Sole 24Ore del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, sull’istruzione del post-Covid

di Patrizio Bianchi

Immaginare la scuola del futuro non è mai un esercizio di stile. Progettare la scuola che verrà significa infatti occuparsi del futuro di un Paese, del suo sviluppo, del benessere delle cittadine e dei cittadini. L’emergenza che stiamo vivendo ha impresso forti accelerazioni nella scuola. Ha generato profondi cambiamenti. La scuola, per reagire a una condizione del tutto inattesa, quella della gestione della pandemia, ha messo in moto energie nuove, si è messa in cammino verso il futuro, avviando dal basso quelle riforme di cui si parla da venti anni. Nei confronti di questa scuola, che non si è fermata, che ha reagito, abbiamo ora un debito: dobbiamo sostenerla e aiutarla a portare avanti quanto è nato spontaneamente in questi mesi, dobbiamo ascoltarne la voce e creare le condizioni, insieme a chi la vive e la anima ogni giorno, per farne una scuola nuova.

Un anno costituente

In questi giorni studentesse e studenti stanno rientrando in presenza. Abbiamo lavorato – e continuiamo a farlo – per questo obiettivo, per dare ai nostri alunni la possibilità di tornare a imparare insieme. È una grande gioia, da vivere nella consapevolezza che quello che comincia non è un anno come gli altri. Vogliamo che sia un anno costituente, attraverso il quale condurre la scuola italiana a una nuova normalità.
Non possiamo e non vogliamo tornare a ciò che c’era prima, perché la normalità di prima lasciava indietro, in molte aree del Paese, un ragazzo su tre. Non possiamo permettercelo.

Le persone al centro

La scuola del futuro deve tornare a mettere al centro le persone. Più nello specifico, le persone in crescita, i nostri bambini e ragazzi. Attraverso questa attenzione, la scuola può svolgere un altro dei suoi compiti principali: costruire comunità. È a scuola che studentesse e studenti imparano a guardare dentro di sé, a riconoscere chi hanno accanto non come un rivale o un nemico ma come un compagno, a scoprire l’importanza della parola “insieme”. Ed è così che si realizzano società in cui il diritto è legato alla solidarietà, come è sancito dalla nostra Costituzione.