Il mio lontano “due giugno”

Il mio lontano “due giugno”

di Maurizio Tiriticco

Quel 2 giugno del 1946 non potei votare, perché non avevo ancora compiuto 21 anni, la maggiore età di allora. Però mi ero dato un gran da fare, iscritto alla Sezione del PCI “10 Martiri” di Montesacro. Comizi, riunioni, manifesti, volantini! La passione civile, più che quella politica, era molto alta! Dopo anni di guerra, bombardamenti, distruzioni, fame, paure… Oggi, questo 2 giugno 2020 – sono trascorsi 74 anni – è una semplice “ricorrenza”, ovviamente festosa, almeno per la stragrande maggioranza dei miei concittadini, anche se il corona virus impone forti limitazioni alla nostra libertà di festeggiare!

Ma allora fu una giornata straparticolare! Le lunghe file ai seggi! Votavano per la prima volta in Italia anche le donne!!! In effetti, dopo millenni, erano cittadine con tutti i diritti! Eguali a quelli degli uomini! Mia madre – ricordo – era profondamente commossa! Si sentiva prima di tutto persona! Non solo sposa e madre! Persona/cittadina che poteva decidere delle sorti di un Paese che per la prima volta poteva considerare anche SUO! Non più suddita che doveva soltanto obbedire!

Dopo cinque anni di guerra, di fame, di bombardamenti, di occupazione tedesca, legalizzata purtroppo dal Governo della cosiddetta Repubblica di Salò, finalmente ciascun cittadino italiano poteva dire la sua! L’emozione era grande! Mia madre aveva una gran paura di sbagliare! Le dicevo: “No, mamma! E’ semplice! Devi fare un segno di croce sul riquadro della Repubblica. E poi dovrai anche votare per i deputati che all’”Assemblea Costituente” dovranno scrivere la Costituzione!” Finalmente avremmo detto addio allo “Statuto Albertino”, quello che Carlo Alberto, dopo i primi moti rivoluzionari del 1848, aveva concesso ai suoi sudditi – ovvero sottoposti – ai cosiddetti regnicoli! Altro che cittadini!!!

Quello stesso Statuto che in seguito Mussolini, con il consenso di “Re Pippetto” – ovvero Vittorio Emanuele III, quel traditore che l’8 settembre fuggì da Roma con tutta la sua corte per riparare a Brindisi presso gli Alleati che dal Sud stavano liberando il nostro Paese – aveva stracciato di fatto instaurando la sua dittatura! Insomma, quella giornata, che oggi è una ricorrenza festosa, in quel lontano 1946 fu una giornata di passione! Il resto è noto! Vinse la Repubblica! E i nostri deputati costituenti, uomini e donne, di tutti i partiti antifascisti, molti dei quali erano stati nelle galere fasciste o confinati a Ventotene o costretti a riparare all’estero, scrissero la nostra bella Costituzione, una delle più belle del mondo! E non lo dico io! Oggi è una giornata di festa! Ma allora fu una giornata di vera passione! Politica e civile!

Ed in questa ricorrenza mi piace riportare parti del discorso che Piero Calamandrei tenne ai giovani a Milano il 26 gennaio 1955 sull’origine della nostra Costituzione:

“””La politica è una brutta cosa, che me ne importa della politica!” Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente la storiella di quei due emigranti che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorge che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava. Impaurito, domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno e dice: “Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. E Beppe risponde: “Che me ne importa, non è mica mio!” Questo è l’indifferentismo alla politica.

“Quando io leggo nell’art. 2, “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, o quando leggo, nell’art. 11, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle alte patrie, dico: ma questo è MAZZINI! Quando io leggo, nell’art. 8, “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è CAVOUR! Quando io leggo, nell’art. 5, “la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è CATTANEO! Quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate, “l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è GARIBALDI!   E quando leggo, all’art. 27, “non è ammessa la pena di morte”, ma questo, o studenti milanesi, è BECCARIA! Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro a ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta”””.

Roma! Festa della Repubblica 2020