Nella frazione di uno sparo

Nella frazione di uno sparo

di Vincenzo Andraous

Morire adolescente, morire giovane adulto, morire quando la vita neppure è iniziata.

Un ragazzino, sulla scalinata, un agguato, un colpo sparato in fronte.

Bersaglio individuato, obiettivo errato, giovanissimo nel posto sbagliato nel momento sbagliato, bullo, delinquente o più semplicemente una vittima innocente.

Tante ipotesi, tante parole al vento, tesi e antitesi in ginocchio, la sintesi sta distesa a terra dove un ragazzo non è più in vita.

C’è un dispendio inusitato di accuse : io lo avevo detto, questi sono accadimenti annunciati, tante e troppe risse, bande contrapposte per controllare il territorio, per spacciare, per fare della propria libertà quello che voglio, tutto e subito.

Forse sarà anche così, ma fino all’attimo prima, alla frazione di quello sparo, ognuno e ciascuno dove stavamo, dove rimanevamo a guardare, se davvero così palese è ben conosciuta la narrazione degli antefatti, dei fatti, dei pugni e delle offese.

Un giovanissimo è stato cancellato dal mondo, gli sono stati negati i timbri sul passaporto delle passioni, delle esperienze, dell’amore.

Così giovane da non riuscire a accettare la possibilità che fosse il vero l’obiettivo, colpevole di chissà quali misfatti imperdonabili, così giovane da pensare che imperdonabile ci sta soltanto questa morte inconfessabile, inaccettabile, incomprensibile.

E’ indubbio che ci sia una sottocultura imperante del bicipite, la scoperta dello strumento della violenza che stoltamente consegna l’idea del grimaldello che rende tutto più raggiungibile.

C’è la fascinazione del male, il protagonista negativo con la medaglietta appuntata sul petto quale esempio da imitare, idolatrare.

Un fenomeno pericoloso quanto l’indifferenza che ci sta intorno, indifferenza di quanti s’accorgono di questa asocialità  tribale a dir poco aberrante.

Quel ragazzo sta al macero, ci sta da innocente o da colpevole, rimane una vita che non avrà più passi da contare, e peggio, sarà percepita come una sequenza di un film, immagini sbiadite di una serie televisiva, dove violenza e disvalore la fanno da padrone, risultando nella quotidianita’ comportamenti incredibilmente  “normali “ al punto da imitarli con una certa irresponsabile disinvoltura.

Davanti a questa ennesima assenza così disperatamente dirompente, il mondo adulto, genitoriale, professorale, sarà bene che trovi tempo e impegno per mettersi davvero a mezzo, di traverso, là, dove le nozioni sono importanti, ma il racconto della verità inchioda alle proprie responsabilità. 

Valutare uno studente e misurare un divario

Valutare uno studente e misurare un divario non sono la stessa cosa

di Stefano Stefanel

            Il dibattito sul merito è subito scivolato sul de-merito. È di questi giorni lo scambio mediatico sull’uso dei voti inferiori al quattro, che ha avuto nel Ministro Valditara uno dei suoi protagonisti. La questione del demerito e dei voti inferiori al quattro rientra in quella passione tutta italiana per la docimologia del negativo che sta letteralmente facendo cadere la questione del merito nella gabbia (non salariale, ma non meno divisiva di quella) del de-merito. I sistemi scolastici più evoluti, come quelli nordici, tendono a diminuire l’esistenza o l’impatto delle valutazioni negative, perché fortemente interessati a quelle positive. Ma anche i sistemi scolastici più selettivi (come quelli dell’estremo oriente asiatico) utilizzano strumenti misurativi per selezionare in ingresso e poi impongono standard di rendimento altissimo, che vedono le valutazioni negative come semplici elementi di blocco al prosieguo degli studi.

            Il sistema scolastico italiano invece si definisce inclusivo e ha come suo principale obiettivo la lotta alla dispersione scolastica, per cui non si comprende come la questione della docimologia del negativo venga posta in maniera così sommaria. Mi sfugge, cioè, come sia possibile pensare che uno studente in difficoltà riceva uno sprone a fare meglio da una serie 2 o di 3 dati con l’intento di punire incoraggiando, cioè creando un ossimoro valutativo-punitivo, che dovrebbe fare orrore a chiunque si occupi di pedagogia.

            Il dilemma potrebbe essere anche questo: in quanto sistema scolastico quello italiano è interessato alla pedagogia o invece è più propenso a sposare il meccanismo che verifica l’effettiva trasmissione del sapere dalla “testa ben piena” del docente alla “testa ben vuota” dello studente attraverso sistemi misurativi tutti autoreferenziali e tutti per loro natura con tendenza misurativa-punitiva? Il discorso sulla pedagogia si frange contro quello del disciplinarismo, che vede nella pedagogia un elemento di diluizione della disciplina entro metodologie meta-cognitive che allontanano dal risultato cognitivo, elemento necessario per ogni competenza disciplinare. Però se manca l’attenzione alla didattica e alla pedagogia dallo schema didattica trasmissiva/misurazione docimologica non si esce.

            Se proviamo a ribaltare la questione pedagogica una pratica interessante è certificare dopo attenta valutazione (non misurazione) se uno studente è in grado di essere valutato su un contenuto o su una abilità o anche su una competenza. Se voglio assegnare un compito sulle frazioni o sulle derivate (in base all’ordine di scuola) dovrei prima accertarmi se lo studente ha compreso il concetto di frazione e le potenziali operazioni connesse o se ha compreso come ci si muove nelle derivate. Altrimenti lo studente consegnerà il compito in bianco o cercherà di copiare. Questa certificazione in ingresso impone un’analisi attenta del processo di apprendimento degli studenti al fine della valutazione, non dopo la valutazione. Invece questa certificazione viene effettuata  attraverso un passaggio semplice empirico privo di alcun valore scientifico: dato che l’insegnante ha spiegato le frazioni o le derivate questo costituisce di per sé elemento d’accesso alla verifica e quindi alla valutazione sulle frazioni o sulle derivate. Io ci vedo un salto poco logico, ma forse perché mi occupo troppo di pedagogia e poco di discipline.

            Nell’ambito di questa impostazione misurativo/valutativo ecco che allora diventa logico accanirsi sulla docimologia del negativo, quella docimologia in cui il 3 è meglio del 2,5 e il 4/5 è peggio del 5. Se noi applicassimo questa mentalità – molto gettonata a livello scolastico e a questo punto anche ministeriale – ad esempio al salto in lungo avremmo giudici che perdono un sacco di tempo a misurare salti di atleti che non hanno raggiunto la sabbia con misure ridicole e inutili. Nel salto in lungo se il salto non è di almeno 3 metri non lo si misura, mentre nelle scuole italiane se il compito vale meno dui 5 è tutta un gran misurazione in basso. Qualcuno dirà: ma la scuola non è il salto in lungo. Ovviamente, purtroppo.

            Al di là delle paradossalità tutto questo confluisce verso un meccanismo perverso di raccordo tra misurazione e valutazione. La valutazione molto negativa (quella di cui si è parlato, sotto il 4) se è una vera descrizione di livello e viene inserita in una media matematica non è migliorabile. Se il livello dello studente è 2 o 3 quello studente non sarà mai in grado di prendere 8 e 9 per bilanciare la media (un’insegnante mi ha detto: difficilmente sarà in grado anche di prendere 6) e quindi una misurazione molto bassa che fa media impedisce il recupero. Se invece la valutazione molto bassa non fa media ma è solo la misurazione di una pessima prova o la punizione allora non si comprende perché venga data e a cosa serve, visto che un semplice 6 è in grado di cancellarla. Devo tornare al salto in lungo, purtroppo: pensate a una giuria fortemente impegnata a misurare i salti che non hanno raggiunto i tre metri e che quindi vanno misurati in pedana e non sulla sabbia e che sono più lunghi da rubricare, e che dica che comunque tutti quelli che saltano più di sette metri sono eccellenti e quindi vincono la gara a pari merito. Quella giuria verrebbe presa per una congrega di pazzi e tutti direbbero che non sono interessati alle misure basse, ma solo a quelle alte, che devono essere precise al millimetro, perché si vince il campionato del mondo o l’olimpiade anche per un centimetro o addirittura per meno. O pensate allo sci dove i migliori si devono misurare in forma elettronica, mentre i meno bravi si potrebbero misurare con un cronometro a mano. Si dirà ancora: ma la scuola non è il salto in lungo o lo sci. Ovviamente, purtroppo.

            L’idea che la docimologia del negativo sprone al miglioramento si frange sui dati della dispersione italiana (ancora altissima) e sull’abbandono che conduce verso i due milioni di NEET, cioè dei giovani che dai 17 ai 25 anni non studiano e non lavorano e sono tutti passati dalle nostre scuole. La docimologia del negativo ha una semplice conseguenza: se lo studente è bravo e ottiene buoni risultati è merito dei docenti e della scuola, se i suoi risultati sono negativi è de-merito suo o della famiglia, o del web, o della società, o del degrado dei costumi. Diciamo che la scuola come tutti vuole privatizzare i profitti (buoni esiti merito nostro) e pubblicizzare le perdite (cattivi esiti de-merito degli altri).

            In questa oggettiva confusione pedagogica si apre il grande problema del PNRR-Divari territoriali, del PNRR-Next Generation Labs e del PNRR Next Generation Classroom. Dal punto di vista misurativo-valutativo gli esiti di questa enorme operazione solla scuola verranno verificati sulle presenze ai corsi, sugli acquisti effettuati dalle scuole e non sulla diminuzione dei divari e quindi sulla riduzione della dispersione. Anche in questo caso si da per scontato che il semplice accesso ad un servizio o ad un’attività produca di per sé un esito positivo in uscita. In realtà non può essere così, perché la differenza le faranno i singoli percorsi e il loro valore pedagogico. E lo faranno anche gli acquisti se messi a sistema con una nuova pedagogia.

In realtà mi sembra che molta scuola italiana sia molto concentrata sul merito che si misura in base al de-merito (cioè tutto quello che non è de-merito è merito, quindi tutti i salti dai tre metri in su sono “meritevoli”) e non mi pare ci si stia rendendo conto che una Ri-Generazione della scuola (terminologia ministeriale) parte solamente dall’idea che la scuola vada rigenerata, perché altrimenti continua a De-Generare. Se devo Ri-Generare qualcosa vuol dire che sta De-Generando, quindi una qualche idea sulla pedagogica come elemento di eliminazione o diminuzione dei divari ci dovrebbe essere. In realtà poiché noi valutiamo misurando (per lo più con una gioiosa attenzione al negativo) la pedagogia ci fa un po’ paura, perché a differenza della trasmissione impone che colui che insegna sia più interessato a quello che gli studenti apprendono piuttosto che a quello che gli studenti ascoltano.

            Diciamo che se la mia squadra di salto in lungo fa troppi salti nulli devo allenarli meglio, non misurarli con ossessione sotto i tre metri. E devo cambiare qualcosa perché altrimenti sono costretto ad abbassare a due metri la base di misurazione. Anche qui c’è un’obiezione: ma la scuola non è il salto in lungo. Ovviamente, purtroppo.          

PON e PNRR, avvisi fondi REACT-EU: proroga chiusura progetti al 31 luglio

da OrizzonteScuola

Di redazione

Viene prorogata al 31 luglio 2023 la chiusura definitiva dei progetti relativi agli avvisi Azione 13.1.1 “Cablaggio strutturato e sicuro all’interno degli edifici scolastici”, Azione 13.1.2 “Digital board: trasformazione digitale nella didattica e nell’organizzazione”, Azione 13.1.3 – “Edugreen: laboratori di sostenibilità per il primo ciclo”, Azione 13.1.4 – “Laboratori green, sostenibili e innovativi per le scuole del secondo ciclo”, Azione 13.1.5 – “Ambienti didattici innovativi per le scuole dell’infanzia”.

Per l’Azione 13.1.5 “Ambienti didattici innovativi per le scuole dell’infanzia” e per l’Azione 13.1.4 “Laboratori green, sostenibili e innovativi per le scuole del secondo ciclo” limitatamente agli avvisi prot. n. 22550/22 e prot. n. 22867/22, il termine per l’inserimento del contratto sulla piattaforma GPU è fissato al 31 marzo 2023.

Nota proroga


Passaggio di ruolo, bisogna avere superato l’anno di prova e bisogna avere abilitazione all’insegnamento per il nuovo ruolo

da La Tecnica della Scuola

Di Lucio Ficara

Presto sarà tempo di mobilità, oltre ai trasferimenti c’è anche la mobilità professionale, ovvero passaggi di ruolo e passaggi di cattedra. Vediamo chi potrà chiedere il passaggio di ruolo per la mobilità 2023-2024 e su quale percentuale di posti potrà concorrere.

Anno di prova e abilitazione

Le disposizioni relative alla mobilità professionale, contenute nel contratto di mobilità, si applicano ai docenti, che al momento della presentazione della domanda, abbiano superato il periodo di prova.
Gli stessi devono essere in possesso della specifica abilitazione per il passaggio al ruolo richiesto ovvero, per quanto riguarda i passaggi di cattedra, della specifica abilitazione alla classe di concorso
richiesta. Il docente titolare all’infanzia, per esempio, con il titolo abilitante del diploma magistrale acquisito entro il 2001/2002, può chiedere il passaggio alla scuola primaria.

Passaggio di ruolo verso un solo grado

Il passaggio di ruolo può essere richiesto per un solo grado di scuola (dell’infanzia, primaria, scuola secondaria di I grado, scuola secondaria di II grado) per la provincia e anche per più province secondo quanto previsto dalla normativa contrattuale. Nell’ambito del singolo ruolo, il passaggio può essere richiesto per più classi di concorso appartenenti allo stesso grado di scuola. Nel caso di presentazione di domande di trasferimento, di passaggio di cattedra e di passaggio di ruolo, il
conseguimento del passaggio di ruolo rende inefficace la domanda di trasferimento e/o di passaggio di cattedra o il trasferimento o passaggio di cattedra eventualmente già disposti.

Passaggio di ruolo prevale su trasferimento

Bisogna sapere che la mobilità dei docenti si divide in mobilità territoriale, ovvero la domanda di trasferimento provinciale e interprovinciale nello stesso ordine e grado di istruzione e per la stessa classe di concorso, e la mobilità professionale, ovvero i passaggi di ruolo verso altro ordine o grado di istruzione, o i passaggi di cattedra, ovvero verso altre classi di concorso dello stesso ordine e grado di istruzione di titolarità.

Ai sensi dell’art. 6, comma 3, del CCNI mobilità 2022-2025 in via di rivisitazione in queste settimane, la mobilità professionale prevale su quella territoriale nei soli passaggi di ruolo. Nei passaggi di cattedra si segue l’ordine di priorità indicato dal docente. Nel caso di presentazione di domande di trasferimento, di passaggio di cattedra e di passaggio di ruolo, il conseguimento del passaggio di ruolo rende inefficace la domanda di trasferimento o di passaggio di cattedra o il trasferimento o passaggio di cattedra eventualmente già disposti. In caso di richiesta contestuale di trasferimento e passaggio di cattedra il docente deve precisare a quale dei due movimenti intende dare la preferenza; in caso di assenza di tale indicazione prevale il passaggio di cattedra. In caso di più passaggi di cattedra si segue l’ordine di priorità indicato dal docente, nel rispetto dell’ordine della graduatoria e delle precedenze.

Progetto “Study in Sicily

Progetto “Study in Sicily”: al via le attività della delegazione italiana in Egitto

Dal 28 gennaio, 3 fiere e 3 concerti dell’Orchestra Erasmus al Cairo, Alessandria e Luxor

Palermo, 26 gennaio 2023 – Il progetto “Study in Sicily” entra nella sua fase operativa con un ciclo di incontri organizzati in Egitto, al Cairo, Alessandria e Luxor, dal 28 gennaio al 3 febbraio. La delegazione italiana in visita nel Paese egiziano è composta da rappresentanti della Regione Siciliana, dell’INDIRE, dell’USR Sicilia, delle Università, delle Accademie, dei Conservatori e degli ITS siciliani.

Nel corso della settimana, sono in programma una serie di incontri bilaterali tra le istituzioni dei due paesi, tre fiere aperte agli studenti egiziani per far conoscere le opportunità di studio in Sicilia e tre concerti dell’orchestra Erasmus, nel corso dei quali suoneranno per lo più giovani dei conservatori siciliani ed egiziani.

“Study in Sicily è un’opportunità per il sistema di istruzione e formazione siciliano e rafforza la cooperazione nel Mediterraneo – dichiara l’assessore all’Istruzione e alla formazione professionale della Regione Siciliana, Mimmo Turano – La Regione Siciliana con questo progetto ha portato l’offerta formativa del sistema di istruzione superiore nel bacino dell’euromediterraneo dando la possibilità agli studenti dell’isola di partecipare ad attività di mobilità extraeuropea grazie a borse di studio finanziate con risorse del FSE. Si tratta del primo esperimento regionale su scala europea che ha rafforzato i rapporti con i paesi che si affacciano verso il Nord Africa e il Medio Oriente. La Sicilia si colloca geograficamente in una posizione strategica ed è per questo che dobbiamo puntare, a diventare un hub del Mediterraneo per il mondo dell’Istruzione e della Formazione”.

“Dopo due anni di pandemia, iniziamo questo 2023 dando un ulteriore impulso al progetto Study in Sicily – dichiara Flaminio Galli, Direttore Generale di INDIRE -. Il lavoro che stiamo portando avanti, su input della Regione Siciliana e in sinergia con l’Istituto Italiano di Cultura al Cairo, punta a promuovere il sistema di istruzione siciliano in Egitto. L’obiettivo è creare delle occasioni di dialogo, di collaborazione e di sviluppo tra le Università e gli Istituti di Istruzione siciliani ed egiziani, offrendo nuove opportunità di mobilità per gli studenti dei due Paesi. I concerti dell’Orchestra daranno inoltre la possibilità a molte ragazze e ragazzi che frequentano i conservatori siciliani di esibirsi in un contesto internazionale. Per il futuro, stiamo lavorando per realizzare delle iniziative di visibilità importanti che coinvolgano tutto il settore AFAM”.

Il progetto Study in Sicily è finanziato dalla Regione Siciliana, nello specifico dall’Asse III “Istruzione e formazione” della programmazione 2014-2020 del POR FSE Sicilia, con il supporto di INDIRE che agisce in qualità di organismo intermedio. L’azione della Regione si pone in continuità e in sinergia di utilizzo dei fondi con le azioni finanziate dal Programma Erasmus.

L’obiettivo è incrementare con i fondi POR FSE il numero delle borse messe a disposizione per gli studenti e dei progetti finanziati in ambito scuola su Erasmus. In tal modo, l’aumento dei flussi in entrata e in uscita degli studenti può dar vita a un approccio sempre più aperto e internazionale, in grado di favorire lo scambio di nuove pratiche e l’innovazione data da una circolazione virtuosa delle idee, l’inclusione e l’integrazione fra i popoli.

Per l’ambito istruzione superiore il progetto fino ad ora è stato finanziato con oltre 1 milione e 300mila euro. Le mobilità – ancora in fase di rendicontazione – sia in uscita che in entrata riguardano 550 studenti. I progetti accolti sono 16 – di cui 10 nel 2020 e 6 nel 2021 – e gli istituti di istruzione superiori coinvolti sono l’Università di Messina, l’Università di Palermo, l’Università di Catania, Unimed – Unione delle Università del Mediterraneo, il Conservatorio di Musica di Trapani, l’Accademia delle Belle Arti di Palermo, il Conservatorio Statale di Musica “A. Corelli” Messina, l’Università Degli Studi Enna Kore e la Fondazione ITS Nuove Tecnologie per il Made in Italy sistema alimentare “ Albatros” di Messina.

L’iniziativa punta dunque a incentivare e supportare la collaborazione delle scuole, degli ITS e degli Atenei siciliani in particolar modo con quelli di alcuni paesi del Mediterraneo (Tunisia, Marocco, Algeria, Giordania, Egitto), favorendo lo scambio di buone pratiche, la definizione di progettualità congiunte, lo sviluppo del networking tra i vari Istituti e il potenziamento dell’offerta formativa dell’isola.

Info: www.studyinsicily.eu

Contatti: http://www.studyinsicily.eu/contacts/

Nota 3 febbraio 2023, AOODGSIP 442

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico

Ai Direttori generali e ai Dirigenti preposti agli Uffici Scolastici Regionali
All’Ufficio speciale di lingua slovena presso l’Ufficio scolastico regionale per il Friuli-Venezia Giulia
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola delle località ladine di Bolzano
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione della Provincia di Trento
Al Sovrintendente agli studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta
Ai Dirigenti scolastici delle Istituzioni scolastiche statali e paritarie per il tramite dei rispettivi UU.SS.RR.
e, p.c. Al Capo di Gabinetto SEDE
Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione SEDE

Oggetto: Il Giorno del Ricordo – 10 febbraio 2023

Strategie per lo sviluppo della qualità nella didattica universitaria

Innovazione e miglioramento della didattica: le università italiane convergono a Bari

All’Università degli Studi Aldo Moro di Bari il Convegno “Strategie per lo sviluppo della qualità della didattica universitaria”

Bari, 1-3 febbraio 2023

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BARI – Gli Atenei italiani convergono nella città di Bari per una riflessione congiunta sull’innovazione didattica universitaria e una analisi condivisa sull’impatto delle attività a distanza nel periodo della pandemia e per promuovere insieme il miglioramento della didattica universitaria in tutte le sue dimensioni.

L’Università degli Studi Aldo Moro di Bari ospiterà il Convegno “Strategie per lo sviluppo della qualità nella didattica universitaria” ponendo al centro della discussione lo sviluppo della qualità dell’insegnamento finalizzato a promuovere il miglioramento dei risultati di apprendimento per favorire il successo formativo nel percorso di studi ed una adeguata preparazione culturale e professionalizzante.

Il Convegno si articolerà in tre giorni, dall’1 al 3 febbraio 2023, in continuità con il precedente confronto nazionale, tenutosi sempre all’Università di Bari nel 2018, che ha visto il coinvolgimento di oltre 300 responsabili di 37 Atenei, con ruoli di coordinamento ed indirizzo di 15 Rettori e altri delegati.

Tutti gli interventi e le Tavole rotonde si svolgeranno nell’Aula Magna del Palazzo Ateneo (Piazza Umberto I, 1).

Porre le condizioni che garantiscano il successo formativo secondo le molteplici vocazioni dei giovani, in relazione alle sfide del mondo del lavoro, è un problema complesso e multi-prospettico a cui Rettori, Istituzioni e comunità accademica devono dare priorità per individuare le condizioni di contesto e di metodo opportune, utili a implementare una didattica innovativa.

Su questo assunto, individuato un nucleo comune di obiettivi ed attuazioni differenziate, diventa fondamentale per tutte le università italiane, che interverranno a Bari, impegnarsi in una riflessione congiunta e confrontarsi su ricerche ed esperienze per sviluppare strategie e modalità di miglioramento della didattica universitaria anche nelle specificità disciplinari.

In particolar modo, dopo l’emergenza pandemica, che ha richiesto cambiamenti repentini nella modalità di erogazione della didattica e nella gestione delle logiche sottostanti, il sistema dell’istruzione universitaria è chiamato a confrontarsi sul binomio innovazione-qualità e a ridefinire la sua identità e l’adeguatezza della sua mission formativa per offrire soluzioni strategiche sul piano curricolare, progettuale, metodologico-tecnologico e organizzativo.

Il Convegno “Strategie per lo sviluppo della qualità nella didattica universitaria” è frutto dell’iniziativa scientifica a cura di GEO, CRUI, ANVUR e Università degli Studi di Bari Aldo Moro.

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Programma del Convegno

Aula Magna, Palazzo Ateneo – Piazza Umberto I, 1 – Bari

1 febbraio 2023

Ore 14:00 – Registrazione

Ore 14:30 Saluti istituzionali e relazioni di apertura:

Rettore UniBA Stefano Bronzini
Rettore Paolo Andrei in rappresentanza della CRUI
Direttrice GEO, Assunta Zanetti
Presidente ANVUR, Antonio Felice Uricchio
Ministro MIM, Giuseppe Valditara
Direttrice Generale, MUR, Marcella Gargano
Presidente Comitato MIM sulla Diff Cult Sci, Luigi Berlinguer
Presidente CSO, Marisa Michelini

Coffee break

Ore 16:00 – 18:00 Interventi in plenaria

Mapelli Daniela, Rettrice UniPD
Azioni strategiche per promuovere qualità, innovazione e sostenibilità della didattica: il progetto T4L dell’Università di Padova

Claudio Pettinari, Rettore UniCAM
Didattica innovativa per il coinvolgimento degli studenti: la strategia di UNICAM

Fabio Pollice, Rettore UniSalento
La didattica e l’esperienza formativa universitaria

Paolo Andrei, Rettore UniPR
Qualità della didattica: appunti di viaggio di un rettore

Sebastiano Fadda, Presidente INAPP
Sviluppo delle competenze e orientamento per l’occupabilità

Antonio Felice Uricchio, Presidente ANVUR
Valutare la didattica per promuoverne la qualità

Ore 18:00 – 19:00 Tavoli di lavoro
FASE 1: Scambio idee dai contributi ed esame delle questioni poste

Brindisi di benvenuto

2 febbraio 2023

9:00 – 11:00 Tavoli di lavoro – FASE 2: Discussione sulle questioni e approfondimenti

Coffee break

11:15 – 12:25 Tavola Rotonda – Gli studenti: orientamento, inclusione, aspetti trasversali, terza missione e rapporti con il territorio.
Coordina Stefano Bronzini – Rettore UniBA.

Intervengono:
Maurizio Tira (UniBS, presidente GARR),
Luigi D’Alonzo (UniCATT),
Celletti Alessandra (ANVUR),
Monica Fedeli (UniPD),
Roberto Ricci (Presidente INVALSI),
Christian Marini (Studente-senatore UniBA)

12:25 -13:25 – Interventi in plenaria

Roberto Di Pietra, Rettore UniSI
La didattica del post pandemia nell’esperienza dell’Università di Siena

Flavio Deflorian e Paola Venuti, Rettore e pro-rettrice UniTN
Il Teaching and Learning Center dell’Università di Trento: strategie di ateneo per l’innovazione didattica e la sua valutazione

Stefano Bronzini, Rettore UniBA
Imparare insegnando

13:30 Pranzo a Buffet offerto presso sede congressuale

14:30 – 15:40 Tavola Rotonda – Il contributo alla didattica universitaria di Coordinamenti e Progetti nazionali

Coordina Giovanni Betta (UniCAS).

Intervengono:

Domenico Simeone (CUNSF),

Piero Salatino (CopI),

Gabriele Anzellotti (ConScienze),

Ugo Cosentino (PLS),

Assunta Zanetti (POT),

Daniele Livon (ANVUR)

15:40 Marcella Gargano, Direttrice Generale delle Istituzioni della Formazione Superiore, MUR

Orientamento: una nuova risorsa per scuola e formazione superiore

Coffee station

16:15 – 19:30 Tavoli di lavoro
FASE 3: Elaborazione di principi condivisi

20:30 Cena sociale offerta presso il Circolo Unione – via Alberto Sordi 7 – Bari

3 febbraio 2023

Ore 9:00 – 10:00 Tavola Rotonda – Le prospettive dei TLC
Coordina. Loredana Perla (UNiBA).

Intervengono:
Roberto Vecchi (UniBO),
Maurizio Sibilio (UniSA),
Elisabetta Bonvino (UniRoma3),
Ettore Felisatti (ASDUNI),
Gianfilippo Nigro (Studente UniBA)

Ore 10:00 – 10:50 Tavola Rotonda – Il contributo degli Hub Digitali.
Coordina: Teresa Roselli (UniBA).

Intervengono:
Susanna Sancassani (METID – PoliMI),
Mauro Calise (Federica – UniNA),
Tommaso Minerva (EDUOPEN – UniMORE),
Mariagabriella Mastandrea (Studentessa UniBA)

Coffee break

Ore 11:00 – 12:10 Report dei Tavoli di Lavoro

Ore 12:10 – 12:30 Vincenzo Zara (coordinatore Laboratorio Permanente per la Didattica CRUI).
Riflessioni per il futuro nella didattica e nella formazione degli insegnanti.

Ore 12:30. Conclusioni

Tavoli di discussione: https://geo.uniud.it/eventi/geo-2022/strategie-didattica-universitaria