Uomini prima che italiani francesi tedeschi

Uomini prima che italiani francesi tedeschi

di Umberto Tenuta 

 

Fatta l’Italia, occorre fare gli italiani! 

Dopo l’Unità d’Italia, questo era lo slogan: Fatta l’Italia, occorre fare gli Italiani! 

E lo stesso si potrebbe dire di ogni paese, Francia e Germania, Spagna e Sudafrica…!

Fare l’Italia significava fare i cittadini italiani, come ieri i cittadini di Sparta.

Fare gli italiani voleva dire fare che i siciliani e i calabresi, i liguri e i lombardi, gli abruzzesi ed i pugliesi… parlassero la stessa lingua per comunicare tra di loro, avessero le stesse idee per capirsi, avessero gli stessi sentimenti per poter convivere assieme.

<<Una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue, di cor>>( Alessandro Manzoni).

La scuola italiana è nata nel 1859 con questo compito!

E non sembra averlo dimenticato, rivendicando però che, prima di essere cittadini, i figli di donna sono uomini, persone umane, ciascuno individua substantia rationalis naturae.

Persone umane, titolari di diritti soggettivi, inalienabili, non misconoscibili, da tenere sempre presenti, da proteggere, da soddisfare sempre!

Diritto ad essere uomini, unici, singolari, irripetibili.

Ogni figlio di donna: Individua substantia, rationalis naturae…

Individua substantia, singolari, unici, irripetibili. Rationalis naturae, di natura razionale, per educazione, non per natura.

Scrive Kant che <<La bestia è già resa perfetta dall’istinto… L’uomo invece… non possiede un istinto e deve quindi formulare da sé il piano del proprio modo di agire… La specie umana deve esprimere con le sue forze e da se stessa le doti proprie dell’umanità. Una generazione educa l’altra… L’uomo può diventare tale solo con l’educazione>>[1].

E, di conseguenza, il D.P.R. 275/1999 precisa: <<L’autonomia delle istituzioni scolastiche… si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo…>>.

L’educazione è il diritto inalienabile di ogni figlio di donna a divenire uomo unico e irripetibile, prima che cittadino.

E allora, nella scuola via le classi militaresche 1990, 1991, 1992, 1993…

I figli di donna sono tutti uguali, in quanto di natura umana, ma sono tutti diversi in quanto persone singole.

E allora, via le lezioni collettive, tipo conferenze!

Via ogni forma di discriminazione in base al colore della pelle, del dialetto, della lingua parlata, dei ritmi e degli stili di apprendimento.

Bene!

Una scuola della personalizzazione educativa!

Persone sacre tutte, una, mille, un milione!

Non scolaresche, ma raggruppamenti mobili di studenti in base ai livelli di sviluppo e di apprendimento, in base ai ritmi ed agli stili cognitivi.

La scuola della personalizzazione educativa! 

L’architettura della scuola non è più quella delle camerate militaresche, né quella delle celle carcerarie.

Non scuola carceraria, né scuola militare!

Ma scuola di persone umane, di figli di donna, di madri.

Una famosa canzone di Pino Daniele dice: <<Ogni scarrafone è bello a mamma soja>>.

Belli, sì, tutti i nostri giovani nelle scuole giardino, nelle scuole laboratorio di cultura……

È la cultura che fa uomo il figlio di donna, di cuccioli d’uomo!

Non può essere lasciato nella foresta, come il figlio di una sconosciuta donna, un neonato di nome Victor, nel film di Truffaut Il selvaggio dell’Aveyron, ma deve essere inserito nel contesto socio-culturale, deve appropriarsi della cultura che l’uomo ha creato e da cui l’uomo è stato forgiato.

Miracolo di questo vivente, unico sul pianeta terra, unico individuo creatore e figlio di cultura, almeno fino a quanto oggi si sappia.

Non solo carne e ossa, ma anche mente, cuore e braccia.

Homo abilis, sapiens, sapiens sapiens! 

Ragione cartesiana e cuore pascaliano!

Orsù, care maestre, cari maestri, a voi l’onore di educare i nuovi nati di donna, di farli divenire vostri contemporanei.

 

Alla dignità di persona, individua substantia, rationalis naturae!

Ognuno un valore incomparabile, un valore che non ha misura, un valore infinito.

Infinito, tra tanti e tanti infiniti, infinito come i numeri, come i numeri pari, come i numeri dispari: tre infiniti in un solo infinito!

Rispettiamo questi infiniti.

Rispettiamoli ogni giorno, in ogni nostra azione, in ogni loro esprimersi.

Facciamoli fiorire, come fiori unici, giammai uguali l’uno all’altro!

Abbiamo tante tante volte abbiamo scritto: individualizzazione dell’insegnamento (TENUTA U., Individualizzazione dell’insegnamento, La Scuola Editrice, Brescia).

No! No! No!

Personalizzazione educativa, invece.

Ogni nostro studente deve essere aiutato da noi a fiorire nella sua unica, singolare, irripetibile personalità.

Bando alle lezioni, alle conferenze, ai libri di testo, ai compiti, tutti uguali, per tutti uguali.

Unusquisque suum!

Ad ognuno il suo.

Ad ognuno il materno dono di amore: la sua scuola materna, sì, materna!

Scuola su misura (Claparède) di ognuno dei milioni di studenti che la scuola prepara a vivere la loro vita.

Una nuova organizzazione della scuola, in tutti i suoi aspetti.

Una scuola per i nostri figli, come la vorremmo, come la vogliamo.

Una scuola dell’alfabetizzazione culturale, ma soprattutto una scuola personalizzante, una scuola della piena formazione umana.

Cambiamo la scuola, facciamola diventare officina di formazione umana, luogo della gioia di divenire uomini, unici, irripetibili, grandi come più non si può.

Come scriveva Ellen Key, ogni nostro studente è il figlio del Re,è il principe al quale riserviamo tutta la nostra attenzione, tutte le nostre cure, tutto il nostro impegno di maestre e di maestri chiamati a questa nobilissima missione.

La società tutta ce ne sarà grata!

Facciamoci carico, tutti, maestre maestri, dirigenti donne e dirigenti uomini, Ministra e Ministri, di questo doveroso e nobile compito, senza venir meno ai nostri doveri, professionali ed umani, di rispettare i giovani, di rispettare gli adolescenti, di rispettare i fanciulli.

Maxima debetur puero reverentia[2].

Sono essi la nostra progenie, sono essi il nostro futuro, sono essi la nuova società, una società migliore, una società umana, una società di uomini liberi, liberi dalla schiavitù, liberi di vivere con dignità umana, liberi amarsi l’un l’altro:

Ama il prossimo tuo come te stesso! 

In ogni villaggio, in ogni paese, in ogni città, in ogni nazione, nel mondo intero, villaggio globale!

Saranno tutti, italiani e francesi, tedeschi e sudafricani… saranno tutti persone umane dell’universa società del prossimo domani!

 



[1] KANT E., Pedagogia, O.D.C.U., Rimini, 1953, pp.25-27

[2] Giovenale, Satire, XIV, 47