Rientro al 100% ma flessibile

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Il rischio ragionato», di cui ha parlato il premier Mario Draghi nell’annunciare il ritorno in presenza a scuola anche alle superiori da lunedì prossimo, non basta a tranquillizzare i sindacati. Che ieri, nel vertice con i rappresentanti del ministero dell’istruzione, hanno chiesto lumi sulle misure approntate per garantire che ci sia maggiore sicurezza rispetto al passato. Nella fattispecie su distanziamento, trasporti, tracciamento. «Non siamo ciechi, risolveremo i problemi, riaprire le scuole è un segnale politico chiaro nell’interesse del Paese», ha detto il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi.

Tra l’altro il rientro avviene quando solo il 72% dei docenti ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, il restante 28%, con il cambio di strategia del generale Figliuolo, dovranno attendere il proprio turno in base all’età. Un cambio, hanno contestato le sigle sindacali, che comporterà il rientro in classe di insegnanti in situazioni personali diverse, con punte di mancata vaccinazione che arrivano anche al 60%. Su questa anomalia il ministero guidato da Bianchi ha fatto capire che non ci sarà una retromarcia, la decisione, assunta direttamente dal commissario in tandem con palazzo Chigi, non sarà rivista neppure alla luce del ritorno a scuola in presenza. Che però potrebbe non essere obbligatorio per tutti allo stesso modo: la norma del decreto legge che definirà la cornice per tutte le riaperture dovrebbe parlare di un ritorno fino al 100% nelle zone gialle e arancioni, al 50% in quelle rosse, lasciando però una formulazione che consenta, come già previsto in passato, alle singole scuole, in base agli spazi, alle condizioni epidemiologiche e alle dotazioni anche di personale, il compito di individuare il mix tra presenza e didattica a distanza. Altra ipotesi è che sia previsto però anche un minimo sotto al quale non scendere, per evitare che il ritorno in classe per tutti resti solo un annuncio.

Decisivo sarà anche il parere che dovrà dare oggi il Cts e che potrebbe portare alla conferma o meno del precedente protocollo di sicurezza: basterà per esempio la distanza in classe tra i ragazzi di un metro da una «rime buccali»? Con le varianti in circolazione, in particolare quella inglese molto più contagiosa tra i ragazzi, i virologi dicono di no. Rivedere però quel parametro, ed è quello che il Cts dovrebbe chiedere di fare, significherebbe non consentire la riaperture a molte scuole i cui spazi non consentono un ulteriore distanziamento in classe.

Giallo poi per i tamponi salivari: dopo l’annuncio di un componente del Cts, nel corso del vertice è emerso che in realtà non è stato fatto ancora uno studio di fallibilità su tempi e costi, luoghi di somministrazioni e intervalli, studio di cui si era in attesa di riscontro da parte del commissario alla emergenza. Ad oggi potranno disporre i tamponi salivari, in base alle dotazioni frutto dei 150 milioni di euro di recente stanziamento dal gover, le stesse scuole, oppure il servizio sanitario su indicazione delle regioni.

Per una volta compatto il fronte sindacale: Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals, Gilda e Anp chiedono di rivedere i protocolli di sicurezza, di avviare un efficace tracciamento e di potenziare i trasporti. E soprattutto di consentire che le scuole possano auto organizzarsi sugli orari di ingresso e di uscita, sulla durata delle lezioni oltre che sul rientro in presenza al 100% o meno, e che comunque le misure siano concordate con le direzioni scolastiche regionali e non con le regioni.

Il tempo per rimettere in moto la macchina della scuola è strettissimo: il decreto legge andrà in Gazzetta per venerdì. Subito dopo arriverà la circolare del dipartimento guidato da Stefano Versari. Dal 26 aprile agli inizi di maggio la riaperture con i nuovi parametri. E nonostante si sia a fine aprile, la situazione organizzativa è ancora molto, troppo, simile a quella di settembre scorso quando i mezzi pubblici non erano in grado di far rispettare il distanzaimento a bordo e c’erano classi sottostrutturate, senza un sistema valido di areazione, quando non si facevano tamponi rapidi di massa per gli studenti e il tracciamento era una chimera.