Perché scuola dei perché

PERCHÉ SCUOLA DEI PERCHÉ

di Umberto Tenuta

UNA SCUOLA DI SPIRITO FILOSOFICO DOTATA di Umberto Tenuta
“Il domandare radicale è proprio del bambino, così come della filosofia”
http://www.rivistadidattica.com/filosofia/filosofia_15.htm
“Secondo un’interpretazione gnostica, gli arcangeli son nomi di eoni o essenze intermedie tra Dio e il mondo; tolta ogni corposa ipostasi, essi sono le forme più generali dell’essere. Indicare la più alta di queste forme  con una domanda (Michael significa secondo la tradizione “chi è come Dio?”)  è sottilissima lezione di saggezza dell’antico maestro, e rinvio al “sempre oltre”. Si v. l’ottimo studio di G. scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica (1957), II Saggiatore, Milano 1965″. (LAENG M., L’educazione nella civiltà tecnologica, Armando, Roma, 1970, pp. 104-10)

Ad occhi chiusi nel grembo materno il bimbo l’universo nel quale è racchiuso esplora con le manine, con i piedi, con il corpo tutto, comprese le orecchie che già a cinque mesi gli consentono di godersi le ninne nanne della mamma e le musiche di Mozart e di Back che la mamma gli fa ascoltare. 
Vede la luce il bimbo, apre la bocca, nuovo alimento, il latte succhia, nuova aria intorno gli accarezza il viso. 
Non sta fermo, dorme e si sveglia, il canto della mamma lo affascina, il freddo e il caldo gli fanno sentire i primi brividi della vita. 
Ha fretta il bimbo di esplorare il nuovo mondo e non perde tempo, domanda, da solo esplora con le mani, con i piedi, con le orecchie, con tutto il suo corpo.
A due anni è già un cittadino del nuovo mondo, di questo mondo. 
Ora la sua curiosità lo prende, lo domina, lo divora. 
Che fa il bimbo? 
Pone domande e la mammina gli risponde, risponde a tutti i perché, ed egli sempre più tu ne avanza.
Brava mammina che non gli insegni nulla, ma ti limiti solo a dare risposte alle domande poste.
Tre anni, tre ore di treno, da Salerno a Roma, la bimba non ha mai cessato di porre domande sugli alberi che corrono, sulle verdi valli, sulle verdi pianure, sui monti che toccano il cielo, sul sole che ora si nasconde dietro la coda del treno.
-Mamma, perché le piante corrono? 
-Mamma, perché noi siamo fermi? 
-Mamma, perché le montagne sono lontane? 
-Mamma, perché…  perché…  perché…
E tu, mammina cara, mammina bella, aspetti, ti aspetti le sue domande, e poi non dai risposte, ma aiuti la bimba a cercarsele da sola.
−Vedi, amore mio, senti le ruote del treno che corrono, siamo noi a correre, gli alberi hanno le radici come le nostre piante sul davanzale che sono ben fisse sulla terra e correre non possono… 
−La nostra è un’illusione, un inganno, un inganno ottico!
−Non sono gli alberi a correre, non le colline, non le pianure verdi!
−Siamo noi che corriamo sul nostro rapido treno!
Poi la bimba arriva a scuola. 
La saggia maestra che fa? 
Fa la mamma! 
Mica dà risposte a domande mai fatte. 
Aspetta le domande, le incoraggia, le stimola, si mostra interessata ad ogni domanda, non importa se non fa parte delle programmazioni stilate con le colleghe!
Ascolta e risponde. 
Quando può, si risparmia anche le risposte! 
Le risposte se le risparmia, invitando i bimbi a cercarsele da soli, nelle loro esperienze, con le loro esperienze, non da soli, ma in gruppi di piccoli studenti che intorno ad un tavolo quadrato dialogano, parlano tra di loro, uno fa da regista e gli altri aspettano il loro turno per proporre risposte, per fare esperimenti, per provare a trovare risposte, per tentare e ritentare esperienze, per provare e trovare risposte.
Sì, Maestra, è come quando nel salotto di casa tua le amiche siedono a crocicchio e si fanno le domande del giorno, una risponde e l’altra aggiunge le ultime novità. 
C’è un vocio nel salotto, ma tutte che sono attente, interessate, nessuna sbadiglia, e tu, padrona di casa, sei contenta che non sbadigliano, non stiano a sentire le tue lagne. 
L’avete vista, voi, questa scena, nelle vostre aule senza file di banchi, coi tavoli quadrati della pizza serale, gli studenti impegnati coi fiori di cui staccano e contano i petali, i sepali, gli stami e aprono l’ovario ove trovano, oh meraviglia, i semi, i semi di nuove piante, e il miracolo della nascita scoprono.
La maestra non interroga più, gli studenti la sostituiscono, sono loro a porre domande a porle ai loro compagni e, quando nessuno sa la risposta, la cercano sui tablet, la cercano sui libri, e solo quando da soli non ce la fanno, extrema ratio, ricorrono a te.
Ma tu, saggia Maestra, non dai risposte ma indichi le strade, offri gli strumenti per cercarle e per trovarle.
La tua aula non risuona più della tua voce assordante, ammorbante, opprimente, e la tua gola non si sgola, non ti costringe alla pensione anticipata per causa di servizio. 
No, tu rimani in servizio, fino alla fine della tua carriera, quando ti costringono ad andare via, e tu non vorresti, perché la tua scuola è un tripudio di giovinezza, di vita, di ricerche, di scoperte che i tuoi piccoli scienziati ogni giorno fanno utilizzando tutte le tutte le cianfrusaglie agazziane, tutti i materiali strutturati della Montessori, di Cuisenaire, di Gattegno, di Dienes…  dei tablet con le loro realtà aumentate. 
Le parti si sono invertite!
Non sei più tu a fare domande, domande che fanno tremare, domande che uccidono, domande che distruggono la gioia di imparare, perché imparare diventa una pena!
La tua è la scuola dei perché. 
Come? Quando? Perché? 
Era questo il più bel sussidiario di Guido Petter!
Maestra, come?
Maestra, quando?
Maestra, perché?
Non è domanda l’Arcangelo Michael.
Tu non vuoi andare in pensione, perchè vivi tra gli scienziati,  piccoli scienziati di oggi, grandi scienziati di domani.
Dalla tua scuola verrà fuori Galileo che guarda il cielo e le stelle, che in chiesa si domanda quando durano le oscillazioni del lampadario!
Verrà fuori Cristoforo Colombo che si domanda se all’oriente è possibile andare per le vie dell’Occidente!
Verrà fuori Guglielmo Marconi che da Genova con un tasto prova ad accendere le mille luci di Sydney, là nel Pacifico Oceano.
Verrà Von Braun  a far volare l’uomo sulla luna e domani su Marte.
Perché, domande, interrogativi!
Senatore Rubbia, ma oggi gli uomini si fanno le domande che gli uomini si sono fatte nel corso dei millenni, che oggi ci fanno gli scienziati?
−Non ce ne facciamo abbastanza!
Non se ne fanno abbastanza i nostri studenti nelle scuole.
Nelle scuole ci sono troppe risposte dei docenti, dei libri di testo, delle piccole enciclopedie. 
E, no, maestre care!
Cambiamo verso!
Caro Presidente Renzi, da oggi in poi le maestre non faranno più domande, non daranno più le schede illustrate con le mappe concettuali, non prescriveranno più l’acquisto delle piccole enciclopedie scientifiche, storiche, geografiche, grammaticali.., nelle quali sono date le definizioni, le regole, le schede dei quadri concettuali da mandare a memoria. 
Maestre belle, giovani, adolescenti, fanciulle in fiore, voi consegnerete ai vostri studenti un nuovo Perché Quando Come, il mondo che intorno a voi, intorno ai vostri studenti si squaderna in tutta la sua bellezza di forme, di colori, di simmetrie, di qualità, di forme, di tempi…
Ci sono i petali delle margherite da contare!
Ci si sono le forme delle finestre e delle colonne da conoscere!
C’è la musica dell’usignuolo sul rovo!
C’è tutto lo scibile umano, anche gli aerei supersonici che sfrecciano nei cieli a ricordarci il folle volo di Icaro. 
Maestre, voi non dispensate più i saperi! 
Voi alimentate i fuochi che ardono nei cuori dei vostri studenti.
Voi, o Maestre, non siete più le maestre che tutto sanno e vi proclamate ignoranti, come Socrate.
Voi coltivate le domande dei piccoli scienziati che abitano le vostre aule e le aule aprite al mondo che intorno a voi si squaderna, perché i vostri studenti possano ogni giorno accrescere i loro perché, i perché senza mai fine degli uomini, degli scienziati.
<>, dice Rubbia. 
Non importano le conoscenze immagazzinate dagli studenti!
Contano le domande, i perchè, gli interrogativi che gli studenti si portano dentro al termine degli studi. 
Gli esami saranno fatti non per verificare le risposte date, ma le domande che gli studenti si portano dentro al termine degli studi.
Maestre, che amori, che passioni, che scienziati in ognuno dei venticinque marmocchi che ogni giorno vi fanno sentire ancora più giovani, ancora più scienziati, ancora più uomini nell’avventuroso cammino che sappiamo abbia avuto inizio dalla discesa dall’albero e che forse continuerà all’infinito, nell’infinito universo, in una nuova terra ove l’uomo fanciullo, sempre fanciullo, vivrà fino alla fine del tempi!

Illusioni foscoliane?
…ma perchè pria del tempo a sè il mortale
Invidierà l’illusion…