da Corriere della sera
Supplenti «brevi»: Natale magro, senza stipendio e senza tredicesima
Circa 50 mila i docenti che, pur avendo lavorato da pochi giorni ad alcune settimane, non hanno ancora ricevuto una retribuzione da settembre ad oggi
La circolare sotto accusa
«La circolare è equivoca, rischia di ingenerare ingiustizia su ingiustizia», sottolinea Mimmo Pantaleo, Cgil. E infatti alcuni presidi, come un dirigente di Brindisi, hanno deciso di decurtare l’assegno in maniera orizzontale, togliendo il 14% a tutti i supplenti brevi. E altri hanno pensato di sottrarre in proporzione a quanto lavorato: quindi chi ha lavorato di più avrà anche un taglio maggiore. «Ma il dato univoco è che il Natale per i supplenti brevi sarà triste – conclude Pantaleo – Perché solo a gennaio, col nuovo bilancio dello Stato, potranno vedere gli stipendi di dicembre e le eventuali tredicesime». E quindi il nuovo bilancio dovrà immediatamente coprire le «mancanze» dell’anno precedente, per arrivare poi, inevitabilmente, in affanno, a settembre dell’anno successivo. «E’ il meccanismo stesso ad essere falsato- spiega Massimo Di Menna, Uil – Perché le scuole non hanno un proprio conto corrente da cui attingere per le supplenze, ma devono fare richiesta alla Ragioneria dello Stato e attingere man mano dal plafond a disposizione. Man mano che arrivano le richieste dalle scuole, le risorse vengono erose, e da qualche anno a settembre sono esaurite. Perché lo Stato conta di tagliare le spese senza considerare le reali esigenze degli istituti scolastici. E così a gennaio il nuovo bilancio parte già in affanno, dovendo coprire le mancanze dei mesi precedenti».
Le buste paga vuote
I risultati sono paradossali. Gabriella Bifarini, 46 anni, ha insegnato in due diverse scuole dell’infanzia all’Eur Torrino, a Roma, da settembre: «Due contratti, brevi, e non ho ancora visto un euro. Le segreterie mi dicono che bisogna aspettare, che ci sono problemi con i fondi. Ma di fatto se non avessi qualche risparmio su cui contare non potrei vivere». Francesca Lippi, 55 anni, insegnante precaria nella scuola primaria dell’istituto comprensivo di Scarperia-San Piero a Sieve, in Mugello, avrà una tredicesima da beffa: le verrà accreditato un euro. Quando è arrivata la busta dal ministero dell’Economia e delle Finanze, «sono rimasta prima interdetta e poi incredula» dice la donna. Eppure tutto torna. Per lei, infatti, il totale della tredicesima è di 482,23 euro ma le ritenute per addizionale Irpef e addizionale comunale (la sua prima casa è in Abruzzo), oltre a quelle previdenziali, sono pari a 481,23 euro. Così nel suo conto entrerà esattamente 1 euro. «Mi sento presa in giro. Era meglio se mi dicevano che la tredicesima non mi spettava».