Gli studenti italiani, i meno europei

da Corriere.it

CON il SOSTEGNO di INTERCULTURA

Gli studenti italiani, i meno europei

Solo 38 su 100 partecipano a iniziative di internazionalizzazione. Inaugura a Roma la rete scuole «Promos(s)i», per aiutare i ragazzi nella mobilità

di Antonella De Gregorio

Basta studiare all’estero per essere più «internazionali»? E se sì, quanto? Se ne parla venerdì 9 a Roma, al liceo Democrito di Roma, in occasione del lancio della rete di scuole «Promos(s)i» del Lazio. «Promos(s)i» sta per «Progetti di mobilità studentesca internazionale di qualità»: un’iniziativa – nata in collaborazione con Intercultura – che riunisce, ad oggi, tredici scuole secondarie superiori della Regione. E altre reti stanno nascendo in tutta Italia, Lombardia in testa. Obiettivo, sostenere e promuovere scambi ed esperienze all’estero, standardizzare le procedure di riconoscimento dei risultati conseguiti, valorizzare le esperienze fatte, al rientro. Perché il contatto con il mondo al di fuori dei confini nazionale e la conoscenza delle esperienze «altre», della scuola italiana, è oggi appannaggio di pochi fortunati. Sono solo 38 su 100 i ragazzi delle superiori che seguono con una certa regolarità qualcuna delle già poche iniziative: scambi di classi, viaggi e soggiorni, approfondimento delle lingue, classi Clil. Una distanza siderale da altri Paesi europei: in Germania si arriva all’81%, in Polonia al 49%, in Francia al 58%, in Spagna al 59% e in Svezia al 44%.

Mobilità

Più nel dettaglio, la ricerca che evidenzia questi dati (realizzata dall’Ipsos, attraverso interviste a ragazzi dei sei Paesi), dice che in Germania le scuole sono particolarmente attive negli scambi di classe (83%), nello sviluppo di partenariati (22%) e negli stage di lavoro all’estero (18%). In Polonia il 19% delle scuole sono attive nello sviluppo di partenariati. In Italia solo il 53% delle scuole attiva progetti per l’internazionalizzazione. In particolare, ci difendiamo bene negli stage di studio all’estero, dove siamo i primi (28%) e nell’attivazione del Clil (14%). A conti fatti la Germania sembra essere il Paese dove le iniziative sono universalmente diffuse – soprattutto la mobilità di classe – e la quasi totalità degli studenti vi partecipa.

Lo chiede la Ue

Quella di vivere esperienze internazionali è un’esigenza sempre più sentita dagli studenti (il 72% le giudica importanti e interessanti, mentre è solo il 44% degli svedesi a giudicarle positivamente); e anche dagli insegnanti, soprattutto quelli di lingue (il 54% dei nostri docenti di lingue sono favorevoli e stimolano tali iniziative, rispetto al 44% medio degli altri 5 Paesi. Ma è anche una necessità, per rispondere con programmi concreti alla terza iniziativa prioritaria del piano Europa 2020, che intende aiutare i giovani a studiare all’estero per dare loro conoscenze e competenze per competere sul mercato del lavoro, incoraggiarli a studiare nelle università di tutta Europa e migliorare in generale i livelli di istruzione e formazione.

 

Festa dell’Europa

Per presentare la rete romana di scuole con vocazione internazionale la data scelta non è casuale: nel 1950, in questo giorno, il ministro degli Esteri francese Robert Schuman espose la sua idea di una nuova forma di cooperazione politica per l’Europa, che avrebbe reso impensabile una guerra tra le nazioni europee. E di cooperazione è opportuni parlare, a pochi giorni dalle elezioni politiche, un importante appuntamento con l’Europa

Confronti

Alla giornata romana parteciperanno l’assessore alla Formazione, Ricerca, Scuola, Università della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio, Barbara Gastaldello dell’Usr Lazio e Roberto Ruffino, segretario generale della Fondazione Intercultura. Dinanzi a loro, una platea di 140 studenti italiani e 40 stranieri ospitati nel nostro Paese con i programmi di Intercultura e una trentina tra presidi e docenti delle scuole aderenti alla rete. In agenda, una serie attività di confronto sui temi del cosmopolitismo e della cittadinanza europea.