Diversi

535 DIVERSI PIù LO SIAMO PIù CI ARRICCHIAMO di Umberto Tenuta

CANTO 535 I regali più graditi sono le cose che non abbiamo.

Gli alunni uguali non hanno nulla da scambiarsi.

Fate che i vostri alunni siano sempre più diversi.

 

Grembiuli diversi.

Sbizzarritevi mamme!

Attente a che i vostri figli non abbiamo grembiuli minimamente uguali a quelli dei loro compagni.

Indossare lo stesso vestito dello sposo! Ma scherziamo?

Maestra, mica vesti l’abito della Dirigente!

Te la farà pagare.

E i tuoi venticinque mocciosetti?

Fai indossare gli stessi abiti culturali?

Le stesse poesie.

Le stesse fiabe.

Le stesse novelle.

Le stesse storie.

Gli stessi libri.

Contenuti uguali, attività uguali, tempi uguali…

Tutto uguale.

Uniforme della scolaresca.

La vera ricchezza non è l’uniformità.

Non ci sono due Santi uguali.

Papa Francesco?

Oh quanto è diverso!

Come LUI non c’è nessuno.

Come me non c’è nessuno.

Umberto I

Umberto II

Umberto III

Umberto T!

Unico, solo, irripetibile sulla faccia della Terra.

Maestra, io non mangio la stessa minestra del mio vicino di banco.

Maestra, io faccio sempre prima di lui.

Maestra, io seguo un’altra procedura.

Maestra, il mio BIANCO è più bianco del suo!

Il VARIETà!

io rosso, tu verde, Maria blu, Aldo giallo, Antonella nero…

Oh meravigliosa ricchezza dei colori dei fiori del mio verde prato!

Oh meravigliose sfumature del sole rosso al tramonto, là, sul mare azzurro all’orizzonte, ogni sera a Casa del Conte!

Capelli lisci, capelli ricci, capelli a trecce…

Occhi azzurri, occhi chiari, occhi verdi, occhi a mandorla…

Colori della pelle diversi, lingue diverse, culture diverse!

Diversità biogenetica: piante ed animali diversi sulla faccia della Terra!

Diversità come valore aggiunto.

Docenti, non omologate!

Fate che i vostri alunni siano sempre più diversi tra di loro e da loro.

Io non sono Mario.

Io non son chi fui.

Non son chi fui: perì di noi gran parte:

Questo che avanza è sol languore e pianto;

E secco è il mirto, e son le foglie sparte

Del lauro, speme al giovenil mio canto;

Perchè dal dì ch’empia licenza e Marte

Vestivan me del lor sanguineo manto,

Cieca è la mente e guasto il core, ed arte

L’umana strage arte è in me fatta, e vanto.

Che se pur sorge di morir consiglio,

A mia fiera ragion chiudon le porte

Furor di gloria, e carità di figlio.

Tal di me schiavo, e d’altri, e della sorte,

Conosco il meglio ed al peggior mi appiglio,

E so invocare, e non darmi la morte.

ANTONELLA, valorizza la diversità dei tuoi giovanetti!

Fa’ che si scambino le loro esperienze del giorno prima.

Renzo Ammannati lo faceva[1].

Ogni alunno porta a scuola un mondo diverso, una cultura diversa, una lingua diversa.

Facciamo che la comunichi ai suoi compagni.

E soprattutto facciamo che ogni alunno sia sempre diverso da quello che era il giorno prima.

Io sono tutto quello che furono gli uomini nel corso dei Millenni.

Ma sono un pochino di più!

E vorrei essere ancor di più.

Vorrei essere arabo e cinese, finlandese e panamense, uomo delle steppe e delle metropoli…

La SCUOLA BUONA questo fa.

Le Scuole buone amano la diversità.

E la utilizzano per arricchire i loro alunni di culture, lingue ed esperienze diverse, realizzate nello stesso borgo, in città e luoghi diversi del mondo.

Homo sum et nihil umani a me alienum puto[2]

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

[1] RENZO AMMANNATI, La scuola del giglio fiorentino, La Scuola , Brescias

[2] Publio Terenzio Alfio, Heautontimoroumenos, v. 77 (Il punitore di se stesso, I, 1, 25).