Esiti mobilità scuola primaria a.s. 2016/2017

Alla dott.ssa Rosa De Pasquale
Capo dipartimento per l’istruzione
MIUR
Alla dott.ssa Maria Maddalena Novelli
Direzione generale del personale
MIUR
Al Dott. Giuseppe Bonelli
Direzione generale del personale

Oggetto: Esiti mobilità scuola primaria a.s. 2016/2017

I risultati dei movimenti della scuola primaria nelle fasi B) C) e D) pubblicati in data 29 Luglio hanno presentato fin da
subito una serie di numerosi possibili errori ed incongruenze che generano reclami, richiesta di interventi, presentazione
di ricorsi e diffide.
Una enorme varietà di situazioni che spazia dalla sparizione di insegnanti dagli elenchi alla mancata attribuzione delle
tutele di legge 104, alla dubbia applicazione del principio di viciniorietà,in assenza della pubblicazione da parte degli
uffici scolastici territoriali dei movimenti distinti per fasi.
Al disagio generato alle persone per le successive procedure di passaggio dagli ambiti alle singole scuole, per la
partecipazione alle assegnazioni provvisoria, si aggiunge il caos già descritto, la cui responsabilità diretta in capo al
ministero impone un intervento in sede politica.
Le scriventi organizzazioni sindacali chiedono:
– il controllo e la verifica dei movimenti della scuola primaria e dei relativi algoritmi anche in previsione della
pubblicazione imminente dei movimenti del personale di scuola secondaria di primo e secondo grado;
– l’ applicazione puntuale del CCNI 8 aprile 2016 sulla mobilità per l’a.s. 2016-2017;
– il rinvio delle scadenze fissate nella nota 2609 del 22 luglio 2016 sulle indicazioni operative per l’assegnazione dei
docenti dall’ ambito alla scuola.

Restando in attesa di immediato riscontro porgono
cordiali saluti

FLC CGIL
Domenico Pantaleo
CISL SCUOLA
Maddalena Gissi
UIL SCUOLA
Giuseppe Turi
SNALS CONFSAL
Marco Paolo Nigi

Al via il calendario 2016-2017: il 21 giugno la maturità e il 15 giugno l’Invalsi di terza media

da Il Sole 24 Ore

Al via il calendario 2016-2017: il 21 giugno la maturità e il 15 giugno l’Invalsi di terza media

 Pronto il calendario del prossimo anno scolastico, 2016-2017. La prova nazionale Invalsi di terza media si terrà il 15 giugno mentre il 21 giugno è la data della prima prova dell’esame di Maturità. Le lezioni, invece, riprenderanno tra il 12 e il 15 settembre, a eccezione della provincia di Bolzano dove la prima campanella del nuovo anno suonerà già il 5 settembre.

Più nel dettaglio il 12 torneranno tra i banchi gli studenti di Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Piemonte, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto e della provincia di Trento. Il 14 si rimetteranno lo zaino in spalla i ragazzi di Basilicata, Calabria, Liguria, Sardegna e Sicilia. Tre giorni di vacanza in più spetteranno invece ai ragazzi di Campania, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Puglia e Toscana che rientreranno in classe il 15. L’anno scolastico si concluderà tra il 7 e il 10 giugno 2017. Nel calendario, consultabile sul sito del Miur nella sezione Istruzione, sono indicate, come di consueto, anche tutte le festività.

Scuola, arrivano le cattedre definitive: esodo di prof dal Sud al Nord

da la Repubblica

Scuola, arrivano le cattedre definitive: esodo di prof dal Sud al Nord

La mobilità nazionale costringerà moltissimi degli assunti nel 2015 con la Buona scuola a trasferirsi a centinaia di chilometri di distanza. Delusione e malcontento sui social, proteste nelle sedi sindacali da parte di maestri convinti di errori grossolani

Salvo Intravaia

A 60 anni compiuti le toccherà fare armi e bagagli per trasferirsi, dal profondo Sud, a Como. Anzi in provincia di Como. Maria Pia Labita, precaria da 25 anni alla primaria, è una delle tantissime assunte dalla Buona scuola lo scorso anno. E dopo 12 mesi di servizio “provvisorio” a Palermo, a settembre dovrà trasferirsi in uno dei paesini della provincia lariana, a mille e 600 chilometri di distanza dalla città dove pensava di andare in pensione. Ma come Maria Pia, ieri, tantissimi assunti nel 2015 sono scoppiati in lacrime alla vista della e-mail inviata dal cervellone ministeriale con la sede definitiva per il prossimo anno scolastico. Quasi tutte donne. I social sono stati presi letteralmente d’assalto per dare sfogo alla delusione e protestare contro un meccanismo definito “ingiusto”: la mobilità nazionale. E le sedi sindacali sono state prese di mira da maestri convinti che nei trasferimenti ci fossero “errori” grossolani e che non si dovesse perdere tempo a presentare ricorso.

Anche Anna N., che risiede in Calabria, è disperata. “Ho scelto 100 province, mi assegnano una non chiesta”, scrive su facebook. “Un incubo.. davvero sta succedendo tutto questo? Davvero io devo andare in Lombardia?? Ma perché?? Oggi mi sento malissimo…Voglio lavorare, sì, ma andare via così lontano dopo aver già fatto un anno a Imola, davvero non lo avevo considerato, mi sento morire”. Anche Maria C.S. non si dà pace: “Dopo un anno a Reggio Emilia, anziché avvicinarmi a Napoli, mi mandano a Milano”, scrive sul suo profilo. Quante Anna e Maria Pia ieri sono state spedite dal Sud nelle regioni padane? E quante allontanate ancora dalla famiglia e dai figli? I numeri sono top secret. Ma andiamo con ordine. Ieri, dopo tre giorni di ritardo, il Miur riesce a pubblicare i risultati dei trasferimenti delle fasi B, C e D. Quest’anno, per effetto della legge 107, i trasferimenti si sono svolti in quattro fasi e non più in unica soluzione per singolo grado di scuola.

Novità che ha costretto il cervellone ministeriale a fare gli straordinari e a procedere con “andamento lento”. Anzi, lentissimo. La prima fase dei trasferimenti è stata portata a termine nelle scorse settimane senza intoppi: riguardava i docenti che chiedevano di essere trasferiti all’interno della propria provincia. Le altre tre fasi, invece, riguardano – perché ad agosto saranno pubblicati i trasferimenti della media e del superiore – coloro che chiedevano di essere trasferiti in un’altra provincia, compresi i circa 16mila assunti di scuola elementare e i tanti che dopo anni di servizio al Nord intendevano avvicinarsi a casa. Alla fine, i singoli interessati hanno ricevuto la comunicazione dell’ambito territoriale di destinazione. Ma il ministero non ha pubblicato l’intero file con i trasferimenti della primaria. Solo verso metà mattinata, ieri, iniziano a circolare elenchi messi in linea dai sindacati. E scoppia il caos.

Perché in questi elenchi non si fa distinzione tra trasferiti, assunti dalle graduatorie ad esaurimento, e trasferiti, ma assunti dalle graduatorie dell’ultimo concorso. Una differenza fondamentale, giacché la Buona scuola ai secondi dà la possibilità di essere trasferiti nella stessa regione dove si è svolto il concorso e con precedenza assoluta sui precari storici. Si spiega in questo modo come mai insegnanti con punteggi risicati superano nei trasferimenti docenti con punteggi molto più alti. Sono questi gli errori che paventano in parecchi e che ieri pomeriggio i sindacalisti hanno dovuto spiegare agli interessati ancora storditi dalla notizia del trasferimento a centinaia di chilometri da casa. Oltre 20mila dei 25.752 docenti della primaria trasferiti ieri mattina sono nati al Sud. Diecimila dei quali il prossimo anno dovranno prendere servizio al Nord.

A meno che non risecano ad afferrare il salvagente lanciato da viale Trastevere per limitare i danni: le assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni, movimenti del personale che danno la possibilità ai docenti di insegnare per un anno in un’altra regione. Ma non tutti potranno essere accontentati, perché le assegnazioni provvisorie dipenderanno dai posti vacanti. Intanto, i maestri che ieri hanno conosciuto la propria destinazione, in fretta e furia, dovranno presentare il loro curriculum ad uno o più presidi dell’ambito in cui sono stati trasferiti per partecipare alla “chiamata diretta”.

Ma dovranno fare in fretta perché per la scuola elementare e materna questa operazione si dovrà concludere entro il 4 agosto. Sarà compito dei dirigenti scolastici, entro il 18 agosto, proporre gli incarichi ai docenti che ritengono più adatti alla propria scuola.

Trasferimenti forzati: sotto accusa ‘algoritmo’ del Miur

da La Tecnica della Scuola

Trasferimenti forzati: sotto accusa ‘algoritmo’ del Miur

Nel Molise sembra sia in atto, ma come sta avvenendo un po’ in tutto il Sud, una sorta di esodo massiccio di docenti, e in modo particolare di  sostegno. Le mete segnalate e da raggiungere per la maggior parte in province settentrionali, nelle regioni Lombardia, Veneto, Emilia Romagna; ma anche Abruzzo, Campania o Lazio. La denuncia arriva dalla FLC Cgil molisana che ricorda:

“l’anno scorso, di questi tempi, avevamo denunciato il rischio che l’immissione in ruolo di tanti docenti precari, atto dovuto, ma sbandierato dal governo come emblema della “buona scuola”, per le modalità di attuazione a dir poco cervellotiche del MIUR rischiava di trasformarsi in un vero e proprio esodo da parte soprattutto dei docenti del sud.

I timori che avevamo espresso hanno purtroppo trovato conferma. In questi giorni, dopo estenuanti ritardi, sintomo dello stato confusionale del MIUR e di evidenti responsabilità politiche, sono stati pubblicati i tabulati dei trasferimenti relativi alla scuola dell’infanzia e primaria”.

Il rischio è che, al primo esodo, se ne aggiungano altri: il 2 ed il 13 agosto, infatti, verranno pubblicati rispettivamente trasferimenti del docenti di I e II grado.

A finire sotto accusa è anche l’”algoritmo” messo in atto dal MIUR, il cui funzionamento è tuttora sconosciuto, che mescolando punteggi e preferenze, ha generato l’attribuzione dell’ambito di destinazione per ogni docente.

“Le nostre sedi – continuano dal sindacato – sono state prese letteralmente d’assalto: sono tantissimi quelli che hanno segnalato irregolarità ed errori, con l’attribuzione di sedi più lontane rispetto a quanto dovuto, visto il punteggio di partenza. Abbiamo effettuato le prime verifiche ed approntato i primi reclami, altri seguiranno nelle prossime ore e tutta la situazione verrà portata a conoscenza dell’USR Molise, e del MIUR per il tramite della segreteria nazionale”.

Trasferimenti primaria, i dati integrali pubblicati solo da qualche ex provveditorato

da La Tecnica della Scuola

Trasferimenti primaria, i dati integrali pubblicati solo da qualche ex provveditorato

Non tutti gli ambiti territoriali, quelli che fino a qualche anno fa erano i provveditorati agli studi, si comportano allo stesso modo.

In certi casi, in assenza di direttive precise dall’amministrazione centrale, infatti, le operazioni si trasformano in norme quasi a libera interpretazione. È questo il caso dei trasferimenti della primaria e della scuola dell’infanzia su ambiti territoriali, pubblicati a fine luglio: perché degli ambiti territoriali che hanno reso note molte più informazioni su ogni docente trasferito rispetto ad altri ex provveditorati (che si sino limitate all’essenziale).

Si trattava però di dati importanti, perché laddove omessi, probabilmente nella maggior parte dei casi, hanno dato adito, nel corso del week end ormai passato, a dure prese di posizione da parte di chi si è sentito scavalcato da altri colleghi con punteggi anche anche molto più bassi (non dichiarando, in pratica, che questi ultimi hanno beneficato di qualche genere di lecita precedenza).

Ad evidenziare questa difformità di pubblicazione dei dati sui trasferimenti della primaria su ambito, ma anche per l’infanzia, è stato il “Coordinamento Nazionale Docenti Fase C, che nel denunciare “un’illegittima disparità tra i vari uffici territoriali in merito ai dati visualizzabili negli elenchi dei movimenti mobilità Primaria/Infanzia”, ha rilevato che “alcuni AT, come quello di Bologna, si premurano di inserire in elenco la fase dei movimenti a cui il docente appartiene, consentendo una valutazione più accorta della correttezza delle operazioni di assegnazione, mentre altri AT, come quello di Milano, decretano, invece, che tutti i dati, diversi da punteggio e sede di trasferimento, siano visualizzabili solo tramite richiesta di accesso agli atti, rendendo impossibile valutare in prima istanza che non siano stati commessi errori.

Per il coordinamento, la disparità di trattamento dei dati sensibili non può avere alcuna giustificazione: la ritengono “lesiva dei diritti dei singoli insegnanti coinvolti nelle operazioni, oltre che non conforme alle norme di trasparenza. Ci auguriamo – concludono – che venga presto risolto questo problema”.

Non è da meno Bartolo Pavone, segretario generale della Federazione nazionale Confintesa scuola, che nel chiedere chiarezza e annunciare una immediata “nota di protesta al Miur”, ha bacchettato i responsabili dello stesso ministero dell’Istruzione perché ad oggi non avrebbero reso “noti i criteri di assegnazione”.

Poi entra nel merito di alcune delle segnalazioni pervenute alla Federazione: mancato trasferimento su sede, ottenuta invece da altro docente con minor punteggio; docente che potendo essere soddisfatto su posto comune nel primo ambito richiesto si è ritrovato trasferito d’ufficio, su sostegno, lontanissimo dalla provincia di residenza; docente che pur beneficiando della precedenza per la legge 104 si è visto superare da chi era senza precedenza.

“Occorreva- conclude Bartolo Pavone – maggior cura nel garantire un corretto funzionamento dl sistema che gestisce le operazioni. Non è accettabile che le persone siano costrette a percorrere le vie del contenzioso per vedere riconosciuti i propri diritti”.

Pensione anticipata, spunta il riscatto della laurea

da La Tecnica della Scuola

Pensione anticipata, spunta il riscatto della laurea

Spunta un’altra possibilità per anticipare l’accesso alla pensione: far valere gli anni della laurea come se fossero lavorativi.

Lo sostiene il Corriere della Sera, a seguito dell’ultimo confronto tra Governo e sindacati sui contenuti da da inserire nella prossima Legge di bilancio.

Il “riscatto della laurea servirebbe non solo, come avviene già adesso, a prendere una pensione un po’ più alta. Ma anche a lasciare il lavoro qualche anno prima”. Dunque, “il versamento dei contributi per gli anni passati all’università non avrebbe più solo l’effetto di aumentare il cosiddetto montante, cioè il gruzzolo sul quale calcolare l’assegno dell’Inps. Ma sarebbe conteggiato anche ai fini dei requisiti per la pensione, cioè per raggiungere il numero minimo di anni di contributi”.

E non si tratterebbe nemmeno del “riscatto «flessibile» di cui si era parlato qualche settimana fa, e cioè la possibilità di decidere liberamente quanti contributi pagare per ogni anno di università. Il calcolo resterebbe fisso, legato all’anzianità e alla busta paga al momento della domanda”.

Il vantaggio si avrebbe, quindi, sul montante complessivo di contributi e anzianità. Di sicuro, però, precisa il quotidiano nazionale, “il conto resterebbe salato, visto che adesso un uomo di 40 anni con un reddito di 52 mila euro lordi l’anno deve pagare quasi 60 mila euro”.

Nella scuola, particolarmente penalizzata dalla riforma Fornero e dove gli stipendi lordi a fine carriera si aggirano sui 35mila anche 40mila euro lordi, il costo per il riscatto della laurea, quindi, sfiorerebbe i 50mila euro. Una somma elevata, da restituire nel corso degli anni, ma che andrebbe comunque a vanificare la somma della liquidazione.

Insomma, dopo gli “scivoli” a pagamento, con un esborso pari al 3-4 per cento dell’assegno per ogni anno di anticipo, e la formula sempre più gettonata dell’Ape, che prevede un prestito elargito dalle banche da restituire in 10-20 anni, arriva il riscatto esoso della laurea. Gira che ti rigira, però, l’esborso per lasciare qualche anno prima è sempre quello. E sempre sulle spalle del povero docente che non ce la fa più a stare dietro la cattedra.

Trasferimenti, dalla Sicilia al Nord in 7mila. I comuni al Governo: fermate tutto!

da La Tecnica della Scuola

Trasferimenti, dalla Sicilia al Nord in 7mila. I comuni al Governo: fermate tutto!

Con la mobilità del 2016, dalla Sicilia sarebbero 7mila i docenti, in gran parte maestre della primaria, a doversi spostare in scuole del Centro-Nord.

La stima è dell’AnciSicilia, l’Associazione dei comuni siciliani, attraverso un comunicato congiunto del presidente, Leoluca Orlando, e del segretario generale, Mario Emanuele Alvano.

I due scrivono che nell’isola “circa settemila insegnanti, non più giovanissimi e legati alla propria terra, riceveranno nei prossimi giorni una destinazione che, nella maggior parte dei casi, li costringerà a spostarsi nelle regioni del Centro-Nord”.

Orlando e Alvano inviano, quindi, un messaggio-appello, indirizzato probabilmente al Governo, per evitare l’esodo dei docenti verso le regioni centrali e settentrionali.

“La nostra associazione – spiegano – è convinta della necessità di evitare che la nostra terra venga privata anche di questo preziosissimo capitale umano e teme fortemente le ripercussioni sull’equilibrio socio economico della nostra Isola”.

“In un periodo di grave crisi, di impoverimento complessivo, con un evidente calo demografico che colpisce tutti in territori – continuano – l’allontanamento degli insegnanti comporterebbe un ulteriore aggravamento della situazione di crisi”.

Per i vertici dell’AnciSicilia, inoltre, questo spostamento produrrà, infine, “una diminuzione delle entrate dei tributi locali con il conseguente crollo dell’offerta dei servizi resi dalle amministrazioni locali ai cittadini”.

Nulla si scrive, però, su come l’amministrazione scolastica dovrebbe sopperire al mancato trasferimento. Bloccare i trasferimenti, infatti, determinerebbe almeno un paio di “problemi” di non poco conto: chi andrebbe a ricoprire i posti non assegnati ai docenti siciliani? Forse dei supplenti (con conseguente spesa ulteriore per le casse dello Stato)? E, soprattutto, su quali posti andrebbero collocati i maestri della Sicilia, visto che il trasferimento è dovuto proprio alla mancanza di cattedre libere negli organici delle scuole nell’Isola?

Senza contare, qualora dovesse essere accolta la richiesta dell’’AnciSicilia, cosa potrebbero dire gli insegnanti delle altre regioni italiane invece spostati a centinaia di chilometri.

Non vorremmo essere indiscreti, ma quando si lanciano degli appelli di questo genere, se non si vuole che rimangano appesi nel vuoto, bisognerebbe sostenerli con proposte e soluzioni concrete.

Ecco il Registro nazionale per l’alternanza Scuola-Lavoro

da La Tecnica della Scuola

Ecco il Registro nazionale per l’alternanza Scuola-Lavoro

La Camera di Commercio di Cosenza è il primo e unico ente pubblico italiano iscritto al Registro Nazionale per l’Alternanza Scuola-Lavoro, sezione speciale del Registro delle Imprese, nel quale si possono iscrivere le imprese e gli enti pubblici e privati disponibili ad accogliere studenti

Il Registro è stato istituito dalla cosiddetta legge “La Buona Scuola” presso le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura in accordo con il Ministero dell’Istruzione, sentito il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Considerato che l’Alternanza Scuola-Lavoro è diventata una strategia educativa, assumendo un ruolo complementare all’aula e al laboratorio scolastico nel percorso di istruzione degli studenti, il Registro contribuisce alla realizzazione di un collegamento organico tra istituzioni scolastiche e formative e il mondo del lavoro.

La Camera di Commercio di Cosenza, scrive l’Ansa, tramite l’iscrizione nel “Registro dell’alternanza scuola lavoro”, concorre già ad accrescere e facilitare i percorsi di alternanza scuola-lavoro nella sua provincia, sia attraverso protocolli d’Intesa con le istituzioni scolastiche, sia attraverso azioni dirette a favorire l’incontro tra l’offerta scolastica e il sistema economico territoriale. Il Registro inserisce organicamente percorsi obbligatori nel secondo ciclo di istruzione della scuola di secondo grado a partire dall’anno scolastico 2015/2016, indicando la durata complessiva di almeno 400 ore per gli istituiti tecnici e professionali e di almeno 200 ore per i licei.

L’accesso al sito http://scuolalavoro.registroimprese.it, gestito da Infocamere, darà l’opportunità a tutti i visitatori di cercare tramite parametri le imprese, gli enti pubblici e i professionisti che offrono agli studenti periodi di alternanza scuola-lavoro.

Il Registro è composto da un’area aperta e consultabile gratuitamente, in cui sono visibili le imprese e gli enti pubblici e privati disponibili a svolgere i percorsi di alternanza. Per ciascuna impresa o ente il Registro riporta il numero massimo degli studenti ammissibili nonché i periodi dell’anno in cui è possibile svolgere l’attività di alternanza.

Compare, inoltre, una sezione speciale del Registro delle Imprese, di cui all’articolo 2188 del codice civile, a cui devono essere iscritte le imprese per l’alternanza scuola-lavoro. Questa sezione consente la condivisione delle informazioni relative all’anagrafica, all’attività svolta, ai soci e agli altri collaboratori, al fatturato, al patrimonio netto, al sito internet e ai rapporti con gli altri operatori della filiera delle imprese che attivano percorsi di alternanza.

Vademecum sulla chiamata diretta

da tuttoscuola.com

Vademecum sulla chiamata diretta
Chi deve fare che cosa e quando

1. L’ambito territoriale: questo sconosciuto

Decine di migliaia di docenti italiani stanno scoprendo per la prima volta l’ambito territoriale, un luogo virtuale praticamente sconosciuto nel sistema scolastico nazionale.

Tuttoscuola offre un sintetico vademecum sul nuovo meccanismo della chiamata diretta.

L’ambito territoriale non ha una sede fisica, una segreteria, un recapito, un indirizzo.

L’ambito esiste soltanto sulla carta, come parte di un territorio provinciale che comprende diversi comuni, all’interno dei quali funzionano istituzioni scolastiche dei vari ordini e gradi.

Ogni provincia è stata suddivisa in più ambiti.

Ogni ambito è identificato con una denominazione che lo individua all’interno di una regione.

Ad esempio, VEN0000024 identifica nella regione Veneto l’Ambito 0024 della provincia di Rovigo, comprendente i territori (e le istituzioni scolastiche) dei comuni di Castelmassa, Occhiobello, Trecenta, Fiesso Umbertiano, Costa di Rovigo, Fratta Polesine, Badia Polesine, Lendinara, Stienta.

I docenti trasferiti nell’ambito territoriale VEN0024 verranno chiamati a ricoprire un incarico, almeno triennale, in una delle istituzioni scolastiche attive in quell’ambito.

Questo avverrà anche per tutti gli altri docenti trasferiti in questi giorni nei diversi ambiti territoriali regionali.

In attesa di chiamata da parte delle istituzioni scolastiche, i docenti trasferiti sugli ambiti si trovano in una situazione – se ci è permesso il raffronto – simile a quella delle partite di calcio: sono in panchina in attesa di essere chiamati (tutti) dal coach per giocare la partita nei vari ruoli assegnati e secondo le esigenze della squadra.

Dalla panchina al campo da gioco; dall’ambito alla istituzione scolastica.

E la partita dura tre anni, e può continuare.

 

2. Cosa deve fare il docente trasferito sull’ambito?

Da lunedì 1° agosto inizia la prima delle settimane durante le quali prenderà forma una delle più importanti riforme previste dalla Buona Scuola: la chiamata diretta.

Si comincia dai 1.468 docenti di scuola dell’infanzia e dai 20.894 docenti di scuola primaria che nei giorni scorsi sono stati trasferiti sugli ambiti territoriali.

Nelle settimane successive sarà la volta dei docenti di scuola secondaria di I e di II grado che tra qualche giorno saranno anch’essi trasferiti sugli ambiti territoriali.

Nei pochi giorni che ha a disposizione cosa deve fare un docente per essere scelto?

Prima di tutto deve conoscere le istituzioni scolastiche che gravitano nell’ambito territoriale in cui è stato trasferito e in una delle quali verrà chiamato a lavorare. Come può fare?

Sul sito del Miur, nella sezione “Mobilità 2016-2017”, trova nella parte sinistra in basso “Elenchi ufficiali” dentro i quali vi è la voce “Ambiti territoriali”.

Cliccando, potrà scegliere la regione in cui è stato trasferito, la provincia e l’ambito: il relativo download consente di individuare nel dettaglio tutte le istituzioni scolastiche comprese nell’ambito.

Dopo avere conosciuto le possibili destinazioni, può inserire (non ha l’obbligo di farlo) il proprio CV (Curriculum Vitae) sull’apposito sito ministeriale “istanze on line”, compilando un apposito modello predisposto dal Ministero. Quel CV è una specie di annuncio di offerta di lavoro/servizio (AAA esperto, qualificato offresi, ecc.) riservato ad un pubblico scelto (i dirigenti scolastici).

C’è un ulteriore passo che può essere compiuto (anche se non è obbligatorio): presentare la propria candidatura ad una o a più istituzioni dell’ambito, rispondendo all’avviso pubblicato sul sito della scuola. Non esiste un modello ufficiale, ma la candidatura, oltre a riferirsi al CV registrato su ‘istanze on line’, può rispondere meglio in dettaglio alle richieste della scuola.

Attenzione: la candidatura va inviata direttamente alla scuola via e-mail e costituisce preventiva dichiarazione di disponibilità ad accettare l’incarico.

Se il docente invia più candidature, ha soltanto il diritto di scelta tra le proposte di incarico che i dirigenti scolastici gli presentano.

Il docente può partecipare ad eventuali colloqui.

 

3. Cosa deve fare il dirigente scolastico per ‘chiamare’ i docenti dall’ambito?

A cominciare dal 29 luglio, anzi, più concretamente, forse da lunedì 1° agosto, i dirigenti scolastici pubblicano sul sito della propria istituzione scolastica uno o più avvisi nei quali evidenziano il fabbisogno quantitativo e qualitativo.

Il fabbisogno quantitativo riguarda l’elenco dei posti dell’organico dell’autonomia vacanti e disponibili nella propria istituzione scolastica, suddivisi per grado di istruzione (infanzia, primaria, ecc.), tipologia di posto (comune, sostegno, ecc.) e, per la secondaria, classe di concorso.

Poiché l’organico dell’autonomia non fa distinzione tra posti/cattedre di diritto e posti dell’organico potenziato, per soddisfare pienamente il fabbisogno quantitativo riteniamo che nell’avviso il dirigente scolastico debba inserire anche i posti che gli sono stati assegnati per l’organico aggiuntivo (riferiti al grado di istruzione).

Il fabbisogno qualitativo, invece, riguarda particolari caratteristiche professionali dei docenti da chiamare, ritenute confacenti con il Piano triennale dell’Offerta Formativa (PtOF).

Il Miur ha predisposto un elenco di criteri (non esaustivo, non vincolante ed eventualmente integrabile) dal quale i dirigenti possono attingere liberamente.

Come è ormai noto, quell’elenco di criteri è stato la causa della rottura del confronto con i sindacati che avrebbero voluto un numero ridottissimo di criteri, vincolante e unico per l’intero territorio nazionale.

I criteri elencati sono molti, proprio per consentire una scelta che corrisponda il più possibile alle esigenze formative individuate nel PtOF dell’istituzione scolastica. Il Miur suggerisce, a titolo indicativo, di utilizzarne da tre a sei.

Per ciascun posto individuato nel fabbisogno quantitativo il dirigente specifica i criteri professionali richiesti, utilizzando anche l’elenco proposto dal Miur ed eventualmente ponendoli in ordine di priorità.

Successivamente il dirigente esamina le candidature pervenute via e-mail alla sua istituzione scolastica e i CV registrati su ‘istanze on line’ per individuare i docenti a cui proporre l’incarico.

Se lo ritiene opportuno, può proporre un colloquio ai docenti per approfondire la conoscenza del CV e del profilo professionale. Il colloquio può avvenire in presenza o in remoto (es., videochiamata, skipe, ecc.).

Il colloquio può servire anche al docente per approfondire la conoscenza della istituzione scolastica e orientare meglio la sua scelta di accettazione.

Il dirigente comunica formalmente via mail ai docenti individuati la proposta di incarico.

Nel caso in cui il dirigente non pubblichi alcun avviso, non potrà prendere in considerazione alcuna candidatura. Sarà l’USR a nominare d’ufficio i docenti per l’incarico nella istituzione scolastica.

 

4. La tempistica

I tempi di confronto domanda-offerta tra istituzione scolastica (dirigente) e docente sono diversi per gradi di scuola.

Infanzia e primaria

dal 29 luglio i dirigenti scolastici pubblicano gli avvisi del fabbisogno quantitativo e qualitativo della loro istituzione scolastica;

dal 29 luglio al 4 agosto i docenti di primaria e infanzia inseriscono il proprio CV in ‘istanza on line’;

entro il 18 agosto il dirigente, accertata l’accettazione formale del docente, utilizza la funzione ‘individuazione per competenze’ del SIDI per registrare l’accettazione.

Secondaria di I grado

dal 6 agosto i dirigenti scolastici pubblicano gli avvisi del fabbisogno quantitativo e qualitativo della loro istituzione scolastica;

dal 6 al 9 agosto i docenti di secondaria di I grado inseriscono il proprio CV in ‘istanza on line’;

entro il 18 agosto il dirigente, accertata l’accettazione formale del docente, utilizza la funzione ‘individuazione per competenze’ del SIDI per registrare l’accettazione.

Secondaria II grado

dal 18 agosto i dirigenti scolastici pubblicano gli avvisi del fabbisogno quantitativo e qualitativo della loro istituzione scolastica;

dal 16 al 19 agosto i docenti di secondaria di II grado inseriscono il proprio CV in ‘istanza on line’;

entro il 26 agosto il dirigente, accertata l’accettazione formale del docente, utilizza la funzione ‘individuazione per competenze’ del SIDI per registrare l’accettazione.

Oltre 22mila docenti attendono la chiamata dagli ambiti

da tuttoscuola.com

Oltre 22mila docenti attendono la chiamata dagli ambiti
Quasi 21 mila docenti di primaria trasferiti sugli ambiti territoriali

Sono 22.362 i docenti di scuola primaria e di scuola dell’infanzia trasferiti sugli ambiti territoriali che saranno chiamati dai dirigenti scolastici sulle scuole nei prossimi giorni.

Dagli elenchi pubblicati nei giorni scorsi risulta che tra i 25.752 docenti di primaria trasferiti sul territorio nazionale quasi l’80% (esattamente 20.894) sono finiti negli ambiti territoriali da dove saranno chiamati direttamente per un incarico triennale nelle scuole.

Per i 2.979 docenti della scuola dell’infanzia trasferiti il 50% circa (esattamente 1.468) sono finiti sugli ambiti territoriale.

Per questi ultimi, a differenza dei colleghi della primaria, la chiamata dalle scuole non potrà che riguardare posti vacanti, in quanto, come è noto, nell’organico potenziato delle istituzioni scolastiche non è prevista la presenza di docenti dell’infanzia.

La presenza di docenti sugli ambiti è particolarmente significativa nelle regioni settentrionali con oltre 10.600 docenti in attesa di chiamata diretta (quasi la metà del totale nazionale) con la Lombardia che fa registrare il numero più elevato con 4.261 docenti sugli ambiti (4.164 sono di scuola primaria).

Nelle regioni del Mezzogiorno (Sud e Isole) è andato soltanto un quarto dei docenti (5.705) trasferiti sugli ambiti territoriali.

In sintesi: saranno, dunque, le istituzioni scolastiche settentrionali ad avere i maggiori problemi organizzativi della chiamata diretta.

Calendario 2016-2017. Aule aperte dal 12 settembre

da tuttoscuola.com

Calendario 2016-2017. Aule aperte dal 12 settembre

La Prova Nazionale Invalsi di terza media si terrà il 15 giugno 2017; 21 giugno 2017, ore 8.30, è invece la data della prima prova dell’esame di maturità. Nel calendario, consultabile sul sito www.istruzione.it nella sezione Istruzione, sono indicate, come di consueto, anche tutte le festività.

Le lezioni riprenderanno tra il 12 e il 15 settembre 2016. Tra i primi a tornare sui banchi gli studenti di Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Piemonte, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto. Tre giorni di vacanza in più spetteranno invece ai ragazzi di Campania, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Puglia e Toscana. L’anno scolastico si concluderà tra il 7 e il 10 giugno 2017.

Denuncia della Cisl scuola: nei trasferimenti errori numerosissimi e inspiegabili

da tuttoscuola.com

Denuncia della Cisl scuola: nei trasferimenti errori numerosissimi e inspiegabili
La segretaria Gissi chiede di individuare subito le cause e rimediare.

Dopo una lunga attesa, sono stati pubblicati finalmente anche i trasferimenti dei docenti di scuola primaria riguardanti in massima parte gli ambiti territoriali. Ma, già poche ore dopo, sono emersi errori e disguidi che hanno messo in allarme molti docenti interessati e sindacati di categoria.

A farsi carico di questa situazione, non si sa quanto diffusa, è stata la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, che, in proposito ha rilasciato la seguente dichiarazione.

“Sono davvero tanti i casi di anomalia riscontrati nei trasferimenti dei docenti di scuola primaria, una quantità che non trova riscontro in precedenti esperienze.

In pochissimo tempo abbiamo potuto raccogliere una casistica che lascia esterrefatti per la varietà dei casi, che vanno dal mancato trasferimento su sede ottenuta invece da altro docente con minor punteggio, al docente che potendo essere soddisfatto su posto comune nel primo ambito richiesto si ritrova trasferito d’ufficio, su sostegno, lontanissimo dalla provincia di residenza, a quello che pur beneficiando della precedenza per la legge 104 viene scavalcato da docente senza precedenza.

E potremmo continuare all’infinito.

Dato che quest’anno siamo in presenza di una mobilità sull’intero territorio nazionale, le conseguenze di un’errata gestione delle procedure producono danni di entità notevole: occorreva dunque ancora maggior cura nel garantire un corretto funzionamento dl sistema che gestisce le operazioni.

Ora, poiché per sua natura un sistema informatico non dovrebbe commettere errori nell’eseguire le istruzioni ricevute, ci si chiede se è stato istruito correttamente, se, come e quanto il suo funzionamento sia stato testato prima di passare alla fase operativa.

A queste domande chiediamo sia data immediata risposta, ma soprattutto che si ponga rimedio a questo pasticcio ripristinando una situazione di regolarità che va garantita a tutti e a ciascuno.

Non è proprio accettabile che le persone siano costrette a percorrere le vie del contenzioso per vedere riconosciuti i propri diritti.”

Posti vacanti: ultima chiamata per assegnarli ai vincitori

da tuttoscuola.com

Posti vacanti: ultima chiamata per assegnarli ai vincitori

Per i posti di sostegno a concorso sono stati pubblicati, per circa la metà, i dati degli ammessi agli orali con un esito allarmante: un terzo dei posti rimarrà vacante per numero insufficiente di candidati.

Dei 6.101 posti messi a concorso, ad oggi sono 1.937 i posti che non potranno essere coperti da vincitori. Mancano ancora i dati di molte regioni che potrebbero portare il numero ben sopra i duemila posti che non avranno vincitori, senza contare che potrebbe esserci un’ulteriore selezione con gli orali.

Ma anche in altre classi di concorso, se pur in quantità più contenute, si prospetta l’impossibilità di coprire tutti i posti per insufficienza di candidati. Ad oggi sono già più di 1.300 i posti che non potranno essere assegnati a vincitori. E mancano gli orali!

Alla fine, dei 63.712 posti messi a concorso potrebbero essere complessivamente almeno 4 mila i posti che non avranno vincitori.

Ma – è questo l’incredibile ! – in altre regioni per quelle classi di concorso vi saranno eccedenze di candidati giudicati validi che non risulteranno vincitori. Uno spreco e una beffa.

Con un provvedimento legislativo di emergenza si potrebbe istituire una graduatoria nazionale a cui iscrivere volontariamente i candidati non vincitori che potranno coprire i posti vacanti.

Si può fare, prima che siano pubblicate le graduatorie di merito.

Ultima chiamata. O adesso o mai più.

Big Data, presentato il Rapporto del gruppo di lavoro Miur

da tuttoscuola.com

Big Data, presentato il Rapporto del gruppo di lavoro Miur
Giannini: “Rappresentano opportunità, nostro obiettivo incentivare cultura dei dati a scuola e nelle università”

Diffondere e incentivare la cultura dei Big Data a scuola e nelle università”. Questo l’obiettivo individuato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, nel corso della presentazione del Rapporto prodotto dal Gruppo di lavoro sui Big Data da lei stessa istituito al Miur.

Il Rapporto è stato presentato stamattina da Fabio Beltram, coordinatore del gruppo di lavoro e Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, alla presenza di Gaetano Manfredi, Presidente della Conferenza dei Rettori (CRUI), e di Francesco Castanò, Direttore centrale per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione dell’Istat, uno dei membri del gruppo di lavoro.

Fra gli obiettivi individuati dal Rapporto presentato oggi, l’inserimento di moduli di data science in tutti i corsi di studio universitari, percorsi di laurea magistrale e master dedicati, un’attenzione specifica al tema dei Big Data nei bandi che scaturiranno dal Programma Nazionale per la Ricerca, una maggiore educazione al valore del dato nelle scuole come parte dello sviluppo delle competenze digitali, percorsi didattici sui dati Big e Open, il miglioramento della fruizione e diffusione del vasto patrimonio informativo  del Miur, anche integrato con fonti di dati esterne.

Con questo Rapporto il Ministero, attraverso il Gruppo di lavoro, presenta per la prima volta una propria riflessione attenta e di qualità su questo tema da cui sono nati spunti e sollecitazioni a cui daremo risposte immediate”, ha dichiarato il Ministro Stefania Giannini. Fra i primi obiettivi “c’è il miglioramento della gestione e diffusione dei nostri dati. Sul fronte della scuola, andremo avanti con il Piano Nazionale Scuola Digitale che è già in fase avanzata e ha già dato frutti. Penso al progetto Programma il Futuro grazie al quale abbiamo coinvolto 1 milione di ragazzi in attività di coding  e pensiero computazionale. Similmente a quello del coding, lavoreremo per offrire un percorsodi Big Data a tutti gli studenti e studentesse italiane”.

Metteremo poi in campo tutte le azioni possibili, anche con incentivi economici, per incoraggiare gli atenei a diffondere la cultura della gestione dei Big Data in tutti i livelli dei corsi di laurea. Dati aperti e scienza aperta sono le basi imprescindibili per un sempre più solido rapporto tra scienza e società”, ha concluso il Ministro.

La soluzione del contenzioso sulla “mensa” e la rappresentanza territoriale

La soluzione del contenzioso sulla “mensa” e la rappresentanza territoriale

di Cinzia Olivieri

 

La questione del “pasto domestico” nel tempo mensa (da non semplificare con il consumo del “panino”), nonostante la chiara sentenza della Corte d’Appello di Torino, appare tutt’altro che risolta.

Infatti, com’è noto, l’USR Piemonte, con la Nota Reg. prot.n. 7480/2016 e allegati, a fronte del moltiplicarsi di richieste di esonero dal servizio di refezione con l’uso alternativo di pasto portato da casa, preannunciando ricorso per Cassazione, ha riportato un estratto dal parere dell’Avvocatura distrettuale dello Stato di Torino, reso con nota prot. 7542 dell’8 luglio 2016 (non allegata), per il quale, giacché la predetta sentenza, ai sensi dell’art. 2909 c.c., fa stato solo tra le parti può essere invocata solo dagli appellanti, sempre che intanto non abbiano cambiato scuola. Per l’effetto il decisum non può applicarsi a soggetti che non siano stati parti del giudizio.

Tanto quindi ha determinato la reazione delle famiglie, decise a rivendicare il proprio diritto di optare per il pasto domestico e di consumarlo all’interno dei locali della scuola attraverso procedimenti d’urgenza.

La nota dell’USR Piemonte però non entra nel merito delle indefettibili questioni di diritto portate dalla suddetta sentenza, ma reca in allegato le linee guida per l’educazione alimentare nella scuola italiana pubblicate nel 2011 ed un parere dell’Asl sul consumo del cibo portato dalle famiglie a scuola.

Quest’ultimo, in quanto tale non vincolante e risalente ormai al 2001 (prot. N. 573/A36 del 14 febbraio 2001), formulato su istanza di una istituzione scolastica ed avente ad oggetto: “richiesta di parere igienico sanitario in merito al consumo di cibi forniti dalle famiglie degli alunni e consumati a scuola”, testimonia in primo luogo che la questione è storica ed irrisolta.

Tale parere, prescindendo da eventuali accordi relativi all’appalto, evidenzia tra l’altro che ove il cibo sia portato da casa, com’è ovvio, la responsabilità della preparazione e del trasporto ricade sulle famiglie. Sottolinea inoltre la necessità che siano assicurate dalle scuole, in tale ipotesi, idonee condizioni igieniche fornendo all’uopo alcune indicazioni, tra le quali quella di procurarsi e mettere a disposizione frigoriferi e scaldavivande o carrelli termici. Si raccomanda altresì un equo bilanciamento dei cibi, ritenendo che ove questo non possa essere garantito, come nel caso di consumo del “panino”, tale situazione possa essere accettata solo per periodi limitati, come accade nell’ipotesi di temporanea sospensione del servizio di refezione.

Con ciò quindi non si esclude la possibilità di consumo a scuola del pasto domestico (a prescindere dalla condivisione di una tale ipotesi), ma si offrono istruzioni alle scuole ove questo avvenga. Peraltro nel caso che ci occupa non si pone la questione di garantire il bilanciamento degli alimenti, giacché le famiglie non chiedono di consumare un panino ma un pasto completo condividendo la necessità che esso sia “dal punto di vista nutrizionale, equilibrato e di qualità“.

Le linee guida affrontano invece il tema dell’alimentazione come attività didattica.

Ebbene, premesso che nel 2015, in occasione dell’EXPO di Milano, il MIUR ha pubblicato le nuove Linee Guida per l’educazione alimentare, comunque analoghe, anch’esse prescindono dalla questione che ci interessa, avendo riguardo alle azioni che la scuola può intraprendere non solo per favorire una corretta alimentazione ma anche un adeguato esercizio fisico, aiutando le famiglie a correggere eventuali errate abitudini alimentari e rafforzando il nostro patrimonio agroalimentare.

Non pare che tra le iniziative consigliate vi sia quella di assicurare solo un pasto unico fornito dal servizio mensa che è per sua natura “a richiesta”.

Invero occorre distinguere il “tempo mensa”, di cui non si discute l’utilità come momento formativo e di socializzazione, dal “servizio mensa” a domanda. I due concetti non possono in alcun modo essere assimilati.

Gli appellanti non appaiono contrari al tempo mensa né hanno chiesto di esserne esentati (semmai hanno dovuto necessariamente condurre a casa i propri figli per il pasto, il che non sembra inclusivo) ma hanno domandato il riconoscimento del loro diritto di poter somministrare il pasto domestico durante la refezione, senza con ciò ledere il corrispondente alternativo diritto di chi opti per il servizio comunale. Tale istanza dunque non può destare in sé alcuna forma di apprensione.

Le linee guida poi esprimono il convincimento che per formare i giovani all’uso e al consumo consapevole del cibo occorre “stabilire alleanze positive con le famiglie … per favorire senso di appartenenza alla vita della Scuola, condividendo le strategie educative alimentari”.

Alla famiglia è assegnato un ruolo determinante ed è chiamata ad una “partecipazione collaborativa sui temi dell’Educazione Alimentare” tanto vero che si afferma che se essa viene “esclusa dal percorso educativo scolastico, può assumere atteggiamenti negativi o contraddittori che, partendo da una sorta di scetticismo, possono favorire, al suo interno, stati di insofferenza fino a portarla ad entrare in competizione con l’ambiente scolastico. Al contrario, la collaborazione attiva e partecipe delle famiglie all’attività di Educazione Alimentare costituisce un elemento trainante per il suo successo”.

E’ evidente invece che vi sia un conflitto e scarso ascolto per le esigenze dei genitori … o meglio di coloro che le rappresentano e che appaiono attualmente esclusi da tavoli di confronto.

La situazione è aggravata dalla circostanza che non vi è solo contrapposizione tra famiglie ed ente locale/uffici ministeriali ma tra le famiglie stesse, giacché la necessità del ricorso per Cassazione è stata sostenuta da alcune Associazioni dei genitori.

Se è certamente incontestabile il legittimo diritto di una persona (fisica o giuridica) di esprimere la propria individuale opinione, tuttavia purtroppo la perdita di luoghi di rappresentanza territoriale fa sì che la volontà collettiva dei singoli non organizzati, sebbene genitori con figli a scuola e perciò stesso meritevoli, resti inascoltata, in pratica declassata a quella di dissidenti.

Lo spirito del DPR 301/05 era ed è quello di assicurare a livello territoriale “una sede stabile di consultazione delle famiglie sulle problematiche studentesche e scolastiche”. Di tutte le famiglie. Proprio per acquisire le contrapposte posizioni e trovare una adeguata soluzione che non può né deve essere di chiusura. Il contrasto tra genitori occorre sia superato nell’interesse e per la serenità degli studenti.

Un conflitto, genericamente, si risolve o con la resa/sconfitta di una delle parti ovvero, se si vuole evitare la sua degenerazione (giacché uno scontro non è mai auspicabile per le non positive conseguenze), con una transazione attraverso reciproche concessioni.

L’auspicio è dunque che si riesca ad aprire un dialogo affinché, considerati anche i tempi necessari per la eventuale definizione del giudizio in Cassazione e quelli più rapidi dei ricorsi in sede cautelare, l’avvio del nuovo anno scolastico non sia turbato da tali contrasti.

Siamo peraltro prossimi all’uscita della circolare elezioni degli organi collegiali e sarebbe opportuno porsi altresì il problema di assicurare la rappresentanza territoriale dei genitori eletti della scuola.