Dare i numeri sulla buona scuola

Dare i numeri sulla buona scuola.

Proprio dare i numeri, anche in senso figurato. Questo mi pare sia il risultato della consultazione ministeriale “ciceroprodomosua” della Buona Scuola. Cosa ci si aspettava che dicessero i docenti? E i genitori? E i Presidi? E le associazioni di docenti tese spasmodicamente, a parte rare illuminate eccezioni, ad aumentare gli orari delle loro classi di concorso? Ricordo che fosse più attendibile e anche meno superficiale la famigerata consultazione del ministro Berlinguer che ne ebbe anche a soffrire! Mettendo insieme le priorità espresse dai vari interlocutori  viene fuori poco e sarà il Governo a fare quello che vuole insieme a Confindustria che tanto pare apprezzare il magico e “rivoluzionario” new deal. L’edilizia scolastica viene lasciata a parte come se non fosse determinante per una buona scuola. Ah già!  ma lì ci sono un miliardo di Euro! Sapete che gli investimenti corrispondenti sull’architettura scolastica di altri paesi in Europa (quelli che contano) sono circa 15 volte di più? Con un miliardo si riesce a mala pena ad intervenire seriamente, tra nuovi edifici, ristrutturazioni e messa in sicurezza (pro tempore..) su non più di un migliaio  tra 42.000 edifici!

Ma questo è un discorso a parte di cui abbiamo trattato più volte. I numeri della scuola sono comunque significativi per descrivere schizofrenie, corporazioni, carenza di consapevolezza pedagogica e di equità sociale, stereotipi e burn out, assemblearismo endemico, demagogia e assistenzialismo. L’equità e il diritto allo studio sono un’altra cosa. Passano attraverso il rigore, la serietà, le pari opportunità e la giustizia che, a loro volta passano attraverso una preparazione solida ed una vocazione eccezionale di docenti e dirigenti scolastici!

Non mi pare che si possa rifondare la scuola interpolando i dati contraddittori che ho letto. Non credo sia possibile senza le risorse adeguate con investimenti di almeno il 4% del PIL nel segmento primario e secondario solo per rimettersi in carreggiata. Qualcosa comunque si può dire e, leggendo in diagonale e molto tra le righe, qualche proposta di buon senso appare.

Alcune brevi note sui suggerimenti che si ritengono parzialmente positivi (come facemmo per il documento programmatico da noi chiamato “voglio ma non posso“) per ciascun macrocapitolo del report.

Assunzioni: fine delle graduatorie e nuove regole per concorsi collegati con preparazione universitaria ad hoc
Organico funzionale: disponibilità di docenti non per “tappabuco” o “badanza”ma per attività didattiche effettive programmate anche a livello sovra-istituto.
Abilitazione: obbligo di lauree ad hoc per insegnare qualsiasi disciplina più un’abilitazione a fine prova e tirocinio di almeno due anni
Concorso e classi di concorso: Il concorso deve accertare le capacità di insegnare e le competenze disciplinari. Curriculum e pubblicazioni sono solo valore aggiunto. Le classi di concorso vanno ridefinite di nuovo. Occorre copiare gli ambiti disciplinari dei paesi dove funzionano e legarli strettamente alle lauree specialistiche per l’insegnamento.
Formazione e carriera: la formazione e la carriera sono per il miglioramento della qualità del docente e la sua funzione nell’ambito di lavoro collaborativo. Ne discende anche la progressione della retribuzione: merito per l’80% e anzianità per non più del 20%. Istituire una vera Associazione nazionale dei docenti.
Trasparenza e valutazione: Pubblicizzare e valutare le strutture, il piano formativo e i risultati della scuola, i profili dei docenti e i loro curricula, gli esiti a cinque anni dall’uscita degli studenti. Evitare la concorrenza di tipo aziendale delle scuole.
Organi di governo: Più potere agli organi consultivi e deliberativi in campo didattico e organizzativo.Meno partecipazioni esterne se non di tipo solo consultivo.Garantire che l’intervento delle famiglie e degli studenti sia di tipo costruttivo e non da semplici “clienti”.
Scuole aperte: questo punto è legato strettamente agli spazi della scuola e ad una concezione dell’edilizia scolastica come “diffusione” dei luoghi dell’apprendimento.Vedi anche: Gli spazi della scuola diffusi nel territorio – Politiche educative – Education 2.0
Burocrazia: la burocrazia va semplificata e digitalizzata realmente.Non raddoppiare gli archivi (cartacei ed elettronici) formare realmente il personale. Adeguare strutture e reti.
Conoscenze e Competenze: riequilibrare il peso di conoscenze e competenze, fin dalla scuola dell’infanzia, da tempo abbandonate o sottovalutate ma strategiche per un paese come l’Italia e fondamentali nella formazione della persona ad ogni età della vita: creatività, arte, musica, educazione fisica, educazione civica,educazione economica e politica.
Sistema scolastico: i cicli scolastici vanno cambiati in funzione della costruzione di un sistema duale. I danni alla scuola e l’analfabetismo di ritorno sono nati dalle riforme degli anni ’60. Prima fra tutti la perniciosa introduzione della scuola media unica nel 1963: lo spartiacque tra una alfabetizzazione ed una formazione adeguate e una progressiva dealfabetizzazione per rincorrere il falso mito dell’egualitarismo (non dell’equità) scolastico e la sostanziale abolizione dei percorsi vocazionali. Occorre un obbligo scolastico fino ai 18 anni in percorsi distinti per chi intende lavorare ed applicarsi nelle professioni tecniche e in  arti  e mestieri applicati ( manualità colta degli istituti tecnici e professionali) e chi invece vuole aderire a percorsi più teorici e speculativi (struttura liceale) Nessuna preclusione con adeguati accorgimenti di passaggio da un percorso all’altro e adeguato sostegno per i capaci e meritevoli.In molti paesi ha dato prova di funzionamento.Il percorso artistico deve essere un segmento a parte, collegato a Conservatori, Accademie, ISIA, Scuole di architettura etc…
Scuola e mondo del lavoro: è la scuola che deve servirsi del mondo del lavoro, non viceversa, Questa è una regola fondamentale e da questo discendono tutte le possibilità di raccordo proficuo per entrambi evitando sfruttamenti e inutilità di stages e laboratori. Anche qui occorre copiare l’erba del vicino! Le aziende avranno sgravi ed agevolazioni e gli studenti saranno remunerati.
Risorse finanziarie: le risorse della scuola da fonti pubbliche e anche da sponsors. I fondi pubblici erogati anche su base premiale rigorosa anche in base ai contesti in cui si opera.Trasparenza, rigore, efficacia ed efficienza. Il privato può intervenire su strutture, edifici, laboratori, rapporti scuola-lavoro. Ben venga il crowd funding serio che abbia una caratteristica avanzata di banca etica autentica.
Quello che manca: manca la vera fase di progettazione della nuova scuola. Ora va avviato rapidamente e per tappe certe e ravvicinate un lavoro di gruppi composti da docenti,dirigenti ed esperti militanti presi dal territorio della scuola e adeguatamente compensati per questo difficile e prezioso lavoro!
GRAZIE A TUTTI! E ORA FARETE COME VI PARE?
La grafica della  pagina finale pare emblematica e ahimè profetica: è l’immagine una bolla di sapone? Speriamo con tutte le forze che non lo sia davvero. E speriamo che ci si metta a lavorare rapidamente e per gruppi presi dalla trincea di docenti, presidi ed esperti militanti come si fece virtuosamente ai tempi di Brocca che realizzò un ottimo lavoro, cooptando gente della scuola nel lavoro diretto di riforma, vanificato però poi dalla maledetta consuetudine distorta dello sperimentare in eterno!

Giuseppe Campagnoli