Incontro con Francesco D’Adamo
Settimana intensa nelle undici scuole della provincia di Potenza in rete per la promozione della lettura. Dopo gli incontri con la scrittrice Emanuela Da Ros e l’attore Rocco Barbaro, nei giorni 1,2 e 3 marzo le scuole medie di Bella, Potenza Terzo,Ruoti e Filiano avranno il piacere di confrontarsi con uno dei più grandi scrittori italiani di libri per ragazzi Francesco D’Adamo. Per la quinta edizione del Torneo di lettura si sono appassionati con il romanzo “Johnny il seminatore” edito da Rizzoli. L’asciutta voce narrante del romanzo è quella di Belinda, adolescente insoddisfatta del suo corpo, che si sente diversa da tutti e da tutto. Belinda è la sorella di Johnny, il giovane che parte per andare in guerra. Nel giovane aviatore nasce presto un sentimento di ribellione, che diventa insopportabile quando viene incaricato di seminare le mine. Allora decide di tornare da dove è partito, al suo paese, affrontando i suoi compaesani, la retorica dell’eroe, dell’impegno sacro per la libertà imposta con la violenza a un popolo, la martellante e ottusa propaganda di una tv.
Francesco D’Adamo, scrittore di romanzi per ragazzi, esperto di pedagogia e problematiche dell’adolescenza, partecipa spesso a corsi d’aggiornamento per insegnanti e genitori, a incontri con le scuole, a convegni sull’adolescenza e la lettura. I suoi libri sono molto apprezzati nelle scuole per il loro valore pedagogico e formativo, soprattutto Iqbal, una storia vera, quella di Iqbal Mashir, che venne assassinato in Pakistan a tredici anni dalla “mafia dei tappeti” per avere denunciato il suo ex padrone e avere contribuito a far chiudere decine di fabbriche clandestine e a liberare centinaia di bambini schiavi come lui. Lo abbiamo intervistato.
Hai sempre desiderato scrivere?
Sì, è sempre stata la mia passione. Adesso però mi piacerebbe girare un film ed esserne il regista. Secondo me il cinema è un bel mezzo per trasmettere le proprie emozioni e mi ha sempre affascinato.
Hai esordito come scrittore di libri noir per adulti come sei arrivato a scrivere per ragazzi?
E’ vero, sono stato, credo, uno dei primi, agli inizi degli anni ’90, a provare a scrivere noir all’italiana. E’ un genere che tuttora mi intriga perchè, nella tradizione americana e francese, permette, col pretesto di un intrigo poliziesco, di raccontare la realtà più scomoda e nascosta, quella che raramente compare sui media. E’ insomma un genere narrativo molto sociale e ‘politico’ che corrisponde esattamente alla mia idea di ‘letteratura’ .Il passaggio alla cosiddetta narrativa per ragazzi è avvenuto in maniera spontanea: mi è venuta voglia di continuare a raccontare le stesse storie però ad un pubblico di adolescenti. In fin dei conti l’adolescenza non è l’età più noir della vita?
Come si intitola il tuo libro preferito?
E’ difficile rispondere, perché sono tantissimi i libri che mi piacciono: da piccolo passavo tutto il mio tempo nella biblioteca di Cremona, città dove sono cresciuto, e leggevo libri di tutti i tipi. Molto belli per me sono: Moby Dick e Cuore di tenebra.
Qual’è il tuo romanzo preferito fra quelli che hai scritto ? Perchè?
Amo molto tutti i miei romanzi (sono tutti…figli miei) ma ho un legame particolare con Storia di Iqbal, sia per le emozioni e i sentimenti che questa storia mi ha suscitato già quando l’ho letta sui giornali, sia perchè a questo romanzo è soprattutto legato il mio nome di scrittore…
Ti piaceva leggere da ragazzo ? Ora leggi molto ?
Ho sempre letto molto e di tutto, dai classici ai fumetti, dai romanzi polizieschi alla fantascienza. Per me esistono solo i romanzi che piacciono o no, che ti lasciano qualcosa nella testa e nella pancia o che ti dimentichi dopo due minuti, non credo a nessuna distinzione tra una Letteratura ‘alta e nobile’ e una di serie B… Ovunque ho trovato delle grandi storie e sono anche convinto che si debba leggere per il piacere della lettura: leggete quelo che vi pare, non ci sono libri obbligatori,neanche i miei, e non ci sono libri proibiti.
Come nasce un tuo libro?
Da una sfida. A un certo punto mi dico: vediamo se sei capace di raccontare una storia così difficile, vediamo se riesci a fare un romanzo che sia anche bello e avvincente da leggere a partire da un tema scomodo, vediamo se questi ragazzi sono così cinici e indifferenti come tanti raccontano o se invece…
I personaggi dei tuoi libri sono inventati o si ispirano a qualcuno?
Solo Iqbal è un personaggio realmente esistito ho inventato gli altri bambini e gli altri personaggi. Dovevo scegliere da quale punto di vista raccontare la storia, e Fatima, avendo condiviso le stesse emozioni di Iqbal, mi sembrava perfetta.”
In quanto tempo scrivi i tuoi libri?
In genere scrivo un romanzo in sei sette mesi, ma per Storia di Iqbal mi ci è voluto un anno.
Quando scrivi un nuovo libro hai già tutta la storia in mente o la elabori strada facendo ?
Parto da un ‘canovaccio’ di trama, da un ambiente e da dei personaggi già ben definiti e poi mi diverto a improvvisare buona parte della storia. Non preparo scalette e non prendo nemmeno appunti, mi immergo nella storia e vado…
Scrivi tutti i giorni o solo quando ne hai voglia?
Quando ho iniziato un nuovo romanzo cerco di lavorarci nella maniera più continuativa possibile ma non mi dò un orario di lavoro -mi sentirei un impiegato della scrittura, che brutto!!- e poi ci sono naturalmente i giorni che lavori bene per ore e ore e quelli che non ti viene proprio e allora pazienza…
Dopo aver scritto un libro lo fai leggere a qualche familiare?
Sì, a mia moglie che non riesce ad aspettare neanche la fine, ma va a leggere i capitoli di nascosto e poi mi critica. Cambio alcune parti del testo, ma senza farmi vedere, però lei di libri se ne intende e i suoi suggerimenti sono buoni.
Quali emozioni provi quando scrivi un libro?
Scrivere è sempre una grandissima emozione e scrivo soprattutto perché mi piace. E’ stato molto bello, per esempio, coinvolgermi in Fatima (la narratrice della storia di Iqbal) ragionare, parlare e comportarmi come lei.
C’è un tema di cui non tratteresti mai in un tuo libro?
Mai dire mai!! Non so mai dove potrebbe rivolgersi la mia attenzione credo però, che ogni libro debba trattare di un aspetto della realtà o di un problema del mondo da risolvere.
Le tue storie affrontano temi sempre molto attuali e “scomodi” penso a Johnny il seminatore, Bazar, Storia di Iqbal. Come mai questa scelta?
Questo spiega le mie storie insolite, che escono abbastanza dai ‘canoni’ della narrativa per ragazzi: io voglio provare a raccontare loro la realtà, che non è nè quella della televisione nè quella di una certa narrativa edulcorata e caramellosa. Perché, ne sono convinto, ne hanno voglia e bisogno. Io quando scrivo non mi rivolgo ad un pubblico di ragazzi ma a degli adulti che hanno 14-15 anni, che si guardano attorno, credo, smarriti e confusi (lo siamo noi adulti, figuriamoci loro!!) e che vorrebbero capirci qualcosa. Io ci provo. Parlo loro di libertà, di un mondo pieno di ingiustizie e di schifezze ma che però può essere cambiato, parlo di differenze e di uguaglianza, parlo di scelte etiche che a un certo punto bisogna fare per diventare grandi, parlo di disobbedienza (l’obbedienza, diceva uno, non è più una virtù). E quindi racconto di bambini schiavi, di bambini soldato mandati a morire non si sa perchè (anzi, si sa benissimo), di guerra, di…Non è nemmeno una scelta, io sono fatto così, non saprei raccontarne altre. E poi qualcuno queste storie dovrà pur raccontarle, di fantasy son pieni gli scaffali
Hai mai pensato di scrivere libri per bambini più piccoli ?
Vado matto per i libri illustrati, ce n’è di veramente belli e quest’anno usciranno le mie prime storie rivolte ai mocciosi piccoli piuttosto che ai mocciosi grandi come ho fatto finora. Non vedo l’ora.
Quanto sono importanti per te gli incontri con i bambini e i ragazzi?
Importantissimi. Ogni anno, girando l’Italia, incontro migliaia di miei lettori ed è un’esperienza straordinaria, per l’interesse che dimostrano (altro che disimpegnati!!), per l’affetto e la complicità che si instaurano, per il divertimento…E poi attenzione: i ragazzi sono lettori attenti, esigenti, mai distratti, che ti concedono tutto e non ti perdonano niente. Più di noi adulti, parola.
Scrittori si nasce o si diventa?
Si nasce con una passione e magari con un talento per la scrittura, ma da sole queste cose non bastano. Si diventa scrittori imparando ad usare gli strumenti -cioè tutte le diverse tecniche di scrittura- leggendo leggendo leggendo, scrivendo scrivendo scrivendo…provando e riprovando fino a quando il risultato non è quello che hai in mente. Scrivere è sempre difficile (c’è qualcosa di facile?) e faticoso ma è anche un’emozione straordinaria e un grandissimo divertimento. Non saprei più farne a meno ormai.
Mario Coviello
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