Ddl scuola, Giannini: livelleremo le disuguaglianze che ci sono

da tuttoscuola.com

Ddl scuola, Giannini: livelleremo le disuguaglianze che ci sono

La riforma della scuola “mira a far sì che la scuola italiana si avvii sempre più ad essere una scuola come è stata anni fa, dopo la media unificata di Moro negli anni ’60-’70, cioè una scuola che cerca di livellare le molte diseguaglianza che oggi ci sono“. Lo dice il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ai microfoni di Rtl 102.5 dicendo che quando si parla di scuola per ricchi o di presidi sceriffi si usano “slogan efficaci” ma “inesistenti in questa legge e nella nostra visione di scuola“.

Noi abbiamo presentato il risultato dei test invalsi a Roma proprio ieri – ha detto ancora il ministro Giannini – e ci sono delle differenze abissali tra alcune regioni e altre e anche all’interno degli stessi territori. Cosa significa? Che non partiamo da una scuola che rende uguali, come diceva Don Milani, ma da una scuola che purtroppo non è più in grado di farlo, allora rendere la scuola autonoma significa poter dare in ciascun territorio, nelle periferie come nei centri storici, nei quartieri socialmente più avvantaggiati rispetto a quelli più svantaggiati, la possibilità a chi dirige la scuola, a chi insegna, al contesto che la circonda, di renderla più efficace, personalizzata al territorio“.

Ricordando che la scuola è ‘governata’ da 42mila circolari ministeriali, Giannini chiede: “Centralismo burocratico soffocante, scuola delle circolari, o scuola autonoma che accompagna e precede il cambiamento? Noi siamo per questa seconda“.

Sulla teoria del gender e sulle proteste che ci sono state a Roma da parte di alcuni movimenti cattolici, il ministro replica: “È una roba che non c’entra niente con questa riforma, con la scuola italiana e con il dibattito che ha molto animato questi mesi“.

Sui capi di istituto il ministro dichiara: “Il dirigente scolastico da anni si chiama così e non più preside, e non a caso, perché è la persona che formalmente è responsabile di come funziona quella scuola. Noi restituiamo a lui questa responsabilità piena e aggiungiamo un ingrediente in più che non è secondario, cioè un sistema di valutazione, così come per gli insegnanti, che permetta a tutti di capire come funzionano le nostre scuole, famiglie e studenti incluse, e come poterle migliorare“.