Dad sì o no? Quando scatta questa modalità? Le faq

da La Tecnica della Scuola

DaD o non DaD? Facciamo chiarezza. L’intento più volte dichiarato dal Governo e dalle diverse figure istituzionali è quello di scongiurare il ricorso alla didattica a distanza, specie alla luce dei dati Invalsi che hanno testimoniato una importante regressione degli apprendimenti in quelle regioni che hanno tenuto più a lungo gli alunni in DaD.

Anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che nei mesi scorsi aveva più volte precisato che la DaD è pur sempre un valido strumento didattico da aggiungere alle formule di apprendimento ordinarie, oggi si guarda bene dal fare riferimento alla didattica a distanza.

A partire da settembre 2021, insomma, la didattica sarà prevalentemente in presenza. La DAD solo in casi eccezionali: per gli alunni che non possano essere ammessi in presenza; o, su indicazione delle Regioni, in specifici territori o per singoli istituti, in circostanze straordinarie.

Ma cosa dicono le norme?

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Il piano del Ministero per la ripartenza, attraverso il nuovo protocollo frutto dell’intesa con i sindacati, limita al massimo la possibilità di ricorso alla DaD da parte delle scuole e delle istituzioni, blindando in un certo senso l’operato dei presidenti di Regione che negli anni scorsi si sono mostrati più rigoristi sul fronte sanitario (da De Luca, Campania, a Emiliano, Puglia). Eppure l’ipotesi di didattica a distanza resta, seppure non applicabile in modo generalizzato.

Secondo il nuovo protocollo di sicurezza, infatti, le Regioni potranno derogare alla didattica in presenza solo in specifici territori o per singoli istituti, esclusivamente in zona rossa o arancione e in circostanze straordinarie legate a focolai o ad una circolazione estremamente ampia del virus o delle varianti tra la popolazione scolastica. Nessun ricorso generalizzato alla didattica a distanza, insomma.

Peraltro la nota tecnica al DL 111 esplicita che anche qualora non fosse possibile garantire in classe il distanziamento, la norma di legge esclude l’automatico ricorso alla didattica a distanza, richiedendo diverse misure di sicurezza.

Quale DaD per gli alunni fragili?

In particolare, sugli alunni fragili che non possano essere ammessi in presenza per ragioni sanitarie, si attendono dal Ministero criteri precisi e ulteriori indicazioni, come abbiamo rilevato in articolo precedente che fa il punto delle criticità per il rientro in classe.

Riepilogo tramite FAQ

In una classe si può ricorrere alla DaD come misura per garantire il distanziamento?

No, la norma di legge esclude l’automatico ricorso alla didattica a distanza, richiedendo diverse misure di sicurezza.

I genitori possono ottenere che i propri figli frequentino la scuola in DaD come semplice misura preventiva slegata da precise patologie o fragilità sanitarie?

No, potranno ricorrere alla DaD solo gli alunni fragili che per ragioni sanitarie fossero impossibilitati dal frequentare le lezioni in presenza. Su questo argomento si attendono precisazioni del MI.

Può andare in DaD un’intera regione (in riferimento a uno o più gradi di scuola)?

No, la DaD può essere autorizzata solo in specifici territori o per singoli istituti in circostanze straordinarie legate a focolai o ad una circolazione estremamente ampia del virus o delle varianti tra la popolazione scolastica.

Può andare in DaD un intero territorio in zona bianca?

No. La DaD può essere autorizzata solo in specifici territori o per singoli istituti, esclusivamente in zona rossa o arancione e in circostanze legate a focolai o ad una circolazione estremamente ampia del virus o delle varianti tra la popolazione scolastica.

Green pass, varrà 12 mesi (pure chi ha avuto il Covid): corsa al vaccino tra prof, ma è coperto solo 1 alunno su 4

da La Tecnica della Scuola

Il Comitato tecnico scientifico ha detto sì: le evidenze scientifiche attuali, sulla base della prolungata risposta degli anticorpi al virus del Covid prodotti da medici e infermieri, i primi ad essere vaccinati, permettono di prorogare la validità del Green pass fino a 12 mesi.

La validità soggetta ad ulteriori cambi

Un allungamento della “vita” del certificato verde che vale anche per chi non ha fatto il vaccino, ma ha avuto il Covid: in questo caso, la validità slitta in avanti di ben 6 mesi, considerando che fino ad oggi si fermava appunto a soli 6 mesi. Per i vaccinati con doppia dose, invece, la proroga è di un trimestre (oggi il Green pass vale 9 mesi).

Il Cts ha detto sì, precisando comunque che qualora subentrassero evidenze scientifiche diverse, allora la tempistica sulla validità del Green pass potrebbe ancora mutare.

L’infettivologo: l’immunità è di almeno un anno

L’infettivologo del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti, ha spiegato che vi sono “dati che ci dicono che l’immunità in chi è vaccinato arriva almeno a 12 mesi, il che vuol dire che la stragrande maggioranza degli italiani e sanitari farà una dose di richiamo annuale, e quindi è verosimile pensare che sia giusto estendere il Green pass a un anno”.

“Però va fatto immediatamente perché diversamente – ha aggiunto il medico – ci sono alcuni che sono stati vaccinati a dicembre e che dovrebbero ricevere una dose tra settembre e ottobre”.

Per quasi tutti gli italiani, l’atteso parere favorevole del Cts, annunciato dalla Tecnica della Scuola, permette ora (Parlamento permettendo, che esaminerà il caso dal 6 settembre) di spostare alla prima decade del 2022 la somministrazione della terza dose di vaccino: una dose che proprio per le professioni sanitarie e i ‘fragili’ rimane imprescindibile. Saranno loro, quindi, a riceverla a cavallo tra il 2021 e il 2022, com’era accaduto con la prima dose.

Sale il numero dei positivi e delle vittime

La notizia arriva nel giorno in cui cresce ancora la quota di nuovi positivi al Covid (7.826 casi) e delle vittime (45) con il tasso di positività che si attesta ormai da giorni attorno al 3%, e si materializza l’effetto del Green pass obbligatorio per il personale scolastico e universitario: preso atto che il mancato possesso del certificato verde comporterebbe, infatti, sospensione e multa fino a 1.000 euro, negli ultimi giorni si è verificata una vera a propria corsa alla vaccinazione.

Oltre il 90% dei docenti e Ata ha fatto il vaccino

Il risultato, ha fatto sapere il Governo con il report settimanale, è che oltre il 90% dei lavoratori della scuola e dell’università hanno ricevuto almeno una dose o la dose unica di vaccino anti-Covid.

“Oltre il 90% del personale della scuola è vaccinato. I dati diffusi dal commissario Figliuolo testimoniano il senso di responsabilità del nostro settore per la ripresa di settembre. Andiamo avanti”, ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.

Tra gli studenti si corre meno

Meno incisiva risulta, invece, la percentuale degli studenti vaccinati con almeno una dose: oltre il 40% tra i 12-15 anni è stato immunizzato, mentre la percentuale aumenta al 67% nella fascia 16-19.

In pratica, su circa quattro milioni di studenti tra i 12 e i 19 anni, solo poco più della metà può contare su una copertura vaccinale. Sommando gli under 12, significa che su oltre otto milioni di alunni solo poco più di due riprenderanno le lezioni con almeno una dose di vaccino: in pratica uno su quattro. Mentre tra i docenti e Ata siamo a nove su dieci.

Caso Covid a scuola, come gestirlo? Le Faq

da La Tecnica della Scuola

Quali sono le misure di contenimento dell’epidemia per docenti e alunni? Cosa prevedono le nuove disposizioni sul fronte della gestione dei casi Covid a scuola?

Come abbiamo più volte anticipato, i giochi non sono ancora conclusi, in quanto il Ministero dell’Istruzione si sta ancora confrontando con i sindacati per mettere a punto le criticità ancora esistenti in fatto di protocollo di sicurezzacriticità che abbiamo illustrato in un articolo precedente.

Come andranno gestiti eventuali positivi al Covid 19?

In caso di sintomi indicativi di infezione acuta delle vie respiratorie di personale o studenti, occorre attivare immediatamente la specifica procedura: il soggetto interessato dovrà essere condotto in aula Covid e invitato a raggiungere la propria abitazione e si dovrà attivare la procedura di segnalazione e contact tracing da parte della ASL competente.

In quali altre situazioni il docente dovrà fare riferimento al Referente Covid?

Ciascun lavoratore è tenuto a informare tempestivamente il Dirigente scolastico o i Referenti Covid:

  • di eventuali contatti stretti con persone positive,
  • della presenza di qualsiasi sintomo influenzale durante l’espletamento della propria prestazione lavorativa,
  • della presenza di sintomi negli studenti presenti all’interno dell’istituto.

Come avverrà la quarantena?

Per i soggetti che hanno avuto contatti stretti con casi confermati di SARS-Cov-2, la quarantena sarà differenziata: di 7 giorni per i vaccinati con doppia dose e di 10 per chi non fosse immunizzato.

A quali condizioni si può rientrare a scuola?

Il rientro a scuola del personale e degli studenti già risultati positivi al COVID 19 deve essere preceduto da una certificazione medica dalla quale risulti l’avvenuta negativizzazione del tampone, secondo le modalità previste, rilasciata dal dipartimento di prevenzione territoriale di competenza.

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Green pass, dopo prima dose 15 giorni per averlo. Alcuni docenti non faranno in tempo per l’uno settembre

da La Tecnica della Scuola

I docenti che fino a pochi giorni fa non erano vaccinati contro il Covid e che adesso, in vista dell’inizio dell’anno scolastico, si trovano a dovere accelerare le procedure per potere accedere ai locali scolastici, tra i tanti problemi del rientro a scuola si trovano a dovere fronteggiare quello relativo al Green pass.

Le tempistiche per ottenere il Green pass, infatti, in qualche caso si scontrano con le disposizioni ministeriali, per le quali l’uno settembre il docente in servizio a qualsiasi titolo dovrà esibire la certificazione verde.

Il problema è che gli ultimi arrivati nelle corsie dei punti vaccinali, tra i docenti “ex no vax“, non faranno in tempo a ricevere il Green pass per il primo del mese di settembre, in quanto dovranno attendere 15 giorni tra la prima dose e la ricezione del certificato verde.

Sono preoccupazioni che ci provengono dai lettori della Tecnica della Scuola che si ritrovano alle volte in questa situazione o in altre altrettanto problematiche.

Ricordiamo infatti, che una quota del personale scuola non ha ricevuto il Green pass per ragioni indipendenti dalla propria volontà.

Non mancano infatti docenti e Ata che, seppure abbiano effettuato due dosi di vaccino, continuano a restare privi di Green pass perché alcune regioni non riescono a lavorare in modo tempestivo i dati forniti dalle ASL e questo genera attese anche di mesi. Lo spiega il nostro direttore, Alessandro Giuliani, nel corso della diretta di Tecnica della Scuola Live del 28 agosto, in un confronto con il coordinatore nazionale di Gilda insegnanti Rino Di Meglio e il presidente dell’Anp Antonello Giannelli.

Il direttore Giuliani: “Il consiglio che possiamo dare è di presentare a scuola l’avvenuta certificazione dell’unica dose, che in qualche modo rappresenta la volontà del lavoratore di vaccinarsi. Il fatto che si è vaccinato dovrebbe bastare alla scuola, in attesa della certificazione definitiva, quanto meno per evitare al lavoratore la sanzione”.

Ricordiamo in che caso si ottiene il Green pass

Al fine di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione in presenza del servizio essenziale di istruzione, il decreto-legge (articolo 1, comma 6) introduce, dal 1° settembre al 31 dicembre 2021 (attuale termine di cessazione dello stato di emergenza), la “certificazione verde COVID-19” per tutto il personale scolastico. La norma definisce al contempo un obbligo di “possesso” e un dovere di “esibizione” della certificazione verde.

La certificazione verde è rilasciata nei seguenti casi:

  • aver effettuato la prima dose o il vaccino monodose da 15 giorni;
  • aver completato il ciclo vaccinale;
  • essere risultati negativi a un tampone molecolare o rapido nelle 48 ore precedenti;
  • essere guariti da COVID-19 nei sei mesi precedenti.

Esenzioni dal vaccino

Ci ricordano le documentazioni ufficiali: La certificazione di esenzione alla vaccinazione anti-COVID-19 è rilasciata dalle competenti autorità sanitarie in formato anche cartaceo e, nelle more dell’adozione delle disposizioni di cui al citato decreto-legge n. 105/2021, ha validità massima fino al 30 settembre 2021. Fino a tale data, sono pure validi i certificati di esclusione vaccinale già emessi dai Servizi Sanitari Regionali.