Virtuali due assunzioni su tre: i buchi coperti dalle supplenze

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Passano gli anni, cambiano i governi ma, anche quest’anno, a una manciata di giorni dalla ripartenza in presenza della scuola, molte cattedre, specie nelle regioni del Nord, resteranno vuote, in attesa dei supplenti. All’annuncio ieri del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, di aver ratificato il decreto per assumere docenti a tempo indeterminato su oltre 80mila posti (84.808, per l’esattezza – a cui aggiungere 11.323 unità di personale tecnico-amministrativo); fanno da “contraltare” le primissime stime, di fonte sindacale, su quante, di queste immissioni in ruolo, saranno davvero realizzate (con la firma, cioè, di contratti a tempo indeterminato).

Su 84,808 cattedre messe in palio se ne copriranno, nei prossimi giorni, circa 25mila, poco meno del 30%, concordano sostanzialmente tutte le sigle; si potrebbe salire a 30mila, il 35%, per effetto dell’incremento della quota delle nomine possibili da alcune graduatorie concorsuali e in attesa della “call veloce”, voluta dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che è appena partita, e che consentirà ai precari che vorranno conquistare il ruolo di spostarsi dalla propria regione. In sintesi, due assunzioni su tre rischiano di rimanere virtuali.

I numeri ufficiali usciranno a settembre, ma già si vocifera che in Lombardia su meno di 20mila assunzioni autorizzate se ne riusciranno a fare appena circa 5/6mila. E la situazione non è migliore in altre regioni del Nord, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna. Da Roma in su ormai, già a partire dalla primaria, sono introvabili i professori di matematica, in genere delle materie tecnico-scientifiche; ma anche di italiano, lingue straniere, in primis inglese. «Anche al Sud alcune classi di concorso come lettere e matematica sono esaurite – ha evidenziato Gianluigi Dotti, responsabile del Centro studi della Gilda -. La conseguenza è che aumenteranno le supplenze, per cui circa un insegnante su quattro, quest’anno, potrebbe essere precario». Sempre secondo stime ufficiose, infatti, i docenti precari, a settembre, si attesteranno sulle 200mila unità (250mila con le nuove cattedre temporanee annunciate da Azzolina), su un organico complessivo di insegnanti di circa 800mila. Discorso a parte, il sostegno, dove l’emergenza è elevatissima: tra l’80 e il 90% di cattedre negli ultimi anni è vuoto, e spesso assegnato a un prof non specializzato. Le migliaia di cattedre libere, al suono della prima campanella, sono, purtroppo, un fenomeno che si ripete.

Come si evince da un dossier, ben fatto, che ci ha anticipato la Cisl Scuola, lo scorso anno su 53.627 assunzioni in ruolo autorizzate (sempre dal Mef) sono andate in porto appena 22mila (il 41%); l’anno prima, su 57.322 dischi verdi, i contratti a tempo indeterminato firmati sono stati 28.122 insegnanti (49%). Nel 2017/2018, complice anche la coda degli ultimi concorsi a cattedra, su 51.773 autorizzazioni ne sono state finalizzate 31.273.

Il punto è che, nella scuola, da vent’anni, si assume, attraverso un doppio canale, 50% dai concorsi pubblici, il restante 50% dallo scorrimento delle graduatorie a esaurimento, Gae (quelle dove sono inseriti i precari abilitati). Non svolgendosi i concorsi (quelli di quest’anno sono slittati in autunno, dopo un accordo politico), le assunzioni arrivano quasi interamente scorrendo le sole Gae dove ormai le classi di concorso più gettonate, al Nord, hanno esaurito gli iscritti. Vale a dire, il posto stabile c’è, ma manca il candidato. Si aggiunga poi lo scarso appeal della professione, specie tra i giovani laureati, e una certa resistenza dei docenti del Sud a trasferirsi al Nord per via dell’elevato costo della vita. «Tra mille incertezze la scuola dovrebbe riaprire il 14 settembre ma mancano 50mila nuovi insegnanti all’appello – ha commentato Gianni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale umano -. C’è da chiedersi poi, con una selezione così frettolosa, se i docenti neo-assunti abbiano le competenze digitali adeguate qualora bisognerà ricorrere alla didattica a distanza. Il Governo si sta concentrando sul “feticcio” dei banchi monoposto e non sta ragionando sulla didattica e su come rinnovarla».