Personale ATA, incontro Faraone-sindacati

Personale ATA, incontro Faraone-sindacati. Bene le immissioni in ruolo, ma serve ancora molto altro

Nell’incontro di martedì 2 agosto 2016 sul personale ATA, il sottosegretario Faraone si è impegnato a sbloccare il turnover relativo ai contingenti 2015/2016 e 2016/2017 per circa 10.000 posti a tempo indeterminato. Si tratta di un primo risultato frutto dell’iniziativa sindacale portata avanti i questi anni. Rimane invece aperta il problema della decorrenza giuridica delle nomine in ruolo 2015/2016 (6.243 posti) per le quali abbiamo chiesto il riconoscimento dal 1 settembre 2015.

Del tutto insufficienti le risposte relative al contingente 2016/2017 dell’organico di fatto. È mancato un impegno esplicito di Faraone a riconfermare gli stessi posti attribuiti lo scorso anno pari a 9.078 a fronte di un aumento degli alunni e dei carichi di lavoro delle segreterie.

Per le supplenze brevi, a parte una disponibilità generica a una minore rigidità interpretativa, rimane aperta la necessità di reperire le risorse per superare in via legislativa l’assurdo contenimento imposto dalla legge di stabilità 2015.

Finalmente è stato annunciato il bando di concorso per i Direttori dei servizi generali e amministrativi (DSGA). Su questo tema ci sarà un confronto con il sindacato.

Sono rimaste completamente inevase le richieste di revisione delle tabelle degli organici, l’istituzione dell’organico funzionale per un piano straordinario di immissioni in ruolo che vede una disponibilità dei posti superiore di oltre 5 mila rispetto allo stesso turnover.

Verificheremo nei prossimi giorni il rispetto degli impegni assunti durante l’incontro, a partire dalla rapidità con cui saranno disposte le immissioni in ruolo. Rimane la pesantezza delle misure negative della legge 107/15 che stanno determinando un netto peggioramento delle condizioni di lavoro degli ATA, volutamente ignorato dalle scelte del Governo. Per queste ragioni occorrono scelte che ridiano centralità al lavoro ATA che contribuisce alla realizzazione del progetto didattico.

Studenti universitari con Disturbo Specifico di Apprendimento

Studenti universitari con Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA)
Come muoversi tra diagnosi e strumenti compensativi

a cura di Silvia Baldi e Valeria Duca

Quali sono gli step necessari e quali i servizi attivati dagli atenei del Lazio per gli studenti con Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA), sia per iscriversi che per il percorso di studi?

In base all’art.5 comma 4 della legge 170/2010 che cita “agli studenti con DSA siano garantite, durante il percorso di istruzione e di formazione scolastica e universitaria, adeguate forme di verifica e di valutazione, anche per quanto concerne gli esami di Stato e di ammissione all’università nonché gli esami universitari”, gli Atenei sono tenuti a prevedere forme di ammissione, di verifica e servizi specifici per gli studenti con DSA.

Il servizio DSA di Ateneo

Per gli studenti con DSA, il primo step è quello di prendere contatti con il Servizio Disabilità/DSA di Ateneo (SDDA), che in alcuni casi è un vero e proprio Ufficio dedicato, in altri è rappresentato da unità operative o personale dedicato.  I SDDA offrono inoltre dei servizi specifici per gli studenti con DSA, che comprendono orientamento in entrata e in uscita, tutorato, sussidi tecnologici e didattici, mediazione con i docenti.

La documentazione

Al fine di avere accesso ai servizi e alle misure di supporto per il diritto allo studio è necessario produrre idonea documentazione in corso di validità. Lo studente deve presentare la certificazione di DSA in base alla normativa vigente a livello regionale;  nel caso del Lazio è possibile presentare esclusivamente certificazioni rilasciate dalle strutture del SSN.

In caso lo studente sia in possesso di una diagnosi di DSA emessa quando era minorenne, questa ha una validità di 3 anni; se invece è stata eseguita dopo il compimento del 18° anno di età non è obbligatorio aggiornarla.

Se il Servizio Disabilità/DSA di Ateneo non considera valida la diagnosi potrà invitare lo studente a richiederne una aggiornata. In caso di sospetta presenza di DSA, autosegnalata dallo studente o segnalata da un docente, il Servizio potrà procedere analogamente.

Le misure di supporto

La documentazione che attesta la presenza di un DSA darà poi allo studente la possibilità di accedere a servizi specifici e misure di supporto per la realizzazione del suo diritto allo studio.

Le misure di supporto comprendono gli strumenti compensativi e le misure dispensative, che vengono utilizzati sia durante l’attività didattica, sia durante lo svolgimento delle prove, comprese quelle di ammissione ai corsi di studio.

Gli strumenti compensativi hanno l’obiettivo di avvicinare il più possibile le condizioni in cui lo studente con DSA studia e svolge le prove a quelle di tutti gli altri studenti.

Tra gli strumenti compensativi più efficaci troviamo: il registratore, il PC con correttore ortografico; i testi e materiali didattici in formato digitale, letti attraverso i programmi di sintesi vocale; l’uso di mappe concettuali multimediali o comunque digitali; tabelle e formulari per supportare le carenze di memoria; calcolatrice.

Qualora in sede di esame non sia possibile fornire i materiali in formato digitale, è possibile garantire la presenza di tutor con funzione di lettore.

Le misure dispensative hanno invece l’obiettivo di calibrare il carico di lavoro dello studente, solitamente reso eccessivo dal disturbo.

Tra queste troviamo: la suddivisione della materia d’esame in più prove parziali; sostituire o integrare le prove scritte con prove orali;  in caso l’esame scritto sia indispensabile, proporre un formato adatto alle caratteristiche dello studente (ad esempio scelta multipla o risposta chiusa); ridurre  la quantità di quesiti senza incidere sulla qualità della prova oppure concedere un tempo supplementare per portarla a termine (fino al 30% in più); nella valutazione, dare un peso maggiore ai contenuti e un peso minore alla correttezza formale o ortografica.

I link utili

Di seguito i Link di riferimento delle Università Statali del Lazio

Università Sapienza di Roma http://sportellodpd.uniroma1.it/ProPages_vp_443.html
Università di Roma Tor Vergata http://caris.uniroma2.it
Università degli Studi Roma 3: http://host.uniroma3.it/uffici/ufficiodisabili/page.php?page=Servizi
Università degli Studi Cassino e del Lazio Meridionale: http://www.unicas.it/cudari
Università degli Studi di Roma “Foro Italico”: http://www.uniroma4.it/?q=taxonomy/term/131
Universita’ degli Studi della Tuscia : http://www.unitus.it/it/unitus/servizi-agli-studenti/articolo/i-servizi-per-gli-studenti-con-disabilit#servizi

Questione di legittimità costituzionale sulla “chiamata diretta” dei docenti

I sindacati scuola chiedono che sia posta la questione di legittimità costituzionale sulla “chiamata diretta” dei docenti

Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal stanno predisponendo ricorso al Tar contro la cosiddetta “chiamata per competenze”, quei provvedimenti con i quali il Miur (note del 22.07.2016 e 27.07.2016) ha regolato, in modo del tutto unilaterale, la mobilità dei docenti da ambito territoriale a scuola.
Si tratta di provvedimenti irragionevoli e contraddittori sul piano amministrativo che, dicono i sindacati, violano la trasparenza della pubblica amministrazione visto che non si fondano su criteri chiari e condivisi, lasciando troppo spazio a decisioni arbitrarie. Sono anche in contrasto con importanti principi costituzionali, dalla libertà di insegnamento, ai diritti dei lavoratori, alla contrattazione. E infatti i sindacati chiederanno al giudice amministrativo di rimettere la legge 107 del 2015 alla Corte Costituzionale per la illegittimità delle norme che disciplinano la cosiddetta “chiamata diretta” che è in contrasto con alcuni articoli della Costituzione (art. 2, 3, 97 ecc.).
Questa materia avrebbe potuto essere regolata da una specifica intesa contrattuale, già delineata con soddisfazione di tutte le parti, che avrebbe garantito i diritti dei docenti e la correttezza delle procedure. Ma la Ministra ha rovesciato il tavolo venendo meno agli impegni presi. Il ricorso alle vie legali diventa inevitabile perché la procedura imposta sta causando danni, scontento e contenzioso con grave lesione della loro dignità professionale.

FLC CGIL – Domenico Pantaleo
CISL SCUOLA – Maddalena Gissi
UIL SCUOLA – Pino Turi
SNALS CONFSAL – Marco Paolo Nigi

Università, riparte l’Abilitazione Scientifica Nazionale

Università, riparte l’Abilitazione Scientifica Nazionale
I bandi per candidati e commissari sul sito Miur
Giannini: “Procedura semplificata e tempi più certi”

Riparte l’Abilitazione Scientifica Nazionale, la procedura attraverso cui si può ottenere il titolo necessario per partecipare alle selezioni delle Università per il ruolo di professore.

“Abbiamo rivisto la procedura rispetto al passato con regole più semplici e nell’ottica di una maggiore qualità, a partire dalla selezione dei commissari”, ricorda il Ministro Stefania Giannini. “Abbiamo reso più semplice la candidatura, con un meccanismo a sportello che consente di presentare la domanda in qualunque momento dell’anno, anziché in poche date fissate dal Miur, e definito tempi certi per la risposta da parte delle commissioni. Fino ad oggi le abilitazioni sono andate avanti a singhiozzo, con un lungo periodo di blocco. Con le nuove regole questo non accadrà più”.

I bandi per i candidati e per gli aspiranti commissari sono disponibili sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Il bando candidati è pubblicato anche in Gazzetta Ufficiale. Sempre sul sito del Miur è disponibile il decreto che stabilisce i valori-soglia che devono essere raggiunti dagli aspiranti commissari per entrare a far parte delle commissioni e da parte dei candidati per ottenere uno dei requisiti previsti per l’Abilitazione Scientifica Nazionale. “Avevamo preso l’impegno di riavviare la procedura entro l’estate e lo abbiamo mantenuto. Ora potrà ripartire al meglio il meccanismo di reclutamento dei docenti universitari”, chiude il Ministro.

Gli aspiranti commissari potranno presentare domanda dal 2 agosto fino al 15 settembre 2016: l’obiettivo del Ministero è quello di formare le Commissioni, che resteranno in carica due anni, entro la metà del mese di ottobre. Per quanto riguarda i candidati all’Abilitazione, le domande potranno essere presentate durante tutto l’anno, senza soluzione di continuità, a partire da oggi, giorno di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del bando, e fino al 6 aprile 2018. Le domande saranno raggruppate in cinque slot quadrimestrali (il primo con scadenza 2 dicembre 2016) in modo da garantire tempi certi per lo svolgimento di tutta la procedura, dal momento di presentazione della domanda al momento della risposta. Per coloro che si candideranno nel primo quadrimestre, gli indicatori individuali da confrontare con i valori-soglia saranno resi noti poco prima di Natale. I primi risultati della nuova procedura sono programmati tra la fine del mese di marzo e gli inizi del mese di aprile 2017. Domande, lavori delle Commissioni e risultati saranno tutti organizzati secondo procedure informatizzate.

#ScuolalCentro, il Ministro Giannini ha visitato l’Istituto “Madre Claudia Russo” di Napoli

#ScuolalCentro, il Ministro Giannini
ha visitato l’Istituto “Madre Claudia Russo” di Napoli

Dai laboratori teatrali a quelli di sport e ceramica. Passando per quelli scientifici e musicali. Undici delle 148 scuole che questa estate sono rimaste aperte a Napoli grazie al progetto ‘La Scuola al centro’ hanno mostrato questa mattina le loro attività al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, che ha visitato l’Istituto Comprensivo “Madre Claudia Russo” nel quartiere Barra.

“Napoli è la città che ha risposto in maniera più incisiva – ha dichiarato il Ministro Giannini – ricordo che l’idea di accelerare con questa iniziativa è partita da qui. Il successo della Scuola al Centro deriva proprio da questo: non si tratta di un’iniziativa calata dall’alto. Tutti insieme stiamo creando un nuovo modello di scuola come una vera comunità che si apre al territorio”.

I fondi a disposizione per ciascuna scuola possono essere utilizzati per pagare le attività, i materiali didattici e il personale. Il finanziamento assegnato questa estate è di 5,8 milioni per 400 scuole aperte in tutta Italia fra Milano, Roma, Napoli, Palermo. L’investimento per Napoli è di circa 2,1 milioni.

TRASFERIMENTI TRA RITARDI ED ERRORI

TRASFERIMENTI TRA RITARDI ED ERRORI, MIUR IN PANNE E DOCENTI INFURIATI

“Le funzioni di Istanze online per la presentazione delle domande di utilizzazione e assegnazione provvisoria per le primarie, che dovevano essere attive dal 28 luglio, a tutt’oggi non risultano ancora funzionanti. Inoltre i trasferimenti della scuola secondaria di primo grado, che dovevano essere pubblicati oggi, latitano ancora. Ritardi su ritardi che si aggiungono a quelli già registrati nei giorni scorsi nella mobilità della scuola dell’infanzia e primaria e che gettano sempre più nel caos la scuola italiana”. Ad affermarlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.
“Da quando sono stati resi noti gli esiti dei trasferimenti della scuola primaria su ambiti – spiega Di Meglio – le nostre sedi provinciali stanno ricevendo numerose segnalazioni di docenti che denunciano errori probabilmente da imputare alla gestione del sistema informatico. La mancanza di trasparenza nella pubblicazione dei movimenti di infanzia e primaria sta disorientando i docenti e scatenando a ragion veduta la loro rabbia”.
“Siamo pronti a dare assistenza a tutti gli insegnanti vittime di errori nella mobilità e chiediamo al Miur di ritirare i movimenti per verificarne la correttezza per poi pubblicarli corredati dalle informazioni necessarie a districarsi tra le diverse fasi e le precedenze. Chiediamo inoltre – aggiunge Di Meglio – di valutare la tempistica delle operazioni di inizio anno scolastico e, se come con ogni probabilità ne fosse a rischio il corretto avvio, di prendere atto del fallimento del sistema gestionale e dell’impossibilità di dare concreta attuazione alla legge 107/2015 e di ridefinire le modalità e i tempi delle operazioni”.
“Il caos che si sta verificando in questi giorni – conclude il coordinatore nazionale – dimostra che la Gilda degli Insegnanti ha preso la decisione giusta nel non firmare il Ccni e nel chiedere di rinviare l’applicazione della 107/2015 al prossimo anno scolastico”.

Polemizzando sulla Buona scuola

Polemizzando sulla Buona scuola

di Sergio Bailetti e Maurizio Tiriticco

 

Caro Maurizio bentornato!
Forse avrai accumulato un po’ di ruggine nelle dita, ma non nello spirito battagliero, e sono sicuro che dopo questo tuo post sia andata tutta via. La carica è aumentata e forse con qualche eccesso.
Anche io sono nato, ormai parecchi anni fa, e ricordo la scuola democristiana dei ministri “balneari” che lasciavano il potere decisionale ai direttori generali dell’MPI che, per fortuna, erano esperti e conoscevano la scuola. Scuola democristiana che ha permesso anche a me quella mobilità sociale che ora stenta ad affermarsi. Ma non è colpa della Buona scuola. Il mondo è cambiato, la società è cambiata. Caro Maestro, quando andavamo in prima elementare, non sapevamo nulla e l’insegnante sapeva tutto! I percorsi preparavano ad un lavoro standardizzato e la conoscenza/competenza poteva restare immutata per il resto della vita perché per il resto della vita il lavoro rimaneva pressoché immutato. Questo mondo non esiste più (vale anche per gli insegnanti). Ora la conoscenza è dappertutto nell’etere: arriva prima delle maestre e dei professori, il ruolo dei quali, per questo motivo, è profondamente cambiato e non varranno le resistenze conservatrici di retroguardia a frenarlo; sai, di gente incompetente, saccente e un po’ cialtrona: boria e faccia tosta ne è pieno il mondo.
La scuola non è privatizzata: è autonoma. Molti non se ne sono ancora accorti. E’ tutta un’altra cosa e il DS, non il Miur, risponde dei risultati. Quei risultati che sono l’ultimo pensiero di molti DS e dei loro collegi corporativi che rifiutano di misurarsi e di valutare la propria offerta formativa, non per una concorrenza di mercato, ma per una doverosa risposta alle famiglie che si aspettano che i propri figli abbiano strumenti culturali e professionali per affrontare il mondo di oggi, anzi di domani e di dopodomani. La concorrenza c’è e c’è sempre stata: gli “open-day” sono un’occasione di promozione mercantile dove la qualità dell’offerta viene presentata da abili venditori. “Quella scuola si apprende di più e meglio” Ed è anche vero che quando ti-capita.tra-capo-e-collo un DS incapace (sia sceriffo o no) la scuola va a capofitto in pochissimo tempo. Questa funzione non è stata mai monitorata abbastanza e le prospettive non sono eccellenti.
Ho capito che questi governanti della scuola non ti piacciono, andava meglio la Gelmini col suo tunnel da L’Aquila al Cern di Ginevra e i suoi tagli indiscriminati di ore scuola e di posti di lavoro? Qui ci sono fondi e posti di lavoro e un nuovo modo di fare scuola con l’alternanza scuola-lavoro (oggetto, guarda caso, di referendum abrogativo!)
La Buona scuola pur se costruita con artifici giuridici (ma non è l’unico esempio in questa era parlamentare), pur se effetto di mediazioni forzate, pur nella sua incompletezza rappresenta una tendenza di una scuola che si avvia ad un rinnovamento profondo più consono, a mio avviso, a quello richiesto dalla società globalizzata.

SERGIO


 

Caro Sergio!

Che tu, Luigi e qualche Campioncino siete a favore della Buona scuola lo so, ma – a prescindere da un giudizio sui contenuti della 107 – non mi sembra che problemi di riordino così profondi e sconvolgenti (tu confidi nei tempi lunghi) fossero all’odg. Due sono – ed erano – le urgenze: un serio riordino dei cicli ormai ultradatati e “fuori legge”: pensa all’esame di terza media, obsoleto e in piedi proprio perché nessuno si è mai peritato di scrivere che è l’obbligo decennale che conclude il primo livello di studi e non una scuola media che è ancora quella dei nuovi programmi del ’79; e sai bene con quale squallore, invece, termina quell’obbligo decennale vigente – si fa per ridere – dal 2007, se la memoria non fallisce; e pensa alla necessità di un intervento massiccio sulle metodologie di apprendimento/insegnamanto (non scrivo insegnamento/apprendimento) che accompagnasse le Indicazioni nazionali che nessun insegnante ha letto perché continua a pensare solo in termini di programmi ministeriali, quelli in vigore ai tempi in cui andava a scuola lui. Con la 107 è stato liquidato un ordinamento pubblico da sempre per avviarne uno privatistico, ma che lascia insoluti i due problemi a cui accennavo prima. Non si rinnova la scuola nei contenuti e nelle metodologie, ma si avvia un ordinamento più o meno al’inglese che dovrebbe fare il miracolo. Ma se ordinamenti e Indicazioni restano quelli che sono, tutti gli aspetti “innovativi” della 107 cambieranno forse molte facciate (un preside con maggiori poteri) ma ben poco i contenuti e le lezioni cattedratiche di sempre. Tu come me sei un uomo di scuola e sai bene quanto ti devo in termini di idee e di incoraggiamenti. E sei abbacinato da questa aura innovatrice di cui la 107 si ammanta: una Buona scuola libera da tanti laccioli burocratici!!! Mio caro! Un’altra era l’operazione da fare: un serio riordino dei cicli e una massiccia preparazione degli insegnanti (ti ricordi la preparazione degli insegnanti elementari dopo la legge innovativa della loro scuola?). Ma così non è stato e così non sarà.

MAURIZIO

Mobilità, la 104 sotto controllo

da ItaliaOggi

Mobilità, la 104 sotto controllo

E i sindacati chiedono di verificare i trasferimenti distinti per fase: troppi gli errori

Alessandra Ricciardi

Mobilità ad alta tensione. Troppi errori a causa dell’algoritmo del ministero nell’assegnazione delle sedi da parte del sistema informatico, che ha dovuto trattare 9,5 milioni di dati, per la sola scuole dell’infanzia e primaria. E poi il caso delle precedenze in base alla legge 104/1992, quella a tutela della disabilità, che fanno gridare allo scandalo per i trasferimenti concessi nella provincia di Agrigento, dove quasi il 100% dei trasferiti vantava la precedenza ex 104.

Una situazione che presenterebbe molte anomalie in generale nel Sud Italia. Insomma, la mobilità quest’anno è una polveriera. Un assaggio, avvertono i sindacati, di quanto potrà accadere con la chiamata diretta nelle prossime settimane.

«Errori marginali e comunque recuperabili», è la posizione del Miur in merito alla mobilità straordinaria per infanzia e primaria, ora toccherà a medie e superiori. I sindacati, con una nota unitaria, hanno chiesto ieri al dicastero guidato da Stefania Giannini, di avere a disposizione tutti i movimenti distinti però per le varie fasi, B, C e D. L’unico modo per poter fare verifiche adeguate, a tutela delle posizioni dei singoli. «I risultati della scuola primaria pubblicati in data 29 luglio hanno presentato fin da subito una serie di numerosi possibili errori ed incongruenze che generano reclami, richiesta di interventi, presentazione di ricorsi e diffide», denunciano i segretari di Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals-Confsal, rispettivamente Mimmo Pantaleo, Lena Gissi, Pino Turi, Marco Paolo Nigi. Che chiedono un vertice politico per definire l’acquisizione di tutti i dati necessari e le successe decisioni.

La varietà di situazioni spazia dalla sparizione di insegnanti dagli elenchi all’attribuzione a docenti di sedi svantaggiate a dispetto del punteggio più alto rispetto ad altri. «È necessario il rinvio delle scadenze fissate nella nota 2609 del 22 luglio 2016 sulle indicazioni operative per l’assegnazione dei docenti dall’ ambito alla scuola», concludono i segretari sindacali.

Intanto che si apre la caccia agli errori dell’algoritmo, il dicastero è impegnato anche nei controlli in merito agli abusi della legge 104, che proprio in questa fase ha consentito di avere il trasferimento con precedenza dall’ambito alla sede.

«La 104 è una legge di civiltà e crediamo sia opportuno, quando possa esserci qualche dubbio su eventuali abusi, attestare la veridicità delle certificazioni e dei benefici conseguenti attraverso un’ulteriore verifica presso gli uffici dell’Inps», assicura il sottosegretario all’istruzione, Davide Faraone, «per tutti i casi che non verranno confermati, verrà annullato il trasferimento».

Una pratica, questa della procedura automatica di verifica, che l’ufficio scolastico territoriale di Agrigento adotta dallo scorso anno, dopo un analogo caso scoppiato. Una fotografia che adesso però si ripete.

La normativa di favore è stata introdotta nel 1982 per agevolare il dipendente chi vive condizioni di disabilità oppure che si occupa dell’assistenza a parenti disabili: consente di usufruire di permessi speciali, in generale tre giorni al mese, e fa scattare la precedenza in caso di trasferimenti. I controlli che si annunciano saranno probabilmente a campione, a partire dalle realtà in cui è più alto il numero di precedenze concesse e che fanno discostare la provincia interessata dalla media nazionale.

Mobilità, partenze a singhiozzo

da ItaliaOggi

Mobilità, partenze a singhiozzo

Cumulo di ritardi nella pubblicazione dei movimenti, possibili ritardi nell’avvio di anno

Carlo Forte

Tre rinvii per la pubblicazione degli esiti dei trasferimenti della scuola primaria: dal 18 luglio al 23 luglio; dal 23 al 26 e, infine, dal 26 al 29 luglio. Ed errori nei movimenti della scuola dell’infanzia, i cui esiti sono stati pubblicati il 26 luglio scorso. Ma molti uffici li hanno dovuti ritirare e correggere a mano, tenendo con il fiato sospeso i diretti interessati, perché contenevano molti errori. Le domande sono state 5mila nella scuola dell’infanzia e e 32mila nella primaria e hanno dato luogo a 9.500.000 di combinazioni. È un vero e proprio calvario quello dei docenti neoimmessi in ruolo in fase B e C. Che all’ansia della chiamata diretta devono aggiungere anche lo stillicidio dei continui rinvii della pubblicazione dei trasferimenti interprovinciali.

È in questa fase, infatti, che i circa 60mila docenti, che sono stati assunti a tempo indeterminato, per effetto del piano straordinario previsto dalla legge 107, saranno assegnati agli ambiti: una sorta di lotteria ad esito della quale 60mila famiglie sapranno se potranno continuare a vivere insieme oppure no. A differenza che in passato, infatti, l’assegnazione della sede definitiva per i neoimmessi in ruolo non farà riferimento ad una sola provincia, ma a tutti i 380 ambiti disseminati sul territorio nazionale. E una volta ottenuto l’ambito, il docente interessato non saprà ancora in quale scuola dovrà andare a lavorare. Perché la legge 107 ha disposto la cessazione del diritto alla sede di titolarità e l’introduzione della chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici.

Dopo l’assegnazione agli ambiti, quindi, i docenti interessati potranno scegliere di tentare di ottenere una sede meno sgradita autopromuovendosi, inviando proposte ai dirigenti scolastici, previa compilazione del proprio curriculum vitae on line. Oppure potranno rassegnarsi ad attendere una qualsiasi chiamata. Oppure, ancora, potranno affidarsi alla lotteria della mobilità d’ufficio. Fermo restando che l’autopromozione non è garanzia di ottenimento della sede. Perché l’ultima parola spetterà ai dirigenti scolastici. Che insieme all’onere della scelta, si assumeranno anche il rischio di essere fatti oggetto di una denuncia da parte dei docenti esclusi. Perché la materia è interamente regolata dalla legge e ciò comporta la possibilità dell’insorgenza della responsabilità penale (si veda Italia Oggi del 26 luglio). Resta il fatto, però, che la materia è nuova e nuove sono anche le procedure informatiche collegate alle operazioni. Pertanto, è normale che il sistema informativo dell’istruzione sia in affanno.

Oltretutto, il sistema è costretto a gestire contemporaneamente tre situazioni giuridiche differenti. La prima è quella dei docenti già in ruolo a cui spetta, in presenza di disponibilità, il diritto all’assegnazione di una sede di titolarità. La seconda è quella dei docenti neoimmessi in ruolo, che dovranno essere assegnati agli ambiti. E la terza è una situazione mista: l’assegnazione ad un ambito dei docenti che, sebbene già in ruolo nel 2014/2015, abbiano espresso più di un ambito nella domanda di mobilità interprovinciale e l’istanza non sia stata soddisfatta nel primo ambito indicato. Per questi docenti la normativa prevede la cessazione del diritto alla sede di titolarità e l’assegnazione a uno degli altri ambiti richiesti. Che in ogni caso resta un trattamento di favore rispetto ai neoimmessi in ruolo, per i quali l’assegnazione all’ambito avviene in riferimento a tutto il territorio nazionale. D’altra parte anche in passato il sistema ha fatto cilecca in coincidenza con l’introduzione di novità. Dunque, i ritardi erano assolutamente prevedibili. Resta da vedere, però, se l’accumularsi di più ritardi potrà determinare la impossibilità di dare inizio all’anno scolastico con tutti i docenti in cattedra, reintroducendo quella che una volta si chiamava la girandola dei supplenti. Un susseguirsi di supplenti nominati dal dirigente scolastico, a loro volta sostituiti da altri docenti nominati in corso d’anno.

Terza media, rinviata la riforma Il test Invalsi si farà durante l’esame

da ItaliaOggi

Terza media, rinviata la riforma Il test Invalsi si farà durante l’esame

Pubblicato il calendario scolastico 2017, maturità il 21 giugno

Emanuela Micucci

Prova nazionale Invalsi ancora nell’esame di terza media per il prossimo anno scolastico. La conferma arriva dall’ordinanza sul calendario scolastico 2016/17 pubblicata online la scorsa settimana dal Miur nella sezione Istruzione. Per gli studenti alle prese con l’esame di licenza media, infatti, il 15 giugno prossimo si terrà la prova nazionale Invalsi.

Per il suo svolgimento fuori dall’esame occorrerà aspettare almeno un altro anno o nuove indicazioni del ministero in seguito alla delega della Buona Scuola sulla riforma degli esami di Stato che scadrà a gennaio 2017.

Il cambiamento potrebbe cioè arrivare ad anno scolastico avviato; infatti, trattandosi di un eventuale spostamento di data, potrebbe riguardare già la prova di giugno. Intanto, il Miur lo conferma dentro l’esame di terza media. Per i maturandi 2017, invece, il primo giorno dell’esame di Stato sarà il 21 giugno. La prima prova scritta suppletiva il 5 luglio. Proseguiranno per un altro mese e mezzo le vacanze estive degli studenti italiani. Le elezioni, infatti, riprenderanno tra il 12 e il 15 settembre.

Tra i primi a tornare sui banchi gli alunni di Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Piemonte, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto. Tre giorni di vacanza in più spetteranno, invece, ai ragazzi di Campania, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Puglia e Toscana. Confermate durante l’anno scolastico le festività religiose e civili come previste dalle disposizioni vigenti. Primo giorno di vacanze natalizie quasi dappertutto il 24 dicembre, tranne in Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Molise, Puglia e Sardegna dove cominceranno un giorno prima. Mentre in Sicilia addirittura il 22 dicembre. Tutti gli studenti torneranno in classe il 7 gennaio. Dal 13 al 18 aprile vacanze pasquali. Tranne in Friuli Venezia Giulia, dove inizieranno il 14 aprile, venerdì santo, tra le polemiche per il fatto che il primo giorno del Triduo pasquale, giovedì santo, si rimarrà a scuola.

Se gli usr di Lazio e Toscana non hanno fissato altri giorni di chiusura durante l’anno scolastico, quasi dappertutto è stabilito il ponte di Ognissanti, il 1 novembre, che inizierà già il 31 ottobre in Abruzzo, Calabria, Campania, Liguria, Piemonte, Puglia, Umbria, Trentino e Bolzano. Ponte fissato lunedì 24 aprile per la festa della Liberazione in Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise, Piemonte, Puglia ed Umbria. Ancora un altro ponte, il terzo possibile nel 2016/17 è stabilito sabato 3 giugno per la festa della Repubblica in Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Puglia. L’anno scolastico si concluderà tra il 7 e il 10 giugno 2017

Chiamata diretta, ma anche no

da ItaliaOggi

Chiamata diretta, ma anche no

Il dirigente può non attivarla, senza nessun rischio

Marco Nobilio

La chiamate diretta non è obbligatoria: se il dirigente deciderà di non avvalersi del potere di scegliere i docenti da assegnare alla scuola, se ne occuperà direttamente l’ufficio. È uno dei chiarimenti forniti con alcune risposte alle domande più frequenti che sono state poste all’amministrazione centrale dai dirigenti scolastici (si veda ItaliaOggi di sabato). Le risposte del ministero dell’istruzione sono state rese note il 28 luglio scorso. E per quanto non vincolanti, costituiscono comunque un ausilio per i dirigenti scolastici e i docenti coinvolti. Il dicastero di viale Trastevere, peraltro, ha fatto sapere che i dirigenti possono anche scegliere di non pubblicare l’avviso di disponibilità dei posti, evitando di conferire alcun incarico.

La nota va incontro alle richieste di alcuni dirigenti scolastici che sarebbero inclini a non avvalersi del potere di esercitare la chiamata diretta. Anche perché, l’esercizio di tale potere potrebbe esporre il dirigente scolastico al rischio della responsabilità penale (si veda Italia Oggi del 26 luglio scorso). Stando all’orientamento esplicitato dal ministero, dunque, la facoltà di conferire gli incarichi non costituisce alcun obbligo. E siccome l’obbligo non sussiste, non può insorgere nemmeno la responsabilità disciplinare in caso di comportamenti omissivi. Va detto subito, peraltro, che la mancata pubblicazione degli avvisi di disponibilità dei posti non comporterà la cessazione di tali disponibilità. Che saranno utilizzate dall’ufficio scolastico per il trattamento d’ufficio dei docenti che non riceveranno chiamate. Trattamento che avverrà secondo i punteggi della mobilità ordinaria.

In pratica, dunque, convivranno due modalità di assegnazione dei docenti dall’ambito alle scuole. La prima sarà caratterizzata da un ampio margine di discrezionalità da parte del dirigente, che potrà agire secondo gradimento e senza essere vincolato da alcuna graduatoria. Secondo il ministero, infatti: «Non è necessario predisporre una graduatoria. Ogni dirigente scolastico stabilisce, nell’ambito della propria discrezionalità, le modalità di predisposizione dell’avviso, della selezione e della chiusura della stessa».

Tanto più che le linee guida sulla chiamata diretta emanate dal ministero non sono vincolanti. Pertanto, sempre secondo il ministero, il dirigente scolastico potrà indicare i criteri e le competenze che ritiene più opportuni, adeguati e coerenti con le finalità individuate e formalizzate nel rapporto di autovalutazione, nel piano di miglioramento e nel piano triennale dell’offerta formativa. Sempre nel rispetto della trasparenza e pubblicità dei criteri adottati nella procedura di scelta. La seconda modalità, invece, sarà rigidamente informata ai criteri tassativi previsti dal contratto sulla mobilità, strettamente collegati al possesso di titoli che danno diritto all’attribuzione di punteggi.

L’amministrazione ha spiegato, inoltre, che in sede di chiamata diretta il colloquio con il dirigente avrà semplicemente la funzione di illustrare i titoli in possesso del docente, non costituendo prova d’esame. Sempre secondo l’amministrazione scolastica, è facoltà del docente non rispondere ad alcun avviso e, dunque, di non accettare alcuna proposta. Nel qual caso lo stesso docente sarà assoggettato al trattamento d’ufficio da parte dell’ufficio scolastico.

In pratica, dunque, il docente potrà non accettare l’incarico se la sede è sgradita e, se riceverà più proposte potrà scegliere quella più vantaggiosa oppure potrà non accettarne alcuna, se tutte sgradite. In quest’ultimo caso, però, dovrà necessariamente prendere servizio nella sede che gli sarà assegnata d’autorità dall’ufficio scolastico. Il ministero ha chiarito, inoltre, che la chiamata diretta dovrà necessariamente riguardare docenti dello stesso ordine o grado di scuola. E sui posti di sostegno non sarà consentito assumere docenti senza titolo di specializzazione.

Chiamata diretta, la video presentazione favorisce le docenti di bella presenza?

da La Tecnica della Scuola

Chiamata diretta, la video presentazione favorisce le docenti di bella presenza?

Cominciano ad apparire i nominativi delle scuole che stanno chiedendo ai docenti coinvolti nella chiamata diretta di proporsi anche con un video di presentazione.

Il Codacons ha fatto sapere che “secondo quanto riportato da alcuni siti specializzati, i protagonisti della vicenda sarebbero l’Istituto Comprensivo Pier Cironi di Prato e l’Istituto Comprensivo Statale A. Frank – Carradori di Pistoia”.

È sarcastico il commento del presidente Codacons, Carlo Rienzi, riguardo la richiesta ai prof di inviare un video di presentazione dove si mostrano a figura intera: l’associazione parla di “gigantesco reality show. Ci manca solo che i presidi chiedano ai docenti di ballare e cantare, e poi ci troveremmo di fronte a un qualsiasi provino per il ‘Grande Fratello’”.

“Si tratta – afferma il leader dell’associazione di consumatori – di una richiesta inaccettabile, che trasforma la scuola in un mega-reality show, e contro la quale chiediamo al ministero dell’Istruzione di intervenire con urgenza, per bloccare eccessi che mortificano gli insegnanti senza nulla apportare al miglioramento dell’istruzione”.

“L’esame del corpo degli insegnanti potrebbe inoltre creare disparità di trattamento, con docenti di sesso femminile e di bell’aspetto preferite a colleghi uomini o magari a insegnanti in carne o meno avvenenti. Per questo – conclude il presidente Codacons – stiamo valutando eventuali azioni legali da intraprendere contro la richiesta di video ai docenti”.

Trasferimenti, furbetti della 104: controlli in arrivo per chi ha avuto la precedenza

da La Tecnica della Scuola

Trasferimenti, furbetti della 104: controlli in arrivo per chi ha avuto la precedenza

“Sui furbetti della 104 guai ad abbassare la guardia, soprattutto adesso che si sta effettuando la mobilità straordinaria in molte province italiane”.

L’invito a tenere alta l’attenzione sulla concessione di eventuali permessi “facili” associati all’assistenza per sé e per parenti o affini, introdotti dalla Legge n. 104 del 1992, è arrivato, il 1° agosto, dal sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, nel giorno della contestazione davanti all’ex provveditorato di Agrigento per l’altissimo numero di precedenze di cui si avvalgono i docenti della provincia.

“Abbiamo chiesto agli Uffici scolastici regionali e territoriali di eseguire, al termine di questo percorso – dice Faraone alle agenzie di stampa – controlli e verifiche capillari. La 104 è una legge di civiltà e crediamo sia opportuno, quando possa esserci qualche dubbio su eventuali abusi, attestare la veridicità delle certificazioni e dei benefici conseguenti attraverso un’ulteriore verifica presso gli uffici dell’Inps. Per tutti i casi che non verranno confermati, verrà annullato il trasferimento”.

Ora, è probabile che trattandosi di un altissimo numero di trasferimenti, i controlli dovrebbero scattare a “campione” e non per tutti coloro che se ne sono avvalsi. Faraone, però, insiste e parla di “procedura automatica di verifica, che l’Ufficio scolastico territoriale di Agrigento adotta già e che vogliamo venga estesa, se necessario, al resto del Paese“.

“Lo scandalo agrigentino, scoppiato all’inizio dello scorso anno – continua Faraone -, ha dato il via a un primo serio monitoraggio da parte del Miur, grazie al quale adesso c’è una consapevolezza maggiore e un’attenzione particolare all’uso distorto di una legge pensata per andare incontro a chi ha bisogno perché disabile o perché ne assiste uno”.

Fatto sta che ad Agrigento, sembra che la stragrande maggioranza dei trasferimenti su ambiti territoriali sinora abbia “premiato” proprio i beneficiari della L. 104/92.

“Ma non possiamo fermarci alla fotografia dello stato dell’arte. Metteremo in campo tutte le azioni necessarie per debellare un’anomalia del sistema che danneggia i diritti degli insegnanti”, conclude il sottosegretario.

Ma per i precari nulla è cambiato con la riforma del governo

Ma per i precari nulla è cambiato con la riforma del governo

Franco Buccino

(Repubblica ed. Napoli, 2 agosto 2016)

L’atteso e temuto esito della mobilità nella scuola elementare, ora primaria, alla fine è arrivato, portando lo sconforto tra migliaia e migliaia di docenti e relative famiglie. Anche a Napoli e in Campania tantissimi insegnanti della scuola primaria hanno avuto come destinazione il Nord, e anche da noi innumerevoli sono le lamentele e le denunce sulla scarsa trasparenza delle operazioni. Il Miur evidentemente, rendendosi conto di innescare una vera e propria bomba ad orologeria, ha prima fatto slittare la data di pubblicazione dal martedì a un più comodo venerdì, illudendosi che il weekend potesse far decantare la situazione, e poi ha creato una cortina fumogena, omettendo dall’elenco dati che ne permettessero un’adeguata lettura e comprensione. Il risultato è che prima ancora di riaprire già è assediato da tutte le parti.

Sappiamo purtroppo che pochi saranno gli errori nel movimento: la categoria viene divisa in un numero impressionante di gruppi e sottogruppi, coinvolti in fasi diverse e sempre secondo un rigoroso ordine di precedenze e preferenze. Un’operazione assurda e ingarbugliata: è difficile venirne a capo. Ma, come ha fatto l’anno scorso, l’Amministrazione proverà a rimandare di un altro anno per molti il raggiungimento della sede definitiva. Attraverso lo strumento delle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie. In tanti continueranno ad occupare, ironia del destino, gli stessi posti degli anni scorsi, sempre per un anno. Non è cambiato gran che in questo mondo di precari. Sono passati di ruolo, è vero; ma hanno sempre sulla testa la spada di Damocle della sede al Nord.

Per amore della verità bisogna dire che, nonostante il doloroso esodo di tanti docenti, rimarrà il Sud ingolfato di docenti di ruolo, mentre ricorreranno al Nord ancora ai supplenti annuali: gli stessi che nonostante gli anni di servizio, sono rimasti fuori dalla stabilizzazione. Anche loro quasi tutti meridionali, da anni costretti ad emigrare e per niente rassegnati, anche se non si vedono prospettive. Fino a verso la fine del secolo scorso il sistema reclutamento funzionava attraverso un passaggio per i più dal sud al nord e poi di nuovo al sud; qualche fortunato evitava il passaggio al nord e passava direttamente dalle supplenze al ruolo nella propria regione. Poi sono accadute due cose impreviste che hanno fatto saltare questo sistema: la cancellazione sistematica di migliaia di cattedre (come non ricordare la famigerata riforma Gelmini) e poi la riforma delle pensioni, la cosiddetta riforma Fornero, che ha messo un tappo su tutto il sistema reclutamento, basato sul ricambio.

Da allora è stata una guerra senza quartiere fra precari e amministrazione, fra precari e docenti di ruolo, fra gli stessi precari. Uno sviluppo abnorme del mercato dei titoli di università private, pubbliche e telematiche. Un diffondersi di scuole private e paritarie con più docenti che studenti. Un fiorire di uffici legali che controllano spesso i sindacati e a volte si sostituiscono ad essi. Un aumento del tutto ingiustificato di 104, invalidità, con relative riserve. Perfino la pratica della compravendita di titoli e servizi falsificati d’ogni genere. L’amministrazione scolastica ha fatto la sua parte: con concorsi inopportuni e che non ha saputo gestire; con riconversioni di docenti in esubero che non ha saputo utilizzare; con l’accanimento nel distruggere ogni traccia dei pochi strumenti innovativi di cui le scuole disponevano.

Poi è venuto Renzi e ha acceso le speranze di molti. Con un programma ambizioso: soprattutto docenti stabilizzati e un organico aggiuntivo per arricchire l’offerta formativa delle scuole, e poi la possibilità di ottenere alcuni docenti per realizzare parti specifiche del Pof e il riconoscimento del merito. E invece la realtà è ben diversa. Fasce importanti di precari escluse dalla stabilizzazione, organico per ambiti territoriali, chiamata diretta assurdamente generalizzata, il merito lasciato nel limbo dell’ambiguità.

Soprattutto la presunzione legata all’approssimazione con cui si è affrontata la stabilizzazione dei docenti: un piano diventato nazionale e non più territoriale, l’obbligo di scegliere le 100 province, gli ambiti anziché le scuole, i grossi limiti di questo piano straordinario di mobilità.

Troppa superficialità anche quando sono in gioco i destini di migliaia di persone. Prendiamoci un anno di tempo per provare a rimediare tutti assieme alle cose che non hanno funzionato, chiedendo al governo e alla collettività un ultimo grande impegno e sacrificio: favorire il pensionamento di una categoria sottoposta a un lavoro usurante (abbiamo i docenti più “vecchi” d’Europa) e stabilizzare i docenti esclusi che hanno il requisito dei trentasei mesi di servizio. Credo che sia il modo più concreto e utile di esprimere la nostra vicinanza ai colleghi oggi in sofferenza.

Chiamata diretta via Skype, ma siamo al Grande Fratello? Interrogazione al ministro

da La Tecnica della Scuola

Chiamata diretta via Skype, ma siamo al Grande Fratello? Interrogazione al ministro

“L’idea che il curriculum di un insegnante possa essere giudicato in base ad un video in cui si venga ‘ripresi a figura intera’ è francamente sconcertante”.

A dichiararlo, lunedì 1° agosto, è stato il deputato Marco di Lello, appartenente da poco più di un mese al “Movimento PPA-Moderati”.

“Forse qualche dirigente scolastico ha scambiato la chiamata diretta con un provino del Grande Fratello”, ha detto il deputato ex PD.

DI Lello, però, non si limita alla denuncia pubblica riguardo la decisione del ministero dell’Istruzione di favorire colloqui con i candidati degli ambiti territoriali anche via Skype: il democratico conclude il suo intervento sostenendo che “ne risponderà al Miur, ove mi appresto a depositare una interrogazione per chiedere provvedimenti”.