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Ecco i posti disponibili per la fase B Il 70 per cento è al Nord

da Corriere.it

Ecco i posti disponibili per la fase B Il 70 per cento è al Nord

Su 16.210 posti, al Sud ce ne sono solo 1.474. E’ la conferma che i precari meridionali saranno costretti a emigrare. Più della metà sono posti di sostegno

di Redazione Scuola

Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato oggi sul suo sito i numeri dei posti disponibili per la cosiddetta fase B: quelli che sono rimasti vacanti dopo le prime due fasi (fase zero e fase A) che prevedevano l’assegnazione su base provinciale. Si tratta in tutto di 16.210 cattedre rimaste scoperte che a questo punto verranno allocate su base nazionale. Sono i posti più temuti dai precari perché costringeranno molti docenti del Sud a fare le valigie per andare a lavorare al Nord. Le tabelle del Miur lo confermano: i posti disponibili alNord sono 11.464 (il 70 per cento del totale), poco meno della metà a dei quali nella sola Lombardia (5.584 posti); 3.273 al Centro e solo 1.474 nel Sud (isole incluse). Mentre è al Sud che si trova la maggior parte degli insegnanti che ha chiesto di essere assunta nelle ultime ue fasi (dei 71.643 precari che hanno presentato domanda entro il 14 agosto, più della metà vengono dal Meridione).

Guarda la tabella del Miur dei posti disponili per la fase B

La proposta via email entro il 1° settembre

Dei 16.210 posti disponibili in questa fase più della metà (8.797) sono per il sostegno. Per la primaria i posti comuni sono appena 15, contro 3.118 per il sostegno. Per le scuole medie 3.705 contro 4.660. Solo alle superiori i posti comuni sopravanzano largamente quelli di sostegno (7.413 contro 450). I destinatari della proposta per la fase B riceveranno un’email entro la mezzanotte del 1° settembre. Le proposte saranno pubblicate tramite avviso sul sito www.istruzione.it. Gli interessati, entro 10 giorni dalla data di pubblicazione dell’avviso, dovranno provvedere tramite il Portale Istanze Online all’accettazione della proposta. Chi rinuncia verrà automaticamente escluso dalle fasi successive e cancellato dalle graduatorie in cui è iscritto. I destinatari di una supplenza vicino a casa, solo per quest’anno potranno tenerla, rinviando a settembre 2016 il trasferimento nella provincia assegnata.

La fase C

Poi, scatterà la fase C, con i 55 mila posti per il cosiddetto potenziamento dell’offerta formativa. Il paradosso è che in base al complesso sistema elaborato dal Miur, le cattedre residue della fase B, quelle cioè più lontano da casa, vengono assegnate ai precari con un punteggio più alto. Mentre quelli con un punteggio più basso hanno molte più chance di rientrare nell’ultima fase e di essere assegnati vicino a casa. Anche se non avranno una cattedra vera e propria ma, almeno in questa prima fase, saranno destinati a fare da jolly coprendo le assenze dei colleghi e prestando attività di recupero pomeridiano nelle scuole. «Per avere equità bisognerebbe unificare la fasi B e C del piano di assunzioni», dice il segretario generale della Uil scuola Pino Turi. «Facendo due fasi separate in pratica si costringe chi ha più punti a muoversi e chi ne ha meno a rimanere. Alla luce di questa situazione, sicuramente ci saranno ricorsi e saranno i giudici a quel punto a decidere».

Scuola, ecco i numeri che spaventano i neo-prof: il 71% dei posti è al nord

da Repubblica.it

Scuola, ecco i numeri che spaventano i neo-prof: il 71% dei posti è al nord

Rese note le cattedre disponibili per la terza fase del piano di assunzioni  regione per regione: 11.464 in quelle settentrionali, 1.514 al Sud

di SALVO INTRAVAIA

Ecco i numeri che fanno tremare i precari meridionali. Lo spauracchio di migliaia di supplenti e idonei al all’ultimo concorso a cattedre residenti al Sud, che temono di finire al Nord per la fase B del Piano di assunzioni previsto dalla Buona scuola, si trasforma in triste realtà. Una realtà fatta di numeri che descrivono, con il conforto delle quantità, quello che si temeva da giorni. Il ministero dell’Istruzione ha reso noti i posti disponibili per la terza fase del piano di assunzioni  –  la prima a livello nazionale  –  regione per regione. Un dato che incrociato con le 72mila istanze presentate entro il 14 agosto scorso dà una chiara idea di come possa andare a finire a partire dal prossimo primo settembre per migliaia di aspiranti maestri e prof meridionali.

Le cattedre che gli uffici scolastici provinciali e regionali non sono riusciti ad assegnare per mancanza di aspiranti nelle prime due fasi  –  la fase zero e la fase A  –  adesso verranno spalmati su tutto il territorio nazionale e verranno assegnate senza più vincolo territoriale in base al punteggio e alle preferenze espresse al momento della domanda online. In tutto, comunicano da viale Trastevere, sono 16.210 posti, più della metà dei quali su posto di sostegno. Ma è soprattutto nelle regioni settentrionali che si addensano i vuoti di organico. Addirittura 11.464 posti, pari al 71 per cento del totale. Al Sud, sono rimasti appena 1.514 posti vacanti, pari al 9 per cento del totale.

Mentre è al Sud che si trova la maggior parte degli insegnanti che ha chiesto di essere assunta nelle ultime due fasi. Dei 71.643 docenti che hanno presentato domanda entro ferragosto, quasi 39mila sono iscritti in graduatorie meridionali: il 54 per cento. Mentre sono soltanto 18.406 i precari e gli idonei delle regioni settentrionali. Incrociando i due dati, ne consegue che quasi tutti i posti rimasti vacanti nelle regioni settentrionali saranno presumibilmente occupati nella fase B da precari meridionali, con più anni di servizio alle spalle e punteggi generalmente superiori. Poi, scatterà la fase C, con 55mila posti distribuiti a livello regionale in base alle classi e agli alunni. Con i precari con punteggi inferiori che “rischiano” di essere nominati vicino a casa.

Assunzioni, il Miur pubblica le domande presentate divise per gradi scolastici e classi di concorso

da La Tecnica della Scuola

Assunzioni, il Miur pubblica le domande presentate divise per gradi scolastici e classi di concorso

A meno di due settimane dalla scadenza delle candidature alle assunzioni delle fasi b) e C) della riforma, il Miur ha reso pubblico il quadro dettagliato delle domande pervenute.

Scorrendo il file ministeriale, in formato Excel, emerge che sono oltre 14mila le domande presentate per la scuola dell’infanzia, con il numero maggiore che anche in questo caso giunge da Sicilia e Campania. Si tratta, tra l’altro, di un numero considerevole di domande che potrebbero condurre solo a pochissime immissioni in ruolo e quasi esclusivamente sul sostegno.

In assoluto, il record di più domande per lo stesso genere di insegnamento, nella fattispecie la scuola primaria, riguarda la Sicilia, da dove sono pervenute ben 3.084 richieste di assunzione.

Alle superiori è boom di domande di accesso al ruolo per la classe di concorso A019 (discipline giuridiche ed economiche), di cui solo 1.019 provenienti dalla Campania, 663 dalla Puglia e 623 dalla Sicilia: si tratta di un numero altissimo, ancor di più se si pensa che si tratta di un numero quattro-cinque volte maggiore di quello riguardante le candidature al ruolo in altre discipline comunque note per l’affollamento di candidati (come l’A043, l’A047 e l’A051, tanto per citarne alcune).

Un’ultima annotazione: delle 10.780 domande relative agli specializzati che chiedono l’assunzione sul sostegno, quasi 6.500 giungono da sole tre regioni: Sicilia, Campania e Puglia.

Per visionare il file completo fornito dal Miur, spostarsi nella sezione CORRELATI (a sinistra dell’articolo) e cliccare sul link “Tutte le domande di assunzione inoltrate divise per classi di concorso”.

In arrivo 350 dirigenti scolastici nelle scuole del nord

da La Tecnica della Scuola

In arrivo 350 dirigenti scolastici nelle scuole del nord

Nelle prossime ore il MEF potrebbe dare il via libera per l’assunzione di circa 350 vincitori dell’ultimo concorso per dirigenti scolastici.
I neodirigenti arriveranno da alcune regioni del sud in cui sono ancora presenti vincitori in attesa di una sede (Abruzzo, Basilicata e Campania in particolare).
Poichè in queste regioni non vi sono sedi disponibili i neodirigenti dovranno optare per una scuola di una regione del nord dove invece le sedi scoperte sono davvero tante (1.700 circa).
Tuttavia bisogna tenere conto che il comma 92 della legge 107 prevede che solamente il 20% dei posti vacanti in una determinata regione possa essere destinato a queste nuove assunzioni.
In pratica questo significa che i 350 neodirigenti si dovranno dividere fra tutte le regioni dove vi sono posti a disposizione.
In tal modo le scuole dei capoluoghi di provincia avranno la possibilità di ottenere un dirigente titolare; è poco probabile, invece, che i neodirigenti scelgano sedi più periferiche (trattandosi di dirigenti residenti in regioni del sud, infatti, è probabile che le scelte si concentrino sulle città più facilmente raggiungibili).

Assunzioni, per la fase B ci sono 16.210 posti, la metà di sostegno

da La Tecnica della Scuola

Assunzioni, per la fase B ci sono 16.210 posti, la metà di sostegno

Il 26 agosto il Miur ha reso pubblico il contingente di posti destinati alla fase B) di assunzioni, rimasti vacanti e disponibili dopo la Fase A, che avrà effetto nei primi giorni di settembre.

Ebbene, i posti complessivi sono 16.210: oltre la metà (8.797) riguardano il sostegno. La fetta più grossa di posti verranno assegnati alle superiori, sulle cattedre comuni: oltre 7mila.

Come preannunciato da tempo, per quanto riguarda la scuola dell’infanzia non ci sono posti disponibili: solo 569 sul sostegno agli alunni disabili tra i tre i sei anni.

Per visionare le disponibilità dei posti, a livello regionale e di gradi scolastici cliccare sula link della sezione CORRELATI “Disponibiltà fase B assunzioni 2015” (a sinistra di questo articolo).

Oppure cliccare qui e poi sul seguente link:

N. disponibilità residue dopo le fasi zero e A del piano assunzionale straordinario e destinate alla fase B. (per regione/provincia, grado di istruzione/tipo posto). I dati sulle disponibilità sono stati convalidati dai Direttori generali dei rispettivi USR.

 

Il Miur ha anche riassunto le modalità che porteranno alle oltre 16mila immissioni in ruolo. Eccole:

 

Fase B

Questa Fase prevede la copertura dei posti di organico di diritto rimasti vacanti e disponibili dopo la Fase A.
Le proposte di nomina vengono effettuate esclusivamente tramite sistema informativo.
L’aspirante docente è nominato nella prima provincia nella quale vi sia disponibilità per l’insegnamento per cui concorre. Tale provincia è individuata scorrendo l’ordine di preferenza indicato nella domanda.

Chi partecipa

Gli aspiranti docenti non di ruolo iscritti a pieno titolo, alla data di entrata in vigore della Legge 107/2015, nelle graduatorie a esaurimento e nellegraduatorie del concorso 2012 che non hanno avuto una proposta di nomina nelle fasi precedenti.

Cosa fa l’aspirante

L’aspirante docente deve presentare domanda esclusivamente tramite sistema informativo. Il modulo di domanda è disponibile su Istanze Online del sito MIURdalle ore 9:00 del 28 luglio alle ore 14:00 del 14 agosto.
La domanda è valida per questa fase e per la successiva.

Per questa attività è previsto, nello stesso periodo, un servizio di assistenza telefonica.

Poiché il periodo previsto per la presentazione delle domande si sovrappone con le procedure di assunzione per le Fasi Zero ed A, si raccomanda a tutti gli aspiranti di fare comunque la domanda. Le domande di coloro che verranno assunti nelle citate Fasi Zero ed A non verranno prese in considerazione.

Al momento della compilazione della domanda, gli aspiranti docenti in possesso di specializzazione sul sostegno esprimono l’ordine di preferenza fra posti di sostegno e posti comuni, specificando altresì l’ordine di preferenza fra tutte le provincie.

Le proposte di assunzione sono effettuate esclusivamente tramite il sistema informativo, all’inizio di settembre. Gli aspiranti docenti avranno dieci giorni di tempo dal momento di ricezione della proposta per accettarla o rifiutarla, sempre tramite il sistema Istanze Online. La mancata accettazione equivarrà al rifiuto.

Sul sito internet del Ministero potranno essere pubblicate ulteriori informazioni al riguardo.

Cosa fa l’USR

Fornisce indicazioni sull’assegnazione della sede di servizio all’aspirante che ha ricevuto una proposta di nomina.

Cosa fa la scuola

La scuola si occupa della stipula dei contratti.

L’Aran interviene sulla fruizione delle ferie per il personale Ata in assegnazione provvisoria

da La Tecnica della Scuola

L’Aran interviene sulla fruizione delle ferie per il personale Ata in assegnazione provvisoria

L.L.

Con un recente parere l’Aran ha risposto ad un quesito concernente le modalità di fruizione delle ferie maturate e non godute presso la scuola di titolarità da parte del personale ATA in assegnazione provvisoria presso un altro istituto scolastico.

L’Aran ricorda che, ai sensi dell’art. 13, comma 10, del CCNL del 29.11.2007 del comparto scuola, “in caso di particolari esigenze di servizio ovvero in caso di motivate esigenze di carattere personale e di malattia, che abbiano impedito il godimento in tutto o in parte delle ferie nel corso dell’anno scolastico di riferimento, le ferie stesse saranno fruite dal personale docente, a tempo indeterminato, entro l’anno scolastico successivo nei periodi di sospensione dell’attività didattica. In analoga situazione, il personale ATA fruirà delle ferie non godute non oltre il mese di aprile dell’anno successivo, sentito il parere del DSGA”.

Sulla base di quanto sopra, dunque, secondo l’Aran, in linea generale, l’assistente amministrativo può fruire delle ferie maturate nell’anno precedente entro il 30 aprile dell’anno successivo.

Sempre secondo l’Agenzia però la mancata fruizione delle ferie per motivi di servizio, entro i termini contrattualmente previsti, deve rappresentare un fatto eccezionale in quanto il diritto alle ferie viene qualificato, nell’ambito del nostro ordinamento giuridico (in primo luogo dall’art. 36 della Costituzione) come un diritto irrinunciabile per il lavoratore.

Quindi, in via ordinaria, “l’amministrazione è tenuta ad assicurare il godimento delle ferie ai propri dipendenti, nel rispetto delle scadenze previste dal contratto, attraverso la predisposizione di appositi piani ferie e, in caso di inerzia dei lavoratori o di mancata predisposizione dei piani stessi, anche mediante l’assegnazione d’ufficio delle stesse. Un’attenta pianificazione delle ferie, infatti, è diretta a garantire, da un lato, il diritto dei dipendenti al recupero delle proprie energie psicofisiche e, dall’altro, ad assicurare la funzionalità degli uffici”.

Primo invio dei diplomi degli esami di Stato 2014/2015

da La Tecnica della Scuola

Primo invio dei diplomi degli esami di Stato 2014/2015

L.L.

Con la nota prot. n. 7741 del 25 agosto 2015 il Miur ha comunicato che nei prossimi giorni sarà trasmessa una parte delle copie di modelli di diploma di istruzione secondaria di secondo grado. La trasmissione avverrà, come di consueto, tramite l’Istituto Poligrafico, agli Ambiti Territoriali e, quindi, alle Scuole.

Questo primo invio consentirà di soddisfare nell’immediato e con celerità le richieste di studenti che hanno particolare urgenza al rilascio dell’originale, come ad esempio per l’iscrizione presso università straniere.

Nelle successive settimane il Ministero procederà ad un successivo invio per soddisfare il fabbisogno totale.

Con l’occasione il Miur precisa che sui diplomi di Stato del nuovo ordinamento dovranno essere riportate le relative diciture di cui al D.M. 29 gennaio 2015, n.10, allegato D, mentre sui diplomi rilasciati agli studenti che hanno sostenuto l’esame di Stato sul previgente ordinamento dovrà essere riportata la denominazione secondo la formulazione del previgente ordinamento.

Inoltre, fermo restando la competenza dei presidenti delle commissioni giudicatrici al rilascio dei diplomi, nel caso in cui questi non siano disponibili per la firma prima del termine della chiusura della sessione d’esame, i presidenti medesimi

Dovranno procedere a delegare il dirigente scolastico dell’istituto sede d’esame a provvedere alla compilazione, alla firma e alla consegna dei diplomi stessi.

Legge 107: modifiche impossibili, almeno per ora

da La Tecnica della Scuola

Legge 107: modifiche impossibili, almeno per ora

In questi ultimi giorni le speranze alcune disposizioni della legge 107 possano cambiare in tempi più o meno rapidi si stanno moltiplicando.
In alcune regioni, per esempio, si sta creando molta attesa sulle delibere che i consigli regionali hanno già adottato e che adotteranno nei prossimi giorni. Si tratta, come abbiamo già scritto più volte, delle delibere con le quali i consigli chiedono che la legge 107 venga impugnata davanti alla Consulta per violazione di uno o più principi costituzionali.
In realtà si tratta di una strada tortuosa e per nulla sicura, per svariate ragioni. Intanto le delibere finora adottate (Puglia) o in fase di approvazione (Calabria) danno mandato all’esecutivo regionale di verificare, tramite i propri uffici legislativi, la possibilità di ricorrere.
Tanto che allo stato attuale non si sa ancora qualche decisione intenda prendere la Giunta regionale pugliese.  Senza contare che molto difficilmente  i ricorsi delle regioni potranno essere accolti dalla Consulta, dal momento che le regioni possono rivolgersi alla Corte Costituzionale solo quando una norma di legge invada le prerogative delle regioni stesse. E non pare davvero questo il caso della chiamata dagli albi territoriali o della valutazione dei docenti che vengono tirate in ballo nelle delibere che finora abbiamo letto.
Altra questione: da più parti si sta sollevando il problema della distribuzione dell’organico potenziato (OP) e della assenza della scuola dell’infanzia dal piano di assunzioni.  Il punto è che l’OP è definito da una apposita tabella allegata alla legge 107: per modificarla ci vorrebbe un altro atto avente valore di legge che, al momento, non sembra davvero essere nella mente del Governo.

Supplenze annuali e tempistiche penalizzanti

da La Tecnica della Scuola

Supplenze annuali e tempistiche penalizzanti

La possibilità offerta di non partire per la sede dove si è immessi in ruolo grazie alla fase B del piano di assunzioni è stato chiarito dal Miur in risposta ad un quesito di un lettore.

ll Miur ha spiegato che in questo caso, la sede del docente neoassunto resterà per l’anno in corso quella in cui ha accettato l’incarico a tempo determinato. Lo stesso anno scolastico, peraltro, potrebbe valere anche come periodo di prova, nel caso si tratti della stessa classe di concorso per la quale l’insegnante è stato immesso in ruolo. Per realizzare questo, tutti gli uffici scolastici dovranno provvedere ad assegnare gli incarichi a tempo determinato entro l’otto settembre al fine di assicurare tempistiche che non penalizzino coloro che per quest’anno intendono restare nella propria provincia. La tempistica presa in considerazione però riguarda soltanto gli incarichi che vengono conferiti dagli uffici dell’USR (ATP), si dimentica però che molti docenti presenti nelle GaE, risultano presenti nella GaE di una provincia per gli incarichi conferiti dagli ambiti territoriali ma hanno scelto anche – essendo prevista tale possibilità – di essere inseriti nelle graduatorie d’istituto di altre province in attesa di ottenere la proposta di incarico da parte delle scuole.  Proviamo ad immaginare (ipotesi reale) che un docente X non riceva nessuna proposta d’assunzione dalle GaE della provincia in cui è inserito e che invece nella provincia dove ha optato per le scuole la graduatoria provinciale sia esaurita, ci sono posti da occupare e attenda quindi di essere assunto con contratto t.d. da qualche istituto. Perché ottenga un contratto a tempo determinato fino al 30 giugno o al 31 agosto in tempi rapidi sarà necessario che gli ATP completino le proprie operazioni di conferimento incarichi e che le scuole autorizzate dagli stessi ATP provvedano rapidamente alle chiamate. In caso di ritardi il docente in questione per non perdere il ruolo sarebbe costretto a prendere servizio nella provincia per cui è stato chiamato nella fase B. Pertanto sarebbe opportuno che il Miur, considerasse tale eventualità, allungando un po’ i tempi per l’accettazione dell’immissione in ruolo permettendo così alle scuole di assegnare le supplenze annuali di propria competenza. Inoltre sarebbe senz’altro opportuno già da ora  autorizzare gli stessi istituti a procedere alle convocazioni per le classi di concorso in cui risultano esaurite le graduatorie provinciali.

La supplenza annuale permette di non partire anche se arriva dopo la proposta d’assunzione

da La Tecnica della Scuola

La supplenza annuale permette di non partire anche se arriva dopo la proposta d’assunzione

Accettare una supplenza fino al 30 giugno o al 31 agosto 2016 permette di terminare l’anno in quella sede: anche qualora la proposta d’assunzione del Miur sia giunta qualche giorno prima.

L’importante conferma – riguardante la fase B) del piano straordinario di assunzioni della riforma – è giunta dal ministero dell’Istruzione attraverso una risposta ai quesiti posti dal nostro lettore Arturo Frasca, il quale ci ha prontamente chiesto di divulgare la “graditissima risposta” giunta appunto dal dicastero di Viale Trastevere.

ESEMPIO PRATICO:
Supponiamo che il giorno 1° settembre arrivi la proposta di immissione in ruolo a Milano. Avrei 10 giorni per accettare, quindi entro il giorno 11. Nel frattempo, il giorno 7 settembre mi arriva la proposta di un incarico annuale fino al 30 giugno 2015, nella mia città. Ovviamente, preferirei optare per questa seconda possibilità.

QUESITI POSTI AL MIUR:

1. Posso accettare l’incarico di supplenza annuale? O no, visto che la proposta di immissione in ruolo è precedente?

2. Nel caso sia possibile accettare l’incarico annuale, devo comunque comunicare l’accettazione della sede di immissione in ruolo, presso cui prenderei servizio il prossimo anno?

3. L’incarico annuale mi conterebbe come anno di prova?

 

RISPOSTA DEL MIUR:
1) Nell’ipotesi da lei formulata, lei può prendere la supplenza del giorno 7 e SUCCESSIVAMENTE accettare la proposta di assunzione a tempo indeterminato arrivata giorno 1 (ovviamente entro il termine dei 10 giorni previsti per accettare) pertanto lei potrà prendere il ruolo ma terminare l’anno sulla sede di supplenza.

Abbiamo stabilito il termine per conferire le supplenze entro il giorno 8 sia per dare alle scuole i 32.000 supplenti di organico di fatto prima dell’inizio della scuola (e non a ottobre come accaduto in passato), sia per favorire le situazioni da lei prospettate. Le modalità di comunicazione alla sede a tempo indeterminato circa la supplenza ottenuta saranno oggetto di istruzioni operative di prossima diffusione (punto 2 delle sue domande).

3) circa il valore dell’anno di prova, rimane valido quanto stabilito in passato, quindi possibile purché su stesso tipo di posto e classe di concorso, 180 giorni di effettivo servizio di cui 120 di attività didattica.

In conclusione, tutti i docenti attualmente precari che nei primi giorni di settembre riceveranno dal Miur via e-mail la proposta di assunzione a tempo indeterminato (tramite posta certificata, corrispondente ad una vera a propria convocazione), possono comunque sperare di posticipare la presa di servizio di un anno. Come da noi evidenziato qualche giorno fa attraverso un articolo, se sottoscriveranno una supplenza annuale (come previsto dalla direzione generale del Miur entro l’8 settembre 2015) potranno infatti svolgere l’anno scolastico 2015/16 nella provincia dove sono attualmente collocati nelle GaE o nelle graduatorie di merito.

L’a.s. varrà anche come anno di prova, sempre che la disciplina d’insegnamento sia la medesima o “affine” (pure su sostegno), e potranno anche presentare domanda di mobilità per l’anno scolastico successivo (2016/17) per tentare di essere immediatamente trasferiti nella propria provincia. A breve, in ogni caso, il Miur fornirà ulteriori adeguate informazioni.

Il Miur precisa: l’organico potenziato sarà interamente coperto

da tuttoscuola.com

Il Miur precisa: l’organico potenziato sarà interamente coperto

Tuttoscuola ha evidenziato ieri che per il solo anno scolastico 2015-16 la legge 107 (comma 95) non consente supplenze annuali sui posti dell’organico potenziato che rimarranno vacanti.

Sulla notizia riceviamo e volentieri pubblichiamo la seguente precisazione del Miur.

Gentile Redazione,

il Miur intende fare alcune precisazioni sul tema supplenze e organico potenziato. Il comma 95 de ‘La Buona Scuola’ prevede che sui posti dell’organico del potenziamento (55.258)  non si possano nominare supplenti brevi. Sarebbe infatti un paradosso continuare a incrementare supplenze brevi per una riforma che le vuole ridurre. Questo vale per il presente anno scolastico e per quelli a venire.

Per quanto riguarda il 2015/2016  l’organico sarà interamente coperto. Nessuna partenza ‘azzoppata’. Non si potranno nominare supplenti fino all’avente diritto. Vale a dire che una volta che saranno state fatte le nomine in ruolo su questi posti, quelli rimasti vuoti potranno essere dati a supplenza per tutto il resto dell’anno scolastico.

Roma, 26 agosto 2015

Prendiamo atto della precisazione fatta dal Miur: ci sembra una buona notizia sia per i docenti che sono in attesa di destinazione sia per le scuole che attendono di ricevere l’organico potenziato. C’è da aspettarsi che presto venga chiarito anche sotto l’aspetto normativo come tale indirizzo, che appare ragionevole, verrà implementato.

Turi (Uil), col confronto sbloccate supplenze ATA

da tuttoscuola.com

Turi (Uil), col confronto sbloccate supplenze ATA

Semaforo verde il personale Ata: le supplenze si faranno sulla totalità e dei posti e in base alle graduatorie permanenti. Lo comunica una nota della Uil scuola al termine della riunione convocata oggi al Miur, su sollecitazione dei sindacati scuola, per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario.

Un risultato che dà un minimo di certezza al personale ATA” – spiega Pino Turi, segretario della Uil Scuola – “perché in deroga alla circolare ministeriale che prevede di assegnare le  supplenze fino all’avente diritto, ai sensi dell’art. 40,  si assegneranno, invece, supplenze annuali (quelle fino al 30 giugno) scorrendo le graduatorie permanenti, in attesa di sbloccare i posti attualmente congelati dalla Funzione pubblica, così come previsto dalla legge di Stabilità“.

I posti poi potranno essere sbloccati, dopo il 30 giugno, sia per la proroga al 31 agosto della supplenza stessa, che per la trasformazione dei contratti  a tempo indeterminato, per la parte che riguarda il turn over: circa 6.300 posti.

Il metodo utile per la soluzione dei problemi – commenta Pino Turi –  anche quelli più complicati dal punto di vista legislativo e burocratico, è sempre quello del confronto sindacale. Attraverso la dinamica della proposta e del riscontro politico da parte dell’amministrazione, si arriva alle soluzioni più adatte”.

Buona Scuola, Berlinguer: “Il governo Renzi ha copiato da me”

da Il Fatto Quotidiano

Buona Scuola, Berlinguer: “Il governo Renzi ha copiato da me”

L’ex ministro della Pubblica istruzione approva la riforma che vede come un rilancio della sua senza “alcuni ostacoli che c’erano allora”. E le proteste? “Non è apprezzata dai Cobas che rappresentano il 2% dei lavoratori italiani”

In aumento i fondi per sport, digitale e integrazione dei disabili

da Il Sole 24 Ore

In aumento i fondi per sport, digitale e integrazione dei disabili

di Cl. T.

Più fondi per il digitale, lo sport, i progetti per l’integrazione dei disabili. Ma anche maggiori risorse per rafforzare l’alternanza scuola-lavoro, la musica, il teatro, le lingue.

In attesa che la «Buona Scuola» sdogani definitivamente l’autonomia scolastica (e la progettualità dei singoli istituti), il Miur ha deciso, quest’anno, di giocare d’anticipo, arricchendo gli importi per ampliare l’offerta formativa a vantaggio degli studenti (e tarandoli in coerenza con le priorità della riforma). Lo strumento utilizzato è l’ex legge 440, che il ministro Stefania Giannini, a sorpresa, ha deciso di far “rinascere” aumentando la dote a disposizione, che sale da 56 a 93,2 milioni di euro, oltre a riorganizzarne le misure.

Un deciso cambio di rotta, visto che questa legge negli ultimi tempi è stata utilizzata un po’ come un “pozzo di San Patrizio” per tamponare le emergenze (lo scorso anno sono stati sottratti 20 milioni per affrontare il nodo dei circa 11mila esuberi di addetti alle pulizie delle scuole, gli ex Lsu – nel 2010 la legge 440 fu saccheggiata per rifinanziare le missioni internazionali).

La maggior parte delle risorse 2015, oltre 51 milioni di euro su 93, sono per gli studenti. Più di due milioni vengono stanziati per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità. Ci sono poi 500mila euro per l’insegnamento dell’italiano agli studenti figli di migranti e 2,5 milioni per la scuola in ospedale, che lo scorso anno ha offerto una risposta a 74mila ragazzi coinvolgendo 4mila docenti. Oltre 4 milioni finanziano la partecipazione studentesca, di questi 1 milione è destinato all’organizzazione di una giornata nazionale della scuola per la realizzazione e la diffusione di buone pratiche didattiche. Il Piano nazionale per lo sport a scuola raddoppia i fondi: due i milioni per finanziarlo. Più di 5 milioni sono destinati ad un programma nazionale per la promozione dell’educazione alimentare e per la partecipazione delle scuole ad «Expo 2015». Vengono stanziati per la prima volta due milioni per la promozione dell’educazione teatrale e un milione per la diffusione della musica. Con 3,4 milioni si potranno potenziare i progetti per la promozione della cittadinanza attiva e dell’educazione alla legalità. Mentre un milione va al contrasto di bullismo e cyber-bullismo. Fra le novità assolute, l’iniziativa «Scuole accoglienti»: con un milione di euro saranno recuperati spazi inutilizzati per farne laboratori e cantieri di creatività. Altra novità: 3 milioni per la diffusione della conoscenza del Made in Italy. Con 19 milioni si finanzia l’alternanza scuola-lavoro. Due milioni vanno al contrasto della dispersione scolastica. Con 400mila euro saranno realizzate per la prima volta summer schools destinate alle eccellenze; e con 3 milioni viene istituito un fondo per supportare gli istituti in caso di emergenze, per esempio gravi atti di vandalismo.

In Italia crescono le ore di matematica e i risultati migliorano

da Il Sole 24 Ore

In Italia crescono le ore di matematica e i risultati migliorano

di Giuliana Licini

Più tempo sui banchi di scuola a fare matematica per garantire una migliore preparazione ai ragazzi? Può aiutare (e in Italia lo fa), ma non basta. Entrano in gioco anche fattori qualitativi e l’equità dei sistemi d’istruzione che spesso finiscono per dare maggiori opportunità di apprendimento agli studenti che partono già avvantaggiati. Mentre si avvicina l’apertura dell’anno scolastico, un rapporto dell’Ocse si concentra sui tempi di insegnamento della matematica – materia sempre più importante, ma più spesso croce che delizia per i ragazzi – e sul loro impatto sull’apprendimento.

I risultati della ricerca
In base all’analisi dell’Organizzazione, nel 2013 i 15enni dei 34 Paesi dell’area hanno seguito in media ogni settimana 3 ore e 38 minuti di lezioni di matematica, con un aumento di 13 minuti rispetto al 2003. Le differenze tra Paesi sono consistenti: gli studenti cileni arrivano a 6 ore e 40 minuti, i loro coetanei bulgari, croati e ungheresi si fermano a meno di 2 ore e mezza. L’Italia è sopra la media, con 3 ore e 50 minuti circa e un aumento di 18,7 minuti rispetto al 2003. La Penisola è anche tra i Paesi in cui un’ora aggiuntiva di matematica si traduce in un miglioramento significativo dei risultati nei test accademici: con 21 punti in più nelle valutazioni Pisa, l’Italia è al quinto posto nell’Ocse. Al primo c’è la Grecia dove ogni ora di matematica aggiuntiva vale ben 96 punti.

I risultati qualitativi
Ma l’analisi dei dati è più complessa di quel che appare a prima vista. Si può pensare che i Paesi in cui gli studenti passano più tempo a fare matematica sono quelli in cui le performance sono migliorate. Ma non (sempre) è cosi. «Il punto dello studio è che in generale esiste una correlazione positiva tra un numero maggiore di lezioni di matematica e le performance degli studenti. Però stare sui banchi a fare matematica non porta automaticamente a migliori risultati. Dipende anche dall’approccio pedagogico, dal curriculum utilizzato, dalla scuola, come viene organizzata, come è usato il tempo dai ragazzi, sia a scuola che fuori.
L’aspetto qualitativo ha altrettanta importanza di quello quantitativo», spiega Francesca Borgonovi, economista dell’Ocse, co-autrice dello studio. Inoltre, se da un lato è vero che l’Italia è uno dei Paesi in cui c’è una correlazione maggiore tra la differenza di punteggio in matematica e un’ora di lezione in più, «è anche vero che si tende a far passare più tempo sulla matematica agli studenti che hanno già le performance migliori», di fatto quelli che frequentano indirizzi scolastici che prevedono anche più ore di italiano, come i licei. Nelle scuole che hanno un minore numero di lezioni di matematica o dedicate alla comprensione dei testi di italiano, come gli istituti professionali o tecnici, le performance accademiche sono di solito inferiori. A prevalere in questo caso pare essere l’impostazione che un’approfondita conoscenza della matematica non sia necessaria a quell’indirizzo formativo. In altri sistemi scolastici, invece, alti livelli di competenza in matematica sono ritenuti fondamentali per qualunque tipo di percorso, sia che abbia uno sbocco universitario o un obiettivo più immediatamente professionale. La matematica – sottolinea Borgonovi – è «uno degli strumenti fondamentali per fare in modo che le persone, indipendentemente dalla scuola che hanno frequentato, abbiano le competenze che permettano loro, anche tra decenni, di re-inventarsi e ri-inserirsi nel mercato del lavoro a seconda delle esigenze che emergeranno. È una questione estremamente importante».

I casi particolari
Lo studio, d’altro canto, evidenzia il caso del Canada, Paese che è al primo posto per l’aumento delle lezioni di matematica, con un’ora e mezza in più in un decennio per un totale di 5 ore e 15 minuti la settimana, dove c’è un peggioramento della performance. In Polonia, invece, dove le lezioni invece sono diminuite di 7 minuti, la performance è migliorata. Non esiste, insomma, «una relazione a livello di Paese tra il cambiamento del numero di minuti per settimana passati a studiare matematica e il miglioramento o il peggioramento delle performance del sistema stesso», sottolinea Borgonovi. Interessante il caso di Shanghai, in cui un’ora in più di matematica la settimana si traduce in un deciso peggioramento del punteggio Pisa (quasi 20 punti in meno). Ma questo probabilmente avviene – rileva l’economista – perché l’ora aggiuntiva rientra in un meccanismo correttivo che prevede più ore di lezione per gli studenti ritenuti “deboli” rispetto agli standard cinesi che – va sottolineato – rappresentano il top mondiale.
Sotto questo profilo, il miglioramento del punteggio registrato dall’Italia per l’ora aggiuntiva di lezione può essere letto anche nel senso inverso: «Alla migliore performance corrisponde un rinforzo da parte del sistema che ti fa fare più matematica, mentre anche gli studenti che hanno più difficoltà avrebbero bisogno di maggior tempo e di un approccio qualitativamente superiore», rileva Borgonovi. Quello italiano, per altro, è tutt’altro che un caso isolato. In Argentina, Giappone e Taipei gli studenti delle scuole avvantaggiate passano 76 minuti in più in lezioni di matematica degli studenti delle scuole svantaggiate.

L’equità del sistema scolastico
Il tempo di apprendimento in classe, se non è automaticamente determinante rispetto alla performance, incide sull’equità del sistema scolastico. «Le variazioni di performance legate al background socio-economico degli studenti tendono a essere inferiori nei sistemi in cui si passa più tempo a studiare la matematica a scuola e i compiti a casa contano meno», spiega Borgonovi, ricordando proprio il caso dell’Italia dove – come è emerso da un precedente studio Ocse – gli studenti sono tra i più impegnati al mondo nello svolgimento dei compiti a casa. «Quando un sistema tende a privilegiare quello che accade nel tempo scolastico, sono l’insegnante e la scuola stessa a farsi carico di garantire che gli studenti raggiungano gli obiettivi che il sistema educativo si prefigge. Invece in un sistema che delega il raggiungimento di questi obiettivi più a quello che succede fuori dalla scuola (i compiti, ma anche le lezioni private), il background socio-economico ha un peso maggiore, perché i genitori che hanno i mezzi economici, ma anche culturali per farlo, possono dare un supporto molto maggiore ai ragazzi», è la riflessione dell’economista. In Italia il 25% della variazione totale di performance di matematica si spiega con il diverso background degli studenti e delle scuole. In Canada è il 12% e in Finlandia, che è tra l’altro ai primi posti mondiali per le competenze in matematica dei suoi liceali, solo il 10%. Riassumendo: le maggiori ore di lezione non migliorano necessariamente la performance di matematica degli studenti, ma tendono a promuovere l’equità del sistema.