Gli idonei al concorso ds del 2004 in Sicilia scrivono agli idonei del 2011

Gli idonei al concorso ds del 2004 in Sicilia scrivono agli idonei del 2011

Un gruppo di idonei al concorso a dirigente scolastico del 2011 in Sicilia aveva sollevato delle perplessità in ordine alla precedenza nelle nomine, nonostante già nel bando fosse inserito un asterisco che ratificava agli idonei del concorso del 2004 la precedenza nell’assegnazione delle sedi. Da parte proprio di questi ultimi riceviamo una nota che vorrebbe in qualche modo chiarire questa ulteriore vicenda che ha già avuto lunghi e travagliati strascichi giudiziari.

Cari colleghi,
ci sentiamo in obbligo di chiarire alcune questioni che riguardano le nostre rispettive posizioni:
Il dimensionamento, così come scritto dall’USR Sicilia nel Decreto del 29 Maggio 2013, visto il D.L. 98/2011 convertito con modificazioni in Legge 111/2011, aveva di fatto dimensionato la rete nazionale delle scuole. Invero, sia la Legge 81/2009 (Inserimento, col decreto-legge n.154 del 2008, del comma 6-bis all’art. 64 del d.l. n. 112 del 2008, convertito nella legge n. 133 del 2008) che la Legge 111/2011, per la parte riguardante il dimensionamento, sono state abrogate dalla Corte Costituzionale nel 2009 con la sentenza 200 e nel 2012 con la sentenza 147 .Quindi ambedue i dimensionamenti sono stati “invalidati”.
2) Ad ogni buon conto è pacifico tenere nella giusta considerazione la specificità della Regione Sicilia a Statuto speciale. Anche perché tale dimensionamento (Legge 111/2011), nell’eventualità volessimo tenerlo in considerazione , lo si dovrebbe fare obbligatoriamente nel rispetto della Legge 6/2000 della Regione Sicilia (provvedimento per l’Autonomia delle istituzioni scolastiche statali e delle istituzioni scolastiche regionali) e del D.A. 806 del 6 Marzo 2012, che decreta il dimensionamento della rete scolastica siciliana parte dall’anno scolastico 2012/2013.
3) I 48 dirigenti scolastici che sono stati lasciati in servizio per il 2012/2013 di fatto erano, così come previsto dalla Legge, “proceduralmente” pensionati alla fine dell’anno scolastico 2011/2012. Solo in un secondo tempo, vista le disponibilità, tenuto conto che le procedure concorsuali 2004 erano ancora in corso, il MEF ha autorizzato il mantenimento in servizio, che equivale a tutti gli effetti ad una “assunzione” e quindi quei 48 posti dovevano e devono essere conteggiati nelle nostre disponibilità 2011/2012.
4) Ultimo e non ultimo l’art. 29 del Decreto Legislativo n.165/2001 al 2° comma recita:
“Il numero di posti messi a concorso in sede regionale rispettivamente per la scuola elementare e media, per la scuola secondaria superiore e per le istituzioni educative è calcolato sommando i posti già vacanti e disponibili per la nomina in ruolo alla data della sua indizione, residuati dopo gli inquadramenti di cui all’articolo 25, ovvero dopo la nomina di tutti i vincitori del precedente concorso, e i posti che si libereranno nel corso del triennio successivo per collocamento a riposo per limiti di età, maggiorati della percentuale media triennale di cessazione dal servizio per altri motivi e di un’ulteriore percentuale del 25 per cento, tenendo conto dei posti da riservare alla mobilità.”
Se ciò non bastasse, ci giunge dagli Uffici del MIUR una nota che precisa che, se anche negli a.s. 2010/2011 e 2011/2012 non risultassero posti vacanti e disponibili, gli idonei del 2004 avrebbero sempre e comunque la precedenza sugli idonei del 2011.
Per quanto riguarda la distinzione fra la sub procedura C) e C)bis concordiamo che trattasi di un mero artificio, proprio perché la legge 202/2010 non prevedeva questa sub procedura e, pertanto, l’Amministrazione avrebbe dovuto procedere alla ricorrezione di tutti gli elaborati nella fase iniziale della rinnovazione.
D’altra parte l’art.4 del D.M.n.2/2011 cita”i candidati di cui all’art.2,lettera C) del presente decreto sono ammessi alla rinnovazione della procedura concorsuale mediante una nuova valutazione degli elaborati”.
Risulta evidente che nulla osta alla pubblicazione di una graduatoria definitiva con la valutazione delle prove scritte!
Infine ci preme ricordare che proprio il DPR 140/2008 da Voi citato prevede un corso di formazione, da espletarsi prima della immissione in ruolo.
Ad oggi solo noi abbiamo concluso integralmente la procedura concorsuale!

Gli idonei della rinnovazione del concorso a dirigente scolastico ai sensi della Legge 202/2010

Alessandra Migliozzi nuovo Capo Ufficio Stampa Miur

MIUR: ALESSANDRA MIGLIOZZI NUOVO CAPO UFFICIO STAMPA

E’ Alessandra Migliozzi il nuovo Capo Ufficio Stampa del Miur, scelto dal Ministro Maria Chiara Carrozza dopo aver inviato una manifestazione di interesse per l’incarico in risposta all’avviso del Ministero.

Trentatre anni, nata a Roma, Migliozzi, che prenderà servizio dal 5 settembre prossimo, è giornalista professionista dal 2008. Laureata in Scienze della Comunicazione alla Sapienza di Roma, ha cominciato a collaborare con il quotidiano ‘Il Messaggero’ durante gli studi universitari, nel 2002. Successivamente ha scritto per i quotidiani ‘Italia Oggi’, ‘Il Foglio’, ‘Liberal’ e per il mensile ‘Campus’. Dal 2006 è redattrice ordinaria dell’Agenzia di stampa Dire, dove si occupa prevalentemente di temi legati alla Scuola e all’Università, curando anche una newsletter dedicata al mondo dell’Istruzione.

Concorso a cattedra

Concorso a cattedra: Anief ricorre contro l’esclusione degli aspiranti docenti in possesso del diploma di maturità linguistica conseguito presso l’istituto magistrale ante 2001/2002

 

Illegittima l’esclusione di centinaia di diplomati magistrali ante 2001/2002, che gli Uffici Scolastici Regionali di tutta Italia stanno notificando in questi giorni, al termine delle prove concorsuali. Per ricorrere scrivi a diploma.magistrale@anief.net.

Sembrava raggiunto un punto fermo nell’annosa querelle sul diploma magistrale quando, lo scorso settembre, il DDG n. 82/2012 (il decreto di indizione del Concorso a cattedra) ammetteva alla selezione per la scuola primaria e per quella dell’infanzia, ai sensi dell’art. 2 comma 1 del D.I. 10 marzo 1997, i diplomati magistrali dei corsi sperimentali triennali, quadriennali e quinquennali entro l’anno scolastico 2001-2002.

Alla richiesta di chiarimenti avanzata da più parti, una prima nota ministeriale (A00DPIT Prot. N. 2870, del 26 ottobre 2012) richiamava le sentenza n. 2172/2002 del Consiglio di Stato con cui si specifica sia la piena validità del titolo di maturità linguistica per la partecipazione ai concorsi di scuola primaria, sia che “il Diploma di Maturità Linguistica, non priva il titolo di studio conferito dall’Istituto magistrale della sua natura di diploma di maturità magistrale a pieno titolo, ma aggiunge qualche cosa di più, senza modificarne la tipologia originaria”.

Finalmente si riconosceva che i diplomi di maturità linguistica conseguiti presso l’Istituto Magistrale sono diplomi magistrali! E, in virtù di questa legittima equivalenza, gli interessati hanno potuto prendere parte alla selezione concorsuale, dichiarando semplicemente il possesso del titolo di studio conseguito entro l’a.s. 2001/2002, senza nessuna distinzione.

Ma il paradosso era in agguato. Con la nota ministeriale indirizzata ai Direttori Regionali del 14 novembre (A00DPIT Prot. N. 3123), emanata peraltro ad avvenuta scadenza di presentazione delle domande, il MIUR ha smentito se stesso sostenendo che solo i diplomi che riportano l’indicazione maturità magistrale assicurano un idoneo percorso di studi e di preparazione all’insegnamento nelle scuole primarie e dell’infanzia. Ed inoltre che “i vari percorsi “linguistici” consentono allo studente di approfondire la conoscenza e la padronanza comunicativa di tre lingue straniere ma non assicurano quelle conoscenze e competenze indispensabili per insegnare nella scuola primaria e caratterizzanti il percorso magistrale quali: scienze dell’educazione, didattica, educazione musicale, elementi di sociologia, ecc.”.

Al paradosso si è adesso aggiunta la beffa: molti dei diplomati magistrali che hanno superato tutte le prove del concorso, vengono oggi esclusi e depennati ingiustamente dagli elenchi degli idonei!  Ma com’è possibile non prendere atto della citata sentenza del Consiglio di Stato e di quelle successive (n. 7550/2009 e 1769/2004) della validità di tutti i corsi di sperimentazione magistrale? Com’è possibile scavalcare l’applicazione di tali sentenze con una nota ministeriale? Com’è possibile sostenere che uno stesso titolo acquisito sul territorio italiano, negli stessi anni, presso gli Istituti Magistrali abbia un diverso valore?

Per l’ANIEF si tratta di una decisione illegittima, in quanto questi candidati sono in possesso di un titolo valido per la partecipazione al concorso. Pertanto, per tutelare i suoi iscritti e tutti coloro che si trovano in questa situazione, L’Anief ha deciso di patrocinare i ricorsi contro l’illegittima esclusione dal concorso a cattedra e per ottenere definitivamente il riconoscimento del valore del loro titolo.

Per preaderire al ricorso è sufficiente inviare una e-mail a diploma.magistrale@anief.net, indicando i propri dati anagrafici, la regione in cui si partecipa al concorso ed i propri recapiti e-mail e telefonici.

Scuola, «concorsone» per 320mila Primo round: passa il 33,6%

da Corriere della Sera

Scuola, «concorsone» per 320mila  Primo round: passa il 33,6%

Età media, 38 anni. Profumo: «Torneremo un Paese normale». In palio 11mila cattedre. L’Anief annuncia ricorso

La prima parte del concorso della scuola è andata in porto. E non si sono verificati problemi gravi, anche se si registra il primo ricorso ufficiale. I dati del ministero, forniti praticamente in tempo reale, indicano che di 172.248 candidati attesi per il test preselettivo, i partecipanti sono stati 136.289, il 79,12% di quelli previsti. Di questi, hanno superato la prova in 45.787, il 33,6%. Altre prove sono in programma martedì. Tra le Regioni, la Toscana, il Piemonte, la Liguria e la Lombardia si confermano quelle nelle quali i candidati ammessi hanno superato la quota del 40%. (In Toscana il 44,4%, in Piemonte il 40,8%, in Liguria il 40,5% e in Lombardia il 41,4%). La percentuale di ammissione, secondo il Miur «dimostra l’accessibilità del test e garantisce la piena funzionalità della prova». Tra le curiosità della prima tornata, da registrare la prestazione dei due candidati più veloci, che hanno ultimato la prova in venti minuti, con esito positivo. Soddisfatto il ministro Profumo: «Quando l’amministrazione pubblica, e in questo caso il personale della scuola, viene adeguatamente motivata e responsabilizzata la risposta è eccezionale e fortemente positiva in termini di professionalità e innovazione». Il concorso per aspiranti docenti mancava da 13 anni. Ora ne avremo uno «a primavera», spiega il ministro, e poi «uno ogni due anni»: le persone «si laureeranno, procederanno con l’abilitazione e poi con il concorso. Questo eviterà di creare nuovi precari».

«FINORA TUTTO BENE» – La gestione organizzativa del concorso, una macchina in grado di gestire una prova su computer per 321mila candidati, è stata affidata al Cineca, il concorso interuniversitario che gestisce per il ministero gli investimenti sul calcolo ad alta prestazione. Da quel che si è visto nelle prime battute, un’ottima scelta: «Fino ad ora – spiega il direttore Marco Lanzarini – non si sono registrati problemi. Ma non siamo ancora alla fine, incrociamo le dita». L’unico intoppo, un candidato che ha sferrato un calcio al pc: «Che gli è stato subito sostituito, peraltro. E certo il test che ha dovuto rifare non è stato più facile di quello interrotto». Il Cineca ha da poco inaugurato un calcolatore di estrema potenza, il Fermi, ottavo al mondo per prestazioni: «Ma non è stato necessario utilizzarlo, è bastato un server di medie dimensioni».

 

COME FUNZIONA – Le cattedre messe a concorso sono 11.542. Chi supererà la preselezione sarà ammesso alle successive prove, scritte e orali.  Sono 2.520 le aule informatiche predisposte dal ministero dell’Istruzione: 50 quesiti a cui rispondere in 50 minuti, al termine dei quali ogni candidato può visualizzare il risultato conseguito sulla postazione assegnata. Per il superamento della preselezione è necessario conseguire un punteggio non inferiore a 35/50. Ogni candidato ha davanti un computer con un software che è lo stesso su cui hanno potuto esercitarsi i prof in queste settimane di preparazione. Il Cinea ha utilizzato un sistema autoconsistente. «Non potevamo correre rischi», ha spiegato il direttore Lanzarini. Ogni prova è diversa, con quiz estratti da un database di 3.500 domande. Sono previste 18 domande di logica e 18 di comprensione del testo, 7 domande su competenze digitali, 7 domande sulla lingua straniera.

IL RICORSO – Proprio la soglia del 35/50 ha però fatto scendere l’Anief (Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione) sul piede di guerra: è ben oltre i 6/10 previsti dal Decreto Legislativo 297/94. «Tutti coloro che hanno dunque conseguito tra 30 e 34 punti non si rassegnino, perchè tramite la nostra assistenza potranno rivolgersi al Tribunale amministrativo regionale e chiedere il rispetto delle norme vigenti», recita un comunicato dell’associazione. L’obiettivo, ovviamente, è quello di accedere direttamente alle prove disciplinari scritte, il cui calendario verrà pubblicato il prossimo 15 gennaio.

 

50 DOMANDE IN 50 MINUTI – In Rete, sin dalle prime ore di test, qualche polemica sulle domande: per esempio, bisogna sapere cosa significano le parole «godet» e «martingala» (termini dell’ambito della moda). O cosa sia un «carter» (linguaggio della meccanica); o un più abbordabile «home banking». I quesiti sono estratti da una banca dati, che è stata pubblicata sul sito del Miur il 23 novembre e sulla quale gli ammessi alla prova hanno avuto la possibilità di esercitarsi. Lo hanno fatto in 300.387. Complessivamente, sono stati infatti ben 8.481.184 i moduli scaricati per le esercitazioni.

IL DIRETTORE GENERALE – L’imponente macchina organizzativa è diretta da Lucrezia Stellacci, uno dei massimi dirigenti del ministero: «Siamo partiti, contro tutti e tutto. Ma per il momento sembra che tutto scorra bene, incrociamo le dita». Qualche difficoltà solo in un istituto scolastico di Roma dove a causa di un incidente il tecnico responsabile del sistema informatico non si è presentato all’orario stabilito a causa di un incidente. Infine un passaggio sulle polemiche relative ai costi. La Flec Cgil sostiene che siano stati spesi 120 milioni di euro: «Cifre già smentite – taglia corto Stellacci – in realtà abbiamo speso appena 960mila euro, i soldi necessari per pagare i responsabili d’aula».

SCRITTI E ORALI – Il calendario degli scritti sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 gennaio. Si tratterà di prove relative alle discipline oggetto di insegnamento: quesiti a risposta aperta, più attività di laboratorio per le discipline scientifiche e prove di inglese per la scuola primaria. E chi supererà gli scritti avrà accesso agli orali, che prevedono un colloquio di 30 minuti e una lezione simulata. Maggiori le probabilità di successo, hanno calcolato al ministero, per i posti nella scuola primaria, nelle cattedre di italiano, storia ed educazione civica, geografia della scuola secondaria di I grado e nelle materie letterarie nel primo biennio della scuola secondaria di II grado.

Scuola, un ragazzo su due sceglie il liceo Ma l’11,9% lascia al primo anno

da Corriere della Sera

Scuola, un ragazzo su due sceglie il liceo Ma l’11,9% lascia al primo anno

Più iscrizioni per scientifico e tecnico, in calo il classico. Il 26% degli studenti italiani non arriva alla maturità

Inglese, Internet, impresa. Sembra un richiamo alle «tre I» a cui puntava il governo che vedeva Letizia Moratti ministro dell’Istruzione. E invece è la sintesi delle scelte degli studenti italiani che hanno appena presentato domanda di iscrizione alla scuola secondaria di II grado. Le ha analizzate il ministero dell’Istruzione, dopo aver promosso, per la prima volta, la procedura di iscrizione online. Raccolte e studiate, le 515.807 domande «tracciano un quadro significativo delle prospettive e dei percorsi ritenuti più adeguati per affrontare, con successo, gli scenari futuri di un mondo del lavoro segnato dalla crisi economica», dice il ministero. Nel fare la ricognizione delle iscrizioni, il ministero ha messo in relazione le preferenze dei ragazzi con le caratteristiche del tessuto produttivo delle singole regioni. Un’operazione inedita, che mira a «fare delle statistiche uno strumento di lavoro utile per pianificare le scelte legate ai temi dell’occupazione e dello sviluppo economico del Paese», si legge in una nota.

LE SCELTE – Il liceo resta in testa alle preferenze con il 49,1% degli iscritti (+1,7% rispetto all’anno precedente 2012/’13. Al primo posto gli indirizzi scientifici, seguono quelli linguistici. Guadagnano consensi anche gli istituti tecnici (+0,4%) mentre perdono colpi il liceo classico e gli istituti professionali (-2%).  Aumentano però (+3,1%) i percorsi di istruzione e formazione professionale organizzati da strutture regionali accreditate, specialmente in Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto e Friuli. Anche chi sceglie una formazione liceale, dunque, punta sul pratico: matematica e lingue la fanno da padrone.

I LICEI – L’indirizzo tradizionale dello scientifico, per i licei, resta la scelta più gettonata (il 16,5%, -1,6% rispetto al 2012), ma è l’opzione scienze applicate che fa registrare l’aumento più significativo, passando dal 4,1% al 6,3%. Il linguistico passa dal 7,2% dello scorso anno a quota 8,4%. Fanalino di coda il classico, fermo al 6,1%, in discesa rispetto al 6,6% del 2012. In totale, gli studenti iscritti ai diversi indirizzi liceali sono il 49,1%.

TECNICI AVANTI MA PIANO – Gli Istituti tecnici sono stati scelti dal 31,4% dei nuovi iscritti. Di questi, il 12,8% ha preferito il  settore economico e il 18,6% il settore tecnologico. Per quanto riguarda gli indirizzi di studio specifici, in crescita quello del Turismo, per il settore economico (3,6%), Chimica, materiali e biotecnologie (2,2%) e Informatica-Telecomunicazioni (4,9%) per il settore tecnologico.

PROFESSIONALI – Gli istituti professionali hanno complessivamente raccolto il 19,6% delle preferenze degli studenti. Di questi, il 13,2% ha optato per il settore Industria e Artigianato, mentre il 4,9% i Servizi. Nello specifico, l’indirizzo con la percentuale di scelta più alta è Enogastronomia, ospitalità alberghiera (9%). Ed è proprio questo indirizzo a distinguersi nelle scelte effettuate dagli studenti di alcune regioni del Sud, quali Campania, Puglia e Sicilia. In queste, infatti, il dato registrato dagli istituti professionali è in controtendenza rispetto alla percentuale nazionale, sostenuto proprio dalle scelte verso l’indirizzo «Enogastronomia, ospitalità alberghiera». In Campania questo indirizzo è stato scelto dal 12% degli studenti. In Puglia ha raccolto il 9,7% delle preferenze. Bene anche in Sicilia può contare su un 12,3% delle scelte.

IL TERRITORIO – Il Miur ha poi analizzato su base territoriale le percentuali di scelta degli studenti, per valutare la coerenza tra indirizzi di studio e ambiti di specializzazione e dei cluster tecnologici regionali. La coerenza maggiore si ravvisa nelle regioni specializzate in Ict/Tecnologie per Smart Communities: Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia, Calabria. In alcune di queste, le percentuali di scelta per gli indirizzi più attinenti al settore di specializzazione superano la media nazionale del 16,6%, con punte del 19,5% in Veneto, del 19,7 in Piemonte e del 19,3% in Emilia Romagna. Percentuali meno consistenti, ma comunque positive, sono quelle del settore Chimica Verde. In questo caso la media nazionale delle iscrizioni agli indirizzi scolastici coerenti con questa specializzazione è del 4,9%. Una percentuale superata abbondantemente in Umbria (7,5%), Emilia Romagna (7,2), Basilicata e Veneto (6,3%).

ABBANDONI – Ma uno spettro si agita sulle scelte degli studenti, soprattutto al Sud, dove aumenta l’abbandono scolastico e la preparazione è sotto la media. Lo dice il Censis, che ha scattato una fotografia della scuola da una diversa angolazione, in occasione della presentazione del progetto «Abbadono scolastico e bullismo: quali rischi fra i giovani», finanziato dal ministero dell’Interno nell’ambito del progetto Pon Sicurezza a Napoli. In Italia l’11,9% degli iscritti al primo anno delle scuole superiori abbandona gli studi. In particolare, in Campania, il tasso di abbandono è del 13,8%, in Sicilia del 14,6%,in Calabria del 6,6%. In Campania il 35,2% dei giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni non studia e non lavora, e va a gonfiare le fila dei disoccupati di lunga durata, costituendo così una facile preda per l’arruolamento da parte della criminalità organizzata. Si tratta di un dato molto più alto rispetto alla media nazionale (pari al 22,7%) e superiore anche alla media del Sud (31,9%). Se si guarda all’intero quinquennio, in Italia si ha una media del 26% di studenti che non arrivano alla maturità, con punte massime del 30,7% negli istituti tecnici.

Carrozza, la scuola deve insegnare i valori di solidarietà e accettazione

da LaStampa.it

Carrozza, la scuola deve insegnare i valori di solidarietà e accettazione

“Chiederò uno sforzo agli insegnanti””

roma

Quello della solidarietà e dall’accettazione dell’altro è un «argomento molto importante», un valore che deve essere «trasmesso ai ragazzi fin dalla scuola, che rappresenta il loro primo ingresso in società».

 

Così il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha commentato la tragedia del 14enne gay morto suicida a Roma.

 

In collegamento con Skytg24 da Sant’Anna di Stazzema, il ministro ha spiegato: «Ne parlerò a inizio anno: dobbiamo chiedere uno sforzo ulteriore agli insegnanti per far capire i valori di solidarietà e accettazione dell’altro, anche in modo trasversale».

 

La scuola «ha ruolo fondamentale nel rispetto reciproco e negli istituti sarà spiegata l’importanza dell’accettare gli altri e del capirli. Accettare l’alterità nel suo complesso è uno dei valori che fa dell’Italia una grande nazione europea».

Miur, il calendario di maturità e festività per il 2014

da LaStampa.it

Miur,  il calendario di maturità e festività per il 2014

    

ANSA
La prima prova dell’esame sarà il 18 giugno. Per gli alunni delle media esami  al via dal 19
roma

Finite  da poco le prove di maturità il ministero dell’Istruzione pensa già al prossimo anno. Con un’ordinanza pubblicata sul sito del Miur è fissata al 18 giugno 2014 la prova scritta d’italiano.

 

«L’esame di Stato conclusivo dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado per l’anno scolastico 2013-2014 – stabilisce il ministero – ha inizio, per l’intero territorio nazionale, con la prima prova scritta, il giorno 18 giugno 2014 alle ore 8.30».

 

I ragazzi che da settembre frequenteranno la terza media saranno chiamati a sostenere l’esame, invece, il 19 giugno 2014. È questa la data fissata per l’esame che conclude il primo ciclo di istruzione.

 

L’ordinanza fissa anche il calendario delle consuete festività: 1 novembre, 8 dicembre, 25 dicembre, 1 gennaio, 6 gennaio, il lunedì dopo Pasqua, il 25 aprile, il 1 maggio, il 2 giugno e la festa del Santo Patrono.

Un miliardo a scuola e ricerca

da Il Sole 24 Ore

Un miliardo a scuola e ricerca

Il ministro Carrozza: Basta parlare di IMU, più spazio ai giovani ricercatori

Eugenio Bruno

Verificare come sono andati i programmi per l’utilizzo dei fondi europei. Puntare all’empowerment dei giovani. Reperire un miliardo per la scuola, l’università e la ricerca. Sono le tre leve che il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, chiede di azionare per rendere il nostro sistema più competitivo e al tempo stesso più attrattivo. Passando anche dall’introduzione di un vero credito d’imposta per le imprese. «Perché i cittadini sottolinea l’ex rettore della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa devono capire che non c’è solo l’Imu». E anche perché «non c’è un’opzione B»

 I dati sull’utilizzo dei fondi Ue per la ricerca dicono che abbiamo speso poco più dell’8% e siamo solo quarti in Europa. Che impressione trae da quei numeri? La mia impressione è che le nostre prestazioni non siano state all’altezza del valore dei nostri enti di ricerca e delle nostre università. Occorre migliorare dal punto di vista dell’organizzazione della ricerca e aumentare sia il numero che la qualità dei nostri ricercatori. Il mio obiettivo è fare del 2013-2014 l’anno accademico dei giovani ricercatori. Per questo dobbiamo concentrare le risorse sui progetti a cui i giovani possono accedere. Ad esempio, bisogna dare la massima priorità al Firb (il Fondo per la ricerca di base, ndr).

Con quali mezzi? Le risorse le stiamo verificando ma dovrebbero essere circa 48 milioni. In più abbiamo lavorato per riportare il turn over al 50% e questo è un successo del Governo Letta. Ma ora è importante favorire una politica complessiva per i giovani ricercatori. Faremo una linea di indirizzo su come andranno realizzate le pubblicazioni. Diremo che verrà premiato chi firmerà le pubblicazioni senza il supervisore di dottorato dimostrando di essere indipendente. È un sistema già adottato nell’European Research Council dove i ricercatori devono dare prova di saper pubblicare da soli. Anche nel valore dei progetti di ricerca terremo conto dell’indipendenza e dell’autonomia dimostrate. E privilegeremo gli atenei e i centri di ricerca che hanno ricercatori come responsabili e coordinatori di progetti. I giovani devono diventare i protagonisti della riscossa. Dobbiamo lavorare per renderli più indipendenti come avviene all’estero. La nostra fuga di cervelli è anche legata al fatto che all’estero i ricercatori sono più liberi e l’ambiente li responsabilizza di più.

Dai numeri emerge una migliore capacità di spesa nei progetti che coordiniamo. Ma per coordinarli dobbiamo essere più credibili agli occhi di Bruxelles. Come? Abbiamo da poco nominato i nostri delegati nel comitato del prossimo programma Horizon 2020. Mi impegno a riceverli una volta al mese e mi diranno come possiamo muoverci. Tra l’altro abbiamo scelto persone che già conoscono il mondo imprenditoriale.Il contatto con le imprese è fondamentale. Non solo con le grandi ma anche con le piccole e le medie. Qui sarà importante anche il ruolo delle università e degli enti di ricerca che dovranno fare da raccordo. È tutta la filiera infatti che va attivata.

Anche con il credito d’imposta che le imprese chiedono da anni? Certo. Ma deve essere un credito d’imposta vero e che funzioni. Non un click day. il momento di dire che non si può parlare solo d’Imu. I cittadini devono capire l’importanza della ricerca e dell’innovazione. Ne va della capacità del nostro sistema produttivo e dell’attrattività dei capitali stranieri. C’è un termine che mi piace molto. Ed è l’empowerment dei giovani. Bisogna far sì che i ragazzi guidino il sistema. Come nel Dopoguerra anche oggi tocca ai trentenni fare ripartire l’Italia.

Ci sono le condizioni politiche per riuscirci? Su questi temi in Consiglio dei ministri e in Parlamento c’è un buon clima. Forse è più difficile farli passare nelle università e negli enti di ricerca. Ma è un segnale che va dato ai cittadini. Per questo mi chiedo: perché non cercare un miliardo per fare ripartire la scuola, l’università e la ricerca? Puntare sul capitale umano è l’unica via per uscire dalla crisi.

Prima ha citato Horizon 2020. In quel programma i fondi per la ricerca aumenteranno almeno del 20 per cento. Nei prossimi sette anni riusciremo a migliorare le nostre performance di spesa? Non c’è un’altra opzione. È un punto di vita o di morte del nostro sistema. O miglioriamo i tempi e la qualità dei progetti e aiutiamo i giovani ricercatori a essere all’altezza dei loro colleghi o perdiamo il treno. Non c’è un’opzione B.

Anief: quelle dei sindacati sono lacrime di coccodrillo

da Tecnica della Scuola

Anief: quelle dei sindacati sono lacrime di coccodrillo
di R.P.
Secondo Pacifico, segretario nazionale dell’Anief-Confedir, le proposte di D’Alia sono perfettamente allineate ai principi della riforma Brunetta che, nella sostanza, è stata “digerita” da tempo dai sindacati rappresentativi.
Durissima l’Anief sulla situazione contrattuale nel comparto scuola e più in generale del pubblico impiego. Ma nell’occhio del mirino del sindacato di Marcello Pacifico ci non sono non soltanto il ministro Gianpiero D’Alia ma anche le organizzazioni sindacali, ree di aver accettato da tempo un vero e proprio “gioco al ribasso”. L’attacco è a tutto a campo: si va dall’accordo di qualche mese fa con il quale erano stati riconosciuti gli scatti stipendiali maturati nel 2010/2011 (Pacifico parla di “presunti scatti”). Di fatto, denuncia l’Anief, i sindacati, confederali e non, “invece di rivendicare risorse aggiuntive hanno firmato un contratto, peraltro rinnegato dopo due mesi dal Governo, per applicare subito la riforma [il decreto Brunetta, n.d.r.] che prevede aumenti soltanto in cambio di risparmi e ora invocano lo sciopero generale contro il ministro D’Alia, senza alcun pudore, per coprire la loro connivenza”. E non solo: “Ma sono loro i responsabili del progressivo accanimento contro il pubblico impiego”. Secondo l’Anief, in questi due anni, come ha voluto l’ex-ministro Brunetta, invece di rivendicare risorse aggiuntive i sindacati che si sono seduti al tavolo delle trattative “hanno firmato un contratto, peraltro rinnegato dopo due mesi dal Governo, per applicare subito la sua riforma che prevede aumenti soltanto in cambio di risparmi e ora invocano lo sciopero generale contro il ministro D’Alia, senza alcun pudore, per coprire la loro connivenza. Ma sono loro i responsabili del progressivo accanimento contro il pubblico impiego”.
L’Anief ripercorre anche la vicenda della valorizzazione del merito nel pubblico impiego e sostiene:
“Il merito esiste da quando è stato pubblicato il d.lgs. 29/93 che nel privatizzare il rapporto di lavoro nel pubblico impiego avrebbe dovuto armonizzare il sistema pubblico con quello privato, salvo oggi penalizzare soltanto gli statali in termine di licenziamenti, TFR e potere d’acquisto delle buste paga”. “Il sistema – sostiene L’Anief – ha retto fino al 2009, fino a quando lo Stato ha trovato le risorse per onorare gli impegni contrattuali presi con i Sindacati, anche se i soldi previsti per introdurre i quadri nella P. A. come da d.lgs. 165/01 non ci sono mai stati e anche quelle poche incursioni sindacali nei contratti per riconoscere economicamente il lavoro svolto in funzioni apicali è stato subito rinnegato (v. indennità di reggenza ai vicari della scuola)”. Pacifico non risparmia il sarcasmo e conclude con una previsione: “Se questo è l’interesse dei sindacalisti per i lavoratori, abbiano la decenza di cambiare mestiere, diventino pure ministri ma lascino ad altri l’onere di difendere l’onorabilità della professione; in caso contrario, si rassegnino a una valanga di disdette sindacali”.

Carrozza: per salvare la scuola servono soldi, non c’è un piano B

da Tecnica della Scuola

Carrozza: per salvare la scuola servono soldi, non c’è un piano B
di A.G.
Il Ministro: una soluzione diversa significherebbe la distruzione del settore, lo dicono tutti i rapporti, noi stiamo scalando perchè non investiamo abbastanza. Abbiamo già drenato tante risorse che sono finite in altri capitoli, adesso è il momento di far tornare indietro qualcosa. Poi, interpellato sull’Imu, si rivolge ai cittadini: se loro lo vogliono i soldi si troveranno. Viene da chiedersi quale cittadino si sia espresso diversamente…
Tutti concordano su un fatto: alla scuola italiana serve recuperare il terreno perduto negli ultimi anni, contraddistinti dai tagli inferti ad organici, sedi, incentivi al personale e via dicendo. Tutti apprezzeranno, quindi, le parole pronunciate il 12 agosto dal ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, a margine della commemorazione dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema. Ai giornalisti che le chiedevano se i fondi ci sono, la Carrozza ha replicato: “il decreto del Fare è solo l’inizio. Stiamo lavorando per un provvedimento più importante per la scuola. La scuola deve essere al centro dell’attenzione per il futuro“. Il Ministro ha quindi ricordato l’importanza di aggiornare le competenze dei docenti. E di mettere loro a disposizione degli strumenti adeguati. Si è poi soffermato sul passaggio dal libro di testo cartaceo a quello digitale, spiegando che si tratta di un momento cruciale. E che, quindi, intende studiare a fondo per non commettere errori.
Poi, quando gli è stato chiesto con quali fondi intendesse avviare il progetto di rilancio del settore scolastico, la Carrozza ha replicato che “i fondi devono essere trovati perché non c’è un piano B. Il piano B è la distruzione della scuola, il retrocedere del nostro Paese. Lo dicono tutti i rapporti internazionali, noi stiamo scalando perchè non investiamo abbastanza“.
Quindi, rispondendo ad una domanda sulle pressioni del Pdl per l’abolizione dell’Imu, ha tenuto a far sapere di stare ad esercitare ”una pressione fortissima perché ci sia la scuola come priorità a settembre. Riconosco l’importanza dell’Imu e anche il fatto che poi tocca tanti cittadini. Ma io per questo mi rivolgo ai cittadini che devono capire che la scuola è altrettanto importante, se non più importante”.
E ancora: “gli studenti a settembre ritorneranno a scuola e che insegnanti avranno? – ha proseguito il Ministro – che aule avranno, che libri, tutto questo dipende dal nostro investimento nella scuola, abbiamo già tolto alla scuola, basta leggere il rapporto Giarda sulla spesa pubblica che invito tutti a leggere. Abbiamo già drenato tante risorse che sono finite in altri capitoli, adesso è il momento di far tornare indietro qualcosa perchè la scuola ha bisogno di interventi strutturati, mirati, di un progetto culturale soprattutto che veda nella scuola, nell’università e nella ricerca la riscossa di questo paese“.
L’ultima dichiarazione del Ministro è un vero e proprio appello pubblico: “Quindi io mi rivolgo ai cittadini, se loro lo vogliono i soldi si troveranno”. Si tratta di una frase che qualche dubbio, lo ammettiamo, lo lascia. Cosa significa? Che forse dipende dalla volontà dei cittadini convincere Governo e Parlamento a stanziare i soldi per i provvedimenti salva-scuola? Che è meglio pagare l’Imu piuttosto che togliere ancora una volta i soldi all’istruzione?
O forse, che se i cittadini si faranno sentire abbastanza, magari con una manifestazione nel bel mezzo di Ferragosto, riusciranno a convincere il Consiglio dei ministri a varare i provvedimenti contenuti nel decreto D’Alia, per ora messi nel “congelatore” e forse in programma per il primo CdM al ritorno dalle vacanze?  Se è questo che intendeva il Ministro, allora lo dica chiaramente. Dopo il blocco ulteriore dei contratti del pubblico impiego fino a tutto il 2014, ai lavoratori del settore è arrivata l’ennesima mazzata. Che a settembre potrebbe tradursi in proteste. Anche di piazza.
Da parte delle famiglie il malcontento per il servizio offerto dalle scuole, soprattutto per la riduzione della qualità e degli orari settimanali, è tangibile.
Il Ministro dica loro chiaramente, con dichiarazioni meno enigmatiche, come convogliare questi stati d’animo. Come far arrivare ai decisori politici la spinta per convincerli a trovare i soldi necessari. Con o senza Imu.

“Piano di 200mila tagli per i dipendenti over 57”

da Tecnica della Scuola

“Piano di 200mila tagli per i dipendenti over 57”
di Pasquale Almirante
Secondo il Messaggero il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, avrebbe avviato i primi sondaggi, comunicando ai sindacati l’intenzione di tagliare 200mila posti di lavoro sui tre milioni di impiegati statali
Il piano dei tecnici del ministero del Lavoro e del Tesoro, dice il Messaggero, sarebbe quello di tagliare 200mila posti , su una platea di oltre tre milioni di quadri, operai e impiegati dello Stato, nell’arco di tempo di tre anni. I tecnici, secondo queste indiscrezioni, starebbero valutando numerose ipotesi, benchè l’unica certezza sarebbe quella di non licenziare i 200mila, ma di esodare, senza agevolazioni, i dipendenti over 57 attualmente costretti dalla riforma delle pensioni della Fornero a restare al lavoro. L’Aran infatti aveva parlato di un calo del personale della pubblica amministrazione del 3,5% dal 2012, appaiata da un calo dei salari pari all’ 1,3%, che ha consentito un risparmio per le casse dello Stato di 6,6 miliardi al lordo dei contributi. A questi numeri occorre pure aggiungere il blocco degli stipendi della pubblica amministrazione deciso dal Governo, fino a dicembre 2014; decisione che , come è noto, ha fatto imbufalire tutti i sindacati, compresi quella della scuola che hanno già annunciato scioperi e manifestazioni . Il ministro del Lavoro dunque vorrebbe evitare proprio questo muro contro muro, relativamente ai tagli delle unità lavorative, e per far questo avrebbe iniziato i primi sondaggi informali con le organizzazioni sindacali, benchè il blocco dei contratti e la conseguente riduzione degli stipendi potrebbero essere i punti focali dei possibili mancati accordi, almeno anche su questo fronte ventilato dal quotidiano di Roma. In ogni caso sembrerebbe pure che il piano del ministro Giovannini starebbe per finire sul tavolo del primo ministro Enrico Letta e potrebbe essere discusso già a settembre. Tuttavia la domanda che ci facciamo riguarda il luogo dove il Governo prenderebbe le risorse necessarie per esodare i circa 200mila impiegati dello Stato, considerato che finora ha fatto resistenza per racimolare meno di un miliardo per mandare in pensione appena 6mila lavoratori della scuola facenti parte della “Quota 96”. In altri termini, mentre si dice, a leggere la notizia del Messaggero, di rilasciare dalla pubblica amministrazione 200mila “over 57”, di appena 6mila “over 60” si stanno cercando soldi per recuperare una palese ingiustizia, mentre qualcuno si straccia le vesti per lasciarli ancora al lavoro: qualcosa non torna.

Carrozza: la scuola insegni i valori di solidarietà e accettazione

da Tecnica della Scuola

Carrozza: la scuola insegni i valori di solidarietà e accettazione
Il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, durante la celebrazione del 69° anniversario dell’eccidio di Sant’Anna. “Chiederò uno sforzo agli insegnanti””
Quello della solidarietà e dall’accettazione dell’altro è un “argomento molto importante, un valore che deve essere “trasmesso ai ragazzi fin dalla scuola, che rappresenta il loro primo ingresso in società”. Così il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha commentato la tragedia del 14enne gay morto suicida a Roma. In collegamento con Skytg24 da Sant’Anna di Stazzema, il ministro ha spiegato: “Ne parlerò a inizio anno: dobbiamo chiedere uno sforzo ulteriore agli insegnanti per far capire i valori di solidarietà e accettazione dell’altro, anche in modo trasversale”. La scuola “ha ruolo fondamentale nel rispetto reciproco e negli istituti sarà spiegata l’importanza dell’accettare gli altri e del capirli. Accettare l’alterità nel suo complesso è uno dei valori che fa dell’Italia una grande nazione europea”.

PA: 14 miliardi risparmiati dallo Stato sulla pelle dei dipendenti pubblici

PA – Anief-Confedir: 14 miliardi risparmiati dallo Stato sulla pelle dei dipendenti pubblici, senza aumenti e ora ridotti del 10%

 

L’ulteriore “sforbiciata” di 200mila posti, su cui stanno lavorando i tecnici del ministero del Lavoro con quelli del Tesoro e della Funzione Pubblica, porterà alla casse pubbliche oltre 2 miliardi. A cui si aggiungono i 6,5 già incassati col taglio di 400mila unità nell’ultimo quinquennio. E i 7 miliardi derivanti dal blocco degli stipendi appena procrastinato dal CdM sino a tutto il 2014. Ma i nostri servizi pubblici avevano bisogno di un’altra spending review?

 

Il Governo Letta getta la maschera. E nel volgere di tre giorni conferma su tutta la linea l’opera di accanimento verso i dipendenti pubblici avviata dagli Esecutivi che l’hanno preceduto. Come se non bastassero i 400mila tagli al pubblico impiego nell’ultimo quinquennio e l’approvazione del d.lgs. 150/09, il decreto Brunetta, che ha prodotto nuovi tagli barattandoli con premi rivolti una stretta cerchia di lavoratori, prima approva in Consiglio dei Ministri il blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali fino al 31 dicembre 2014. Ed ora si scopre che  intende attuare 200mila “esodi (non agevolati) per i dipendenti over 57 che attualmente sono condannati (si fa per dire) a restare al lavoro per gli effetti della riforma previdenziale di Elsa Fornero che allunga i tempi di pensionamento”.

 

Si tratta di una serie di provvedimenti che hanno un denominatore comune: un risparmio gigantesco sulla pelle dei dipendenti pubblici. Sommando, infatti, i 7 miliardi di euro rimasti nelle casse dello Stato grazie alle loro retribuzioni congelate dal 2009 agli oltre 2 che derivano dai 200mila posti da cancellare (oltre 2 miliardi) sui cui sta lavorando il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, a cui si aggiungono i 6,5 già incassati col taglio di 400mila unità nell’ultimo quinquennio, si arriva a 14 miliardi: una cifra non molto distante da una manovra media di fine anno adottata per il risanamento dei conti pubblici.

 

La verità – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è che questo Governo non ha idee per vincere la crisi. Invece di cambiare registro e avere coraggio, introducendo leggi che abbattino realmente gli sprechi, ad iniziare da quelli della politica, si avventura in un’ulteriore spending review sulla pubblica amministrazione. Dando il colpo di grazia agli organici degli statali. Che così in pochi anni perdono, a seconda dei comparti, tra il 10 ed il 15% dei loro dipendenti”.

 

Stavolta il danno viene attuato contro 200mila lavoratori che hanno almeno 57 anni di età, ma non possono andare in pensione a causa dell’ottuso avvio, senza gradualità, della riforma Fornero. Questi dipendenti statali, che godrebbero di una sorta di “scivolo”, non verrebbero però agevolati. Ritrovandosi in pensione con un assegno ridotto.

 

Ancora una volta, il comparto che meglio rappresenta i danni prodotti alla Pubblica Amministrazione italiana è quello dell’Istruzione pubblica. Dove negli ultimi sei anni sono stati tagliati qualcosa come 200mila posti. Erano un milione e 200mila, infatti, nel 2007 conteggiando il personale docente e Ata in organico, di ruolo e precario. Mentre oggi sono diventati poco più di un milione. Ed è bastato ancora meno, solo due-tre anni, per togliere di mezzo un dirigente scolastico italiano ogni quattro: da circa 12mila, infatti, gli istituti scolastici italiani sono diventati poco più di 8mila. E che dire dei tanti che, tra gli 11.542 prossimi vincitori del concorso a cattedra, si vedranno procrastinare di almeno un anno l’immissione in ruolo perché nel frattempo non ci sono più posti liberi, a causa proprio dei tagli, del dimensionamento e del blocco del turn over?

 

Non è più tollerabile andare avanti di questo passo – sostiene Pacifico – , mettendo sempre più a rischio l’efficienza dei comparti della pubblica amministrazione, costretti a fare salti mortali a causa della carenza di personale. Ma le brutte notizie riguardano anche quelli rimasti in servizio. I quali sono destinati a confrontarsi con gli esiti di una contrattazione decentrata, cosiddetta di secondo livello, che presto porterà incrementi in busta paga solo a fronte di corrispondenti performance lavorative tutte ancora da inquadrare”.

 

A questo punto – conclude il rappresentante Anief-Confedir – è necessario che il Governo cambi musica. Oppure, se deve continuare su questa strada, è meglio che faccia un passo indietro. Per fare spazio a dei ministri della Repubblica che siano in grado di governare. Attuando provvedimenti equi e di buon senso. E così di introdurre nel Paese, finalmente, un modello di sviluppo industriale e culturale che garantisca la ripresa economica e sociale che merita”.

La riforma D’Alia attua quella Brunetta?

La riforma D’Alia attua quella Brunetta ? Finte lacrime dai sindacati sulla cancellazione degli scatti.

Già perché alla fine, la colpa è di quei sindacati che, per esempio, nella scuola, in questi anni, in cambio di tagli e risparmi, si sono vantati di aver trovato i soldi per pagare presunti scatti di anzianità maturati nel 2010/11, subito rinnegati dal nuovo Governo che intende con la contrattazione decentrata attuare il vecchio d.lgs. 150/09, a partire dal 2014. Anief-Confedir: se saltano gli scatti con questi miseri stipendi o si devono dimettere i nostri sindacalisti o si devono strappare le tessere sindacali, altro che scioperi generali. E’ ricorso in tribunale.

Quanti falsi pianti e disinibite proteste da parte di alcuni sindacalisti, ricorda M. Pacifico, pres. Anief e segr. Organizzativo Confedir, che per primo da due anni nelle scuole denuncia il pericolo della nuova riforma. In questi due anni come ha voluto l’ex-ministro Brunetta, invece di rivendicare risorse aggiuntive hanno firmato un contratto, peraltro rinnegato dopo due mesi dal Governo, per applicare subito la sua riforma che prevede aumenti soltanto in cambio di risparmi e ora invocano lo sciopero generale contro il ministro D’Alia, senza alcun pudore, per coprire la loro connivenza. Ma sono loro i responsabili del progressivo accanimento contro il pubblico impiego.

Il merito esiste da quando è stato pubblicato il d.lgs. 29/93 che nel privatizzare il rapporto di lavoro nel pubblico impiego avrebbe dovuto armonizzare il sistema pubblico con quello privato, salvo oggi penalizzare soltanto gli Statali in termine di licenziamenti, TFR e potere d’acquisto delle buste paga. Il merito è stato sempre misurato come anzianità di servizio in cambio della calmierizzazione dei salari, nettamente inferiori sia all’aumento dell’inflazione reale sia in media a quanto percepiscono gli altri dipendenti pubblici della UE, specialmente a fine carriera. Il sistema ha retto fino al 2009, fino a quando lo Stato ha trovato le risorse per onorare gli impegni contrattuali presi con i Sindacati, anche se i soldi previsti per introdurre i quadri nella P. A. come da d.lgs. 165/01 non ci sono mai stati e anche quelle poche incursioni sindacali nei contratti per riconoscere economicamente il lavoro svolto in funzioni apicali è stato subito rinnegato (v. indennità di reggenza ai vicari della scuola). Ecco che trova luce il nuovo d.lgs. 150/09 (riforma Brunetta) subito seguito dalla legge n. 122/2010 che blocca il rinnovo dei contratti che dovrebbero attribuire gli aumenti di stipendio, accompagnato da un’intesa sindacale del febbraio 2011 (non firmata dalla Confedir), che porta all’avvio di un atto di indirizzo all’ARAN del Governo sulle regole relativa alla nuova contrattazione: dal 2014/15 (data della fine del blocco dei contratti) non saranno riconosciuti più gli scatti automatici perché si misurerà il merito con le prestazioni individuali rese all’interno dell’unità aziendale di riferimento e pagato con i soldi dati da nuovi risparmi nell’amministrazione di appartenenza. Oggi il ministro D’Alia parla di contrattazione decentrata, del taglio di altri 200.000 dipendenti e di merito individuale, ieri l’atto di indirizzo avvallato dai sindacati cancellava al 25% del personale il futuro scatto, all’altro 50% garantiva aumenti minimi rispetto a quelli precedenti e al restante 25% assegnava risorse aggiuntive. Peccato che il salario dei dipendenti pubblici italiani – ridotto nell’ultimo decennio rispetto a quello dei lavoratori privati – e in particolare dei docenti a inizio carriera è poco al di sopra della soglia di povertà e che al salario è legato sempre più il contributo per una pensione che le più rosee aspettative danno al 42% dell’ultimo stipendio dopo il 2030.

Se questo è l’interesse dei sindacalisti per i lavoratori, abbiano la decenza di cambiare mestiere, diventino pure ministri ma lascino ad altri l’onere di difendere l’onorabilità della professione; in caso contrario, si rassegnino a una valanga di disdette sindacali. E se si ostineranno a non chiedere un referendum tra i lavoratori, meglio prepararsi a nuovi ricorsi in tribunale. Già perché sembra che soltanto i giudici si siano accorti che il blocco dei propri automatismi di carriera è incostituzionale. Se sei un dirigente o dipendente pubblico e vuoi sbloccare il tuo stipendio, in questa stagione contrattuale, prima che il fantasma della riforma Brunetta sotto mentite spoglie si materializzi, scrivi a r.stipendio@anief.net o a info@confedir.it e chiedi le istruzioni operative.

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 189

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 189 del 13-8-2013

Sommario

DECRETI PRESIDENZIALI

 


DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 31 maggio 2013


Delega di funzioni e dei poteri attribuiti al Presidente del
Consiglio dei ministri, relativi all’attuazione del diritto di
sciopero nei servizi pubblici essenziali ai Ministri competenti per
materia. (13A06933)

 

 

Pag. 1

 

 

 


DELIBERA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 2 agosto 2013


Dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza della grave
crisi umanitaria in atto nella Repubblica Araba di Siria e nel Regno
Hascemita di Giordania. (13A06812)

 

 

Pag. 2

 

 

 


DELIBERA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 2 agosto 2013


Proroga dello stato di emergenza in conseguenza delle eccezionali
avversita’ atmosferiche verificatesi nel mese di marzo 2013 nel
territorio della provincia di Pesaro-Urbino. (13A06832)

 

 

Pag. 3

 

 

 


DELIBERA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 2 agosto 2013


Proroga dello stato di emergenza in conseguenza delle eccezionali
avversita’ atmosferiche verificatesi nei mesi di marzo e aprile 2013
ed il giorno 3 maggio 2013 nei comuni del territorio della regione
Emilia-Romagna. (13A06833)

 

 

Pag. 3

 

 

DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 


DECRETO 23 luglio 2013


Riapertura delle operazioni di sottoscrizione dei Certificati di
credito del Tesoro «zero coupon», con decorrenza 28 giugno 2013 e
scadenza 30 giugno 2015, terza e quarta tranche. (13A06840)

 

 

Pag. 4

 

 

MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

 


DECRETO 4 luglio 2013


Prezzo di vendita delle targhe per i veicoli a motore e per i
rimorchi. (13A06909)

 

 

Pag. 6

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


DECRETO 2 luglio 2013


Attuazione dell’articolo 17 del regolamento (CE) n. 110/2008 del
Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 gennaio 2008, concernente
la definizione, la designazione, la presentazione, l’etichettatura e
la protezione delle indicazioni geografiche delle bevande spiritose –
Scheda tecnica del “Mirto di Sardegna”. (13A06726)

 

 

Pag. 9

 

 

DECRETI E DELIBERE DI ALTRE AUTORITA’

AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

 


DETERMINA 26 luglio 2013


Approvazione mediante procedura centralizzata del medicinale per uso
umano «Tresiba». (Determina n. 688/2013). (13A06731)

 

 

Pag. 12

 

 

 


DETERMINA 26 luglio 2013


Approvazione mediante procedura centralizzata di taluni medicinali
per uso umano. (Determina n. 689/2013). (13A06732)

 

 

Pag. 13

 

 

 


DETERMINA 26 luglio 2013


Nuova approvazione con procedura centralizzata di medicinali per uso
umano generici o equivalenti. (Determina n. 687/2013). (13A06733)

 

 

Pag. 21

 

 

COMITATO INTERMINISTERIALE PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA

 


DELIBERA 8 marzo 2013


Programma delle infrastrutture strategiche (Legge n. 443/2001).
Accessibilita’ metropolitana fiera di Milano (CUP F60H05000000001).
Autorizzazione utilizzo contributi. (Delibera n. 12/2013). (13A06875)

 

 

Pag. 24

 

 

GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI

 


PROVVEDIMENTO 18 luglio 2013


Misure di sicurezza nelle attivita’ di intercettazione da parte delle
Procure della Repubblica. (Provvedimento n. 356). (13A06934)

 

 

Pag. 27

 

 

UNIVERSITA’ DI PALERMO

 


DECRETO RETTORALE 31 luglio 2013


Modificazioni allo Statuto. (13A06808)

 

 

Pag. 34

 

 

UNIVERSITA’ DI ROMA TRE

 


DECRETO RETTORALE 1 agosto 2013


Modificazioni allo Statuto. (13A06730)

 

 

Pag. 35

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

 


COMUNICATO


Divieto di vendita del medicinale per uso umano «Tachidol» (13A06727)

 

 

Pag. 36

 

 

 


COMUNICATO


Divieto di vendita del medicinale per uso umano «Paracetamolo+Codeina
angenerico» (13A06728)

 

 

Pag. 36

 

 

 


COMUNICATO


Divieto di vendita del medicinale per uso umano «Lonarid» (13A06729)

 

 

Pag. 36

 

 

CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI TORINO

 


COMUNICATO


Provvedimenti concernenti i marchi di identificazione dei metalli
preziosi (13A06758)

 

 

Pag. 37

 

 

MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

 


COMUNICATO


Rilascio di exequatur (13A06835)

 

 

Pag. 37

 

 

 


COMUNICATO


Rilascio di exequatur (13A06836)

 

 

Pag. 37

 

 

 


COMUNICATO


Rilascio di exequatur (13A06837)

 

 

Pag. 38

 

 

 


COMUNICATO


Rilascio di exequatur (13A06838)

 

 

Pag. 38

 

 

 


COMUNICATO


Rilascio di exequatur (13A06839)

 

 

Pag. 38

 

 

MINISTERO DELLA SALUTE

 


COMUNICATO


Modificazione dell’autorizzazione all’immissione in commercio della
premiscela per alimenti medicamentosi «Gabbrocol 200» 200 mg/g per
suini, broilers e conigli. (13A06841)

 

 

Pag. 38

 

 

 


COMUNICATO


Modificazione dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Duotech» sospensione orale.
(13A06842)

 

 

Pag. 38

 

 

 


COMUNICATO


Modificazione dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Forcyl Swine» 160 mg/ml soluzione
iniettabile per suini. (13A06843)

 

 

Pag. 39

 

 

 


COMUNICATO


Modificazione dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario Antipulci Collare Bolfo, collare
antiparassitario per cani. (13A06844)

 

 

Pag. 39

 

 

 


COMUNICATO


Modificazione dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Amoxi-One». (13A06845)

 

 

Pag. 39