DL FARE

DL FARE, MARCUCCI (PD): “DECRETO FARE, NUOVI INVESTIMENTI PER LA SCUOLA”

Dichiarazione senatore Andrea Marcucci (Pd), presidente della Commissione istruzione di Palazzo Madama.

“450 milioni di euro per la messa in sicurezza e la costruzione di nuove scuole, secondo le normative antisismiche. 17 milioni in 5 anni per il sostegno al merito e alla mobilità degli studenti capaci e privi di messi. Il decreto del fare sulla scuola contiene importanti passi in avanti”.
Lo afferma il senatore Andrea Marcucci (Pd), presidente della Commissione istruzione di Palazzo Madama.
“C’ è una inversione di tendenza del governo nei confronti della scuola e dell’università-aggiunge il presidente-che va sottolineato. Il merito è anche del Parlamento che ha corretto e migliorato alcune parti del decreto”, conclude Marcucci.

DL FARE

DL FARE, PUGLISI (PD): “ABROGATO OBBLIGO CERTIFICAZIONE ATTIVITA’ LUDICO MOTORIA AMATORIALE”

Dichiarazione della sen. Francesca Puglisi, capogruppo Pd in Commissione Istruzione al Senato

Nel decreto Fare, grazie ad un emendamento dei senatori Puglisi e Vaccari, e’ stato corretto il decreto Balduzzi, semplificando la promozione dello sport per tutti.
“Viene abrogato – spiega la senatrice Francesca Puglisi, capogruppo Pd in Commissione Istruzione e Sport al Senato – l’obbligo di certificazione per l’attività ludico motoria e amatoriale previsto dall’art.7, comm 11, del DL 158 del 2012. Rimane l’obbligo di certificazione presso il medico o pediatra di base per l’attività sportiva non agonistica. Sono stati eliminati così inutili costi per le famiglie e il Servizio Sanitario Nazionale, che avrebbero disincentivato le famiglie ad avere cura della propria salute attraverso la pratica sportiva”.

DL FARE, PUGLISI (PD), “BENE MISURE PER LA SCUOLA E PER IL DIRITTO ALLO STUDIO”
Istruzione, università e  ricerca, leva fondamentale per il rilancio della crescita economica e sociale del Paese

Dichiarazione della senatrice Francesca Puglisi, capogruppo Pd  in Commissione Istruzione a Palazzo Madama

“Grazie al lavoro di squadra fatto dal PD nelle commissioni parlamentari con il Governo, con l’approvazione del Decreto Fare al Senato, si ‘fa bene’ per la scuola e il diritto allo studio”. Lo afferma la senatrice Francesca Puglisi, capogruppo Pd  in Commissione Istruzione a Palazzo Madama.
“Il piano di 450 milioni di euro per la messa in sicurezza e l’edificazione di nuove scuole – spiega Puglisi – presta particolare cura al rispetto delle norme antisismiche, il risparmio energetico e lo smaltimento dell’amianto, ma soprattutto grazie al conferimento ai Sindaci e ai Presidenti di Provincia dei poteri di ‘Commissari Straordinari per l’edilizia scolastica’ sarà possibile velocizzare  le procedure di spesa e l’apertura dei cantieri per superare le più gravi situazioni di degrado a beneficio dell’occupazione e dell’economia”. “Importante – continua – anche l’approvazione dell’emendandamento PD che sottrae gli arredi scolastici e dei servizi per l’infanzia dal blocco per la salvaguardia della spesa pubblica istituito dal Governo Monti, che rischiava di lasciare le nuove scuole senza sedie e banchi e di cancellare un intero settore industriale del Made in Italy”.
“Al Senato, in accordo con il Governo, le Regioni, la Crui e gli studenti, siamo riusciti – aggiunge Puglisi – a correggere alcune storture sul diritto allo studio che rischiavano di mandare in default tecnico gli Atenei. Nasce così il ‘Piano nazionale per il sostegno al merito e alla mobilità degli studenti capaci, meritevoli e privi di mezzi’, che con 5 milioni già da settembre e per un totale di 17  milioni in 5 anni, va a sostenere quegli studenti che decidono di frequentare l’università fuori Regione. Rivista anche la gradualità negli anni della quota premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario, assegnata con la valutazione dell’Anvur”.
“Questo pacchetto di provvedimenti, unito allo sblocco del 50% del turnover per l’università e la ricerca, non costituisce una banale ‘inversione di tendenza’ rispetto ai tagli degli ultimi anni, ma una vera sterzata perché l’istruzione, l’università e la ricerca, possano – conclude Puglisi – davvero costituire la leva fondamentale per il rilancio della crescita economica e sociale del Paese”.

Sul decreto D’Alia

Nel caldo torrido di agosto la partita tra ex-quasi-idonei, ex-ricorrenti ed ex-non-idonei-non-ricorrenti non conosce break. Motivo del contendere è il decreto predisposto dal ministro della Funzione Pubblica Gianpiero D’Alia. Quel decreto di 40 articoli, all’articolo 17, affronta la spinosa questione del Concorso DS in Lombardia.
Gli ex-quasi-idonei sostengono che il numero di reggenze nella regione più blasonata d’Italia sia insostenibile e quindi auspicano che all’interno del Decreto D’Alia ci sia una norma che ripristini gli incarichi di presidenza per un solo anno scolastico. E auspicano che tali incarichi siano assegnati a loro stessi! Perbacco, chiari e concisi.
Gli ex-ricorrenti sostengono che il numero di reggenze sia identico a quello dello scorso anno per effetto della drastica riduzione di istituti in seguito al dimensionamento della rete scolastica. Credono che non ci siano elementi giuridicamente sostenibili per assegnare gli incarichi agli ex-quasi-idonei e anzi allertano gli studi legali per ricorsi contro eventuali atti amministrativi sfavorevoli.
Gli ex-non-idonei-non-ricorrenti sono certi che qualcuno voglia trovare un espediente cirillico, un appiglio scaltro per aggirare due gradi di giudizio. Infatti sia il TAR, nel lontano 17 luglio 2012, che il Consiglio di Stato, nel vicino 4 giugno 2013, avevano annullato la procedura concorsuale, che ora deve ripartire dalla ricorrezione delle prove scritte.
L’impressione di molti è che questi incarichi di presidenza, assegnati per un solo anno scolastico, saranno poi, secondo la più classica tradizione italica, perpetuati all’infinito sino alla loro conversione semi-automatica in incarichi di Dirigenza Scolastica vera e propria.
La convinzione più diffusa è che questa sia davvero l’ultima spiaggia per gli ex-quasi-idonei. Fallita la partita degli incarichi di presidenza, sarebbe inesorabile il loro passaggio sotto le forche caudine della ricorrezione degli scritti. La nuova commissione che correggerà degli elaborati, con griglie novellate dalla procedura di re-imbustamento e con tempi non più “contigentati” (vedi D’Elia), potrebbe giungere a risultati molto diversi dalla precedente commissione.
Come finirà la partità? Mercoledì 7 agosto quando si riunirà il pre-consiglio dei ministri gli ex-quasi-idonei saranno a Roma a protestare? C’è chi giura di sì e parla di una pattuglia numerosa e combattiva.
Gli ex-ricorrenti, intanto, si disperano, sconsolati e con le gote bagnate. Sanno che dal giorno 12 agosto gli studi legali saranno chiusi e questo potrebbe complicare l’impugnazione di atti amministrativi sfavorevoli. E si interrogano infuriati: “Ma come possiamo fare ora che il nostro avvocato, con il cellulare spento, si trastulla tra genziane e mughetti nella val Brembana?”
Da fuori del campo l’impressione che si coglie è che il secondo tempo della partita non sia ancora iniziato, ma la partita sarà lunga, molto lunga. Non finirà ai tempi supplementari. Si arriverà ai rigori.

PERCORSI ABILITANTI SPECIALI

PERCORSI ABILITANTI SPECIALI

 

Migliaia di docenti precari hanno già aderito contro la loro illegittima esclusione dai PAS: l’obiettivo dell’Anief è permettere l’ammissione con riserva ai corsi nel prossimo autunno. Per richiedere le istruzioni operative c’è tempo fino al 20 agosto.

 

Sono migliaia i docenti precari che hanno già comunicato le pre-adesioni ai ricorsi Anief avverso le esclusioni ai PAS (Percorsi abilitanti speciali) che il Miur ha voluto illegittimamente imporre attraverso il decreto di attivazione dei corsi per il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento, pubblicato nella GU 4a Serie Speciale – Concorsi ed Esami n.60 del 30-7-2013: sono docenti che hanno prestato 360 o 540 complessivi negli anni indicati dall’amministrazione (a partire dall’anno scolastico 1999/2000), ma non i 180 per tre anni scolastici. Oppure che non rientrano nell’ulteriore condizione (sempre imposta dal Miur) di aver espletato il servizio di ogni anno scolastico su una specifica classe di concorso o tipologia di insegnamento. O, ancora, non hanno svolto un anno sulla medesima classe di concorso nella quale intendono produrre domanda di accesso ai PAS.

 

Non si riesce a comprendere la logica che ha portato il Miur a produrre così tante esclusioni – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – , soprattutto perchè tale scelta si discosta in modo netto dalla normativa previgente. La quale prevedeva l’inclusione nei corsi di abilitazione per tutti coloro che erano in possesso del requisito dei 360 giorni di servizio, prestati nel quinquennio precedente, senza alcun vincolo annuale o di 180 giorni. E senza alcun insensato obbligo di svolgimento sulla specifica classe di concorso. Su quest’ultimo obbligo viene ritenuto davvero singolare, dal momento in cui la specifica competenza disciplinare dei docenti precari partecipanti ai percorsi abilitanti viene accertata attraverso l’esame previsto per legge al termine di ogni corso. Ed è comunque garantita preventivamente, prima dell’esercizio della professione, dalla presentazione dello specifico titolo di studio, indispensabile – conclude Pacifico – per essere ammessi all’insegnamento di ogni singola disciplina”.

 

Tra coloro che hanno chiesto di ricorrere contro la formulazione irrazionale e arbitraria del bando, derivante dal Regolamento n. 81 sul reclutamento scolastico introdotto dall’ex Ministro Francesco Profumo e modificato in GU il 5 luglio scorso, figurano inoltre tanti docenti di ruolo, molti dei quali in sovrannumero, che ancora non si danno ragione del motivo dell’esclusione dai corsi abilitanti, dal momento che la loro frequenza sarebbe stata utile anche a garantire la ricollocazione professionale.

 

Per questi motivi l’Anief torna a ripetere che tutti questi ricorrenti hanno diritto all’ammissione con riserva, da adottare prima della discussione di merito dei ricorsi che saranno esaminati dal giudice del Tar del Lazio. Per richiedere le istruzioni operative – scrivendo a tfaspeciale@anief.net e indicando i propri dati anagrafici e i recapiti telefonici – c’è tempo fino al 20 agosto. Coloro che aderiranno entro tale data avranno la possibilità vedere discusso il ricorso in sede cautelare per la metà di settembre. L’obiettivo del sindacato rimane quello di permettere l’ammissione con riserva ai corsi PAS nel prossimo autunno. Superando tutti quei vincoli illegittimi contenuti nel regolamento di accesso ai corsi abilitanti, modificato dal Miur con evidente eccesso di delega e violando i principi costituzionali di parità, uguaglianza e ragionevolezza.

06/08/2013 – F3 Monitoraggio dell’avanzamento attuativo dei progetti, ridimensionamento delle Istituzioni scolastiche in Rete e riprogettazione

Oggetto: PON POR FSE “Competenze per lo sviluppo” – “Realizzazione di prototipi di azioni educative in aree di grave esclusione sociale e culturale, anche attraverso la valorizzazione delle reti esistenti”. Anni scolastici 2012/2013 e 2013/2014 – Piano Azione Coesione – Priorità Istruzione. Monitoraggio dell’avanzamento attuativo dei progetti, ridimensionamento delle Istituzioni scolastiche in Rete e riprogettazione.

Circolare prot. n. 8475 del 5 agosto 2013 e allegati

06/08/2013 – PON FESR “Ambienti per l’apprendimento” Asse II Obiettivo C – Trasmissione manuale sulla certificazione della spesa ed indicazioni operative per la fase di attuazione dei Piani di Intervento

Oggetto: PON FESR “Ambienti per l’apprendimento” Asse II Obiettivo C “Incrementare la qualità delle infrastrutture scolastiche, l’eco-sostenibilità e la sicurezza degli edifici scolastici; potenziare le strutture per garantire la partecipazione delle persone diversamente abili e quelle finalizzate alla qualità della vita degli studenti” e s.m.i. Trasmissione manuale sulla certificazione della spesa ed indicazioni operative per la fase di attuazione dei Piani di Intervento – Rettifiche e precisazioni

Nota prot. n. 8438 del 2 agosto 2013
Manuale sulle attività di certificazione della spesa ed indicazioni operative per la fase di attuazione dei piani di intervento – Asse II FESR Obiettivo C

Decreto legge da 400 milioni. Tanto costa la scuola tra inidonei, pensioni, sostegno

da ItaliaOggi

Decreto legge da 400 milioni. Tanto costa la scuola tra inidonei, pensioni, sostegno

Oggi riunione decisiva sul pacchetto pubblico impiego. La lista della Carrozza nel mirino

 di Alessandra Ricciardi

Sarà decisiva la riunione del preconsiglio di oggi, che dovrà definire i dettagli normativi e soprattutto la copertura finanziaria, lo scoglio sostanziale per il varo del decreto legge sul pubblico impiego. Il decreto, di cui ItaliaOggi ha dato notizia in anteprima mercoledì scorso, è atteso al consiglio dei ministri di questa settimana, presumibilmente l’ultimo prima della pausa estiva.

Un provvedimento a cui in tanti, a partire dal ministro proponente Gianpiero D’Alia, affidano il compito di dare quel segnale di svolta anche sul lavoro pubblico che da più parti è invocato come necessario per distendere gli animi in vista di una ripresa autunnale assai complicata.

Ora ci si sono messe anche le fibrillazioni politiche, che fanno temere che l’azione di governo, già indebolita dalle ristrettezze finanziarie, possa essere ulteriormente sfibrata. Il pacchetto scuola, ad oggi ancora in forma di bozza, che il ministro competente, Maria Chiara Carrozza porterà al plenum attua in larga misura quanto lo stesso ministro aveva dichiarato essere il programma del suo dicastero in audizione al parlamento: assunzioni sul 100% dei posti in organico dei docenti di sostegno, cancellazione della norma sul trasferimento coatto dei docenti inidonei all’insegnamento tra il personale ausiliario, tecnico e amministrativo (con conseguente sblocco su questi profili delle assunzioni relative di precari), e poi nuove norme sul dimensionamento, una quasi sanatoria del concorso a preside, che con la giustificazione dei pasticci dell’ultima selezione si estende fino al 2006, per non parlare poi del riconoscimento ai fini pensionistici dei requisiti preFornero al 31 dicembre 2011 per dirigenti, insegnanti e Ata.

Il pacchetto, secondo una stima approssimativa fatta a viale Trastevere, vale circa 400 milioni di euro.

Una copertura difficilmente sostenibile presso il dicastero dell’economia guidato da Fabrizio Saccomanni e il Ragioniere generale dello stato, Daniele Franco, in assenza di tagli su altre fonti di spesa del Miur. Si imporrà dunque una scelta basata sulla sostenibilità finanziaria ma anche giuridica degli interventi, su questo ultimo versante è finita nel mirino la norma del salvacondotto dei dirigenti scolastici di concorsi annullati; e saranno determinati le emergenze non rinviabili, in questo caso primeggiano i docenti inidonei che rischiano di essere trasferiti in massa tra gli Ata.

La Carrozza, come ha più volte detto anche in incontri con i sindacati, vorrebbe farne un questione politica da porre direttamente al premier, Enrico Letta, visto che la scuola campeggia nel programma del governo e in quelli dei partiti che lo sostengono come settore chiave per il rilancio del paese salvo poi essere dimenticata, se non sottoposta a tagli. Ma, fanno notare da Palazzo Chigi, le priorità politiche del governo abbondano in questa fase. Tre titoli per tutti: esodati, Iva e Imu. E su questi temi il pressing di Pd e Pdl può essere decisivo per la vita dell’esecutivo delle larghe intese.

La corsa per salvare l’anno parte dalla sanatoria presidi

da ItaliaOggi

La corsa per salvare l’anno parte dalla sanatoria presidi

Salvacondotto, nato per i dirigenti dell’ultimo concorso Lombardo, si estende fino agli idonei del 2004

  di Mario D’Adamo

Anche l’anno scolastico 2013/2014 ha bisogno di un salvacondotto per attraversare le burrasche che lo attendono al varco, soprattutto l’anno scolastico che verrà non deve subire pregiudizi dalle pronunce giurisdizionali sul concorso a posti di dirigente scolastico, che in almeno cinque regioni hanno determinato rallentamenti delle procedure, se non addirittura lo stop delle nomine. Il 24 luglio scorso, rispondendo a un’interrogazione di deputati del partito democratico, prima firmataria Maria Coscia, il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza, un po’ minimizzando gli effetti del contenzioso, rilevante secondo lei solo nella regione Lombardia per l’elevato numero di posti di dirigente rimasti da coprire e limitato in altre quattro/cinque regioni, ha infatti preannunciato una serie di misure legislative tampone. Esse stanno per uscire dal cappello magico del governo Letta nella forma di un decreto legge, che agli articoli dal 15 al 27 si occupa di dirigenti scolastici e tecnici, di personale dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, di edilizia scolastica, dimensionamento, scuole pareggiate e paritarie, pensioni, un po’ di tutto insomma. Limitandoci alla questione delle istituzioni scolastiche ancora senza dirigente scolastico titolare, il decreto legge (ad oggi ancora in bozza)per garantire la più estesa copertura con personale che non sia già contemporaneamente titolare di altra istituzione scolastica ed evitare così le reggenze che non fanno bene né alla sede di titolarità né tanto meno a quella temporaneamente affidata, prevede si possano conferire incarichi di presidenza per il solo 2013/2014 agli idonei, che non siano già in pensione, di uno dei concorsi indetti prima del 1° gennaio 2011, che non hanno frequentato il corso di formazione o che, pur avendolo frequentato, non hanno completato la procedura concorsuale.

Stessa possibilità è data ai docenti per i quali è pendente un contenzioso relativo al concorso ordinario del 2004 (e subito il pensiero corre alla Sicilia, dove si stanno ancora svolgendo le operazioni di ripetizione del concorso del 2004, annullato dalla magistratura amministrativa) o a quello riservato del 2006. E infine, limitatamente alla regione Lombardia, possono ottenere l’incarico di preside sia coloro che hanno ottenuto l’annullamento del concorso, i ricorrenti che avevano contestato tra l’altro la trasparenza delle buste che non garantiva l’anonimato dei concorrenti, sia i controinteressati, quelli che figuravano già in graduatoria di merito, 406, e che in 355 avrebbero potuto assumere servizio già lo scorso 1° settembre 2012, se gli effetti della graduatoria prima non fossero stati sospesi e poi definitivamente annullati dal Consiglio di stato. Rispondendo all’interrogazione, il ministro ha voluto mettere sull’attenti chi ha causato il disastro lombardo, facendo trasmettere gli atti alla Corte dei conti perché valuti le eventuali responsabilità per danno erariale.

Infine, gli incarichi conferiti dovranno comunque cessare alla data della nomina dell’avente diritto, che può intervenire quindi anche in corso d’anno scolastico. Quest’ultima non è certo una previsione destinata a evitare pregiudizi al regolare e continuativo esercizio della funzione dirigente per tutto un anno scolastico a cura dello stesso dirigente scolastico incaricato, sembra anzi addirittura contraria alle intenzioni espresse nello stesso decreto legge. Ma la paura di spendere troppo è tanta, al punto che, sembra di capire leggendo il decreto legge, che a questi nuovi incaricati spetteranno indennità in misura inferiore a quelle che incassano gli incaricati storici.

Oltre allo stipendio proprio della relativa qualifica, e ci mancherebbe, sarà corrisposta loro un’indennità accessoria, non pensionabile interamente, sostitutiva di qualsiasi altro emolumento e pari all’ottanta per cento della retribuzione di posizione, parte variabile. Mentre agli incaricati storici spettava un’indennità corrispondente al differenziale di livello, interamente pensionabile, oltre ad altre indennità minori. Tanto per creare disparità di trattamento tra soggetti con la stessa qualifica e non farsi mancare la possibilità di essere ancora una volta chiamati davanti al giudice del lavoro. Senza contare che gli ormai pochi incaricati storici, sono meno di un centinaio in tutt’Italia, sono sul piede di guerra per chiedere la trasformazione del loro contratto in incarico a tempo indeterminato, visto che prestano servizio da almeno otto/dieci anni.

In pensione senza la Fornero

da ItaliaOggi

In pensione senza la Fornero

Le scelte al tavolo del prossimo consiglio dei ministri. Le domande già da settembre. E per gli inidonei niente più trasferimento coatto tra gli Ata

  di Nicola Mondelli

Estendere anche ai dirigenti scolastici, ai docenti e al personale amministrativo, tecnico ed ausiliario che hanno maturato, successivamente al 31 dicembre 2011, ma entro il 31 agosto 2012, i requisiti anagrafici e contributivi richiesti dalla normativa previgente l’entrata in vigore dell’art. 24 del decreto legge 201/2011(riforma Fornero) per accedere al trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità, di potere essere collocati a riposo fruendo dei predetti requisiti. É quanto prevede un articolo della bozza di decreto legge sul pubblico impiego attesa al prossimo consiglio dei ministri.

Decreto che stoppa anche iò passaggio d’ufficio nei ruoli del personale Ata dei docenti dichiarati permanentemente inidonei alla propria funzione per motivi di salute, ma idonei ad altri compiti, e del personale docente attualmente titolare delle classi di concorso C999 e C555. Le due decisioni sul tavolo del governo Letta anticipano l’orientamento prevalente che si registrava nella settima commissione del senato, che stava esaminando i disegni di legge n. 316 (Puglisi ed altri, Pd) e n.728 (Centinaio,Lega Nord) concernenti gli inidonei e nella XI commissione della camera, che stava esaminando il disegno di legge unificato (Ghizzoni ed altri, Pd e Marzana, M5S) in materia pensionistica.

Docenti inidonei

L’art. 23, nel disporre l’abrogazione dei commi 13, 14 e 15 dell’articolo 14 del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95 i quali prevedevano, tra l’altro, che il personale docente dichiarato permanentemente inidoneo alla propria funzione, ma idoneo ad altri compiti, e il personale docente attualmente titolare delle classi C999 e C555, dovevano transitare di autorità nei ruoli del personale Ata con la qualifica di assistente amministrativo o tecnico, se da un lato viene incontro alle pressanti richieste degli interessati che consideravano il trasferimento d’ufficio nel ruoli del personale Ata punitivo sia sotto il profilo professionale che retributivo, dall’altro non contribuisce a risolvere il problema dei docenti attualmente permanentemente inidonei, di quelli che lo diverranno in futuro e dei docenti titolari delle classi C999 e C555. Stando all’ultima rilevazione del Miur, datata 11 marzo 2013, il loro numero dovrebbe essere in totale di 3.572 unità, anche se al sottosegretario del ministero dell’istruzione Gabriele Toccafondi è stato indicato il numero di oltre 5.000 unità. Per effetto dell’abrogazione dei predetti commi, i docenti inidonei, ancorché collocati fuori ruolo, continueranno a prestare servizio anche per il prossimo anno scolastico nelle sedi e con i compiti loro assegnati. Dall’esame delle leggi e dei decreti e circolari ministeriale che in materia si sono succeduti a partire dalla data di entrata in vigore dell’art. 35, comma 5, della legge n. 289/2002 non si individuano, infatti, altre soluzioni di effetto immediato. La loro condizione, pertanto, continuerà a rimanere incerta e precaria almeno fino a quando non si troverà, a costo zero. una soluzione che possa soddisfare sia gli interessati che l’amministrazione scolastica. Un altro effetto derivante dall’abrogazione del comma 14, in particolare, è quello di avere consentito l’immissione in ruolo di altre cinquemila Ata i cui posti erano stato congelati appunto in previsione del passaggio dei docenti inidonei.

Pensionamento

L’art. 24 del decreto legge introduce invece una modifica all’art. 24, comma 14, del dl 6 dicembre 2011, n. 201. Per effetto di tale modifica, al trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità con i requisiti anagrafici e contributivi richiesti dalla normativa previgente l’entrata in vigore del predetto decreto potrò accedere anche il personale della scuola che ha maturato detti requisiti successivamente al 31 dicembre 2011, ma non oltre il 31 agosto 2012. É quanto avevano chiesto alcune migliaia di dipendenti scolastici sia attraverso il comitato “Quota 96” che centinaia di ricorsi ai giudici. Mentre è incerto il numero dei docenti e del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario interessato al provvedimento( 3.500 secondo il Miur, intorno ai 9.000 secondo l’Inps), interessati lo sono certamente quanti alla data del 31 agosto 2012 potevano fare valere, ai fini della pensione di anzianità, sessanta anni di età e trentasei di contribuzione, oppure sessantuno anni di età e trentacinque di contribuzione, o anche, indipendentemente dall’età anagrafica, quaranta anni di contribuzione. Per la pensione di vecchiaia i requisiti da possedere erano invece sessantacinque anni di età e almeno venti anni di contributi, se uomini e sessantuno anni di età e almeno 20 anni di contributi, se donne. Il riconoscimento del diritto a fruire della normativa previgente la riforma Fornero non significa comunque che gli interessati dovranno chiedere di cessare immediatamente dal servizio. Per fare valere questo loro diritto potranno infatti aspettare fino al 2015 per chiedere di andare in pensione. Chi vorrà invece, a decreto legge approvato, dovrebbe poterci andare già dal prossimo 1° settembre

Dimensionamento alla svolta

da ItaliaOggi

Dimensionamento alla svolta

Nessun automatismo, decideranno regioni e miur insieme

 di Mario D’Adamo

Tra le norme urgenti in materia di istruzione che il governo Letta vorrebbe varare non poteva mancarne una sul dimensionamento della rete scolastica, materia divenuta competenza regionale dopo la riforma del 2001 del titolo quinto della Costituzione, governo Amato, con la Consulta che ha via via annullato provvedimenti legislativi tutte le volte che parlamento e governi sono usciti dai loro limiti istituzionali. La Corte, la maggior parte delle volte che le regioni le si sono rivolte per contestare provvedimenti legislativi troppo invasivi, ha dato loro ragione con decisioni che, pur non annullando sempre le norme contestate, hanno però sempre inteso salvaguardare l’autonomia di tali enti territoriali, le loro specificità, le loro prerogative costituzionali. Come l’ultima decisione, la n. 215 del 18 luglio scorso, che l’alta corte ha preso su ricorso della regione Friuli Venezia Giulia, dichiarando inapplicabile la norma del decreto legge n. 95 del 2012, governo Monti, che al momento di ordinare la ristrutturazione della rete scolastica aveva operato un’irragionevole discriminazione tra minoranze linguistiche. E così per evitare ulteriori decisioni sfavorevoli e rimediare continue brutte figure sotto il profilo istituzionale e dei rapporti con le regioni, dal prossimo anno scolastico, è il proposito del governo e di Maria Chiara Carrozza, ministro dell’istruzione, non si definiranno più criteri per l’individuazione delle istituzioni scolastiche ed educative sede di dirigenza scolastica e di direttore dei servizi generali e amministrativi senza il preventivo accordo con regioni, città e autonomie locali, che i dicasteri di viale Trastevere e di via XX settembre dovranno adottare in sede di conferenza unificata. Sono quindi archiviati gli interventi legislativi sul dimensionamento dei due governi Berlusconi e Monti, i cui effetti vengono circoscritti e limitati al corrente anno scolastico. Le misure urgenti del ministero in carica, infatti, tuttora in fase di predisposizione, stabiliscono che cessa con l’anno scolastico 2012/2013 la disposizione sul numero minimo di alunni per l’assegnazione di dirigenti scolastici e direttori amministrativi. La cessazione è introdotta con l’articolo 21 del provvedimento, a parziale modifica della disposizione con la quale il governo Berlusconi aveva individuato tale numero minimo: 500 alunni, ridotto fino a 300 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche (art. 19, commi 5 e 5-bis, del decreto legge n. 98 del 2011). Numero minimo che il governo Monti aveva elevato, rispettivamente, a 600 e 400 (legge di stabilità n. 183 del 2012). Ora vedremo quel che si deciderà per il prossimo anno, a decorrere dal quale si vuole voltare pagina. Per ottenere lo scopo, il provvedimento del governo Letta aggiunge al decreto legge Berlusconi-Monti un ulteriore comma, il 5-ter, dichiarando che dall’anno prossimo i dimensionamenti si faranno con il concorso delle autonomie locali, pur nelle rispetto degli obiettivi finanziari che con la legge di stabilità del 2012 si intendevano perseguire. La spesa dovrà restare invariata ma almeno le regioni avranno voce in capitolo per decidere le sorti delle istituzioni scolastiche che accolgono gli alunni dei loro territori.

Guerra agostana sui valutatori

da ItaliaOggi

Guerra agostana sui valutatori

I sindacati dicono no a Vcamp: iniziativa parziale e viziata. La scuola di formazione si terrà lo stesso, dice Sestito, commissario dell’Invalsi

 di Mario D’Adamo

TLa scuola estiva di formazione sulla valutazione, VCamp, che si svolgerà dal 25 agosto al 1° settembre, si terrà lo stesso, nonostante le proteste, soprattutto dei sindacati scuola Cisl, Uil e Cgil che ne avevano contestato l’intempestività, la mancata informazione preventiva, l’apparente assenza di coinvolgimento del ministero dell’istruzione, l’indeterminatezza o l’assenza di criteri di scelta dei partecipanti al test di ammissione.

Lo ha comunicato in un incontro al ministero di lunedì 29 luglio Paolo Sestito, commissario straordinario dell’istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo d’istruzione e formazione, Invalsi, che ha deciso di far proseguire l’iniziativa, per non deludere, è la motivazione, le attese di coloro, cento tra docenti e dirigenti, che hanno partecipato lo stesso 29 luglio a una prova di selezione (duecento i partecipanti, cento, come da preventivo, gli ammessi). In un precedente incontro svoltosi sempre al ministero e sempre con la presenza del commissario straordinario, la Flc Cgil aveva anche comunicato di voler impugnare il decreto sulla valutazione n. 80/2013, varato dal dicastero di viale Trastevere, quando era ancora in carica il ministro dell’istruzione Profumo, ed entrato in vigore lo scorso 19 luglio.

L’intempestività e l’inopportunità della scuola estiva deriverebbe anche dal fatto che si mettono in campo iniziative di formazione sulla valutazione, quando prima si sarebbero dovuti riformare lo stesso Invalsi, Indire e la struttura del corpo ispettivo, tutti soggetti ai quali il regolamento affida l’applicazione del nuovo sistema di valutazione. A riprova delle ragioni avanzate dai sindacati scuola, la mancata preventiva informazione sui criteri di scelta dei partecipanti al test del 29 luglio e la loro variabilità da regione a regione oltre alle critiche di quanti, in ragione del periodo estivo nel quale l’attenzione è minore, non sono stati informati dell’iniziativa, occorre registrare la protesta di giovani insegnanti che vantano collaborazioni con Università ed Enti di Ricerca su tematiche quali valutazione ed autovalutazione dei sistemi scolastici, educazione comparata, evoluzione dei sistemi formativi e in possesso di titoli di studio, master, specializzazioni, dottorati, e che non hanno potuto affrontare il test, perché l’ufficio scolastico regionale di riferimento, quello dell’Abruzzo, avrebbe adottato un unico criterio, quello dell’anzianità di servizio. In realtà, risulta che con una nota dell’11 luglio l’Usr dell’Abruzzo ha chiesto ai componenti dei due gruppi di lavoro Valutazione e Vales di presentare le loro candidature, ma la sostanza della critica non cambia.

Altri uffici scolastici regionali hanno coinvolto le scuole ma poi nella scelta dei candidati si sono regolati ciascuno a modo proprio. L’ufficio scolastico della Liguria, nel comunicare l’iniziativa e richiedere candidature, non ha anche indicato quali fossero i criteri ai quali si sarebbe attenuto nella scelta. Quelli della Campania, dell’Emilia Romagna, dell’Umbria e altri ancora, invece, hanno tenuto a precisare che avrebbero preso in considerazione la rilevanza degli incarichi ricoperti all’interno del percorso formativo di ciascun candidato, le esperienze pregresse svolte nel campo della valutazione, la più giovane età. Proprio quello che richiedevano gli insegnanti abruzzesi. E via esemplificando. Nell’altro incontro del 25 luglio i sindacati avevano chiesto che l’iniziativa V- Camp fosse sospesa «sia per l’inesistenza di criteri trasparenti di selezione dei partecipanti che per gli obiettivi, francamente poco chiari della selezione stessa». Effettivamente e a prescindere dalle critiche sul fondamento stesso dell’iniziativa, se si doveva svolgere una selezione di candidati alla scuola estiva di formazione, i criteri di scelta non dovevano essere così difformi tra un ufficio scolastico regionale e l’altro. Da un’informazione preventiva a livello ministeriale o di Invalsi, che non c’è stata, il punto sarebbe emerso e forse le indicazioni agli uffici scolastici regionali ne avrebbero tenuto conto, evitando quanto meno brutte figure e accuse di scarsa trasparenza o, peggio, di favoritismi. Per il futuro, però, promette Sestito, la disponibilità a sentire i sindacati c’è tutta.

Ddl su “Quota 96”: si aspetta la relazione tecnica

da Tecnica della Scuola

Ddl su “Quota 96”: si aspetta la relazione tecnica
di R.P.
Nel pomeriggio del 5 agosto la Commissione Bilancio della Camera ha rinviato l’esame del provvedimento in attesa di ricevere la relazione tecnica che dovrà essere predisposta dagli uffici del Ministero del Lavoro.
Ancora un rinvio per il ddl su “Quota 96”. Nel pomeriggio del 5 agosto la Commissione Bilancio, che sta operando in sede consultiva per trasmettere il proprio parere alla Commissione Lavoro, ha dedicato alla questione esattamente 5 minuti di tempo (dalle 14,15 alle 14,20).
E’ intervenuta la relatrice onorevole Saltamartini che ha ricordato come nella seduta del 26 luglio la Commissione aveva deliberato di richiedere al Governo la predisposizione della relazione tecnica entro giovedì 1 agosto 2013.
Saltamartini ha aggiunto che “il Ministro Saccomanni, con lettera del 31 luglio 2013, ha rappresentato che gli Uffici del suo Dicastero hanno provveduto a contattare le competenti strutture del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, cui spetta ratione materiae la predisposizione della relazione tecnica, ed ha assicurato la massima celerità, una volta acquisita la predetta relazione, a procedere alla verifica della stessa”. “Non appena perverranno gli elementi richiesti – ha concluso la relatrice – la Commissione sarà prontamente riconvocata per l’esame del provvedimento”. Sulla relazione della Saltamartini nessun deputato è intervenuto e a questo punto l’esame del provvedimento è stato rinviato ad altra seduta. Intanto nelle ultime ore è iniziata a circolare la voce secondo cui nel cosiddetto “decreto D’Alia” potrebbe essere inserita una disposizione proprio sulla questione della “Quota 96”. Tutto sta a vedere però se il decreto D’Alia verrà approvato in tempi brevi dal Governo: già nei giorni scorsi si era parlato di una rapida adozione di questo provvedimento che prevede tra l’altro un piano per assumere precari nella pubblica amministrazione, ma poi del decreto s’è persa ogni traccia.

Codacons, causa a Tar per precari esclusi da graduatorie

da Tecnica della Scuola

Codacons, causa a Tar per precari esclusi da graduatorie
Il Codacons sta preparando un’azione in favore di tutti gli insegnanti della Basilicata che hanno conseguito o stanno conseguendo l’abilitazione in corsi riconosciuti senza però ottenere l’inserimento in graduatoria
Con le modifiche apportate dal decreto del 25 marzo 2013 vengono stabilite le procedure di formazione iniziale degli insegnanti. ”Questa disciplina – spiega l’associazione – vieta l’inserimento dei docenti nella graduatoria ad esaurimento già previsto, con grave disparita’ di trattamento per i docenti abilitati o abilitandi presso le Ssis o i corsi ex-lege 143/04, detti anche ‘congelati Ssis”’. Per il Codancons, le determinazioni assunte dal Miur sono ”gravemente lesive dei principi di parità di trattamento e pari opportunità, disponendo in maniera ingiusta e contraddittoria la riapertura delle graduatorie ad esaurimento e sostanzialmente la possibilità di accedere ai ruoli di insegnamento soltanto per alcune posizioni, senza considerare che il percorso abilitante per tutti questi insegnanti è stato addirittura lo stesso e tutti questi insegnanti hanno patito i gravissimi ritardi di un sistema abilitante sostanzialmente bloccato per anni, dove l’inserimento in graduatoria permanente/ad esaurimento era legalmente l’unica possibilità per tutti per lavorare”. ”L’azione legale che stiamo promuovendo – spiega il Codancons – mira a far riconoscere il diritto all’inserimento nella graduatoria ad esaurimento al pari dei ”congelati Ssiss” e, quindi, il diritto alle pari opportunita’ nell’accesso al pubblico impiego senza la previsione di alcun canale preferenziale che sia limitato da criteri ingiusti e illegittimi”

PAS, brutte notizie: non è possibile sommare classi di concorso diverse nello stesso anno!

da Tecnica della Scuola

PAS, brutte notizie: non è possibile sommare classi di concorso diverse nello stesso anno!
di A.G.
La notizia non farà piacere agli aspiranti ai corsi di abilitazione riservati a corto di giorni di servizio da dichiarare: nella domanda di accesso è possibile considerare gli insegnamenti differenti solo se svolti in anni diversi. Nello stesso a.s., invece, bisogna necessariamente raggiungere i 180 giorni con la stessa tipologia di supplenza.
Brutte notizie per i docenti precari che per accedere ai Percorsi abilitanti speciali hanno necessità di cumulare i servizi di supplenza svolti nello stesso anno scolastico su più classi di concorsi o (nel caso della scuola dell’infanzia e primaria) ordini di scuola diversi: dopo la nostra segnalazione, fonti ministeriali ci hanno fatto sapere che si tratta di una operazione non fattibile. In pratica, chi vuole partecipare ai corsi abilitanti riservati, deve obbligatoriamente aver svolto ogni annualità di supplenze da almeno 180 giorni (oppure dal 1° febbraio sino allo svolgimento degli scrutini) su una specifica classe concorsuale o tipologia di insegnamento. Ad ingannare, e ad illudere, i candidati ai PAS era stata questa parte del decreto n. 58 del 25 luglio scorso, pubblicato sulla GU cinque giorni dopo: “è valutabile anche il servizio prestato in diverse classi di concorso, purché almeno un anno scolastico di servizio sia stato svolto nella classe di concorso per la quale si intende partecipare”, si legge nel decreto. Ora che però le cose stanno diversamente da come erano state intese, molti docenti precari che puntavano all’abilitazione si ritrovano davanti ad un “muro” che prelude alla loro esclusione: costoro, infatti, solo sommando i servizi svolti nello stesso anno scolastico su più classi di concorso, oppure supplenze svolte su insegnamenti diversi (ad esempio infanzia e primaria), avrebbero potuto raggiungere la soglia dei 180 giorni.  Per raggiungere le tre annualità da 180 giorni ciascuna, rimane possibile, invece, sommare il servizio svolto su differenti classi di concorso o insegnamenti quando sono stati effettuati in anni scolastici diversi.