Ci sono i nuovi dirigenti tecnici. Qualcuno se ne è accorto?

Ci sono i nuovi dirigenti tecnici. Qualcuno se ne è accorto?

di Mavina Pietraforte
Dirigente Tecnico Miur

 

Dirigenti tecnici, alias ispettori tecnici, come vuole il T.U. sull’istruzione del ’94.

Reclutati in base al possesso di requisiti quali la provenienza dai ruoli scolastici o come dirigente scolastico o come docente con 9 anni di anzianità.

Ma tutti noi di anzianità nei ruoli ne avevamo molto di più. Dunque non giovanissimi, tranne qualche rara eccezione.

Non certo per colpa nostra, basti pensare che l’ultimo concorso ispettivo risale all’89, dunque a più di un quarto di secolo fa. Non stupisce quindi nemmeno il numero elevatissimo degli aspiranti candidati al bando di concorso del lontano 2008, intorno ai 16.000.

Un numero decisamente inferiore arrivò effettivamente a sostenere i test, nel 2009 e poi le prove scritte nazionali, a Roma, in un mega istituto freddo in giornate piovose del marzo 2011 per le prime due prove, e poi scaglionati per le prove dedicate al settore disciplinare di provenienza, fino al mese di Aprile 2011.

A sorpresa, come un regalo di Natale, con la neve, arrivarono i risultati delle prove e la lista dei vincitori, nel dicembre 2012. In 76 avevamo superato le prove scritte. Ma la selezione non era ancora finita. Nel mese di aprile 2013 la graduatoria dei vincitori finali, appena 57.

Immessi in ruolo nel febbraio 2014 e da lì il passaggio da un mondo ad un altro, dalla scuola agli uffici, centrali o periferici.

Dal mondo della scuola, dalla vicinanza continua con i ragazzi, con il vissuto nelle classi e il suono della campanella, dallo schema lezione-classe-orario-lavoro a casa-consigli di classe-collegi docenti, o se eri dirigente scolastico dagli affanni burocratici, dalle lamentele dei genitori, degli studenti, a quello della realtà amministrativa.

Qualcuno è stato assegnato al Ministero, a Roma, la gran parte di noi è approdata negli Uffici Scolastici Regionali dove arriva ciò che dall’Amministrazione Centrale è ritenuto importante attivare per le scuole e che viene realizzato grazie al filtro dei dirigenti di seconda fascia preposti agli uffici, i quali consegnano quanto di dovere ai  docenti e ai funzionari che, laboriosi, promuovono, raccordano, diffondono il verbo nelle scuole.

La scuola arriva di riflesso, al più qualche rete di scuole, quelle meglio organizzate, quelle meglio dirette che hanno rapporti con l’Ufficio Scolastico Regionale e che assurgono a punte di diamante, ad esempi luce di “buone pratiche”.

Ma noi non possiamo dirigere gli uffici di direzione non generale che si occupano di ordinamenti, di personale della scuola, di politiche per gli studenti, né a livello centrale né periferico.

Con la procedura di reclutamento dei dirigenti di seconda fascia che ha fatto seguito alla riorganizzazione recente del Miur e degli Uffici scolastici regionali, possiamo, al massimo, essere dei reggenti di quegli uffici, solo se qualche amministrativo prima di ruolo e poi quelli ex lege, art. 19 comma 5bis e 6 del D.lvo 165/01, ovvero scelti e indicati dalle maestranze politiche e sindacali, lascia vuota qualche carica.

 

E allora sorge spontanea una domanda: si ha bisogno di dirigenti tecnici?

Cosa potrebbero fare? Quanto già fanno i docenti comandati o distaccati? Quelli che magari sono lì da decenni, mentre noi eravamo nelle scuole ad insegnare o a fare i presidi.

 

Posso dire quello che ho fatto io come dirigente tecnico, raccontare come abbia ancora visto uno spaccato di scuola vera, l’ho vista dalle lenti dell’ufficio procedimenti disciplinari dove passava la sofferenza dei docenti, a volte la loro inadeguatezza anche a fronte di un sistema di reclutamento pesato solo sull’accumulo di TFA, PAS, in una rincorsa insensata di certificazioni a mo’ di lasciapassare, come se lo Stato non avesse il coraggio di riconoscere il valore di una laurea e di consentire l’accesso alla docenza per concorso pubblico, semplicemente, costituzionalmente.

Ho cercato di essere equa, di avere il profilo da ispettore scolastico che vagheggiavo nelle mie motivazioni allo studio ai tempi del concorso, un tipo di ispettore che ascolta prima ancora di giudicare, cercando di temperare il “decreto Brunetta” nei suoi aspetti formali e punitivi per calarlo in una realtà che non è certo e non solo impiegatizia.

Questo ho fatto, questo ho potuto fare, non di più, oltre a qualche ispezione, visita disposta, obbligatoria, e diversi accertamenti sulle paritarie, in discreto numero, con adempimenti che risentano la professione del tecnico di manutenzione degli impianti.

 

Si potrebbe fare di più?

Con il Sistema Nazionale di Valutazione sarà consentito ai dirigenti tecnici di tastare il polso al disagio e alle preoccupazioni degli operatori della scuola, raccogliere le loro fatiche e allievarle in un progetto educativo che parta dalle loro istanze e dalle loro sconfitte e vittorie di ogni giorno?

 

I flashmob dei docenti che di notte, nero vestiti e illuminati solo da cerini, come dire ci siamo anche se non ci vedete, che in questi giorni stanno riempiendo le piazze d’Italia, parlano di difficoltà e palesano una ricerca di identità che forse non è solo quella che può provenire dai palazzi ministeriali.

Come gli angeli nel film di Wim Wenders, “Il cielo sopra Berlino”, si potrebbe, chissà, affiancare e sostenere chi ogni giorno a vario titolo e in vario modo, si reca a scuola per imparare e per insegnare ad imparare.

Mettere a frutto quella idea di scuola di cui si poteva essere portatori, quel credere che si possa uscire da un bozzolo di scuola ancora tardo novecentesca, innovarla verso il terzo millennio, spezzare quella didattica affossata tra i banchi, chiusa nella classe, umiliata da quotidiane sopraffazioni a volte persino dei ragazzi che in gruppo uniti, loro sì, possono per primi non avere desiderio di imparare o cogliere la difficoltà di insegnare in quelle condizioni date e allora provocare, irrompere, dissacrare, come è giusto nella loro natura ribelle adolescenziale che purtroppo non attinge forza e ispirazione dalle ideologie che hanno alimentato i giovani di ieri.

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