Meritocrazia o valorizzazione della professione magistrale

PROFESSORe DANIELE MANNI Meritocrazia o valorizzazione della professione magistrale di Umberto Tenuta

CANTO 344 Stipendio dignitoso e valorizzazione della professione, la proposta di Daniele Manni, docente di Lecce e candidato al premio “Nobel” per l’insegnamento.

Con orgoglio di uomo di scuola, leggo che il docente di Lecce Daniele Manni è candidato al Premio Nobel per l’insegnamento.

E, come uomo di scuola, condivido appieno le sue due proposte.

<<La prima… è quella di rendere semplicemente “dignitoso” lo stipendio che ci viene riconosciuto, perché oggi, dignitoso, non lo è affatto>>.

<<La seconda possibile azione è quella di ideare e realizzare iniziative concrete atte a valorizzare la professione, approfittando anche di ogni possibile occasione per enfatizzare, rendere pubbliche e diffondere le opere meritorie e le persone meritevoli nella scuola, ogni qualvolta se ne presenta l’opportunità>>.

Nemo dat quod non habet.

Una professione magistrale dignitosa!

Tale oggi non è.

Anche perché lo stipendio non è dignitoso.

E dignitoso deve essere se vogliamo che tutti i docenti, e non solo una sparuta minoranza, compiano opere meritorie e siano riconosciuti meritevoli di un dignitoso stipendio.

Al riguardo, vorrei però ritornare a fare subito due per me importanti precisazioni.

La prima: non vorrei proprio che dietro la parola merito si nascondesse l’antidemocratica meritocrazia.

Una società stratificata.

Una scuola meritocratica.

Anche perché, si sa, i capaci e i meritevoli nascono sempre nelle famiglie dei dottori.

La seconda precisazione vorrebbe motivare la prima, che per me rimane l’unica.

Leggiamo “I prof coreani al vertice della piramide sociale di Pasquale Almirante (La Tecnica della Scuola):

<<I prof della Corea del sud sono al vertice della piramide sociale. Guadagnano molto e si premia il merito…

<<Non è… sufficiente, in Corea del Sud, “andare bene a scuola”: bisogna eccellere fin dall’asilo, perché se si ottengono risultati di un certo livello dall’asilo si passa nella “giusta” scuola elementare, poi nella “giusta” scuola media, poi nelle superiori “giuste” e infine – traguardo ambitissimo – nelle migliori università del mondo.

<<Fallire anche una sola volta non permette di rimanere in pista, e significa quindi perdere l’occasione della vita, non solo per lo studente ma per l’intera famiglia.

<<Non a caso, gli studenti coreani sono ai primi posti delle classifiche Ocse in tutte le materie, ma tanta competizione ha anche il rovescio della medaglia: le stesse statistiche mostrano infatti che i ragazzi di Seul sono all’ultimo posto quanto a “felicità” sui banchi di scuola, e il paese detiene il triste record del più alto tasso di suicidi tra i paesi Ocse>>.

Morire di scuola!

La scuola fa morire.

Che contraddizione!

La Scuola, secondo grembo materno, uccide i suoi figli!

Mortalità scolastica.

La Scuola, anziché far nascere alla vita umana, uccide i suoi figli.

E no, Signori miei!

E no!

Non è questa la Scuola che dà la vita, che fa nascere alla vita, che rende uomini!

Non vogliamo meritevoli, docenti e studenti meritevoli.

Vogliamo una Scuola di docenti e studenti tutti meritevoli.

Niente di più di quello che la Costituzione democratica del nostro Paese ed il diritto positivo richiedono.

Il SUCCESSO FORMATIVO di tutti gli studenti della Scuola Italiana.

Di tutti i figli di donna.

Perché tutti i figli di donna hanno qualcosa di buono!

Credo che su questo il Professore Daniele Manni sia d’accordo.

E se d’accordo non è, io non sono d’accordo con lui!

 

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