Paura delle mamme

205         PAURA DELLE MAMME PAURA DEI DOCENTI di Umberto Tenuta

canto 205 Sarebbe cosa assurda se i giovani temessero le madri che li hanno tenuti in grembo e partorito con dolore. Esse hanno dato loro il sangue e il latte. Nessuno ti può amare come tua madre!

E le maestre? Sono coloro che ti fanno nascere alla condizione umana cibandoti di cultura, della cultura che rende uomo il figlio di donna.

 

Eppure, le vacanze degli studenti sono turbate da alcune paure.

Non la paura di affogare nel mare delle vacanze.

Non la paura di precipitare nel vuoto dall’alto delle Dolomiti.

Ma la banale paura del nuovo docente che verrà a settembre, all’inizio del nuovo anno scolastico.

San Remigio, fai tu la grazia di rinviare almeno di quindici giorni questo evento funesto!

Ormai ai docenti temuti per un intero anno scolastico si era fatto il callo.

E il callo riparava bene dalle paure di un QUATTRO MENO, di una SOSPENSIONE caritatevole di tre giorni, di una NOTA sul Registro digitale, di un RICHIAMO SOLENNE che ti mortifica dinnanzi ai compagni.

È ormai risaputo.

Ci si è fatto il callo.

La scuola è un luogo di pena, della pena di imparare, della condanna ad imparare, della sofferenza a nascere alla condizione umana, a divenire uomo maturo, con certificato legalmente riconosciuto.

Ma che questa pena si debba rinnovare ad ogni inizio dei tredici anni di scolarità obbligatoria è cosa che lascia senza parola.

Eppure, le onde del mare sono turbate!

Eppure, tremano le gambe sulle aspre vette dei monti!

Tremano al pensiero del nuovo docente che − alla fine delle vacanze, troppo brevi vacanze di pene − entrerà nell’aula, nel silenzio tombale dell’attesa del suo primo cipiglio.

Esperti sono gli studenti, esperti del linguaggio dei gesti!

Basta uno sguardo, e capiscono quante pene infliggerà il nuovo docente.

Una maestra jeorghiana la si riconosce subito, dal suo passo lento, dal sorriso che non nega mai a ciascuno dei suoi venticinque futuri cardinali.

E tu, in fondo all’aula, ti riempi di gioia, ti riempi il cuore di amore, amore del Greco e del Latino, amore della Fisica e della Chimica, amore delle cronologie e delle cosmologie, amore della Poesia della vita!

Sogno o realtà?

Lasciatemi sognare. La vida es sueño!

Godi, fanciullo mio; stato soave,

Stagion lieta è cotesta.

Altro dirti non vo’; ma la tua festa

Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.